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Autore: Fanelia    13/05/2013    4 recensioni
Questa storia parte dalla fine del manga/anime che dir si voglia e sviluppa una what if, anche su alcune informazioni lette in rete sul Final Story. E' una what if in cui uno dei protagonisti soffre di amnesia a causa di un incidente e solo grazie al ritorno nella sua vita del suo grande amore, ricomincerà a riappropriarsi di frammenti del proprio passato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V
 
Partenze e Ritorni

 
- colonna sonora emilia i am big girl in a big world
busted when the day turns into night

 
Quella mattina Terence si alzò presto, prima di partire voleva assolutamente fare una cosa.
Chiese al concierge dove trovare un negozio di musica e vi si recò.
Tornò di corsa in hotel e, su quel nuovo spartito, scrisse con cura le note del “Tema di Tarzan Tutte Lentiggini”; le scrisse una breve nota, poi corse all’abitazione di Candy, l’auto lanciata a tutta velocità: aveva poco tempo e voleva assolutamente che lei avesse quello spartito.
Fermò un ragazzino che stava passeggiando sul marciapiedi di fronte alla residenza degli Andrew.
“Mi faresti la cortesia di suonare a quel cancello e dare questa busta alla Signorina Candice?
Ti aprirà sicuramente il maggiordomo. Dovresti cortesemente chiedere di lei e consegnarle questa.”
“ Va bene …”
Terence gli allungò una banconota in segno di ringraziamento.
“Non dirle per favore che sono qui; se ti dovesse chiedere qualcosa dille solo che ti ha fermato un signore e ti ha chiesto di recapitargliela.”
“Ok!” disse lui avviandosi diligentemente verso il cancello dell’imponente abitazione.
Quando Candice si presentò all’entrata, il cuore di Terence dovette saltare un battito per poi riprendere a palpitare a velocità raddoppiata.
 
Candice guardò il ragazzino incuriosita.
“Un signore mi ha chiesto di darvi questo Signorina Candice.”
“Ah grazie.” Rispose lei prendendo la grande busta.
Il ragazzino scappò senza lasciarle il tempo di chiedere chi fosse il mandatario della busta e non le restò che aprirla; quando vide lo spartito non poté non intuire chi glielo avesse mandato.
Sorrise alla vista di un messaggio:
“ Spero di poterla suonare insieme te quando verrai a New York. TG”
Si sorprese delle lacrime che cominciarono a rigarle il volto; lui aveva avuto un pensiero così premuroso, lei  pensava che non lo avrebbe rivisto almeno per un mese e di non ricevere sue notizie per tutto quel tempo, mentre lui l’aveva sorpresa e le aveva fatto quello splendido dono.
Ignara del fatto che l’attore la stesse guardando dall’altro lato della strada, strinse a sé quello spartito, si asciugò le lacrime e rientrò, Terence ebbe una stretta al cuore nel vederla piangere, e quando lei strinse lo spartito a sé fu tentato di correre ad abbracciarla, sentì l’impulso irrefrenabile di raggiungerla e raccontarle la verità, ma era consapevole di non poterlo fare.
Mentre tornava verso l’hotel sentì gli occhi pungere: le lacrime volevano uscire ma non si permise di piangere, doveva essere grato al destino per avergli concesso una seconda chance e, ora che aveva rivisto la sua Candice, era pronto a lottare per riaverla.
Quando vide Karen quella mattina la trovò di buon umore, cosa insolita per lei vista l’ora, era raggiante e dispensava sorrisi a tutti: probabilmente la serata con Albert doveva essere andata bene; chissà  magari ciò avrebbe finito per influenzare positivamente anche il suo riavvicinamento a Candy.
“Buongiorno Terence, pronto per la partenza?” chiese lei mentre attendevano di salire sul treno.
“Mmm non particolarmente. Al contrario tu mi sembri raggiante!”
“Ah, puoi ben dirlo caro mio. Ho passato una serata fantastica e credo proprio che a New York avremo ospiti; dovresti ringraziarmi per la mia magnifica interpretazione!”
“Oh, certo, come ho fatto a dimenticarmene, sei stata davvero preziosa!”
“Ah che strano sentirti riconoscere i miei meriti!”
“Karen perché devi sempre fare l’antipatica?” le chiese lui scoppiando in una fragorosa risata.
“Non ci posso fare niente, lo sai che sono così” rispose lei sorridendogli. Aveva notato che Terence non era del migliore degli umori, del resto la situazione con Candy non doveva essere facile.
Lei non sapeva cosa avrebbe potuto fare per aiutarli a parte insistere con Albert affinché andassero a trovarli a New York, ma forse più per egoismo che per altri motivi.
 
