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Autore: fridawrites    06/05/2013    1 recensioni
Si dice che il filo rosso del destino conduca ogni persona alla propria anima gemella: nessun ostacolo impedirà alle due persone di trovarsi ed innamorarsi.
Elena,però, non può immaginare che la persona a cui è destinata è qualcuno per il quale prova solo un semplice affetto. Lo capirà grazie a Caroline, migliore amica e coinquilina, e a sua sorella gemella, che la raggiungerà nella frenesia Londinese.
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«Quindi?» domanda Care, più confusa di prima. «Cosa siete adesso? Amici con benefici?»
Sentirlo a voce alta è tutt’altra cosa. E’ anche peggio. Avevo solo bisogno di sfogarmi; a farmi compagnia c’era l’alcool… e lui.
«Dipende da cosa intendi.» rispondo vaga, aggrottando le sopracciglia.
«Avete placato gli spiriti bollenti nell’unico modo che avreste dovuto evitare. E’ ufficiale.» ribatte convinta. «Siete amici di letto. »

AU. Tutti umani.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Originari, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

 

“Oh, ma sta’ zitta!”  mi rimprovera mia sorella duramente, ma sono più che certa che è a causa della gravidanza. Si, insomma, i suoi ormoni sono in subbuglio e non è mai stata il massimo della gentilezza e cortesia. Un mix perfetto, dunque.

Sospiro, pensando al fatto che siamo arrivate a questo punto dopo tanto tempo. Abbiamo faticato entrambe –dovrei dire tutti e quattro?-, abbiamo sofferto entrambe, ma abbiamo finalmente trovato quella stabilità che ci sembrava ormai perduta ed irrecuperabile.

Sfoglio ancora una volta il catalogo di abiti da spose, e sorrido al solo pensiero che si sposerà.

Mia sorella gemella aspetta due gemelli (casualità delle casualità), e si sposerà tra un po’: insomma, ha realizzato la sua vita. Una famiglia, un marito, un lavoro, due figli.

 

“Elena” mi sveglia lei dal mio stato di trance, anche se in realtà ero solo immersa da alcuni pensieri.

“Sono felice di essere venuta da te, sei mesi fa.” Mi confida, e sono più che sicura che i miei occhi diventano leggermente lucidi. La mia guancia diventa rossa- ancora di più se possibile- per il freddo dell’autunno iniziato da appena metà mese. Ammettiamolo, anche se siamo all’inizio di ottobre - tre ottobre, per essere precisi-  fa un freddo comparabile solo con quello invernale.  Siamo, infatti, sedute ad uno Starbucks, in un tavolino vicino all’entrata; ogni qualvolta che qualcuno apre la porta, entra, dunque, una velata di gelo.

La gravidanza la fa diventare lunatica, e, solo in questo caso, più dolce. Ricorderò questo momento per sempre, e glielo rinfaccerò per tutta la vita, quando mi tratterà con la sua finezza ed eleganza tipica di uno scaricatore di porto. Okay, sto esagerando, ma la mia gemella è sostanzialmente diversa da me.

 

“Sai, dovresti smetterla di mangiare cupcakes!” la rimprovero bonariamente io, ed improvvisamente lei smette di divorare quei dolcetti al cioccolato a forma di tazza. Quale briciola le è rimasta attorno alla bocca, ed emetto una risatina a quella visuale.

 

“Dici?” domanda lei, quasi preoccupata dalla mia affermazione.

“Perché ne ho voglia, e se non soddisfo questo mio desiderio –o capriccio, come dici tu- i bambini potrebbero nascere con la voglia di cupcakes al cioccolato, e urleranno ‘Mamma, papà: vogliamo i cupcakes!’. Oppure lo dici perché sono grossa come una mongolfiera e così non riuscirò mai a trovare il vestito da sposa, e il mio futuro marito non mi vorrà più!” ed inizia a piangere istericamente, portando le mani agli occhi, fino a coprirli del tutto.

Sospiro, e mi alzo dalla mia sedia, raggiungendo mia sorella, di fronte a me.

Vi odio, ormoni, chiaro?

