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Autore: LillyStu    12/05/2013    3 recensioni
Harry è bellissimo e perfetto quanto un dio greco.
Harry è di quanto più desiderabile al mondo.
Harry è irrangiugibile, almeno per me.
Harry Edward Styles è il ragazzo di Eveline, la mia sorellastra che vive sotto il mio stesso tetto.
Poi ci sono gli Horan.
Gli Horan sono ricchi. Niall è un irlandese ariano coccolone ed ha una gemella, si chiama Christine ed è tra le mie migliori nuove amicizie.
Louis Tomlinson si sottovaluta. E' pessimista e si è un po' perso, ha bisogno di aiuto per ritrovare la retta via.
Liam? Zayn? Anche loro fanno parte di questo gruppo di pazzoidi che mi ha accolto a braccia aperte quando mia madre mi ha mandato da mio padre (e la sua nuova famiglia) per un anno.
Io sono Nim Archibald e le cose per me presto cambieranno, la mia vita cambierà.
_____
"Obbligo" dichiarò ancora prima che gli altri potessero fargli la domanda. In stanza tutti iniziarono a bisbigliare tra di loro.
"Baciala" se ne uscì Zayn
"Chi?"
"Guarda, ti lasciamo anche scegliere chi vuoi in questa stanza" intervenì Louis ironicamente mentre Liam, protettivo, abbracciò la propria ragazza. Era chiaro che Christine, essendo occupata con Liam, non potesse essere scelta. Rimaneva una sola altra ragazza in stanza.
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17.
A Natale si è tutti più buoni

I don't want a lot for Christmas 
There's just one thing I need 
I don't care about the presents 
Underneath the Christmas tree 
I just want you for my own 
More than you could ever know 
Make my wish come true
All I want for Christmas is you.
{All I want for Christmas is you – Mariah Carey.


 
<< Lasciami >>ordinò con tono freddo, strattonando il braccio nel tentativo di liberarsi dalla salda presa intorno al suo polso. Non si voltò neanche per vedere chi fosse ad aver interrotto la sua fuga, ne aveva una vaga idea anche senza bisogno di girarsi per accertarsene. Non voleva farsi vedere nuovamente in lacrime da qualcuno, era una cosa che non sopportava. Ma quando non ricevette alcuna risposta diede un’occhiata dietro di sé, intravedendo i ricci scuri di Harry nel buio. Il suo polso era ancora prigioniero nella stretta del moro.
<< Harry, lasciami >>ripetè in tono più deciso. Lui non si mosse di un millimetro e Nim smise di provare a liberarsi, tanto era inutile. Inchiodò lo sguardo sulle lunghe dita del riccio intorno al suo delicato e piccolo polso sinistro.
<< Senti non ho intenzione di piangere un’altra volta davanti a te e tantomeno di buttarmi tra le tue braccia in cerca di consolazione, non accadrà, non voglio che accada. Non ho bisogno di una spalla su cui piangere. Quindi lasciami andare, per favore. >>sbuffò infastidita mentre le lacrime cominciavano a farsi fredde sulle sue guancie.
<< E allora cosa vuoi? Di cosa hai bisogno, Nim? >>le chiese compassionevole, aprendo finalmente bocca per dare un segno di vita vocale.
<< solo che mi lasci andare, sul serio. Lasciami stare, non ti riguarda, Harry. Non ho fatto niente alla tua ragazza ma puoi andare da lei, forse lei ha più bisogno di te di quanto ne abbia io in questo momento. >> rispose con un pizzico di acidità più del dovuto
<< non è lei quella ferita che sta scappando in lacrime >>affermò sottovoce scrutando il leggero rossore sulla guancia della ragazza, dove vi erano dei leggeri segni di dita impresse. Nim iniziava ad arrabbiarsi e non voleva farlo perché Harry non se lo meritava. Avrebbe sfogato tutta la sua rabbia repressa sul moro se lui avesse continuato a mettere a dura prova la sua pazienza. La ragazza, in quel momento, era come una bomba a mano. Sospirò cercando di calmarsi.
<< Non ti riguarda, Harry. Lasciami andare, ti prego. Ho bisogno di stare sola >>ribadì, scongiurandolo per l’ultima volta. Appena il moro allentò di poco la presa, Nim ritrasse il braccio con uno scatto prima di voltarsi e continuare nella sua fuga senza esitazioni. Harry rimase inchiodato lì al suo posto mentre i primi fiocchi di neve cominciavano a depositarsi leggiadre sulle strade di Londra dando il via a una perfetta Vigilia di Natale. E mentre Nim si allontanava poteva chiaramente udire Harry trattenere Eveline la quale era appena arrivata sul posto dove vi era stata anche lei fino a pochi secondi fa; la ragazza sembrava intenzionata a continuare il suo inseguimento finchè il moro la fermò esaudendo finalmente il desiderio di Nim: lasciarla andare.
 
 
 
Il cellulare sul tavolino iniziò a vibrare. Louis era comodamente sdraiato a pancia in su sul divano del soggiorno con la testa penzolante dal bracciolo: era il ritratto del relax. Finalmente poteva prendersi un momento per respirare dopo aver sopportato una faticosissima settimana piena di impegni. Sperava vivamente che il suo duro lavoro sarebbe stato presto ripagato. Pigramente si sporse per afferrare il cellulare dal tavolino e quasi non cadde a terra quando sentì la porta d’ingresso sbattere con forza. Si alzò dirigendosi verso la fonte del frastuono mentre con le dita trafficava sul cellulare per aprire il messaggio appena ricevuto da Harry. Fece appena in tempo ad allargarsi in un ampio sorriso alla lettura delle due parole tanto attese prima che si accorgesse di qualcuno salire di fretta le scale smistando l’aria intorno a lui. Era scoccata la mezzanotte.
 