 Aveva ben 28 giorni davanti a sé prima dell’ultimo spettacolo; 28 giorni in cui sarebbe potuto succedere di tutto ed era proprio questo ciò che maggiormente spaventava Terence; fra lui e Candy non c’era assolutamente nulla, non si poteva nemmeno chiamare amicizia il rapporto che avevano instaurato. Era stata una buona partenza, lei aveva avuto qualche ricordo grazie a lui, gli aveva confessato che le sembrava di conoscerlo da sempre, non si era arrabbiata quando lui le aveva dato un bacio sulla guancia ma non poteva certo cantare vittoria.
Ricordò quel leggero tocco fra le proprie labbra e la guancia di Candy e ciò gli bastò perché dei brividi gli percorressero il corpo.
Durante il viaggio cercò di riposarsi un po’; la notte era stata lunga ed intensa: aveva dormito ben poco visto che il pensiero di doversi separare da Candy non lo aveva lasciato per un solo momento, facendolo sentire triste e vuoto.
 
“Un’altra città
Un altro palco
Altri visi
Un altro hotel
Un Lisandro senza la sua Ermia
Un Romeo senza la sua Giulietta
… Io senza di te.”

 
“I miei occhi sono ancora pieni di te
Il mio cuore è pieno del tuo amore
Nelle mie orecchie risuona ancora la tua dolce voce
La mia mano asciuga le tristi lacrime che solcano il tuo viso
Un’altra separazione
Non trovo senso in tutto questo …”

 
Furono le parole che scrisse nella nuova stanza d’hotel, una volta giunto a Toledo.
Non gli era mai pesato viaggiare, cambiare luogo, vedere mille volti, perché in tutto riusciva a cercare, pur senza trovarlo, qualcosa di Candy; ora che l’aveva ritrovata, seppure in una situazione particolare, agognava a potersi fermare, desiderava poter disporre di quello stesso tempo che il suo lavoro gli sottraeva e che avrebbe invece potuto passare con lei per cercare di riconquistarla.
Si arrese all’ineluttabilità della situazione consapevole che deprimersi non lo avrebbe certo aiutato. Quando però gli tornò alla mente che quel giorno Patrick e Candy si sarebbero rivisti, la rabbia lo assalì
“Perché deve sempre essere tutto così complicato!?” si chiese.
 
Quella mattina Candy aveva ricevuto una stupenda sorpresa, era rientrata in casa con gli occhi gonfi a causa delle lacrime, anche se quelle che aveva versato erano di felicità; quello spartito era stato un magnifico ed inaspettato regalo.
“Che strana giornata!” pensò fra sé e sé.
Era  nettamente in ritardo per la stazione. Patrick sarebbe arrivato quella stessa mattina e lei ne avrebbe dovuto essere felice; le faceva piacere vederlo ma, la tristezza che provava in fondo al cuore, da quando si era separata da Terence la sera precedente, non l’aveva abbandonata nemmeno per un istante.
Corse in camera e si sistemò il viso: quel velo di trucco che aveva indossato si era sciolto e guardandosi allo specchio aveva riso di sé, del resto assomigliava ad un piccolo panda.
Si pulì gli occhi, li truccò nuovamente e poi corse via.
La strada per la stazione non era poi così lunga, quindi mise la vettura in moto e partì.
Non era pronta per rivedere Patrick, aveva passato due giornate molto intense e avrebbe avuto bisogno di un po’ di riposo ma non poteva certo essere scortese e rimandare la colazione che avevano programmato.
 
