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Autore: Salice_    13/05/2013    5 recensioni
SEQUEL di "Il mio cuore è gelido come l'inverno."
Sono passati sei mesi dalla battaglia finale contro Deep Blue e, da quel giorno, Zakuro non ha mai più visto Kisshu, l'alieno del quale è perdutamente innamorata.
Ma il destino, burattinaio maldestro, li farà rincontrare, divertendosi a spezzare e riallacciare le vite dei due amanti.
Con un nuovo e potente nemico da fronteggiare, la storia d'amore tra la Mew Lupo e l'alieno dagli occhi dorati prosegue.
Kisshu sbatté violentemente la ragazza contro il muro, i suoi occhi dai tratti felini illuminati dalla rabbia e dal rancore.
- Come puoi far finta di nulla, Zakuro?! – urlò esasperato. – Sono sei mesi, sei fottutissimi mesi che non ci vediamo, sei sparita dalla mia vita, mi hai fatto star male come un cane e hai ancora il coraggio di guardarmi negli occhi dicendomi una cosa del genere?! Tu mi fai schifo! –
Zakuro, per tutta risposta, si sollevò dalla parete contro la quale era stata spinta, e assestò uno schiaffo secco sulla guancia dell’alieno; questo si portò una mano alla parte lesa, guardando Zakuro stupefatto.
- Sei solo un idiota, Kisshu. -
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
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I'll go crazy.

Kisshu non si fermò fino a che non giunse in cantina.
Una volta lì, aspettò che Pie lo raggiungesse, dopodiché chiuse la porta alle loro spalle. Si trovavano nella penombra, ma il maggiore dei due riuscì comunque a scorgere lo sguardo stralunato di Kisshu.
- Allora, che sta succedendo? – esordì Pie incrociando le braccia al petto e portandosi di fronte all’alieno dai capelli verdi.
Kisshu non rispose; si limitò a serrare la mascella, puntando i suoi occhi dorati in quelli scuri di Pie, ma senza vederlo realmente.
- Allora? -
Come riscosso dai suoi pensieri, Kisshu rispose: - Durante la battaglia di oggi, ho notato qualcosa di strano. –
- Del tipo? – domandò Pie sollevando un sopracciglio.
- Insomma… - cominciò Kisshu, che non riusciva a stare fermo e aveva preso a misurare la stanza a grandi passi – Non ti pare che Cordelia e Zakuro siano molto simili tra loro? –
Aveva sganciato la bomba. Pie rimase per qualche secondo spiazzato, prima di ritrovare la voce.
- Come puoi pensarlo? Zakuro è un’umana, mentre Cordelia… -
- E’ forse l’unica differenza! – lo interruppe Kisshu con enfasi, voltandosi verso il compagno, uno sguardo folle che balenava nei suoi occhi felini. – Pensaci, hanno molte cose in comune: entrambe le loro armi sono fruste, sono alte uguali, hanno le stesse mani dalle dita affusolate. Lo stesso fisico, le stesse labbra, persino molte delle loro più sottili espressioni sono uguali! Non hai fatto caso ai lineamenti del loro volto? Il viso di Cordelia e quello di Zakuro sono praticamente identici! Il taglio degli occhi è lo stesso, cambia solo il colore, più chiaro per Cordelia e più scuro per Zakuro. Pensaci Pie, te ne devi essere reso conto anche tu! Cordelia ha persino il riflesso incondizionato di sollevare un angolo del labbro superiore, come se stesse ringhiando, prima di perdere la pazienza, proprio come fa Zakuro. –
Pie rimase per un po’ in silenzio, osservando Kisshu che aveva ripreso a muoversi in preda all’agitazione dopo aver terminato il suo discorso. Chiuse gli occhi, cercando di calmarsi, dopodiché sospirò, esausto.
- Kisshu, io non vorrei offenderti, ma penso che tu non stia troppo bene. -
- Non mi credi?! Pensi che io abbia torto? –
- Io penso semplicemente che tutti quei mesi di prigionia ti abbiano piuttosto provato dal punto di vista psicologico; forse sei solo stanco di questa situazione e dovresti evitare di cercare soluzioni che non hanno motivo di esistere. –
Kisshu lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, deluso. Sentiva la rabbia montargli dentro, ma non voleva aggredire Pie, no; stava cercando di spiegargli ciò che aveva in mente.