 
Qualcuno bussò alla porta. Non rispose.
<< Nim, cos’è successo? >>le chiese un Louis piuttosto preoccupato dietro la porta. Ancora nessuna risposta. La porta cigolò appena Louis la spinse per fare capolino nella stanza.
<< Louis, sono stanca, scusa >>disse lei a mò di giustifica. Il moro la trovò abbracciata al cuscino sul suo letto mentre fissava con sguardo vacuo una delle pareti rosa della stanza di Fizzy; precisamente la sua attenzione era rivolta alla parete opposta alla porta. Louis capì subito che qualcosa non andava
<< Nim, sono qui >>le disse sedendosi piano sul bordo del letto accanto al corpo inerme della ragazza, passò le dita sulla sua schiena in un movimento verticale e costante.
<< Non ne voglio parlare >>chiarì lei dopo un leggero silenzio dove l’unico rumore era provocato dalle carezze contro la stoffa del suo maglione. Ancora non aveva incrociato gli occhi del moro. Dopo lunghi minuti di silenzio, Nim percepì le dita di Louis allontanarsi da lei.
<< Fuori sta nevicando >>constatò con lo sguardo probabilmente perso fuori dalla finestra. La mora non disse niente, semplicemente si mosse leggermente per sistemarsi meglio con le braccia sotto il cuscino e la testa poggiatavisi sopra. Solo in quel momento Louis, tornato con lo sguardo su di lei, notò il leggero gonfiore della sua unica guancia visibile, quella non a contatto con il cuscino.
<< Dio Nim, che hai fatto? >>si apprestò a chiedere accorrendo con le mani sui lati della sua testa per riuscire a studiare meglio i segni. Lei ancora una volta non commentò. Lui allontanò subito le mani appena notò che la ragazza cercava di allontanarsi dal contatto e riuscì a capire che aveva ricevuto uno schiaffo.
<< Che è successo? >>continuò a chiedere cercando di ricevere qualche riposta da parte della ragazza. Lei però non fiatava, non perché non volesse parlare con Louis, ma perché in quel momento desiderava proprio non aprir bocca in alcun modo. Il cellulare di Louis, che intanto era stato poggiato sul comodino accanto al letto, non aveva smesso di ricevere messaggi, continuava a vibrare a intermittenza. Questo finchè non arrivò una vibrazione più insistente. Dopo due squilli, Louis sospirò e Nim sentì il materasso abbassarci nel momento in cui il ragazzo si allungò a prendere il cellulare in mano. Il moro sospirò leggermente una seconda volta prima di alzarsi e uscire dalla stanza per rispondere alla chiamata. Rimase lì poco dietro la porta, lasciando quest’ultima socchiusa, e così facendo Nim potè udire l’intera conversazione.
<< Ehi amico, grazie per gli auguri! Buona vigilia! >> esclamò subito appena accettò la chiamata portandosi l’aggeggio all’orecchio. Ci fu un attimo di silenzio in cui il moro, presumibilmente, era in ascolto della risposta al di là del telefono.
<< Sìsì è tornata qui, e a casa sana e salva. >>Non ci volle molto a capire che al telefono ci fosse Harry. ‘casa’, lei non ce l’aveva una casa. << ..beh.. ‘sana’ non proprio >> si corresse il moro abbassando ancora di più il tono della voce. Ci fu un lungo silenzio.
<< ah, ora capisco >>esalò il moro dopo aver ascoltato l’amico raccontargli la vicenda di quella sera che aveva coinvolto Nim.
<< Beh non ti preoccupare, ha solo bisogno di riposo >>magari bastasse solo quello” pensò Nim chiudendo gli occhi.
<< Sì tranquillo. Ci vediamo domani, e grazie >>salutò prima di riagganciare e tornare in stanza. Nim non si mosse minimamente e tenne gli occhi serrati, Louis probabilmente pensò che si fosse addormentata e a lei andò bene così. La mora sentì il ragazzo sospirare prima di coprirla con le coperte e stendersi accanto a lei facendosi spazio nel piccolo letto. Iniziò nuovamente ad accarezzarle lentamente la schiena e fu inevitabile per Nim, a quel punto, cadere nelle braccia di Morfeo.
 
 
 