Patrick … si erano conosciuti un pomeriggio di molti mesi prima, mentre attendevano di essere visitati dal loro terapeuta. Avevano una storia simile, entrambi vittime di un pirata della strada, entrambi avevano perso la memoria ma, mentre Patrick lentamente stava riacquistando pezzi del proprio passato, lei, fino a qualche giorno prima, non aveva ricordato ancora nulla.
La loro amicizia era cresciuta in fretta.
La sua era una facoltosa e ricca famiglia di Chicago, avevano affari in tutto il mondo e lui viaggiava spesso.
Al contrario di lei, che aveva sospeso l’attività lavorativa, lui aveva ripreso quasi subito a lavorare; all’inizio accompagnava il padre e i fratelli nei viaggi d’affari perché non era in grado di occuparsene da solo visto la perdita della memoria; successivamente avevano cominciato ad affidargli affari di minore importanza per dargli l’opportunità di riprendere dimestichezza con il mondo del business.
Era decisamente un bel ragazzo, capelli ed occhi scuri, alto, fisico atletico. Laureato in economia in una prestigiosa università, aveva un paio di anni più di Candice; non era fidanzato al momento dell’incidente, il che lo rendeva un potenziale buon partito, motivo per cui in primo luogo Archibald, e successivamente Albert, avevano caldeggiato apertamente questa nascente amicizia.
 