- Io non ho detto che penso che Zakuro e Cordelia siano sorelle o che so io; sto solo dicendo che le somiglianze sono troppe per poter essere ignorate! -
Pie alzò la voce: - Ok, ammesso e non concesso che si somiglino, questo a che cosa mai porterebbe? Il tuo ragionamento non ha né capo né coda Kisshu, mi dispiace. Sinceramente, comincio a pensare che tu stia perdendo la testa. –
In quel momento, il buon proposito di Kisshu di stare calmo andò a farsi benedire.
In un attimo fu su Pie e lo spinse ferocemente contro alla parete, per poi prenderlo per il collo e sollevarlo di alcuni centimetri.
- Stai dicendo che sto impazzendo? Tu credi che io sia fuori di testa, Pie!? -
Kisshu non distoglieva gli occhi da quelli di Pie, continuando a tenerlo fermo. La cosa grave era che Kisshu, nelle parole del compagno, aveva visto i suoi dubbi precedenti confermati: stava veramente impazzendo? Il pensiero di avere qualcosa che non andava in lui non faceva altro che farlo star peggio.
Pie riuscì a liberarsi dalla stretta di Kisshu assestandogli un calcio all’addome, togliendoselo di dosso. Purtroppo, quel gesto gli costò piuttosto caro: il poco autocontrollo di Kisshu, già agli sgoccioli, si esaurì definitivamente. L’alieno dallo sguardo dorato tornò alla carica e assestò un pugno a Pie, colpendolo alla tempia, gli occhi fuori dalle orbite, i denti digrignati e una vena che pulsava nel collo.
Pie si portò a distanza di sicurezza, toccandosi poi la parte lesa con le dita, che si macchiarono subito di sangue.
- Vedi Kisshu, non dico che tu sia mai stato normale, ma ora stai veramente perdendo il cervello, e questa ne è la conferma! Marcisci col tuo esaurimento e le tue supposizioni. – mormorò Pie in tono glaciale, scoccando a Kisshu uno sguardo carico di rancore. Dopodiché si smaterializzò lasciando Kisshu solo nella cantina, intento a tempestare di calci e pugni la parete spoglia davanti alla quale poco prima si trovava il suo compagno.
 
Zakuro e Ryan erano rimasti in sala da soli, scambiando solo qualche parola e limitandosi a comunicare in silenzio. Pie non aveva fatto ritorno e i due sospettavano che stesse succedendo qualcosa nella cantina dove si erano recati i due alieni.
- Secondo me dovremmo andare a vedere che sta succedendo. – propose Ryan in tono risoluto alzandosi e sistemandosi la maglia del pigiama – E’ da più di un’ora che sono là sotto. -
- D’accordo. – Zakuro annuì.
I due si diressero in cantina, facendo attenzione a non fare rumore; una volta giunti davanti alla lucida porta nera tesero l’orecchio: nessun rumore arrivava dall’interno.
Ryan e Zakuro si scambiarono un’occhiata eloquente.
- Andiamo. – decise la modella afferrando la maniglia e abbassandola.
I loro occhi impiegarono qualche secondo per abituarsi alla scarsa illuminazione della stanza, ma quando cominciarono a scorgere i contorni degli oggetti con più chiarezza, notarono una figura scura accucciata in un angolo.
- Kisshu… - mormorò Zakuro, scattando in avanti.
A prima vista, il bell’alieno sembrava semplicemente addormentato, ma dopo uno sguardo più attento, Ryan e Zakuro si accorsero che era sveglio. Se ne stava per terra, sul pavimento sudicio, rannicchiato su se stesso, reggendosi la testa fra le braccia. Nel silenzio della stanza, rimbombavano le parole che Kisshu ripeteva a bassa voce come un mantra.
