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Autore: Water_wolf    13/05/2013    2 recensioni
Avete presente quelle storie che parlano di angeli? E quelle sui quattro elementi? Ecco, prendetele e buttatele nel cestino perché questa fanfiction non ha nulla a che vedere con la normalità. Perciò, ecco gli ingredienti per questa storia:
-Un angelo rincorso in metro
-Una quindicenne sempre in ritardo
-Una Milano piovosa
-Una sana dose di divertimento
-Tre cucchiai di buona musica
-Cavolate q.b
-Magia in abbondanza
-Quattro Elementi strampalati
-Una missione da compiere
-Un pizzico d'amore (attenzione a non esagerare!)
[Cap. 6 “Prendi appunti coscienza: quando un padre arrabbiato incontra un ragazzo semi nudo in casa con sua figlia, il ragazzo semi nudo è un ragazzo morto”. Il pugno lo colpì in pieno volto, l’angelo cadde a terra, dal labbro era iniziato a scendere sangue. ]
[Cap. 10 Devi aiutarlo. Devi salvarlo. Corri. Più forte. Va’ da lui. Lui ha bisogno di te. Jonas ha bisogno di te. Quei pensieri, quella consapevolezza, le facevano muovere le zampe freneticamente, mentre i cuore aveva abbandonato il petto già da un po’ per trovare una sistemazione più accogliente in gola. ]
Genere: Azione, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Io ti uccido! >> gridò Shai, lanciandosi contro Chiara.
La quindicenne creò uno scudo d’acqua per proteggere Emilia, poi si rivolse verso la violinista, furiosa << Non credi che potresti rimandare l’omicidio a più tardi, mh?! >>
Shai lanciò un grido furioso e le tirò un pugno. Chiara lo evitò, si portò dietro di lei e l’atterrò con un calcio. La mora la fissò da terra, gli occhi che mandavano fiamme, nonostante fosse prossima al pianto.
<< E’ tutta colpa tua… >> mormorò. << E’ tutta colpa tua, lurida sgualdrina! >> urlò, rialzandosi di scatto.
Afferrò i capelli di Chiara e la sbatté faccia al pavimento, torcendole un braccio dietro la schiena. La quindicenne non la diede la soddisfazione di vederla soffrire, così si sforzò di restare in silenzio, a costo di farsi sanguinare la lingua.
<< Sono stato io a portarti qui, non lei, Shai. >> esordì Dimitri, serio come non mai.
Shai gli rivolse un’occhiataccia, allentò la presa su Chiara, e camminò lentamente verso il ladro. << Hai perfettamente ragione. >> sibilò, e gli mollò un calcio in pieno stomaco.
Dimitri si piegò in due, boccheggiando. Shai lo costrinse ad alzarsi e lo colpì ancora e ancora, urlando insulti così forte che avrebbe potuto spaccare il vetro delle finestre. Furono le sue grida ad attirare l’attenzione di un maggiordomo, che chiamò il Presidente, ed insieme entrarono nella Sala delle Udienze. Quando Elisabeth varcò la soglia ebbe un capogiro. Contò le presenze in quella sala una, due, tre, quattro… un’infinità di volte. Ma il numero rimaneva sempre dispari, sempre incompleto, sempre imperfetto, sempre cinque.
<< Ora basta! >> tuonò, ottenendo l’attenzione di tutti.
<< Emilia… >> mormorò Dimitri, sputando saliva mista a sangue.
Chiara capì subito ciò che voleva dire il ladro e, prima che la Presidentessa potesse parlare di nuovo, disse << Emilia è stata colpita, dobbiamo subito fare qualcosa! >>