Da quando Candice si era trasferita a Chicago, Patrick non perdeva occasione di passare del tempo con lei ogni qual volta fosse libero da impegni di lavoro.
Era stato via per una settimana, finalmente era di ritorno e non vedeva l’ora di poterla rivedere e di riabbracciarla: aveva deciso che finalmente le avrebbe aperto il proprio cuore e, se lei avesse voluto, avrebbero potuto portare la loro amicizia ad uno step successivo.
Si sentiva emozionato mentre il treno si avvicinava lentamente alla stazione.
Quando finalmente la locomotiva si fermò, scese di fretta e si guardò intorno, cercava la bella chioma bionda e riccioluta di Candice ma non riusciva a scorgerla.
Per un momento la delusione si impadronì di lui e, raccolto il proprio bagaglio, si avviò a malincuore verso la testa del treno: gli pareva strano che lei non fosse andata a prenderlo come invece gli aveva promesso.
Ad una tratto la vide che correva nella sua direzione e prese a correrle incontro a sua volta; non si era aspettato un accoglienza così calorosa, il che sembrava promettere bene.
Candy gli sorrise non appena lo vide. Sì, era contenta di rivederlo … poi si guardò intorno, si chiese se Terence fosse già partito, effettivamente non aveva pensato di chiedergli a che avrebbe lasciato la città e in cuor suo sperò di essere tanto fortunata da poterlo rivedere anche solo per un istante.
Distratta dai propri pensieri non si accorse dell’arrivo di Patrick che la stritolò in un abbraccio e quasi la soffocò; impreparata si lasciò avvolgere dalle possenti braccia di lui.
“Patrick sto per soffocare!” disse lei, facendo sì che il ragazzo allentasse la presa.
“Scusami Candy è che sono molto felice di rivederti!”
“Sono contenta anche io Patrick.” rispose lei sinceramente mentre il suo sguardo continuava a vagare.
“Candice stai cercando qualcuno? O forse hai perso qualcosa?” le chiese il ragazzo, a cui non era sfuggito, con un certo grado di delusione, che l’attenzione della sua bella fosse focalizzata su altro.
“Oh no, a dire il vero mi era parso di intravedere una persona che conosco ma devo essermi sbagliata.” mentì lei e si sentì colpevole, che motivo aveva di mentirgli?
“Andiamo su ho una gran fame. C’è quella bella bakery poco lontano da qui, sai quella sulla North Michigan, potremmo bere una caffè e mangiare una bella fetta di torta … sì, lo so, per te rigorosamente al cioccolato!”
“Esatto! Oggi mi ci vuole proprio!”
“Perché, è successo qualcosa?” le chiese mentre la seguiva verso l’auto.
“Oh no, niente di che”
“Beh, avrai fatto qualcosa in questa settimana, no?”
“Oh certo, ma ora saliamo in macchina, te lo racconterò dopo!” disse prendendo il posto di guida e mettendo in moto.
Fortunatamente non c’era molto traffico e raggiunsero in breve la bakery di cui aveva parlato Patrick; si erano recati lì svariate volte per cui erano ormai noti al personale.
Li fecero accomodare ad un tavolino dal quale si poteva vedere la strada e ammirare la confusione che popolava la North Michigan. A Candice piaceva poter guardare la gente che si tuffava freneticamente nella propria vita, mentre lei non riusciva nemmeno a ricordare come si chiamasse: Pensava che fosse un bel paradosso.
“Beh, allora come hai passato la settimana, immagino che si sia sentita la mia mancanza.” Scherzò lui in un  maldestro tentativo di sondare il terreno.
“Beh, è stata la solita settimana …”
“Mi spiace … Albert ti tiene ancora sotto la campana di vetro?”
“A dire il vero in questi giorni siamo andati a teatro e anche a cena fuori.”
“Ah bene. E cosa siete andati a vedere?”
“ Sogno di una notte di mezza estate.”
“E come mai questa scelta?”
“Perché il protagonista è un amico di Albert, Annie ed Archie.”
“Caspita addirittura? E chi è? Non sapevo che Albert avesse un amico attore!”
“Se è per quello nemmeno io. Per altro è un famosissimo, anche se io sinceramente non lo conoscevo, comunque forse sono io che vivo su un altro pianeta …. Terence Graham, è lui l’amico di Albert.”
“Scherzi?”
“No, perché dovrei?”
“E tu non sapevi chi fosse?”
“Esattamente!”
Patrick scoppiò in una fragorosa risata e rischiò di strozzarsi, il boccone di torta che stava ingerendo gli andò quasi di traverso.
“Fa così tanto ridere?”
“Scusami, non volevo. Se leggi i giornali non puoi non avere mai visto una sua foto o letto un articolo su di lui”
“Beh insomma, ora ho rimediato. L’ho conosciuto di persona, siamo anche andati tutti a cena insieme e anche ad una festa se è per quello …”
“Quindi non ci sono e trovi subito un sostituto eh?” domandò lui scherzando e le guance di lei avvamparono.
“Che sciocchezze Patrick, davvero!” rispose lei alquanto irritata.
“ Comunque sia Candice, forse adesso è ora che io  passi da casa. Ti va di accompagnarmi? E che ne diresti se passassi a prenderti per cena? Mi sembri stanca, forse troppi bagordi, è meglio se riposi un po’, ed anche io a dire il vero.”
“Certo, andiamo pure” rispose lei facendo per alzarsi.
Lo accompagnò a casa e si diresse verso la propria; si sentiva sollevata di poter essere di nuovo sola, voleva riposarsi e potersi esercitare al pianoforte. Non aveva molto tempo per imparare a suonare quella melodia in maniera dignitosa.
Pensò che avrebbe potuto chiedere aiuto ad Annie del resto chi meglio di lei poteva farle da insegnante?!
“Ciao Candy! Ho una bella notizia e sono contenta di poterla condividere con te. Finalmente domani torna Archie!” la accolse una Annie raggiante; Archie aveva telefonato per avvertire che sarebbe rientrato con qualche giorno d’anticipo.
“Sono proprio contenta!”
“Anch’io!” ammise Annie arrossendo. Durante tutti quegli anni il suo amore per Archie era cresciuto a dismisura, gli era stata vicino sin dai tempi della St. Paul School, sperando che un giorno lui avrebbe imparato ad amarla e a ricambiarla.
Ultimamente, in particolar modo da quando Candice aveva perso la memoria, il comportamento di Archie era mutato, ed Annie aveva temuto in cuor suo, che il suo fidanzato avesse riposto delle nuove speranze in quella amnesia: era consapevole che Archie fosse stato innamorato di Candy, ma sperava ardentemente che fosse acqua passata, anche se temeva che avendo campo libero Archie non avrebbe resistito alla tentazione e avrebbe cercato di conquistare la cugina.
Erano mesi che Annie teneva gli occhi aperti e viveva sul chi va là, aveva paura di perdere tutto ciò che era stata in grado di costruire in quegli anni, seppur da quando Terence era tornato in scena, si sentisse sollevata.
Archie avrebbe dovuto arrendersi e lei era sicura che se anche Candice non avesse mai ricordato, si sarebbe innamorata nuovamente di Terence.
Il bell’attore non aveva intenzione di perderla un’altra volta.
“Ma dimmi un po’, tu che ci fai qui? Non dovevi essere con Patrick?”
“Ah sì abbiamo fatto colazione insieme, ci rivedremo per cena. Credo che debba ragguagliare il padre in merito agli incontri di lavoro. E poi … volevo chiederti un favore, so che sai mantenere un segreto …” disse tirando fuori lo spartito.
“Uno spartito?”
“Mi insegneresti a suonarla?”
“Ma che melodia è, non la conosco!?!?”
 “Per forza, non credo che Terence l’abbia mai incisa” le rispose ridacchiando, più per l’implicita ammissione che non per la domanda dell’amica.
“Terence?”
“Mantieni un segreto vero?” le chiese nuovamente, non avendo notato il sorriso complice disegnato sul volto dell’amica.
“Candice sono o non sono tua sorella?” le ripose divorata dalla curiosità.
“Hai sentito il campanello di casa stamattina?”
“Sì certo, era molto presto.”
“Ecco il Sig. Miles ha aperto la porta e si è trovato innanzi un ragazzino che voleva recapitare una busta di persona alla “Signorina Candice”. Così sono uscita e questo ragazzino me l’ha consegnata e senza che potessi chiedergli nulla è scappato via … non mi è rimasto che aprirla e quando ho visto lo spartito il mio cuore ha capito subito da chi provenisse.” disse lei emozionandosi e non rendendosi  nemmeno conto delle parole usate.
“Ah,che cosa romantica!” disse Annie visibilmente emozionata.
“Non esagerare Annie, non è una cosa romantica. Sicuramente un gesto premuroso ma di romantico non ci vedo proprio nulla.”
“Candice, sarai anche la più sveglia fra noi due ma mi chiedo seriamente dove tu viva a volte! E, dimmi un po’, non c’era nessuna nota?” chiese lei per provarle che aveva ragione.
“Erm … sì … qualcosa c’era!” disse lei vaga.
“E se non hai niente da nascondermi, potresti dirmi cosa c’era scritto?” insistette Annie che voleva assolutamente vederci chiaro. Era sempre stata una persona riservata e rispettosa della privacy altrui, ma non voleva darla vinta a Candy e, per quanto possibile, voleva intromettersi discretamente facendo in modo che la sua cieca amica vedesse le cose con chiarezza. Diverse volte Annie nel corso degli anni si era scontrata con la testardaggine di Candy, specie sulla questione di Terence.
Lei non aveva mai né capito né digerito la loro scelta di separarsi.
“E va bene, leggila pure!” disse mostrandole il messaggio.
“ Candice !E dire che l’ingenua fra noi due dovrei essere io!”
“Annie sei tu  a volere leggere altro in quelle parole”
“Beh non cercherò di convincerti del contrario e comunque, se vuoi il mio aiuto, te lo darò volentieri” le rispose Annie.
“”Grazie, sei la migliore!” le disse Candy abbracciandola.
 