- Ho sbagliato tutto… Ho sbagliato tutto… Dannazione… -
Zakuro si inginocchiò di fianco a lui, andando a toccare una spalla dell’alieno per riscuoterlo.
- Kisshu… -
- Lasciami stare! –
L’alieno dai capelli verdi spinse via con rabbia la mano della modella, che rimase impassibile di fianco a lui, nonostante i suoi occhi blu tradissero un minimo la sua agitazione.
Il biondo si accostò silenziosamente alla coppia, cercando di comunicare con Kisshu.
- Kisshu, che ti è successo? Stai bene? -
- Dannazione… E’ colpa mia, è sempre stata colpa mia… -
L’alieno continuava a parlare da solo, come se fosse l’unico occupante di quella stanza, pronunciando frasi sconnesse, mentre Ryan e Zakuro non avevano idea di come comportarsi.
Alla fine, Zakuro tentò di nuovo di afferrare il braccio di Kisshu; lui non la allontanò.
- Ora vieni con noi Kisshu, ti aiutiamo a tornare in camera. -
Capite le intenzioni della ragazza, Ryan afferrò Kisshu dall’altra parte e insieme lo sollevarono. L’alieno si alzò tremando sulle gambe, lasciando però ricadere la testa sulla spalla, i capelli verdi che andavano a coprire gli occhi tenuti ostinatamente chiusi.
- Ho sbagliato, non sarei dovuto tornare… Non sarei dovuto tornare. -
Zakuro e Ryan trascinarono con fatica Kisshu su per le scale, cercando di fare il meno rumore possibile. Intanto l’alieno, fuori di sé, continuava a parlare, la disperazione nella voce.
- Dovevo morire, mi è capitata l’opportunità così tante volte. Perché sono rimasto in vita? A quale scopo? Ho sbagliato tutto… -
- Smettila Kisshu! – gli intimò Ryan, mentre sbuffava aprendo la porta della stanza della coppia per adagiare l’alieno sul letto.
- E’ inutile – mormorò lentamente Zakuro, aiutandolo a stendere il compagno sul materasso – Non dà segno di sentirci. –
Kisshu continuava a tenersi la testa fra le mani, le unghie affondate fra i capelli, sussurrando a mezza bocca parole amare. Nel farlo, muoveva il capo da una parte all’altra, come se cercasse di scacciare chissà quali pensieri.
Zakuro rimase impietrita per alcuni minuti di fronte a quella scena straziante, così come Ryan; dopodiché, si sedette sul bordo del letto e obbligò l’alieno a voltarsi verso di lei.
- Guardami, Kisshu! GUARDAMI! -
Improvvisamente, Kisshu sollevò le palpebre di scatto, provocando a Zakuro un freddo brivido lungo la schiena. I suoi occhi dorati erano vitrei, come se non vedesse realmente ciò che aveva innanzi e la pupilla aveva abbandonato i suoi tratti tipicamente felini, essendosi dilatata a dismisura; persino il colore delle iridi di Kisshu sembrava spento, e in esso risaltava particolarmente il dettaglio dei vari capillari scoppiati.
Aveva uno sguardo folle.
- Oh cielo… - mormorò Ryan dopo un attimo di smarrimento – Zakuro, allontanati! -
Ma la Mew Lupo non lo ascoltò. Rimase a fissare freddamente gli occhi velati di pazzia di Kisshu, attendendo una qualsiasi reazione, che non tardò ad arrivare.
- Tu… - mormorò semplicemente Kisshu, fissando un punto leggermente sopra alla spalla destra di Zakuro. Con un sospiro, lasciò cadere la testa di lato sul guanciale, mentre le sue braccia si appoggiarono morbidamente sulle lenzuola;tra le dita, alcuni ciuffi di capelli verde scuro. Si era appena addormentato.
 
Mentre Zakuro continuava a vegliare silenziosamente sulla figura addormentata di Kisshu, Ryan era corso a chiamare Kyle, chiedendogli di raggiungerli immediatamente. Quando il moro fu lì, venne messo al corrente dell’accaduto.
