Sei mesi prima
In
Giappone si dice che ogni persona quando nasce porta un filo rosso
legato al
mignolo della mano sinistra. Seguendo questo filo, si potrà
trovare che ne
porta l’altra estremità legata al proprio mignolo:
essa è la persona cui siamo
destinati, il nostro unico e vero amore, la nostra anima gemella. Le
due
persone così unite, prima o poi, nel corso della loro vita,
saranno destinate
ad incontrarsi, e non importa il tempo che dovrà trascorrere
prima che ciò
avvenga, o la distanza che le separa, perché quel filo che
le unisce non si
spezzerà mai, e nessun evento o azione potrà
impedire loro di ritrovarsi,
conoscersi, innamorarsi.
“La
prossima fermata è Greenwich. Quando lasciate il treno,
ricordate di portare
tutto ciò che vi appartiene con voi * .”
La voce
metallica della metropolitana annuncia che è la mia fermata.
Chiudo velocemente
il libro che ho in mano: ‘Fiabe e leggende
cinesi’**. Mamma lo comprò quando
avevo solo sei anni, facendomi promettere che lo avrei custodito come
se fosse
un tesoro prezioso.
E
così è
stato, dato che appartiene ancora a me, ed è sano e intatto.
Nemmeno una piega,
non è sgualcito. Molto probabilmente perché non
l’ho mai letto. Quando ero
piccola non ero affascinata dalla cultura cinese come adesso, di
conseguenza
non è ‘vissuto’.
Da una
parte ne sono felice, perché ora l’apprezzo e ho
un libro bellissimo da
leggere.
Dall’altra,
però, ne sono dispiaciuta, perché avrei potuto
condividere i miei pensieri con
il mio migliore amico e mia sorella gemella. Eravamo un gruppo molto
affiatato,
ma oramai non riesco a sentirmi con loro più di tanto, a
causa del lavoro e del
fuso orario.
Si,
perché –come potete facilmente immaginare- sono a
Londra, mentre loro a Mystic
Falls, un paesino sperduto della Virginia, in America.
Sono nata
e cresciuta lì, ma quando ho avuto la possibilità
mi sono diretta a Londra e ho
conosciuto colei che è la mia migliore amica, Caroline,
nonché mia coinquilina
di una casetta a Greenwich. Le spese per l’affitto non sono
così elevate da
dividerle, anzi, sono molto basse. Ci siamo conosciute a lavoro -
lavoriamo
nella stessa struttura –ma i nostri impieghi sono molto
diversi fra loro. Però
abbiamo stretto amicizia velocemente e abbiamo deciso di condividere
una casa
assieme, vicino ai parenti di Care –nelle vicinanze
dell’hotel Novotel***, a
qualche centinaia di metri da casa nostra, villetta A206, Greenwich.
Lei
è la
tipica amica perfetta, che cura l’estetica quasi
più della nostra casa –cosa
assolutamente vera, anche perché non riesco a contribuire
più di tanto- ma che
è sempre presente nel momento del bisogno.
Lavora
come stagista presso uno studio legale a Knightsbridge, uno dei
quartieri più
lussuosi del distretto di West London e di tutta Londra, a dire il
vero. Avete
presente il quartiere dove è situato il famoso centro
commerciale Harrods?
Bene, proprio lì, in uno di quei palazzoni lussuosissimi.
Adesso penserete che
è una coincidenza vedere Care lavorare vicino Harrods. Boom,
avete fatto centro.
Adesso conoscete la mia migliore amica –e coinquilina-
più delle vostre stesse
tasche (nel caso ne abbiate un paio: di certo non le possedete se state
indossando un paio di leggins o, peggio ancora, jeggins ***, come nel
mio
caso).
Non sono
mai stata patita della moda: certo, riguarda
in gran parte il mio lavoro, ma non
vado a caccia dell’ultimo paio di Jeffrey Campbell, o della
costosissima borsa
di Miu Miu. Preferisco vestirmi comodamente, indossando capi semplici.
Sia
perché non fa parte del mio stile, sia perché non
posso permettermi certi capi
e accessori.
Ora, ad
esempio, indosso dei jeggins che Care mi ha costretto a comprare
(scomodissimi
poiché molto aderenti!) ed una camicia rossa e nera stile
plaid, regalatami da
mio fratello al mio 21esimo compleanno (quasi un anno fa, dunque).
Di cosa
stavo parlando? Ah si, di Care. Fa la stagista, perciò si
occupa di mettere a
posto, in ordine alfabetico, le cartelle riguardanti i casi dei
clienti, e di
portare il caffè ai suoi superiori. Niente di
ché, se non fosse per il suo
stipendio non esattamente basso. Suppongo sia a causa del suo datore di
lavoro,
un tale che, a mio parere, ha una cotta per lei.