Cominciarono così le lezioni giornaliere di Candy, la quale si ripromise che, semmai avesse incontrato Terence nuovamente, sarebbe stata in grado di suonare quella melodia con lui.
Il solo pensiero la faceva sorridere; si sentiva sciocca a gioire e per una ragione così futile.
Le parole dell’amica avevano sortito un certo effetto.
Annie non era a conoscenza di cosa si fossero detti Candy e Terence la sera precedente per cui doveva avere le sue ragioni se pensava che ci fosse interesse da parte di lui anche se Candy si domandava quali potessero essere. Non aveva il coraggio di indagare oltre anche perché non voleva certo mostrarsi interessata a Terence.
Anzi, non era interessata al giovane attore,o almeno era questo ciò di cui cercava di convincersi.
Del resto Terence era rimasto vedovo da poco anche se dalle sue parole le era parso di capire che fosse già innamorato.
Si era chiesta come ciò fosse possibile visto che aveva perso la compagna di recente. L’aveva anche sfiorata l’idea che forse lui la tradisse, anche se non le sembrava quel tipo di persona … eppure dalle sue parole non aveva percepito alcun amore per la sua donna. Non capiva perché mai fosse stato insieme a lei per così tanto tempo. Decise che non erano cose che la riguardavano e cercò, pur se invano, di concentrarsi su altro.
 