Si svegliò appena sentì qualcuno muoversi nel letto. Aprì lentamente gli occhi tranquillizzandosi quando si ricordò di non essere nella propria stanza ma di aver fatto compagnia a Nim durante la notte, lentamente cambiò posizione e si voltò su un fianco con il viso rivolto verso la ragazza e notò che lei era sveglia già da un pezzo.
<< Tanti auguri, Boo >>esclamò Nim con un sorriso, i visi vicini poggiati sullo stesso cuscino. Lui si prese qualche secondo per il risveglio prima di ricambiare lo sguardo. Era contento che la ragazza fosse tornata felice e spensierata, almeno in apparenza lo sembrava.
<< Grazie >>ringraziò lui aprendosi in un sorriso ancora più ampio. Per lui era impossibile nascondere l’eccitazione il giorno del suo compleanno. Era da sempre stato, ed era tutt’ora, il suo giorno preferito dell’anno. Per alcune cose Louis si poteva considerare un eterno bambino; un Peter Pan.
<< Il tuo cellulare non ha quasi mai smesso di vibrare >>lo avvisò la mora. Louis Tomlinson faceva parte di uno dei gruppi di ragazzi più ‘IN’ della scuola, e come membro di tale combriccola anch’egli era popolare e di conseguenza aveva un ampio giro di conoscenze. D’altronde.. era impossibile non amare Louis. Era fin troppo socievole, stringerci amicizia era una cosa da niente e la sua simpatia non aveva limiti.
<< Scusa >>bisbigliò il moro girandosi per prendere il cellulare dal comodino e constatare che, effettivamente, aveva ricevuto 68 messaggi. Probabilmente erano tutti di auguri. Si scusò con l’amica intuendo che fosse stata la vibrazione del suo cellulare a disturbarle il sonno. Nim sgranò gli occhi quando lesse il numero di messaggi non letti riportati sullo schermo.
<< Ma sono solo le 9 di mattina! >>esclamò sorpresa.
<< E’ la vigilia >>buttò lì il moro come giustificazione dell’alto numero mentre con un sorriso soddisfatto apriva i primi messaggi.
<< No, è il tuo compleanno >>lo corresse la mora.
<< anche >>ribattè allargandosi nel sorriso e mettendo così in mostra la fila di denti bianchi e perfetti. Si poteva percepire quanto fosse contento che gli altri si fossero ricordati del suo compleanno, si poteva capire quanto lui stesso fosse eccitato per questo giorno di festeggiamenti.
<< Sei vecchio, ormai >>sospirò la mora dandogli un colpetto sulla spalla
<< Senti chi parla, quella che ormai va per i 19 >>contrattaccò scherzosamente, facendo riferimento al fatto che il mese successivo anche Nim avrebbe compiuto gli anni.
<< Sbaglio o mi stai dando della vecchia!? >>si finse offesa e si allontanò un poco osservando meglio il viso concentrato del ragazzo nel leggere un messaggio più lungo degli altri. Louis non rispose, troppo preso dal cellulare. Nim allora si avvicinò incuriosita ma prima ancora che potesse leggere qualcosa il ragazzo poggiò l’aggeggio sul proprio petto e si alzò a una posizione seduta, trascinando con sé la coperta. Nim ebbe un tremito di freddo improvviso.
<< Merda! >>imprecò portandosi una mano tra i capelli dopo aver guardato il bianco fuori dalla finestra.
<< che succede? >>Nim si spaventò per l’improvviso cambio d’umore dell’amico.
<< C’è stata una complicazione. A causa della forte bufera di stanotte forse i miei piani per oggi saranno rovinati!  >>si lamentò, andando verso la totale disperazione.
<< Merda merda merda merda, cazzo cazzo cazzo cazzo >>Louis iniziò a ripetere le solite due imprecazioni mentre si grattava la testa in cerca di una soluzione. << niente elicottero, merda! Stan ha detto che è impossibile anche solo farla partire con questo tempo >> urlò dopo un po’, ripetendo quello che l’amico gli aveva appena comunicato per messaggio. Era tutto perfetto, era riuscito pure ad avere un elicottero per quel giorno grazie all’amico che era un pilota e ora..
<< ehi, stai calmo, vedrai che andrà tutto nel migliore dei modi in qualunque caso. Troveremo una soluzione >> cercò di confortarlo accarezzandogli la schiena come la notte prima lui aveva fatto con lei. Lui ormai si teneva il viso tra le mani,aveva un po’ le manie di perfezione ogni tanto, quando si parlava di qualcosa che gli stava a cuore.
<< Mi aiuterai? >>le chiese incrociando i suoi occhi scuri con i suoi pozzi blu un po’ più lucidi del solito, le mani ancora poggiate sulle guancie.
<< veramente stasera pensavo di fare una cosa.. però ho tempo tutto il pomeriggio libero>>gli riferì tranquilla.
<< grazie >> Le sorrise.
 
 
Kim stava aiutando la madre a sparecchiare il tavolo dove si era tenuto il pranzo della vigilia, avendo una famiglia piccola si erano uniti a loro solo gli zii da parte materna, però questi erano dovuti andar via subito dopo aver terminato di mangiare con la promessa che sarebbero tornati per il proprio e vero cenone natalizio del giorno dopo dove vi sarebbero stati anche i parenti paterni della ragazza. Quel giorno Kim era turbata, non perché fosse la vigilia di Natale e dovesse stare con i parenti, al contrario, lei amava il Natale e adorava quasi tutti i suoi familiari, ma vigilia voleva dire anche compleanno di Louis, e quello era il primo anno da quando si erano lasciati. La ragazza non gli aveva neanche fatto gli auguri, anche se in un certo senso avrebbe voluto. Al suono del campanello di casa la madre la invitò ad andare ad aprire, mentre la donna era indaffarata con le stoviglie. La ragazza mentre attraversava il corridoio pensò che sua zia avesse dimenticato le chiavi di casa o della macchina, come era solita fare, ma quando aprì la porta si trovò davanti un piccolo coro di una decina di bambini. Senza dire niente, questi iniziarono a intonare una canzone natalizia. Kim la riconobbe subito
“So this is Christmas
And what have you done?
Another year over
And a new one just begun“

