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Autore: Paddy_Potter    13/05/2013    1 recensioni
Cos'è successo quella notte? Perché Sirius è scappato di casa? Dove è andato? Com'è avvenuto questo paragrafo della vita del nostro Felpato che si accenna solamente?
Questa storia parla di dolore, tristezza, perdita, ma anche di amicizia e promesse rinnovate.
Verranno svelati nuovi segreti, tra le peripezie dei nostri malandrini, con una guerra ad aspettarli, con tutto ciò che possono combinare i nostri sedicienni preferiti!!
Nel primo capitolo...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Potter, Orion Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sarah

 


 

Il corpo di James era come paralizzato e per un attimo lo era stato anche il suo respiro quando si era visto davanti quella foto. I suoi muscoli non gli rispondevano, il suo cervello era in tilt ed era solo riuscito a biascicare cinque parole come spiegazione.

Sirius lo fissava preoccupato: suo fratello era immobile e la luce fredda della luna lo colpiva in pieno come uno schiantesimo, facendolo sembrare pietrificato.

Le candele, ormai consumate, ad uno sbuffo di vento proveniente dalla finestra aperta, si spensero con un ultimo guizzo, lasciando la stanza illuminata solo dalla notte stessa.

James voleva reagire ma non ci riusciva, perchè quella foto era lì, davanti a lui e lui non riusciva a distogliere lo sguardo: un vuoto abisso gelido si stava facendo strada nel suo cuore, riaprendo quella ferita che credeva sanata.

Gli occhi della bimba lo fissavano e lui fissava i suoi.

Sirius interruppe il contatto spostando la foto, ma James, ritrovando la consapevolezza di avere un corpo, scattò in avanti e la afferrò.

Fu un attimo e si sentì svuotato alla vista della bimba e, incapace di reggersi sulle proprie gambe, si accasciò sul letto.

Suo fratello gli fu accanto in un lampo.

"Jamie! James stai bene? James!"

Non aveva la forza di rispondergli.

Non aveva il coraggio di rispondergli.

Non aveva la volontà di staccare gli occhi da quella foto.

"James!"

Sirius lo strattonò violentemente, facendogli riacquisire in parte coscienza.

James deglutì a fatica e spostò lo sguardo sul ragazzo accanto a lui: lo fissava spaventato, credendolo forse impazzito o chissà che, pensò il grifondoro.

"Jamie" lo chiamò di nuovo Sirius, più dolcemente.

Questa volta il primo si riprese totalmente e riuscì a formulare una frase.

"Non la vedevo da sei anni."

"La foto?"

James annuì.

"Chi è quella bimba?" chiese piano. "Non svenire!" aggiunse svelto, per precauzione.

Il ragazzo sorrise. "Lei è Sarah. Lei era Sarah."

Jamie prese un lungo respiro e cominciò.

"Era nata il 21 giugno del 1963, il solstizio d'estate e non ci poteva essere giorno più giusto. Era la personificazione dell'estate: sempre felice, sempre allegra, sempre sorridente. Qualsiasi cosa succedesse, lei era sempre sull'altalena ad aspettarti con un sorriso stampato in faccia, anche se diluviava. Aveva i capelli mossi e biondi, ma non biondi come tua cugina Narcissa, no. Erano biondi come il grano quando è maturo, un bel biondo scuro con i riflessi rossi come i capelli di Evans. Gli occhi erano marroni nocciola, simili ai miei, ma più...vivi. Era bellissima, specialmente quando si faceva le trecce."

Era vero, notò Sirius dalla foto: era davvero una bella bambina, esattamente come l'aveva descritta James.

"Lei era l'estate concentrata in un metro e un boccino di persona!" continuò il fratello sorridendo. "Non stava ferma un solo secondo, saltellava in giro per casa, tra i divani, attorno ai tavoli, su e giù dalle scale oppure fuori, nel prato, a rincorrere le farfalle o a raccogliere fiori, nel boschetto a guardare gli uccelli e ad arrampicarsi sugli alberi o in veranda a dare acqua ai vasi della mamma. Aveva sempre qualcosa da fare in qualche posto che non era mai quello in cui si trovava..."

James faticava a parlare, si vedeva. Aveva in testa un fiume di parole per descrivere quella piccola, ma ogni parola che pronunciava gli provocava una tremenda fitta al cuore.

Nonostante questo, continuò.