 Quando, ad inizio serata, Patrick passò a prenderla, Candy fu felice di evadere un po’ da quella campana di vetro che i suoi amici le avevano costruito intorno.
Si sentiva controllata a vista, difficilmente la lasciavano uscire da sola, e lei era decisamente stufa di stare in casa  ad oziare. Così ogni qual volta Patrick le desse un pretesto per respirare aria nuova, accettava la sua proposta.
Non poteva certo immaginarsi che Patrick l’avrebbe riportata nello stesso ristorante dove era stata con Terence la sera prima.
 Senza nemmeno togliersi il cappotto si diresse direttamente al piano e strimpellò un paio di strofe della melodia di Terence. si meravigliò del fatto che dopo averla provata solo qualche ora, potesse già ricordare le note e, considerato il fatto che non era mai stata molto brava, le pareva di suonarla già discretamente.
Toccò gli stessi tasti che le mani di Terence avevano sfiorato la sera prima, e chiuse gli occhi nel tentativo di ricordare e di riprovare quella magica atmosfera. Chissà che non l’avrebbe aiutata a ricordare.
La voce di Patrick che la chiamava fece sì che lei interrompesse ciò che stava facendo.
“Candy ma che ti è preso?” chiese lui guardandola incuriosito.
“Scusami Patrick, non lo so, è solo che ho visto il piano e non ho saputo resistere!”
“Ma sei sicura di sentirti bene? Proprio tu che ti sei sempre rifiutata di suonare?”
“Eh beh, che ci vuoi fare, le persone cambiano.” cercò di scherzare lei. Non le andava che lui indagasse oltre.
Si accomodarono al tavolo e la cena procedette tranquilla.
Stavano assaporando il dolce quando Patrick si fece serio. Si schiarì la voce e cominciò uno strano discorso.
“Candy sono un paio di mesi che ci penso, non sapevo come o quando dirtelo, poi sono arrivato alla conclusione che non ci sia un momento e un modo di dirlo … vorrei sapere che pensi in merito alla questione … della nostra relazione “
“In che senso?” chiese lei che aveva fiutato il pericolo.
“ Noi cosa siamo Candy? Amici? Io non direi. Fidanzati? Nemmeno. E io vorrei definire ciò che c’è fra di noi”
“Ah capisco, perdonami non avevo colto.” temporeggiò lei, chiedendosi perché mai dovessero capitarle tante cose insieme e sempre nel momento meno opportuno: lei non poteva dargli ciò che voleva, era troppo impegnata a cercare di mettere insieme il puzzle del suo passato per potersi concentrare sul presente, figurarsi sul futuro.
“Allora?” la incalzò lui impaziente.
Lei prese un profondo respiro prima di rispondergli “Se vuoi che ti risponda in tutta sincerità sei un caro amico Patrick, un carissimo amico. Ti voglio lo stesso bene che potrei volere ad un fratello maggiore se ne avessi uno.”
“E se non mi bastasse? C’è qualcun altro?”chiese lui di rimando.
Lei non disse nulla e si limitò a fissare il suo piatto mentre con la forchetta prendeva l’ultimo pezzo di torta al cioccolato e lo portava alla bocca. In quel momento avrebbe voluto solo poter tornare a casa e rinchiudersi nella propria stanza.
“Candy per favore rispondimi!”
Respirò nuovamente, sconcertata da ciò che la sua stessa mente le stava proponendo, alla domanda di Patrick il suo cuore infatti era inspiegabilmente volato a Terence, forse a causa delle illazioni di Annie, forse per delle ragioni che ancora non riusciva a spiegarsi, o forse … “Sono una sciocca, lui è appena rimasto vedovo e poi ama già un’altra …” ricordò a sé stessa prima di rispondere a Patrick.
“Non c’è nessuno ma ciò non cambia i miei sentimenti nei tuoi confronti. Mi spiace Patrick. Spero che continueremo ad essere amici.” disse infine senza ricevere risposta.
 