 
“So this is Christmas” di John Lennon, la sua canzone natalizia preferita. Pensò subito che il coro di bambini fosse uno dei soliti cori di bimbi che bussava alle porte dei vicini per portare un po’ di spirito natalizio in città, ma dovette ricredersi nel momento in cui sbucò Fizzy Tomlinson accompagnata da Daisy e Phoebe le quali accorsero subito alle sue mani e la trascinarono lentamente fuori sorridendole amichevoli. La più grande delle tre entrò in casa e afferrò il suo giubbotto appeso all’ingresso aiutandola a metterlo. Dopodichè le tre sorelle la incoraggiarono a seguirle:una gemella a destra e una a sinistra la tirarono leggermente portandola avanti. Quando Kim, confusa, si girò, si accorse che anche il coro di bambini le stavano seguendo. Questi, una volta terminata la canzone, taquerò finchè non arrivarono alla fine del vialetto, e da lì cominciarono a intonare una nuova canzone più allegra.
“You better watch out
You better not cry
Better not pout
I’m telling you why
Santa Claus is coming to town”

Le strade erano innevate, così come i tetti delle case e i rami degli alberi, il freddo si faceva sentire. Avanzavano per i marciapiedi lasciando scie di impronti grandi e piccole nella neve, per strada non vi era nessuno, tutti rifugiati in casa a festeggiare e a sfuggire al freddo di quell’ora della giornata. Qualche curioso si affacciava alla finestra e scostava la tenda per poter ammirare cosa stava succedendo, richiamati dal canto dei bambini che si faceva sempre più forte e allegro. L’unica che non capiva era Kim che, confusa, si lasciava trasportare e guidare dalle sorelle Tomlinson: dove la stavano portando? Qualcosa le diceva che c’era lo zampetto di Louis, comunque.
Arrivarono all’entrata del parco vicino casa Tomlinson, dopodiché le bimbe le lasciarono la mano e la invitarono a proseguire da sola, sorridendole come incoraggiamento. Kim ebbe quasi la tentazione di scappare a gambe levate ma non sembrava ne dovesse avere motivo. Quindi proseguì, dopo aver fatto due passi in avanti si girò e si accorse che le femminucce di casa Tomlinson non vi erano più, e che la musica aveva smesso da un po’ di riempirle le orecchie, infatti non vi era più neanche il coro di bimbi. Dove erano finiti tutti? Cosa avrebbe dovuto fare lei adesso? L’avevano abbandonata là senza dirle una parola e ora non sapeva cosa si aspettassero che facesse. Con la testa scrutò l’intero parco e notò che non vi era anima viva, ma infondo era Natale. Continuava a nevicare un po’ più forte e i fiocchi iniziavano a formare uno strato bianco sul terreno. Perfetto. Non le rimaneva che andare avanti, attraversare il parco, e al massimo sarebbe tornata a casa uscendo dalla seconda entrata, quella vicino casa Tomlinson. Forse era quella la meta che si aspettavano raggiungesse? Doveva arrivare a casa Tomlinson? Perchè allora l’avevano abbandonata a metà strada?
Iniziava a far freddo e stare fermi non era una buona idea. Con un sospiro proseguì addentrandosi nel luogo finchè non notò una rosa bianca poggiata sul tronco di un albero spoglio. Appena vide il fiore ebbe la conferma che dietro tutto questo vi era Louis, il colore non lasciava spazio ai dubbi. Incuriosita si avvicinò all’albero e aprì il biglietto che accompagnava la rosa. “ Provaci. Non te ne andare, per favore. Prosegui “ diceva solo. Aveva voglia di giocare!? Beh, lei di certo no. Non era una che amava i giochi con i ragazzi, lei voleva essere corteggiata e amata ma senza fare nulla per ottenere ciò. Non era il tipo che faceva cacce al tesoro o seguiva gli indizi per arrivare al suo uomo. Al massimo doveva essere il contrario. Lei non era romantica e disposta quanto Christine, non era dolce e innocente come Sophie. Al contrario, quando si trattava di amore era determinata ad avere ciò che pensava le aspettasse quasi di diritto, soprattutto in questa situazione dove stava a lei perdonare qualcuno. Pensò sul serio di andarsene ma appena fece un passo indietro notò un lampione accendersi alla sua destra, notò un altro fiore poggiato sulla panchina sotto la luce. Attirato dal colore rosso si avvicinò accorgendosi che era una Stella di Natale, adorava quel fiore, lo reputava uno dei più belli. Prese in mano il biglietto e lo aprì “ E’ il mio compleanno.. fammi onore di questo regalo, te ne prego “. Leggendo il biglietto non riuscì a trattenere un leggero sorriso. Louis ormai la conosceva troppo bene e sapeva sempre esattamente che parole usare con lei, questo doveva ammetterglielo. Visto che si era espresso in questo modo invece di scrivere semplicemente “fammi questo regalo” o “mi merito un regalo”, cosa che avrebbe convinto subito Kim a fare dietrofront, non le rimase che proseguire e stare al gioco. Infondo era vero, era il suo compleanno. E a Natale si è tutti più buoni. In più, forse era l’occasione di perdonarlo, o almeno di provarci. Si accorse di un movimento alla sua sinistra e si girò in fretta, ma la piccola figura stava già scomparendo dietro i cespugli lasciando però delle piccole impronta sulla neve. Kim colse l’occasione e seguì le impronta, prima di