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Autore: LuLu96    12/05/2013    2 recensioni
"Non sono forte come i lupi o il Kanima, non sono veloce come loro, non ho i sensi sviluppati come i loro, non so maneggiare archi, balestre o armi varie come i cacciatori. Sono un'impiccio, ecco tutto. Ma ormai ci sono dentro, e la cosa non mi dispiace affatto, questa è la cosa che mi preoccupa. Dovrei correre per le strade urlando, cercando una via di fuga da tutta questa storia, invece di sentirmi come se io fossi il mostro, quello anormale, invece che loro." (Dal primo capitolo)
"Quell'uomo mi metteva in soggezione. Tutto in lui ispirava paura e rispetto. Era senza dubbio bellissimo: quegli occhi stupendi erano capaci di gelare e bruciare al contempo, potevano sciogliere come potevano far rabbrividire. Mi strinsi nell'abbraccio di Zac, in cerca di un po' di protezione. Non ero abituata a sentirmi in quel modo." (Dal quinto capitolo)
Stiles è in crisi, non sa chi è, cosa vuole, se è di aiuto o di impiccio per i suoi amici, cosa fare della sua vita. La sua vita, però, sta per cambiare.
C'è un nuovo arrivo a Beacon che sconvolgerà gli eventi.
E' la mia primissima fic, spero vi piaccia!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Pov. Deucalion/
 
Da fuori la casa, nel bosco, riuscivo a sentire i loro cuori battere all'impazzata,  la loro eccitazione salire alle stelle. Ghignai: non sarebbe durato a lungo. Voltai le spalle alle rovine della casa e mi incamminai verso la grotta con Kali subito dietro le mie spalle. Non badai troppo alla sua presenza e iniziai a correre tra gli alberi. Se c'era una cosa che amavo fare, quella era correre. Liberava la testa da ogni pensiero superfluo e stimolava il ragionamento. Per non parlare dell'adrenalina della velocità e del senso di libertà che questa sapeva darmi. Dopo pochi metri mi buttai sulle mani e iniziai a correre a quattro zampe, i lineamenti del viso tramutati in quelli di lupo, gli artigli che affondavano nella terra umida. Sorrisi tra me trovando finalmente un po' di pace.
Dopo due ore di corsa ininterrotta arrivammo al nostro rifugio. Era lontano, certo, ma per il momento sarebbe andato bene. Ci saremmo spostati quando i ragazzi si fossero integrati meglio a scuola. Mi raddrizzai e mi ritrasformai sulla soglia e senza fermarmi mi avvicinai a uno dei gemelli.
"Non ha funzionato, Aiden! Sei solo un buono a nulla!" Gli sbraitai in faccia mentre con una mano lo afferravo per la gola e lo issavo facendolo sbattere contro la parete della caverna.
"Io... Mi dispiace, Deucalion, davvero, ero sicuro che avrebbe funzionato!" Si giustificò quello tremante afferrandomi il polso con le mani. Sentivo l'aria grattare contro la sua trachea, lottando per passare e arrivare ai polmoni. Con un ultimo strattone lo lasciai cadere a terra. Si massaggiò la gola con una mano, respirando affannosamente. Mi voltai verso il fratello, che guardava l'altro come sentisse su di lui il suo dolore. Sapevo che la connessione tra gemelli era fortissima da umani, avevo sentito dire di due che riuscivano quasi a leggersi nel pensiero, potevo immaginare quanto lo fosse da lupi, con tutti i sensi sviluppati. Avevo notato che quei due erano una persona sola, condividevano tutto, persino il ruolo di Alpha. Avevo capito presto che punire uno voleva dire punire anche l'altro, uccidere uno voleva dire uccidere anche l'altro. Era un'arma a doppio filo, certo, ma poteva tornare assai utile e comoda, soprattutto quando in battaglia bisognava coordinare i "soldati".
"Tu lo sapevi, eh? Sapevi che non sarebbe stato abbastanza potente?" Chiesi all'altro cercando di calmarmi. Urlare non sarebbe servito a niente. Ovviamente quello scosse la testa. Che domanda stupida, era ovvio che anche se l'avesse saputo lo avrebbe negato, nonostante io potessi sentire quando mentiva. Sorrisi tra me e abbassai lo sguardo a terra. Quando lo rialzai, il sorriso era diventato un ghigno malefico, gli occhi si erano tinti di un rosso sangue e le zanne erano spuntate dalle mie gengive.
Con un ruggito fui addosso ad Ethan e lo scagliai contro la parete accanto al fratello. La forza del colpo era tanto forte che nella roccia vidi comparire una minuscola ragnatela di piccole crepe.
"È possibile che debba fare sempre tutto io? Siete degli incapaci!" ringhiai loro contro. Mi venne in mente quel proverbio, chi fa da sé fa per tre. Era dannatamente vero.
Puntai gli occhi in quelli di tutto il branco e puntai un dito accusatore verso il petto di ognuno.
"Che non succeda mai, e dico mai, più che qualcuno di voi non svolga il compito assegnatogli come richiesto, altrimenti sapete perfettamente cosa accadrebbe." Li squadrai attentamente uno ad uno, mentre dai loro occhi vedevo formarsi nelle loro menti le immagini del corpo straziato di quel lupo di cui non ricordo nemmeno il nome che aveva osato sfidarmi. "Avete capito?" gridai a pieni polmoni, senza preoccuparmi di essere sentito. Vidi i corpi di tutti rabbrividire e tremare di rabbia, le zanne in bella vista. Era sempre così quanto urlavo o impartivo ordini. Il loro istinto di Alpha li portava al comando, a non obbedire alle decisioni e agli ordini di nessuno, ma l'istinto di sopravvivenza li spingeva a obbedire al più forte, a chi poteva ucciderli da un momento all'altro. Nonostante i ringhi soppressi, sapevo che avevano recepito il messaggio.
"E ora via" dissi in un sospiro esasperato e furioso. Chiusi gli occhi e feci un profondo respiro dal naso dando le spalle all'entrata della caverna e portandomi una mano al viso. Il tempo che i passi frettolosi del branco fossero ormai silenziosi e lontani che sentii delle dita appoggiarsi alle mie spalle e massaggiarle piano. Un sorriso mi comparve sulle labbra mentre un sussurro caldo mi accarezzava il collo. Un brivido che non sapevo spiegare mi attraversò la schiena.
"Sta calmo, non ti arrabbiare. Non sono così male, infondo, nemmeno tu potevi prevedere che sarebbe successo" le sue labbra si posarono leggere sul mio collo. Sorrisi ancora, con un ghigno furbo. Sapevo esattamente cosa voleva. Tutte le volte che mi arrabbiavo succedeva quella stessa scena e, dalla prima volta, era successo tutte le volte. Senza staccare le mani dalle mie spalle, mi girò intorno fino a pararsi davanti a me, i suoi occhi fissi nei miei. Con una mano mi prese quella ancora appoggiata alla fronte e la strinse nella sua. Portai l'altra al suo viso e lo avvicinai al mio, baciandola prima leggermente, poi sempre più appassionatamente, lasciando che fosse l'istinto a guidare i miei movimenti. Feci scivolare le mani fino ai fianchi, poi fin sotto la vita e strinsi la sua carne. Con un piccolo salto lei strinse le gambe intorno ai miei fianchi e io avanzai di qualche passo fino alla parete, facendovi sbattere la schiena di Kali. Lei mi amava, ne ero sicuro, e forse io amavo lei. Non ne ero certo, però, ma a lei andava bene così. Dopotutto, era l'unico modo che avevo di sfogare la rabbia e evitare di uccidere altri componenti del branco.
 
