Capitolo uno:
Ricomincia così
Entrare di
nuovo in quel castello per la porta principale, mi faceva un certo effetto, non
era cambiato nulla, la capanna di Hagrid fumava come sempre, il giardino era più
vivo che mai, e il vecchio e caro platano picchiatore continuava a fare i
dispetti a tutti i poveri uccellini che gli passavano accanto.....Quella
scalinata in marmo, che ti accoglieva appena entravi, era tirata a lucido come
voleva la miglior tradizione, e su ad
attendere i ragazzi c’era la cara e vecchia vicepreside: la professoressa
McGranith.
Arrivai prima
degli alunni e salii quella scala con foga, fermandomi solo quando fui di fronte
alla prof, le sorrisi, e lei quasi inaspettatamente mi abbracciò, non lo aveva
mai fatto prima d’ora, ma quel gesto mi diede la forza per iniziare il mio nuovo
lavoro...
“Ben tornata a
casa Hermione!” mi disse.
“Grazie mille
per l’accoglienza e per il lavoro che mi ha offerto!” le risposi.
Avrei voluto
continuare a chiacchierare con lei, ma i ragazzi stavano entrando, e io, quale
insegnante, avrei dovuto raggiungere i miei colleghi al tavolo...
Quando entrai
in quella sala da una porta laterale, il respiro per un istante mi si fermo in
gola, senza accorgermene venni stritolata nell’abbraccio di Hagrid, che da
quanto vedevo non era cambiato per niente, la barba folta e la lacrima facile,
non erano scomparsi....
Mi sedetti
accanto a lui dopo aver salutato Albus Silente, il nostro adorato preside, e
iniziai a chiacchierare con lui di quello che avevamo fatto per dieci anni. Lui
mi raccontò della sua vita ad Hogwartz, io della mia misera vita a Londra, dei
miei studi. Mi chiese di Harry e Ron, ma sfortunatamente non gli seppi dire più
di quanto lui sapesse già(Hagrid mentiva).
Con malinconia
iniziai a pensare al primo giorno di scuola, a come ci eravamo conosciuti, e di
come le nostre avventure ad Hogwartz erano ancora sulla bocca di tutti.
Impossibili ne da cancellare, ne da imitare....
Hagrid mi diede
una gomitata e disse “Eccoli”. Io massaggiandomi il mio povero braccio
dolorante, mi alzai insieme a tutti gli altri insegnanti.
Fù come una
folgorazione.
Guardando tra i
bambini che entravano, ne vidi uno che mi lasciò di stucco, occhi azzurri,
glaciali, e capelli biondissimi. Di getto pensai‘Draco?’, ma pensandoci e
guardandolo con più attenzione, riconobbi gli occhi dolci e delicati di Calì,
era suo figlio.
Quando la
professoressa McGranith lo chiamò, rimasi scioccata, era veramente un Malfoy, ma
il suo nome era Lion, la sua determinazione nel salire le scale, e lo sguardo
freddo erano le caratteristiche tipiche di suo padre, e da buon Malfoy venne
assegnato, dal cappello parlante, ai Serpeverde.
Il nome che
“Richard
Weasley”, rosso come il padre, ma con gli occhi della madre Cho. Mi ricordo
quando Ron dieci anni fa, venne da me e mi disse: ‘Sai, mi sono innamorato di
Cho’, io ricordo che rimasi allibita, ma ne fui felice, ancora meglio ricordo il
loro matrimonio, lei era bellissima, lui era imbarazzatissimo, ma in fondo aveva
quel tocco di eleganza e di originalità che contraddistingueva la sua famiglia.
Anche Richard
venne assegnato ai Griffondoro, come tradizione.
Io mi
concentravo divertita a guardarli, mentre loro, si salutavano, e si sedevano
nelle rispettive case, un Malfoy e un Weasley erano tornati ad Hogwartz per
combinare casini, ci mancava un Potter, e il trio si sarebbe
completato....
Mentre
parlottavo rilassata con Hagrid, senti un cognome famigliare, “James j. Potter”,
io quasi sconvolta mi voltai verso questo bambino dagli occhi verdi, e ne rimasi
colpita. Guardai Hagrid e mi disse “Sai....quando mi hanno detto che non vi
frequentavate più, mi sono chiesto di chi fosse quello splendido bambino, poi mi
hanno riferito che si è sposato, ma che gli è morta la moglie, lasciandogli un
figlio di pochi mesi, da allora James j. e Harry vivono a Londra” io guardai
Hagrid e poi guardai James j., che era identico ad Harry quando aveva la sua
età, occhialini tondi, viso magro, e tutte le caratteristiche per diventare un
bel ragazzo.....
Ora da buona ex
Griffondoro, mi sarebbe piaciuto vedere una ragazzina riccia, che delicatamente
si sedeva al tavolo con James j. e Richard, ma non fù così. Vedendoli parlottare
tra loro, mi diede una fitta di malinconia, che scomparve quando mi resi conto
di essere la loro insegnante.