attraversare il cespuglio vide una Peonia infilata tra un ramo spoglio, anche questa volta prese il biglietto e lesse “ Mi dispiace, sul serio. “. Sapeva bene il significato di tutti quei fiori e la Peonia era il fiore del perdono. Non a caso Louis l’aveva scelto. Appena superò la leggera barriera, trovò a terra, sulla neve, poco davanti a lei, un altro fiore. Stavolta di colore blu. Era una rosa, una rosa blu. Questa volta non sembrava esserci nessun biglietto, ma quando si avvicinò ugualmente a raccogliere il fiore scoprì che vi era una scritta nella neve appena poco più in là della rosa. Per fortuna non nevicava più, così che la scritta potesse apparire perfetta e comprensibile sullo spesso e liscio strato di neve che si era appoggiato a terra. “I just wanna say…”. La frase era lasciata in sospeso con tre puntini di sospensione, ma ancor prima che Kim potesse soffermarsi a ragionare su quel particolare comparì di nuovo la bambina che l’aveva portata fino a qui. La osservò da lontano e appena Kim incrociò il suo sguardo, lei si girò e scomparì nuovamente, era chiaro che volesse essere seguita e che la stesse guidando verso la fine di quel percorso. Le corse dietro, senza però mai riuscire ad avvicinarsi più del dovuto alla sua minuta figura, la neve non rendeva la sua sfrenata corsa in Converse più facile. La vide virare a destra e intrufolarsi senza problemi tra due cespugli sempreverdi, la seguì pregandola di aspettarla. Non la conosceva, non era una Tomlinson e non sembrava di averla mai vista in città. Indossava un bel cappellino rosso da cui spuntava una piccola molletta a forma di margherita tra i capelli. Kim arrivata a destinazione si fermò appoggiandosi con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, poi prese un enorme sospiro prima di scostare un cespuglio e sbirciarci dietro oltrepassandolo definitivamente. Il suo sguardo si poggiò subito a terra dove potè vedere l’enorme scritta ai suoi piedi, sempre nella neve, ma la sua attenzione fu subito richiamata da un coro familiare di voci che intonò una dolce melodia. Era il coro di bambini che si era presentato a casa sua, e a loro vi si era aggiunta anche la bambina dal cappellino rosso e le gemelline Daisy e Phoebe, che infatti si trovavano in prima fila davanti a tutti gli altri. Si ricordava di quanto le due bimbe adorassero cantare e prendessero lezioni di canto. Girò lo sguardo e notò alla destra un po’ di persone di sua conoscenza, tra cui Christine, la quale Liam abbracciava per la vita, Nim, Sophie, Niall e pure Harry. Al centro dell’enorme spazio incrociò due grandi occhi azzurri che le bloccarono il respiro per pochi secondi. Erano loro, gli occhi tanto temuti, gli occhi la cui immagine l’avevano convinta ad arrivare fino a qui. Era lui. In quel momento brillavano, così come il sorriso sul volto del proprietario. Louis si avvicinò lentamente, passando tranquillamente sopra la scritta sulla neve e cancellando le tracce del “..a massive thank you for arrive here and have not give up.”. Quando arrivò davanti a Kim la ragazza indietreggiò di qualche passo involontariamente, trovando Louis più vicino di quanto desiderasse. Quest’ultimo però non si preoccupò del gesto, continuò a sorridere, sembrava molto sicuro di sé. Tirò fuori un’ennesima rosa, bianca, da dietro la schiena e la porse a Kim, la rosa era accompagnata da un cioccolatino ‘bacio’. Lei la prese, un poco confusa e intimorita, e capì velocemente che questa voleva essere la rosa che non aveva ricevuto il giorno in cui lui non era venuto a prenderla all’aereoporto. Kim aprì bocca, ma ancora prima che ne uscisse alcun suono Louis la fermò.
<< sto per fare la cosa più imbarazzante che abbia mai fatto, lasciamela fare prima che cambi idea. >>dichiarò spavaldo e divertito. Kim aggrottò le sopracciglia, ancora più confusa di prima. Vide il ragazzo allontanarsi di un poco, senza distogliere mai lo sguardo da lei, e afferrò al volo appena il moro tossì in preparazione, prima di muovere le labbra.
<< oh no.. >>esclamò stupita. Troppo tardi, Louis era partito a cantare la prima strofa della canzone di Bruno Mars: “Just the way you are”. Era un po’ la loro canzone: era la canzone preferita di Kim ed entrambi adoravano il cantante, quindi ne avevano fatto quasi una canzone di coppia, anche se non poteva essere considerata realmente tale. Un piccolo dettaglio era che.. al contrario delle altre componenti della famiglia Tomlinson, Louis NON sapeva assolutamente cantare e non aveva un briciolo della tonalità che aveva qualsiasi delle sue sorelle. Non poteva credere che stesse accadendo sul serio. Finì la sua piccola esibizione e si avvicinò nuovamente a Kim, sorridendole fiducioso. Lei si ricompose, senza dargli alcun segno di apprezzamento in cambio. Ma Louis sapeva che lei aveva apprezzato, la conosceva bene.
<< non vale approfittare della mia debolezza legata ai fiori >>lo rimbeccò solo al momento di parlare. Lui allargò il sorriso, mettendo in mostra la lunga fila di denti bianchi.