"Aveva un carattere fantastico: non metteva mai il broncio, se non per finta. Qualsiasi cosa io le proponessi di fare, lei accettava e cominciava a saltellarmi attorno finchè non la prendevo in braccio. Qualche pomeriggio, però, si sedeva sull'altalena e si faceva cullare, chiudendo gli occhi e sciogliendo i capelli, così che il vento glieli scompigliasse. Ogni volta che tornavo da scuola aveva sempre qualcosa da raccontarmi su come le era andata la giornata all'asilo e io adoravo sentire quella vocina che mi riversava addosso un'ondata di parole ogni singolo giorno e, quando eravamo in vacanza, utilizzava quei minuti strategici con imboscate per farmi il solletico. Avere quel piccolo elfo in più per casa che faceva prendere fuoco a qualsiasi cosa le desse fastidio era davvero...fantastico."

James si interruppe, fissando il vuoto pavimento davanti al letto.

Sapeva che il suo migliore amico stava per parlare, ma non sapeva se sarebbe riuscito a rispondergli.

Dopo un attimo di esitazione, Felpato gli fece quella domanda che non riusciva più a trattenere.

"Jamie, chi era Sarah?" sussurrò Sirius con tutta la dolcezza che riuscì a trovare.

"Era la mia sorellina."

Il grifondoro per poco non scivolò giù dal letto.

La sua sorellina? James aveva una sorellina? Perchè non glielo aveva mai detto?! Merlino, doveva avere davvero una bella ragione per tenere il proprio migliore amico all'oscuro di una cosa del genere!! Ma che ragione ci può essere per non dire a nessuno di avere una sorella? Un momento...no, no, ti prego no! Era?! Perchè era?! No, non può essere...la mente di Sirius era sottosopra e la cosa si doveva notare parecchio sulla sua faccia perchè cambiava continuamente espressione: sconcertato, allibito, curioso, furioso, disperato,...

James accennò un debole sorriso al vedere la confusione negli occhi del suo migliore amico e quello si ricompose.

"Tu hai una sorellina?"

"Avevo."

"C-che vuol dire avevo?" chiese Sirius con delicatezza, sperando con tutto se stesso di non aver indovinato la risposta.

"Aveva quattro anni quando tornò a casa da scuola dicendo che non si sentiva bene: era una delle prime volte che non la vedevo sorridente e questo mi fece già male. Si stese a letto, e arrivarono i medimaghi. Si chiusero dentro la sua cameretta per un'eternità e, quando uscirono, vollero parlare solo con i miei genitori. Per farla breve, Sarah aveva una malattia sconosciuta e apparentemente incurabile che portava alla degenerazione del cuore che non funzionava più a dovere e che sarebbe lentamente rallentato, fino a...spegnersi."

James si bloccò. Sir fece per dire qualcosa ma suo fratello riprese.

"Mia madre non me lo disse subito, ma, dopo un po', Sarah riusciva a stento a stare in piedi da sola e dovette rimanere a letto. Cominciai a pressare i miei perchè mi dicessero cos'aveva mia sorella e alla fine mamma me lo disse. Da quel momento passai ogni singolo pomeriggio e mattina libera in camera sua a fare i compiti o a parlarle semplicemente per tentare di farle vivere ancora quella vita allegra e sorridente di cui era vissuta fino a quel momento, raccontandole di tutto, dalla scuola al tempo, dal giardino al cielo, qualsiasi cosa mi passasse per la testa. Arrivai a prometterle che l'avrei portata di nuovo al mare una volta che fosse guarita, ma ormai l'aveva capito. Aveva capito che non sarebbe guarita."

Fece un'altra pausa: ora parlare stava davvero diventando insopportabile, ma, con uno sforzo immane, ricominciò.

"Dopo due mesi che andavamo avanti così, il suo cuore andava così piano che trovava a stento la forza di parlare e di stare sveglia. Il 20 giugno di otto anni fa era la sera prima del suo quinto compleanno e io ero disteso a fianco a lei sul suo letto, con un braccio attorno alle sue spalle: le avevo promesso che sarebbe stato il compleanno più bello di sempre, consapevole che forse sarebbe stato l'ultimo. Stavamo aspettando la mezzanotte. Appena i rintocchi del pendolo cominciarono, le feci subito gli auguri e le diedi un bacio sulla fronte. Lei mi guardò, faticando anche a tenere aperti gli occhi. Mi disse che mi voleva tanto bene: sentiva di avere i respiri contati, io me ne accorsi troppo tradi. Mi strinse con le ultime forze che aveva. Ebbi appena il tempo di mormorarle che anche io gliene volevo tanto. Non pianse, non l'aveva mai fatto e non l'avrebbe fatto in quel momento. Respirò per l'ultima volta e chiuse gli occhi.