Terminata la cena Patrick la riaccompagnò a casa, probabilmente aveva intuito di averla turbata e il silenzio che era calato fra loro ne era la prova evidente.
 
“Sei a casa presto!” commentò Albert che durante quel giorno non aveva ancora avuto il piacere di vederla.
“Ciao Albert. Sì non avevo più volta voglia di rimanere in giro …”
“C’è qualcosa che non va? Lo sai che non riesci mentirmi. Posso aiutarti?”
“Se prendessimo un tè?” offrì lei.
“Ok, andiamo nello studio, ce lo faremo servire lì.” propose lui precedendola.
“Bene allora ti va di raccontarmi che succede?” chiese Albert mentre sorseggiava il tè.
“Patrick … vuole … mi ha chiesto di … insomma vuole definire la nostra relazione”
“Beh, me lo aspettavo sai, sapevo che prima o poi te lo avrebbe chiesto! E tu cosa gli hai risposto, se non sono indiscreto?”
“Sinceramente io non ho mai sentito il bisogno di definire la nostra relazione!”
“Candice, a te lui piace? O è solo un amico? Non dirmi che non te lo sei mai chiesta? Non voglio che mi risponda ma sono sicuro che in fondo al cuore tu sappia cosa provi per quel ragazzo.”
“Penso di sì Albert … per me è un caro amico … ed è questo ciò che gli ho detto, ma sono confusa, non sono pronta ad impegnarmi con qualcuno, non adesso, voglio prima ritrovare me stessa, i miei ricordi, il mio passato; sento che mi manca una grande parte di me, e ciò mi fa sentire incompleta, non mi fa stare in pace con me stessa.” ammise lei tutto d’un fiato, sfogandosi con lo zio che per lei era sempre stato come una fratello maggiore. Nonostante ciò aveva deciso di tacergli il fatto che si fosse ritrovata a pensare a Terence.
“Capisco, tu cerca di fare ciò che è meglio per te!”
“Ci proverò” rispose lei.
Sentirono bussare alla porta.
“Signor Andrew c’è una chiamata per lei, la Signorina Klays!” disse il Sig. Miles entrando.
“Candy perdonami devo rispondere!” disse lui arrossendo.
“Ti prego salutami Karen!” disse lei sorridendo di quel rossore che aveva colorato le guance del suo amico. Fu tentata di chiedergli di porgere i suoi saluti a Terence ma qualcosa la bloccò.
“Lo farò!” disse lui baciandole la fronte e correndo a rispondere al telefono.
“Albert e Karen, fanno proprio una bella coppia!” pensò fra sé e sé.
 