<< aspetta.. ne ho un ultimo >>dichiarò girandosi a estrarre dalla tasca posteriore dei jeans una rosa rossa, ma sorprendentemente invece di porgergliela si inginocchiò lì di fronte a lei, facendosi leva su un ginocchio. Prese dal taschino della camicia bianca una piccola scatoletta blu di vellutoe la aprì davanti ai suoi occhi, rivelandone un sottile anello con un leggero brillante nel mezzo. Kim rimase senza parole; Louis le aveva fatto molti regali quando erano assieme ma mai un anello.
<< Perdonami, ti prego. >>la scongiurò facendosi improvvisamente un po’ più serio, per la prima volta quella sera sembrava spaventato da un possibile esito negativo. E in quel momento Kim sentì la necessità di abbattere tutte le barriere e consolarlo; di rassicurare quel ragazzo che l’aveva tradita e di riprenderlo con sé. Si aprì in un armonioso sorriso e prese la rosa dalla mano del moro per portarsela al naso e annusarne il dolce profumo prima che andasse a far compagnia all’altra rosa blu nella sua mano sinistra. Dopodichè invitò il ragazzo inginocchiato davanti a sé ad alzarsi. Questi aveva uno sguardo confuso, non ancora sicuro di quello che sarebbe successo di lì a poco, magari l’avrebbe schiaffeggiato, pensò.
<< Louis William Tomlinson. >>di solito il suo nome intero apriva sempre i discorsi seri o i rimproveri. Temette il peggio. << Ti odio. Odio che tu mi abbia fatto soffrire, odio che tu mi abbia tradito, odio la tua codardia nel non essermi venuto a prendermi all’areoporto e dirmi che mi avevi fatto le corna. >> fece una pausa in cui calò il silenzio: sembrava che nello spazio tutti avessero smesso persino di respirare. Lo sguardo di Louis si fece triste, colpevole e preoccupato allo stesso tempo. Poi Kim riprese la lista<< odio che tu non abbia saputo affrontare la realtà e accettare che non ti volessi più, odio il fatto che tu non sia semplicemente andata con quella troia che vanta la possibilità di dire di avermi rimpiazzata e mi avessi lasciato con la certezza di non contare più niente per te. >> Louis abbassò la testa, in quel momento si sentiva veramente umiliato e.. uno schifo. << Ma tutto sommato grazie. Grazie per non averlo fatto, grazie per aver continuato a provare ad ottenere il perdono, anche se a intermittenza e a modo tuo, e grazie per essere qui adesso, a fare tutto questo >> Kim gli alzò la testa da sotto il mento per far incrociare i loro occhi, i due mari nelle pupille di lui sembravano muoversi e iniziavano ad essere lucidi. << perché la cosa che odio di più è l’irrefrenabile desiderio di perdonarti anche solo per poterti stringere un’altra volta tra le mie braccia e far combaciare le mie labbra con le tue. Ti perdono, Louis. Ti perdono perché te lo meriti, ti perdono perché sta diventando impossibile non farlo, ti perdono perché ne ho la necessità. Ti rivoglio con me, mi appartieni >> concluse, facendo trapelare quella caratteristica linea d’orgoglio che sempre la distingueva. Gli occhi di Louis erano sempre più lucidi e brillanti, in quella strana situazione quello debole e fragile era sicuramente lui, come lo era sempre stato anche all’interno della coppia che formava con Kim. Lei sentì il battito accelerare alla vista delle condizioni del ragazzo e senza pensarci lo strattonò a sé gettandogli le braccia al collo e stringendolo decisa. Chiuse gli occhi tenendolo stretto.
<< Scusa, mi dispiace, perdonami >>continuò a ripetere sulla spalla della ragazza. In realtà lei lo aveva perdonato da tempo. Quando riaprì gli occhi si ricordò del piccolo gruppo di spettatori che aveva sicuramente assistito a tutta la scena in silenzio. A sinistra vi era ancora il coro di bimbi, mentre a destra c’era il gruppo di amici a cui vi si erano aggiunti anche le sorelle di Louis, Lottie compresa. Tutti sorridevano, contenti per quel lieto fine, alcuni avevano addirittura il luccichio negli occhi, quasi commossi. Sorrise di rimando staccandosi dall’abbraccio, e porse la mano a Louis invitandolo a infilarle l’anello al dito.
<< Questo è il rinnovo della mia promessa >>le spiegò. Lei gli sorrise prima di allungarsi e poggiare finalmente le labbra sulle sue. In quel momento partì un applauso, seguito subito dopo da un nuovo canto. Fin dalle prime strofe Kim capì di che canzone si trattava.
Si staccò dal bacio e diede un’occhiata ai propri amici accorgendosi che reggevano un enorme telo con scritto sopra “Buon Natale!” mentre Christine teneva alzato sopra di loro un cartellone quadrato con scritto “Hai fatto la scelta giusta!”. Rise piano, divertita ma contenta e onorata.
<< Buon compleanno >>disse rivolto a Louis rubandogli un ultimo piccolo bacio a stampo mentre teneva ancora una mano dietro al suo collo per impedirgli di allontanarsi troppo.
Intanto, ancora sulle note di “All I want for Christmas” di Mariah Carey cantata dal coro di bimbi, iniziarono a cadere nuovamente piccoli fiocchi di neve. Tutti i presenti alzarono i visi al cielo godendosi lo spettacolo e quando Kim lo riabbassò incrociò lo sguardo di Louis intento ad osservarla ammaliato, la canzone intanto stava terminando.
<< All I want for Christmas is you, babe >>le sussurrò prima di darle un tenero bacio sulla guancia.
 