Elisabeth fece cenno al maggiordomo d’allontanarsi e chiamare soccorso. Sei paramedici arrivarono alla velocità del suono, caricarono la bionda su una barella, e scomparirono svelti com’erano arrivati. Si lasciò cadere su uno scranno, quasi avesse combattuto lei al posto loro.
<< Dov’è Jonas King? >> domandò, flebilmente.
Chiara distolse lo sguardo, strappandosi le lacrime dagli occhi con rabbia.
<< Non siamo riusciti a portarlo con noi. L’hanno preso. >> rispose Andrea, la voce incrinata.
Si sentiva l’unico artefice della sorte di Emilia, e benché sapesse che fosse da stupidi prendersi la colpa, non riusciva a non farlo. Il Presidente sgranò gli occhi; avevano un Custode, l’avrebbero ucciso, e poi avrebbero schiacciato la parte Bianca.
<< Com’è successo? >> chiese.
Shai sputò per terra << E’ colpa loro. >> e indicò Dimitri e Chiara
. La quindicenne la guardò con odio. << Non lo sappiamo di preciso. E’ scattato un allarme e siamo stati sopraffatti dalle Sentinelle Nere. >> si affrettò a rimediare.
Elisabeth alzò un sopracciglio, poi si rivolse ai due ragazzi << Confermate? >>
Annuirono.
Avrebbe dovuto dire qualcosa, rassicurarli, ma era sicura che se avesse parlato le sarebbero usciti di bocca solo rimproveri e imprecazioni. Così rimase in silenzio, frugando nella sua mente alla ricerca della fede perduta, quella che avrebbe potuto illuderla di poter ancora salvare Jonas. Ma aveva abbandonato da tempo le vesti di credente, e i fatti erano tutto ciò che aveva in mano.
<< Le avevamo detto che era una mossa azzardata attaccare così presto. >> esordì Andrea, duro.
<< E credi che sarebbe servito a qualcosa scovare le vostri doti nascoste? >> Elisabeth fece una risata amara, quasi lugubre << Dividere, plasmare, viaggiare… non evitano una sconfitta, non sarebbero servite  nulla, nemmeno ad evitare ciò che è successo a King. >>
<< Come può dirlo!? >>
Andrea aveva gridato, stringendo le mani in pugni così forte che le nocche erano sbiancate.
La Winter fece un sorriso tirato << Ci sono molte che non sai sulla vita, Custode della Terra. >>
<< E’ questo che siamo per lei?! >>
Chiara si era intromessa nella conversazione << Solo carne da macello, persone che devono servire i suoi scopi, oggetti usa e getta?! >>
Il presidente batté un pugno sul bracciolo della sedia, riportando il silenzio. << Qui si parla e non urla, Bianchi. E non dica sciocchezze, non sono una dittatrice, non sono come Zeigen. >>
<< Perché, allora, a me Lei lo ricorda molto? Perché ci chiama per cognome come se non ci conoscesse? Perché King, invece che Jonas?! >> sbottò.
Si rese conto delle accuse che aveva lanciato solo dopo averle pronunciate. Elisabeth divenne rossa di rabbia.
<< Lei è molto scossa, non sa cosa dice. Credo che potrebbe essere un pericolo in questo stato. Albert! >> chiamò.
Un maggiordomo pelato entrò frettolosamente nella Sala delle Udienze. Si avvicinò al Presidente, che gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Albert uscì e ritornò subito dopo con un paio di manette in mano. Chiara squadrò prima Elisabeth poi il maggiordomo.
<< Lei è pazza! >> urlò.
<< Può darsi. Ma ora ammanettala, Albert. >> sibilò.
Il maggiordomo le prese le mani e assicurò le manette. Trascinò fuori la quindicenne a forza, nonostante le grida e le proteste di quest’ultima.
<< E se non volete anche voi dei nuovi giocattoli, vi consiglio di non giocare con me. >> aggiunse, macabra.