E la cosa
che più mi fa arrabbiare è che la mia amica
è perfettamente ordinata con i suoi
vestiti e nel suo lavoro, ma non lo è nel bagno (se non si
tratta dei
cosmetici), nella cucina e nel soggiorno. Questo è uno dei
tanti dilemmi della
vita.
Prendo la
borsa nera a tracolla della Forever21*****, e mi avvio verso le porte
scorrevoli
del treno che ferma a Lewisham. Scendo la scalinata e, una volta fuori
dalla
metropolitana, mi incammino verso casa. Oltrepasso l’hotel
Novotel, ed anche un
pub rustico, con le porte e finestre in legno blu. Ovviamente blu
vernice, non
naturale. A Greenwich questo è un colore molto popolare.
Oltre il pub, ci sono
anche le porte principali delle case di questo colore.
La nostra
abitazione, infatti, non è isolata, ma circondata da altre
uguali.
L’unica
differenza? La nostra porta d’ingresso è rossa, le
altre blu.
Decido di
inviare un sms alla mia coinquilina.
Forbes, sei
a casa? xx
Caroline
fa Forbes di cognome. Caroline Forbes, ma io la chiamo Care.
Forbes
solo quando sono di buon umore.
E
sì,
adesso sono felice. Perché? E’ venerdì,
e ho un weekend libero da trascorrere
nel mio letto o su Skype con mia sorella e il mio migliore amico.
Sorrido
al solo pensiero. E’ da tanto che non ci sentiamo... Saranno
due settimane o
qualcosa in più? La distanza mi uccide, ma ogni tanto
messaggiamo, anche se non
è affatto la stessa
cosa. Non è minimamente
paragonabile.
No.
Straordinari! xx
Risponde
Caroline. Straordinari? Venerdì sera?
La mia
ipotesi si realizza. Insomma, solo il suo superiore super-innamorato
può fare certe cose pur di stare con lei il più
possibile. Ma a Care non interessa, anzi, lei mi confessa che il loro
rapporto
non è del tutto pacifico. Ci farei un pensierino
–“Ammettilo, Elena. Te lo
sposeresti!” dice la mia coscienza- , se non fosse già cotto di lei.
E’
un
uomo bellissimo. Davvero bello. Ha perfino gli occhi color azzurro
cielo!
Sospiro,
pensando al fatto che non ho un ragazzo da tempo. Da circa... un anno e
mezzo.
Ho
lasciato il mio ex quando mancavano cinque-sei mesi alla laurea. Dopo
quest’ultima sono venuta a Londra, nella quale vivo da quasi
un anno.
Ho un
mestiere, ma qualche volta mi capita di dare una mano ad una mia amica
fioraia,
Vicky. Nel tempo libero che mi resta (davvero poco, considerando che ho
un
lavoro e,per quanto possa amarlo, non ho mai tempo per me stessa, e che
trascorro i miei weekend nel letto o con le due persone più
importanti per me)
scrivo. E’una passione che mi ha trasmesso mia madre, ma
è un segreto: insomma,
quasi nessuno lo sa, neanche Care.
Apro il
cancelletto in ferro battuto nero, e lo richiudo alle mie spalle.
Lancio
una veloce occhiata al giardino. E’ tutto okay.
Mentre mi
avvicino alla porta rossa, afferro le chiavi dalla mia borsa, e le
inserisco
nella toppa.
Dopo
quattro giri, sospiro, entrando finalmente a casa.
Lancio la
borsa sul divano a tre posti, che si trova a due metri
dall’entrata. Nel
frattempo mi tolgo le scarpe, delle sneakers nere. Se le ho indossate
è stato
solo per comodità. Non fraintendete, mi piacciono, ma al
lavoro sono vietate.
Questa è stata una delle prime cose che ho udito quando sono
stata
assunta. Oggi,
dunque, è stata
un’eccezione.
Dovevano
iniziare i lavori di restauro, e ci hanno avvisato che il pavimento
–di solito
limpido come l’acqua di un torrente in montagna- si sarebbe
sporcato. Il mio
capo, Isobel Flemming, ha consigliato di indossare scarpe
più comode, se non
avessimo voluto rovinare i soliti tacchi 12.
L’appartamento
è abbastanza grande per due persone che, come nel nostro
caso, sono sempre
fuori casa. Insomma, ci alziamo, se abbiamo tempo prepariamo la
colazione
–altrimenti usciamo e raggiungiamo il primo Starbucks
– e lavoriamo fino a
tardi. Nel pomeriggio raggiungiamo casa, e solo raramente usciamo. Solo
per
feste varie o per fare la spesa.