 
 
Kim continuava a insistere per fargli un regalo di compleanno. “Teniamo conto che per Natale come regalo ti abbia concesso il perdono, mi rimane da farti il regalo di compleanno!” sosteneva. A Louis non piaceva ricevere regali dalla sua ragazza, amava i regali da parte di tutti ma non gradiva quelli da parte dalla persona che amava di più al mondo; a lei amava farli, non riceverli. Intanto lui stava organizzando un altro grande importante regalo quell’anno, il primo che faceva a quella persona, doveva andare bene per forza.
 
Kim osservò i fiori ricevuti messi ordinatamente in un piccolo vaso posto sulla sua scrivania. Ogni fiore aveva il suo significato, amava che Louis utilizzasse quel linguaggio per comunicare con lei. Sfortunatamente non tutti quei fiori erano destinati a sopravvivere a lungo, sarebbero appassiti presto. Sospirò quando sentì il cellulare vibrare nella tasca del giubbotto appeso dietro la porta, si alzò per andare a recuperarlo e al suo posto scovò prima qualcos’altro nel rifugio: il cioccolatino ‘bacio’ che si era dimenticata di avere. Sì, era quello che le aveva dato Louis insieme all’ultima rosa e che lei aveva infilato in tasca durante il teatrino che il ragazzo aveva messo su per lei. Prese il cioccolatino e il cellulare e se lì portò sul letto. Lesse il messaggio che aveva ricevuto al cellulare, era Louis che le chiedeva se aveva voglia di andare al Luna Park, prima di rispondere, aprì il cioccolatino e ne diede un morso. Mentre masticava srotolò il bigliettino che conteneva.
“Ti voglio con me, sempre.”  
Sorrise e velocemente rispose al messaggio al cellulare.
 
 
 
Decise di raccogliere un po’ di coraggio e bussare comunque a quella porta. Una stupita Eveline le aprì facendola entrare subito dopo.
<< Vi dispiace se mi unisco a voi? >>chiese Nim mentre si toglieva il giubbotto, già consapevole della risposta positiva della rossa.
<< Ne saremmo davvero felici! >>esclamò entusiasta.
<< Eve, cara, chi è? >>la voce di Richard giunse chiara e limpida all’atrio.
<< Una visita a sorpresa >>disse entrando in cucina seguita da Kim, la quale, improvvisamente insicura, si fermò sulla soglia della porta.
<< B..uon Natale >>augurò a tutti alzando leggermente la bottiglia di vino che aveva portato e che teneva saldamente. Passando i visi dei presenti notò anche quello di Harry, boccheggiò stupita.
<< Buon Natale anche a te, cara >>fu la madre di Eve a parlare, questa volta, mentre Richard cercava ancora di riprendersi dall’incredulità. Era probabilmente la prima frase carina che la donna le rivolgeva; era l’effetto Natale che rendeva seriamente tutti più buoni per caso? Era difficile stabilire chi tra Harry e Robert le stesse rivolgendo il sorriso più ampio, in quel momento. Poi Harry si alzò, andando a prendere un’altra sedia mentre Eve aggiungeva le posate per un’altra persona. Poco dopo il riccio tornò invitando la mora a sedersi e scostandole la sedia, Nim si sentì onorata da quel gesto da vero gentiluomo e arrossì leggermente. Era accomodata vicino a suo padre, il quale era a capotavola, ed Harry alla sua sinistra. Di fronte a lei vi era la sua matrigna con accanto Eve e dall’altro lato del tavolo c’era Robert nella sua sedia rialzata.
<< Nim io.. >>iniziò suo padre.
<< Lascia stare, facciamo finta di niente solo oggi, ok?! >>dettò lei a bassa voce. Aveva deciso di concedere un giorno di tregua, almeno il giorno di Natale. Giusto perché era un giorno di festa, la più importante per qualsiasi famiglia e come tale doveva essere passata con i propri cari. Anche se lei non era sicura che coloro che potesse definire ‘i più cari’ fossero in quella casa, almeno per logica avrebbe dovuto essere così.
 La cena passò tranquilla, tra una chiacchiera e un’altra, e finalmente potevano sembrare una vera e propria famiglia alla cena della vigilia. Per tutto il tempo Nim si sentì un po’ intimidita dalla vicinanza del ragazzo accanto a sé e ogni volta che le loro gambe si sfioravano da sotto al tavolo lei subiva dei brividi. Per fortuna dopo cena Harry dovette ritirarsi con la scusa di dover tornare a casa considerato che era tutto il giorno che era fuori. Verso le 21 arrivò il momento dell’apertura dei regali. Ovviamente il più eccitato di tutti, nonché protagonista della scena, fu Robert. Quanto era bello il Natale da piccoli. Nim si sedette con il bimbo per terra, sotto all’albero, mentre questo scartava uno dopo l’altro i suoi doni. Era lì soprattutto per lui, si era sentita tanto in colpa quando il giorno prima il bimbo le aveva rivelato che per Natale aveva chiesto a Babbo Natale di riportarla a casa e come minimo si era sentita in dovere di realizzare il desiderio del piccolo e passare una serata di festa con lui, ma questo non l’aveva fermata dal comprargli anche un regalo. Lui lo aprì rivelandosi entusiasta dell’aereo telecomandato che aveva tanto desiderato dopo averne visto la pubblicità in televisione.
 