§


Un basso ronzio risuonava nelle orecchie dell’angelo, mentre il buio invadeva ogni cosa. Poi, la luce arrivò improvvisamente e lo abbagliò.
“Almeno posso vedere”, si disse, ma subito quell’affermazione fu smorzata da una scossa elettrica che gli attraversò il corpo.
Si costrinse a non gridare, ma ben presto gli fu impossibile. Imprecò, ora i ricordi chiarivano tutti. Si sforzò di riaprire gli occhi, e quello che si presentò al suo sguardo non gli piacque per nulla. Si trovava in una sala ottagonale, il pavimento di grosse piastrelle bianche e le pareti di un vetro scuro, impossibile stabilire chi si trovasse dietro.
Ma, guardandosi i piedi e vedendoli penzolare nel nulla, si accorse d’essere incatenato per i polsi da grossi anelli di metallo, dentro una gabbia di vetro spesso. Alcune boccucce situate in alto mandavano bagliori elettrici e percepì sulla pelle il dolore procuratogli dalle scosse.
Gli venne da ridere, era proprio così che si era immaginato la sala delle torture di Zeigen, ed era ironico pensare che fosse lui, il secondo progettatore di quella stanza, ad essere torturato.
<< Allora, fatti vedere! >> gridò, ma le ultime parole si persero in un gemito di dolore.
Il petto nudo andava su e giù spasmodicamente, mentre Jonas annaspava in cerca d’aria.
<< Lui verrà quando ne avrà voglia, non sei così importante, angioletto. >> esordì una voce femminile.
<< Chi sei? >> abbaiò Jonas.
Una scossa gli fece abbassare il tono fino ad un sussurro. Chiuse gli occhi per focalizzare quanta forza gli rimanesse. “Forse ancora un attacco”, si disse per darsi speranza.
Un tocco fresco e dolce lo riscosse. Aprì gli occhi, incrociando lo sguardo con due zaffiri profondi. Capelli rossi come il fuoco ricadevano in boccoli sulle spalle, illuminando il completo nero dalla profonda scollatura a V, che lasciava intravedere le curve del seno ed evidenziava la linea morbida dei fianchi.
<< Chi… chi sei? >> ripeté Jonas, quasi bisbigliando.
La giovane donna gli accarezzò lo zigomo, dolcemente. Era un vetro speciale quello usato per la gabbia, capace di modellarsi a piacere di chi ne possedeva i comandi.
<< Ssst. Ti devono aver fatto male le Sentinelle, mh? >> fece lei, ignorando la domanda.
L’angelo si sottrasse al tocco della ragazza con veemenza. La rossa assunse un piglio severo, e commentò con voce da bambina arrabbiata.
<< Cattivo angioletto, non si tratta così una bella signora. >> Il dolore arrivò fulminante, facendo tendere allo spasimo i muscoli di Jonas.
<< Io… io… >> ansimò << non sono il tuo angioletto. >>
La ragazza girò i tacchi, poi schioccò le dita e l’elettricità penetrò all’interno della gabbia. Ancheggiò fino ad una porta in ferro, posta in fondo alla sala ottagonale, e si voltò.
<< Comunque io sono Astra, la figlia di Zeigen. >> disse, senza più maschere da bambina innocente a coprire la natura sadica della rossa.
“Che cosa?”
Sei nei guai fino al collo, ragazzo mio, commentò la coscienza prima che l’ennesima scossa invadesse il corpo dell’angelo.

§


Andrea si prese la testa tra le mani e imprecò in silenzio. E’ colpa tua, se ti fossi curato di più di proteggere gli altri al posto di te stesso niente sarebbe come adesso.
Quel pensiero occupava la sua mente e per quanto cercasse via di fuga, era sempre lì, a sbattergli in faccia la sua verità. Si alzò con impeto dal letto, e spalancò la porta. Fuori pioveva a dirotto ma lui aveva bisogno di stare all’aperto.
Corse per i corridoi fino ad arrivare all’ingresso che portava al giardino della Residenza Winter. L’umido della pioggia lo investì con tutta la sua potenza, ma Andrea scosse la testa e continuò la sua corsa attraverso il prato.
Quando ormai i vestiti erano fradici, i capelli incollati alle tempie, e i piedi nuotavano nelle scarpe udì il suono di un violino. Tese le orecchie  e si diresse verso la cupa melodia.
Si ritrovò davanti ad un salice piangente, che faceva da sfondo a Shai, le ciocche rosse e blu solo un ricordo di un passato felice, intenta a suonare il suo violino. Andrea rimase immobile ad osservarla, come stregato dal movimento dell’archetto e del candore irreale della pelle della Custode del Tempo.
Così, con la pioggia incessante a bagnarlo, si liberò dalle catene della sua autoconvinzione.