Appena si
entra c’è un breve corridoio. Si apre, poi, un
soggiorno abbastanza grande, con
due divani –a 3 e 2 posti, rispettivamente - rivolti ad una
televisione dallo
schermo quasi enorme. Il
soggiorno è la
stanza dove c’è più vita: di solito
accogliamo qui gli ospiti o vediamo un film
insieme, o leggiamo un libro data la libreria gigantesca. In alcuni
momenti,
quando Care non c’è, mi isolo, prendendo un libro
e rannicchiandomi in un
angolo del divano. E’ fenomenale il potere dei libri.
In
soggiorno, poi, si trova una scala (a giorno), poiché il
nostro appartamento si
erge su più piani. Al primo piano, dunque, ci sono le nostre
due camere da
letto ed un bagno in comune. All’ultimo piano
c’è una stanza vuota, contenente
solo qualche scatolone. E’ grande per essere una soffitta e
inutile utilizzarla
come sala ‘passioni’ o ‘relax’
o perfino utilizzarla come stanza per gli
ospiti: nessuno si ferma da noi a dormire, anche solo per una sera. Se
è
necessario, però, possiamo adibirla a camera da letto usando
un divano-letto.
Vado in
cucina, la prima porta a destra da quando si entra, e faccio compagnia
al mio amico
frigorifero, svuotandolo un po’. Prendo, infatti, un
barattolo di gelato al
cioccolato.
Quando lo
richiudo, sento il campanello suonare.
“Care
–urlo- sei tu?” domando, pensando che sia la mia
amica. Il che è improbabile,
però, visto che gli straordinari le durano minimo
mezz’ora. A meno che non
abbia fatto fuori ‘begli occhioni’.
Alzo le
sopracciglia, e ritorno verso la porta che ho chiuso poco fa.
Aprendola,
sbarro gli occhi, incredula.
“Voi?”
domando, lasciando la bocca spalancata.
Già,
voi?
______________________________________________________________________
*Nella
lingua originale la frase è così: ‘This
train is for Lewisham. Next
stop is
**Fiabe e
Leggende cinesi: libro davvero esistente. Avevo bisogno di qualcosa di
reale
sulla quale basarmi, e cercando su Internet ho trovato questo titolo.
Non
conosco dettagli, né l’ho mai letto o visto.
Probabilmente è anche per bambini.
Non biasimatemi.
***Hotel
Novotel: esiste per davvero, controllate se volete. E’
lì che ho soggiornato
quando sono andata a Londra. E’ molto elegante e moderno. La
posizione è
rilevante, in quanto si è vicini alla metro, grazie alla
quale mi sono spostata
e si sposterà anche Elena.
****jeggins:
parola utilizzata nel gergo della moda. Deriva dall’unione di
due parole:
leggins e jeans. Infatti i jeggins sono dei leggins con la stoffa
tipica dei
jeans, e, di solito, mancano di tasche. (perlomeno i miei!)
*****
Forever21: marca di moda, famosa in quasi tutto il mondo. In Italia non
c’è,
purtroppo. I vari store si trovano in America, un po’ in
tutta Europa e in
Giappone, Cina e qualche altro luogo.
A Londra
ci sono un paio di negozi. Uno di essi è ad Oxford Street,
360 (se non erro per
quanto riguarda il numero). Potete dare un’occhiata al sito
ufficiale, da cui
si compra anche online.
______________________________________________________________________
Dopo le
milioni
note ed un primo capitolo molto vago, eccomi qui.
Il
capitolo non è molto lungo, ma all’inizio
dev’essere necessariamente così. Se
scrivessi di più, probabilmente voi lettori ricevereste
troppe informazioni
difficili da gestire. Dunque scusate se all’inizio
sarà così. Almeno crea
suspense (spero!).
Spero che
qualcuno gradisca la lettura, lo spero davvero.
Elena
è a
Londra, vive con una Caroline
londinese,
nonché sua migliore amica.
Capitolo
rilevante, capiamo ulteriori notizie sulla sua vita.
Tra tutte
queste parole fa capolino una in particolare, che sarà una
sorta di simbolo
dell’amicizia che intercorre fra Elena e Care. Non
sottovalutate questo legame,
poiché importante per la vicenda della storia e del
possibile seguito. Lo so,
sono paranoica, tanto da aver ipotizzato un sequel di questa fan
fiction.
Dicevo…
Dimenticatevi
dunque una Mystic Falls con Caroline e Liz Forbes, Vicky e altri
personaggi che
compariranno nei capitoli successivi. Nel prossimo capitolo si
capirà chi è la
sorella di Elena, e spiegherò la loro somiglianza e il perché di
questa scelta.
Se
volete, provate ad indovinare. Mi piacerebbe sapere cosa pensate!
Voglio
ringraziare tutte le numerose lettrici silenziose e che seguono la
storia. In particolare,
Bloodstream_.
A
questo proposito vi propongo di passare dalla sua storia, ‘The
Beautiful and The Damned’,
una delle più belle che abbia mai letto.
Recensite
per farmi sapere cosa
ne pensate, un pensiero non fa mai male.
Un
bacio.