Una volta terminato l’apertura di regali, i genitori tornarono in cucina a sparecchiare mentre Rob fu troppo preso a giocare con i suoi nuovi regali. Le ragazze furono lasciate sole e insieme si misero ad ordinare il soggiorno e a raccogliere le varie carte e i vari sacchetti dei doni scartati, a un certo punto la rossa le si avvicinò e le tese un pacchettino lungo e piatto.
<< Non è niente di che, ma ti ho fatto un pensierino >>le disse con un sorriso. Nim la guardò, presa alla sprovvista, non se lo aspettava.
<< Non dovevi.. io ho fatto in tempo a prendere solo quello per Robert >>cercò di giustificarsi, mortificata. Non aveva sentito la necessità di prendere alcun regalo, oltre quello per suo fratello. D’altronde era vero che non ne aveva trovato neanche il tempo, considerando che la decisione di passare il Natale a casa Marshall-Archibald era stata presa all’ultimo minuto.
<< Non fa niente, aprilo >>la invitò. Nim prese il pacchettino e lo aprì, scoprendo che conteneva una collana con un dolce pendente a aereoplanino. Lo guardò ammaliata.
<< E’ bellissimo >>commentò senza parole.
<< vuoi che ti dia una mano a metterlo? >>
<< Sì, grazie >>
Eve prese la collanina e gliela chiuse intorno al collo. In quel momento Nim ricevette un messaggio. Appena la rossa ebbe finito, prese in mano il cellulare e vide il destinatario: era da parte di Zayn, quel giorno non si era visto, neanche quando si erano riuniti tutti per appoggio morale a Louis. Aprì il messaggio e lesse che il moro le stava dando ora e luogo per un ritrovo. “Wonderland, 22.00. Presenza obbligatoria! xx”. Lesse sgranando un po’ gli occhi, veramente Zayn la stava invitando ad uscire la notte del 24 Dicembre?
<< è successo qualcosa? >>le chiese Eve, una leggera preoccupazione nella voce.
<< No, ma.. >>alzò lo sguardo e appena incrociò quello della sorella le balenò in mente un’idea << sai una cosa? Vieni con me! >> le disse, senza pensarci troppo, tirò la rossa leggermente per un braccio. Con questo gesto colse al volo l’occasione per scusarsi, in minima parte, del regalo non fatto.
<< dove? >>chiese l’altra confusa mentre si lasciava trascinare verso l’atrio
<< lo scopriremo presto >>fiatò Nim, non sicura neanche lei della vera risposta.









Ormai ogni angolo autrice è diventato uno spazio di scuse, e per l'ennesima volta mi scuso di non aver mantenuto la promessa. Avevo detto inizialmente che questo capitolo natalizio l'avrei pubblicato in tempo per Natale e invece guardate dove siamo andate a finire °-° (beh, intendevo Natale 2013, cosa pensavate! lol) Ho avuto un blocco, tanto che ho pensato quasi di non continuare più la FF. Ed è passato Aprile, il che vuol dire che è un anno che lavoro su questa FF e siamo ancora a metà storia, che pessima che sono. Per questo ho deciso che ogni volta prima di pubblicare un capitolo mi prenderò un po' avanti stendendone prima 2-3, ma appena finisce la scuola giuro che mi impegnerò ad aggiornare più costantemente. Niente promesse, anche perchè avrò un'estate molto intensa: forse andrò a fare un po' di stage al mare, forse farò un viaggetto, e a fine Luglio/Agosto partirò per un anno con destinazione America. Eh si, forse non ve l'avevo accennato ma farò un anno studio negli USA (non vedo l'ora!)
Comunque sono appena tornata da due settimane in Inghilterra con la scuola, precisamente le ho passate a Cardiff (capitale del Galles) ma ho avuto modo anche di visitare Londra e Bath. AMO QUEL PAESE.
Fra una settimana precisa ci sarà il concerto dei ragazzi a Verona, e il giorno dopo a Milano. Chi di voi ci andrà? Io andrò a quello di Verona, anche se per adesso non ho ancora un biglietto, al massimo starò fuori Arena. Tutto pur di essere il più vicino a loro il giorno del MIO COMPLEANNO. (Sì, il 19 Maggio è il mio compleanno)

Parlando del capitolo, boh, vi posso dire che l'ho scritto già parecchio tempo fa ma non ho mai avuto la forza di sistemarlo per renderlo pubblico. Però si vede che quando l'ho scritto ero in un periodo particolarmente dolce perchè mi pare che questo capitolo sia un po' diabetico. Spero comunque che vi piaccia. Si parla un po' del significato dei fiori e infatti non li ho messi a caso, quindi vi lascio un po' di significati:

Rosa Bianca --> amore puro, bellezza, fedeltà, umiltà.
Stella di Natale --> amore, devozione. (Più che altro ho messo questo fiore perchè è uno dei miei preferiti, lo trovo bellissimo, e richiama il periodo Natalizio, quindi anche il compleanno di Louis. )
Peonia --> Perdono. Nel linguaggio dei fiori, in Occidente la peonia è simbolo di pudore e timidezza. Insieme alla rosa, è per eccellenza il fiore donato dagli innamorati alle loro amate. nella cultura cinese sin dall’antichità la peonia è portatrice di buon auspicio. 
Rosa Blu --> mistero. Verità, pietà. Unicità (siccome è un colore che in realtà non esiste quando si tratta di rosa ma è colorata artificialemente). Amore eterno.
Rosa Rossa --> Amore, passione. Eleganza, raffinatezza, lusso.

Ci sentiamo presto.
Lil.

   
 
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