Le accarezzo la schiena dolcemente, portando la mano su e giù, perché quel gesto l’ha sempre calmata, sin da quando era bambina. Mamma me lo svelò quando ero piccina, e da quel momento ho utilizzato questo calmante nei suoi confronti quando impazziva –impazzisce, poiché lo fa tutt’ora.

 

“E’ tutto okay, non piangere. Sei sempre bellissima, e l’ho detto solo per scherzare..”

Le affermo dolcemente all’orecchio, sperando di calmarla. Per fortuna fa così, perché alza la testa e punta il suo sguardo nel mio.

 

“Ti piace farmi arrabbiare, non è così? Vuoi insultarmi e poi dici che ti piace prenderti gioco di me! Ti odio, Elena, ti odio!” urla in preda alla disperazione, mentre gliene dico mentalmente quattro ai suoi ormoni, ancora una volta.

 

Prima era scorbutica, poi dolce, poi si dispera, poi mi urla contro. Vorrei che partorisse subito quei muffin dei suoi due gemelli, vista l’enorme pancia. So che ne porta due in grembo, ma confrontando il suo ventre con quello delle vecchie foto di mamma, Miranda, immagino che i suoi gemelli siano come due muffin enormi, come quelli che sfornavo io d’adolescente, sbagliando le quantità.

 

“Smettila di urlare, calmati! Farai del male ai bambini!” le dico, ricordandole, ancora una volta, che è incinta, e se urla o si scalda troppo potrebbe fare del male ai suoi piccoli. E’ da quando so della sua gravidanza che la riprendo su quest’argomento ma sembra che i suoi amati ormoni non le facilitino la calma.

 

Adesso smette di divincolarsi come se fosse posseduta, e sembra essersi calmata del tutto. Mi guarda, con gli occhi arrossati e le guance bagnate per le lacrime, come se stesse per dirmi qualcosa.

“Elena..” sussurra, infatti.

“Mi si sono rotte le acque” finisce il suo discorso, mentre io sbarro gli occhi, non avendo pensato a questo. Okay, questo è il nono mese di gravidanza, ho sperato che partorisse i muffin per farle smettere di essere così sensibile e lunatica, ma non sono capace di fare certe cose!

 

“Matt!” urlo, poiché siamo venuti con lui allo Starbucks. Ecco la sua chioma bionda che si gira, dalla fila in cui si trovava per pagare le nostre bibite, verso di noi.

“Le acque!” gli urlo, sperando che capisca all’istante e in effetti così succede.

 

Lascia il suo posto e si affretta a soccorrere in mio aiuto –dovrei dire in aiuto di mia sorella?- .

Mi lancia le chiavi della sua macchina, e aggiunge qualcosa come ‘Muoviti!’ o ‘Apri la porta’ e ‘Corri in macchina!’ . Ed io agisco di conseguenza, non sapendo come muovermi.

Matt l’aiuta a sedersi al posto accanto al guidatore, e cerca di farla respirare profondamente, ma è più o meno impossibile, dato che insulta ed impreca in continuazione verso tutto e tutti.

Ma a questo io sono già abituata. Matt no, perché sbarra gli occhi, mentre lo rassicuro che è tutto ok.

 

Mi squilla improvvisamente il cellulare. “Pronto?” rispondo ansiosa.

“Sorellona! Tutto okay con la neofidanzata?” afferma divertito nostro fratello, Jer.

“No, Jeremy, NO!” urlo un po’ troppo disperata, ma non posso farci niente, in quanto mia sorella sta addirittura urlando contro Avril Lavigne, ma non so perché.

 

“Come hai potuto cantare questo, Lavigne? Wish you were here, padre dei miei figli!” Io e Matt siamo scandalizzati, e Jeremy soffoca una risata dall’altra parte del telefono.

 

“Le si sono rotte le acque..” dico in un sussurro a mio fratello, che, improvvisamente, smette di ridere.

“Chiamo tutti a raccolta al primo ospedale vicino da quelle parti!” afferma lui, usando un tono severo e adulto, diverso da quelli usati in precedenza. Anche mio fratello è cresciuto nell’ultimo periodo.