§


<< Maledetti cosi! >> sbraitò Chiara contro le manette.
Con una certa difficoltà, si era lavata il sangue dalle mani e aveva iniziato a provare ad ingannare il meccanismo che teneva salde quegli aggeggi.
In televisione sembra un gioco da ragazzi, pensò con rabbia. Relegata nella sua stanza per volere del Presidente non faceva che pensare ad Emilia e Jonas.
La pioggia era divenuta la sua unica compagna, o un carceriere silenzioso che le proibiva anche la visione di un cielo terso.
Si lasciò ricadere con la testa sul cuscino, arrovellandosi sul suo cruccio: i miei amici stanno bene?
Una voce interiore le suggeriva che uno di loro era più di un semplice amico, ma Chiara cercò di non darle peso.
Poi, senza preavviso, il suono cupo di un violino riempì il giorno, e lei seppe che quello era il modo di Shai per piangere.

§


Il ladro si alzò dallo sgabello e fuggì dalla stanza.
<< Venga qui! >> gridò una voce femminile alle sue spalle.
Si voltò giusto per godere dell’espressione furiosa del medico. Il Presidente aveva insistito perché si facesse visitare da qualcuno, visto che avevano due piani adibiti alla cura e alloggio dei malati. Dimitri aveva provato a ribattere, ma gli era bastata un’occhiata gelida di Elisabeth per farlo ammutolire.
Così era andato di malavoglia in una stanzetta con una dottoressa, che aveva scoperto che Shai era una pugile provetta, dal momento che era riuscita ad incrinare una costola a suo fratello.
E, ora, Dimitri scappava dalla donna che aveva ricevuto l’ordine di prenderlo in consegna.
Non gli erano mai piaciuti i medici, si era sempre detto “c’è chi detesta i pagliacci e chi i dottori” e aveva liquidato la questione con un’alzata di spalle.
<< Mi venga a prendere se ci tiene! >> urlò, iniziando a correre senza una meta precisa.
Sentì la dottoressa sbuffare sonoramente e apprestarsi a raggiungerlo. Si fermò all’improvviso davanti ad una stanza.
Da un piccolo spioncino si potevano scorgere camici verdi armeggiare con bisturi e quant’altro. Il ladro pensò che si trattasse dell’intervento che stava subendo la Custode del Fuoco, e quando la dottoressa lo acciuffò per un orecchio rimase un attimo perplesso.
<< Ora tu vieni con me, signorino. >> intimò e con uno schiocco di dita ottenne l’effetto sperato, facendosi seguire da Dimitri.
Dio solo sa quanto odio i medici.

§


“Non ce la faccio più.”
Sì che può resistere.
“Non sei tu quella che sta venendo cotta come un pesce alla griglia”, replicò.
Ma tu ce la devi fare! Non puoi mollare!
Saresti stata un’ottima cheerleader.”
Oh, sei proprio un idiota, Jonas.