 
Albert corse al ricevitore situato in un’altra stanza; non voleva essere scortese con Candy e chiederle di lasciare lo studio ma desiderava un po’ di privacy  mentre parlava con Karen; non si sarebbe sentito a suo agio sotto lo sguardo curioso della nipote.
“Ciao Karen!” esordì lui prendendo la cornetta del telefono.
“Albert, che piacere risentirti. Perdonami l’ora, ma abbiamo finito da poco le prove!”
“Ah,ma figurati! Come stai?”
“Stanca ma bene direi, anche se avrei preferito mille volte essere ancora a Chicago!” disse lei sfacciatamente.
“Mi avrebbe fatto piacere rivederti stasera.” azzardò lui.
“Sono contenta di sentirtelo dire.”
“Che mi dici di Terence?”
“Mmm … un’anima in pena da quando abbiamo lasciato Chicago. Ti prego venite a New York altrimenti chi lo sopporta in questo stato!” disse lei utilizzando il cattivo umore di Terence come una scusa.
“Mi spiace ler lui. domani ho l’incontro con il terapeuta di Candy, appena avrò delle notizie lo chiamerò, ti prego di dirglielo!”
“Non ti preoccupare sarà fatto!”
“Grazie Karen. E per quanto riguarda New York, lascia che risolva la questione con Archibald e sposti un paio di incontri di lavoro e se possibile ti farò confermerò entro breve la nostra presenza. Forse tu non lo sai ma Archie … oddio, mi vergogno quasi ad ammetterla, ma penso che odi Terence dal profondo … sicuramente dovrò discutere con lui per aver deciso di portare Candy a teatro …”
“Ma Albert, tu hai fatto bene. Vedrai che Archie capirà, del resto perché tenere ancora separati questi due, non credo che tu abbia bisogno che io ti dica quanto si amano … o almeno quanto Terence ami Candy”
“Sì, ne sono consapevole … e da quanto ne so io anche Candy amava ancora Terence prima di perdere la memoria!”
“Ecco! Quindi non c’è motivo di tenerli separati ora che l’arpia non c’è più!”
“Oh, io concordo con te, spero solo che tutta questa situazione dell’amnesia non diventi frustrante!”
“Albert, tu sei un uomo d’affari, un uomo di mondo, non dirmi che non hai notato l’affinità e l’elettricità che c’era fra loro ieri sera?”
“Certo, me ne sono accorto eccome, anche se devo ammettere che una certa ragazza mi ha distratto al quanto, riuscendo a catturare la mia attenzione completamente.” disse lui per riportare il discorso su di loro, il potersi nascondere dietro una cornetta lo rendeva più audace, il rossore che aveva colorato le sue guance non sarebbe stato visto da nessuno.
“Ah, che ragazza fortunata!” disse lei ridendo.
“Karen perdonami ma ora devo salutarti, ho lasciato un discorso in sospeso con mia nipote. Grazie per avermi chiamato! Buona notte, a presto!”
 “ A presto Albert, buona notte!” lo salutò  lei riponendo la cornetta. Era felice, soddisfatta, entusiasta.
Si guardò allo specchio e sorrise compiaciuta.
 
Albert riagganciò la cornetta col sorriso sulle labbra. Aspettò qualche minuto, poi tornò nel suo studio per riprendere il discorso lasciato in sospeso con Candy che perònon c’era più; probabilmente era andata a dormire. Decise che sarebbe stato meglio se avesse fatto lo stesso, la mattina seguente avrebbe visto il dottor Price e sarebbe stata sicuramente un’altra giornata impegnativa.
 
Candy era nella sua stanza, stringeva lo spartito fra le mani e rileggeva la nota lasciatale da Terence. Si chiedeva se Annie avesse ragione e se quel ragazzo provasse interesse nei suoi confronti.
La sola idea le creava uno scompiglio interiore.
Non erano passate nemmeno 24 ore dall’ultima volta che lo aveva visto eppure desiderava che i 28 giorni che li separavano, passassero velocemente.
Prese la sciarpa da sotto il cuscino, se l’avvolse attorno al collo e inspirò profondamente il suo profumo; ricordò i suoi bellissimi e profondi occhi blu e uno strano sfarfallio si impossessò del suo stomaco. Guardò fuori dalla sua finestra, il cielo era blu come gli occhi di Terence e quella sera si vedevano persino le stelle. “Chissà che stai facendo?!” si chiese lei sospirando.
 
Terence era nella propria stanza di albergo a Toledo, che distava poco più di 5 ore di viaggio da Chicago eppure sembrava una distanza insormontabile. Si chiese come fosse stata la giornata di Candice, se fosse con Patrick, cosa stesse facendo. Si affacciò alla finestra, prese una fresca boccata d’aria e si fermò ad ammirare le stelle; ce n’erano talmente tante in cielo che pensò che anche il firmamento avesse le lentiggini e che forse tutte le cose belle avessero le lentiggini. Chiuse la finestra, spense la luce e si mise a letto. Sarebbe stata una lunga nottata, sarebbero stati 28 lunghissimi giorni.
 
   
 
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