Ma li chiuse per sempre."

Una lacrima solcò il volto di Jamie seguita da tutte quelle che aveva trattenuto fino a quel momento.

Dalla finestra aperta entrava una brezza leggera. Fuori, nella notte mormorante, la luna splendeva nel cielo terso, il boschetto vibrava nella tranquillità.

James era immobile, tranne per le mani che stringevano spasmodicamente le lenzuola del letto che inebriavano un leggero profumo di lavanda.

Sirius lo fissava allibito, senza avere idea di cosa dire.

Solo in quel momento capiva il perchè di tutte le accortezze che suo fratello gli dedicava.

Ricordò che, quando erano fuori con Remus durante le notti di luna piena, se gli si avvicinava troppo, un cervo gli compariva sempre davanti e lo spingeva un più lontano o quando erano a lezione di astronomia, se si sporgeva troppo dal parapetto sentiva sempre la mano di Ramoso sulla sua spalla...aveva paura di perdere un altro fratello.

Ora, si accorse, aveva anche lui le lacrime agli occhi: sapeva cosa voleva dire non avere più un fratello al proprio fianco, conosceva il dolore che si provava...

Seguendo quello che gli dettava il cuore, lasciò che James si abbandonasse nel suo abbraccio, come aveva fatto lui la notte prima. Pose il volto tra i capelli (inconfondibilmente, inguaribilmente, maledettamente sparati) dell'amico, stringendolo lentamente sempre di più verso di sè.

Ramoso si sentiva perso, svuotato, distrutto. Sperava di aver accantonato quella storia, sperava di essere riuscito a superare anche quello...non era vero. Il passato era riemerso nel giro di dieci minuti da quello che credeva un pozzo sigillato accuratamente nel fondo della sua anima, investendolo in pieno. Credeva di aver riposto tutti i suoi sentimenti al di sotto della superficie ghiacciata del laghetto che si vedeva dalla grande finestra della camera di Sarah, di aver tirato le tende verde erba e di aver chiuso le imposte, oscurando per sempre quel luogo.

Un vento di ricordi era invece uscito fuori dal lago, tanto forte da frantumare il ghiaccio, tanto forte da riaprire quelle imposte e da penetrare nella stanza, facendo svolazzare le tende e riportando alla vita quegli attimi fatali.

Lasciò andare la testa tra la spalla e il collo del suo amico, stringendosi contro la sua felpa nera...la sua fel...la sua...

"Sir" biascicò fra le lacrime "Questa felpa è mia!"

"Tu mi avevi fregato i jeans..."

E sorridendo, ringraziando infinitamente il cielo di avergli dato un amico così, si strinse ancora di più contro di lui, lasciandosi attraversare da quel calore familiare, quel calore amico.

Era stata sua sorella a farglielo incontrare, di questo ne era certo.

Sirius prese una delle coperte a quadri che gli aveva dato Dorea, coprì le spalle di James e lo ascoltò piangere, illumiato dalla luna estiva.

Il tempo passò, nessuno dei due sapeva quanto, ma, anche se il grifondoro aveva smesso di piangere, rimase comunque stretto tra le braccia dell'amico, ascoltando qualche grillo pigro frinire nella notte.

Infine si separarono e Sirius alzò una mano e asciugò le lacrime dal volto di James, guardando gli occhi dell'amico brillare.

"Non lo sa nessuno, tranne te."

"Non lo saprà nessuno, da me."

Sorrise.

Sapeva che Felpato, senza prima chiederglielo, non l'avrebbe mai fatto.

 

 

 

 

Angolino di quella ritardataria dell'autrice...

Lo so, in ritardo, di nuovo...vi prego di scusarmi ma i prof vogliono vedere le tesine e Guadalcanal è più particolareggiato di quanto mi aspettassi...comunque questo è il nuovo capitolo: lo so, una sola parola: DEPRIMENTE!! Ve lo giuro, non sono così di solito, ma ultimamente sono davvero depressa.

Ma adesso basta! Il prossimo capitolo farà ridere, lo prometto!

Nel frattempo, ditemi cosa ne pensate anche voi di questo con una piccola recensionina.

Grazie in anticipo e.....probabilmente sarò in ritardo anche la prossima volta!!

Non odiatemi;)

Anna

  
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