 << Allora, che te ne pare della tua nuova sistemazione? >>
Jonas alzò lo sguardo, in cerca del proprietario della voce.
Era un ometto non troppo alto, un metro e sessanta scarso, con una parrucca da giudice a coprire le conseguenze della calvizie, due occhi come lastre di ghiaccio, nascosti dietro degli occhialetti dalla montatura di ferro tonda, e un naso adunco, dalla curva pronunciata, sputava come una carota sul viso rotondo di un pupazzo di neve. Era vestito come se dovesse andare ad un gran galà pietroburghese, con tanto di panciotto, livrea  e bottoni dorati.
<< Poteva trovare anche di meglio, grazie. >> rispose sarcastico l’angelo.
L’ometto rise, lugubre.
<< Hai fegato, ragazzo. Alcune spie di Elisabeth non erano sopravvissute ai miei…. giochetti per così tanto. >> si avvicinò a Jonas, con passo calcolato e non frettoloso. << Comunque, sono onorato di conoscerti, Custode dell’Aria. Io sono Chrysanthemum Zeigen. >>
Jonas rabbrividì. Si trovava davanti a Zeigen, un angelo che aveva stroncato le vite di molti.
<< Che cos’è quello? Un barboncino? >> azzardò, ammiccando alla parrucca.
L’ometto sorrise, mostrando una fila di denti innaturalmente affilati. Teneva particolarmente al suo copricapo, era un ricordo di quando ancora faceva parte della corte suprema. Una scossa percorse Jonas da capo a piedi, strappandogli un grido di dolore.
<< Sai, quando le mie Sentinelle mi hanno riferito che una “leggenda prendeva vita” non ho voluto credere loro. Mi ero sbagliato, però, le riprese mostrano perfettamente la tua natura di Elemento. >> L’angelo lo squadrò da capo a piedi, non aveva la minima intenzione di ascoltare i deliri di uno psicopatico.
<< Arriva al punto. >> intimò, benché la sua posizione non fosse quella adatta a dare ordini.
Zeigen si voltò, dandogli le spalle, e schioccò le dita.
Ormai Jonas sapeva che cosa quel segnale significasse.
Urlò, mentre l’elettricità saettava per il suo corpo.
<< Astra mi aveva messo in guardia sui tuoi modi bruschi. >> continuò << Ma devi sapere che per dar vita ad una buona storia bisogna partire dall’inizio. Perciò >> schiccò ancora le dita, e l’angelo fece fatica a rimanere sveglio tanto la scossa era forte << non mi devi interrompere. Io non ti voglio uccidere, anche se sarebbe più facile e pratico. >> Jonas lo guardò di sbieco. << Voglio offrirti la possibilità di salvare la tua giovane vita e prestarti al mio servizio. Altrimenti, ti costringerò io con la forza. >> si girò, per vedere che effetto la sua proposta aveva fatto all’angelo.
Non farlo!, lo ammonì la coscienza.
Jonas ci rifletté sopra. Non essere più torturato, non provare dolore, ed essere il braccio destro di un vincitore quasi certo.
<< Sa >> disse con enfasi eccessiva, gustandosi l’espressione di Zeigen << credo che sia proprio un barboncino. >>


***

Angolo dell'autrice
Capitolo diciannove a largo, pubblicato, reso visibile finalmente!
Sì, all'inzio mi ero immaginata uno Zeigen un po' diverso, ma poi ho voluto optare per un personaggio ambiguo, vestito e acconciato in modo strambo.
E ora non potete non amare Jonas. Non so da dove sia uscita l'ultima frase ma, non so voi, me gusta parecchio^^
Mmmm... Shai ha un po' di manie da serial killer, e il fatto che si stia avvicinando ad Andrea, o viceversa, mi suona strano... Boh, non ho idea se diventeranno una coppia XD
Ma quant'è bello giocare con i personaggi: diciamo che la Winter ha mostrado il suo lato oscuro, cosa che se fosse stata un agnellino gentile non avrei mai potuto fare, e quindi via alle minacce!
Astra, nuovo personaggio, ora quasi insignificate, dopo rilevante. Degna figlia di Zeigen, a mio parere.
Se credete che la tortura qua sopra proposta si già di per sé abbastanza, il mio alter ego sadico mi ha consigliato d'essere ancora più macabra con il mio pargolo, così ci sarà ancora qualche *spero* colpo di scena.
Come dice mio fratello, dopo aver studiato epica: le tue azioni sono la conseguenza dei post-sbronza di Bacco. Per una volta concordo con lui hahah X"D
Be', recensite e enjoy!

Water_wolf


 

  
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