Pov.Aiden/
 
Io e Ethan corremmo a perdifiato il più lontano possibile da Deucalion. Odiavo quell'uomo con tutto me stesso e lo stesso valeva per mio fratello. Odiavo ricevere ordini, soprattutto da lui. Io e Ethan eravamo nati per comandare, lo avevamo sempre fatto, e dover sottostare alle scelte di uno come Deucalion era insopportabile, anche se necessario. Hale andava eliminato o tirato dalla nostra parte. Ma poi qual'era la nostra parte? Il piano era reclutarlo nel nostro branco, ma dopo? Non era dato saperlo, così come il motivo per cui lo volevamo. Già, plurale. In fondo eravamo un branco, anche se particolarmente anomalo e guidato da un bruto spietato, e il plurale veniva naturale. Io e Ethan facevano parte di quel branco, e la nostra lealtà era legata a Deucalion e a Kali e agli altri. Ecco perchè non li avrei traditi.
Corremmo fino ad arrivare al limitare del bosco vicino alla città. Il nostro piano ora era entrare nelle grazie del branco di Hale, ottenere la sua fiducia, e poi portarlo dalla nostra parte. Il punto debole, ovviamente, erano gli umani. C'erano Stilinski, Martin e Argent, ma tutti e tre erano troppo coinvolti per tradire i loro compagni, soprattutto Stilinski. Arrivammo davanti all'edificio che ospitava il liceo e ci scambiammo un'occhiata. Io e mio fratello ci parlavamo in quel modo, con semplici sguardi. Ci avvicinammo a fianco all'entrata e poi alla segreteria per consegnare i nostri documenti, firmati da nostro padre Deucalion.
 
Note dell'autrice:
Rieccomi con un capitolo nuovo e un po' diverso, spero che il punto di vista vi sia piaciuto! Devo ancora decidere se continuare o no con il Pov dei "cattivi", anche se secondo me potrebbe rivelarsi interessante ;) Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacio,
Lulu <3
   
 
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