 “Grazie, chiama anche il povero neofidanzato!” lo avviso, perché non so cosa potrebbe fare mia sorella senza ‘il padre dei miei figli’ -testuali parole!

 

Chiusa la telefonata, noto che siamo arrivati ad un ospedale, il primo trovato nella zona.

Io e il biondo cerchiamo di far respirare la quasi neomamma,  che sembra voglia farsi aiutare da noi.

 

“Salve! A mia sorella si sono rotte le acque, sta per partorire!” affermo un po’ troppo su di giri, e l’infermiera a cui mi sono rivolta lo nota; ci manda subito in una camera,  lasciando me e il biondo fuori.

Lui rimane fermo, seduto su una sedia, mentre batte, nervosamente, il piede sinistro per terra; io,invece, vado avanti e indietro per la sala d’attesa.

Sembra che stiano trascorrendo secondi  insopportabili. E pensare che, solo dieci minuti fa, stavo scherzando con lei su abiti da sposa!  E se non fossi all’altezza di essere zia? E se succedesse qualcosa a lei o ai gemelli? Qualcosa a causa mia? Se morisse per dare alla luce delle pesti dagli occhi chiari? Non me lo perdonerei mai.

Sbotto in un pianto liberatorio e isterico, mentre con una sola mano mi copro entrambi gli occhi.

L’altra, invece, accompagna i miei movimenti veloci da una parte all’altra della sala.

 

“Calmati, Elena. Andrà tutto bene. Tua sorella è una tipa tosta, ce la farà.” Mi rincuora Matt, o Mattie, come lo chiamavo quando ci frequentavamo al secondo superiore.

Per fortuna, dopo la rottura, siamo rimasti amici. Non so cosa farei senza la sua figura nella mia vita.

 

Ma, purtroppo, non riesco a calmarmi. E’ più forte di me.

Trascorrono i secondi, i minuti, ed io sono ancora lì a girare, piangendo, per la sala d’attesa.

Fino a che non giungono delle braccia ad abbracciarmi, e mi sembra di fermarmi, come se avessi chiuso la manopola della fontana. Le braccia calmanti, le sole che riescono a farmi stare bene tutt’ora, dopo tantissimi anni.

Ho capito.

E’ lui.

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Probabilmente è il peggior prologo mai visto prima d'ora. Ma com'è che si dice? Mai giudicare una fanfiction dal suo prologo.

Il novanta per cento delle lettrici abbandonerà la storia dopo aver letto questro intruglio di parole, ma voglio assicurarvi che entreranno in scena quasi tutti i personaggi del telefilm. E' un racconto che si stacca dal solito, iniziando dal fatto che è un AU. E' una Delena, ma per arrivarci dovremo aspettare qualcosa come... non so, più di dieci capitoli? Non l'ho ancora deciso, ma non affretterò il tutto pur di soddisfare il mio animo di Delena sfegatata.

Non si capisce chi è la gemella di Elena, si capirà nel secondo capitolo, già scritto quasi un mesetto fa. Ebbene sì, ho in mente questa storia da un po', ma ho avuto il coraggio di pubblicare solo ora. Ho scritto, però, a malapena tre capitoli, ma sto cercando di strutturare la fanfiction nel miglior modo possibile. Ci sono più pairing, ma se ve li elenco sono certa che la suspance calerebbe drasticamente.             So già che ci sono molte AU in cui sono tutti umani e che molte sono letteralmente, visibilmente, ovviamente più accettabili di questo scritto, ma voglio provare a mettermi in gioco, a vedere se catturo un po' l'attenzione. Elena crescerà, capirà molte cose, sarà cosciente di sentimenti e realtà che non potrebbe mai immaginarsi nella sua vita a Mystic Falls del telefilm. 

Il titolo della fanfiction è 'The Doom', cioè 'il destino'. L'esatto corrispettivo di 'destino' in Inglese è 'destiny', ma 'doom' è Inglese antico.

Il perchè di questo nome si capirà nel prossimo capitolo e nel corso della vicenda. 

Per qualsiasi delucidazione chiedete. 

Un bacio.

  
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