- Non era in sé – mormorò Ryan rivolto al compagno – Sembrava accecato dalla follia in quel momento. -
- Da quello che mi dite – sovvenne Kyle grattandosi il mento – Quella che gli è capitata aveva tutta l’aria di essere una profonda crisi di nervi; in più, sappiamo quanto impulsivo e facile all’ira sia Kisshu… -
Ma Zakuro non ascoltava più i due scienziati: nella sua mente, rimbombavano insistenti le parole di Pie.
Kisshu non è più quello di prima…
Potrebbe impazzire da un momento all’altro…
“Che il dolore abbia avuto veramente come conseguenza quella di farlo uscire di testa? E io cosa posso fare per aiutarlo?”
Il suo sguardo si posò per l’ennesima volta sulla figura dormiente dell’alieno; nonostante dormisse, la mascella era contratta e i pugni chiusi.
Erano ormai le prime ore del mattino quando i due ragazzi lasciarono la stanza per ritirarsi in laboratorio per i loro consueti rilevamenti giornalieri. Zakuro si distese di fianco a Kisshu e prese ad accarezzare i capelli verdi, annodati come la sua anima.
 
Parecchie ore più tardi, Zakuro venne svegliata dal sole che filtrava dalla finestra; dopo un iniziale attimo di smarrimento, tutti i dettagli della nottata appena trascorsa le riaffiorarono alla mente, e subito si voltò verso Kisshu, sorprendendolo sveglio. L’alieno teneva gli occhi spalancati fissi sul soffitto e le braccia incrociate al petto.
- Kisshu? Ti senti bene? – domandò Zakuro alzandosi su un gomito per osservarlo meglio.
- Mh. – grugnì Kisshu senza battere ciglio.
La modella abbassò lo sguardo, sentendo che il suo proverbiale sangue freddo stava per abbandonarla.
- Ti prego, dimmi che è successo… -
- No. – la interruppe bruscamente Kisshu. – Lasciami in pace. –
Dopo aver assimilato il significato di quella risposta, Zakuro si tirò su a sedere. – D’accordo, come vuoi. –
Senza proferire altre parole, la ragazza gli voltò la schiena e abbandonò la camera, per recarsi silenziosamente al piano inferiore.
Una volta in cucina, trovò tutto il resto della squadra riunito e, a giudicare dal loro vociare concitato, dovevano essere venuti a conoscenza degli eventi di poche ore prima.
- Zakuro! – esclamò Minto non appena la modella fece il suo ingresso – Stai bene? E Kisshu? -
- Kisshu mi ha letteralmente cacciata. – fece Zakuro evitando accuratamente di rispondere alla prima domanda della Mew Bird. – Vuole rimanere da solo. –
Mentre il gruppo continuava a discutere dell’accaduto, lo sguardo indagatore di Zakuro si posò sulla figura di Pie, seduto compostamente su una poltrona leggermente in disparte. Attorno alla testa, troneggiava uno spesso bendaggio.
- Pie, che ti è successo? – domandò schietta Zakuro, mentre tutti attorno a lei tacevano.
L’alieno sollevò un sopracciglio, in un misto di ironia e sarcasmo.
- Perché non lo chiedi al tuo caro Kisshu? -
- Perché in questo momento è in camera e non vuole parlarmi. – ribatté freddamente la modella.
Dopo un attimo di silenzio, Pie riprese: - Quell’idiota mi ha aggredito. Non voglio più avere niente a che fare con lui. –
E, con queste parole, Pie si smaterializzò.
Zakuro cercò confusa gli sguardi dei suoi compagni e Taruto le spiegò cosa era successo tra i due alieni e di come Pie fosse stanco della situazione.
- Ho capito. – mormorò la giovane una volta che Taruto ebbe terminato il suo racconto. Zakuro si avvicinò in silenzio all’appendiabiti e prese il suo cappotto color tortora.
- Zakuro, che stai facendo? – esclamò Ichigo guardando la compagna senza capire.
- Esco a fare due passi. – rispose la Lupa con voce piatta – Ci vediamo più tardi. –

E, senza aspettare risposte, aprì la porta e sparì nella neve che scendeva lentamente dal cielo livido.
 
Angolo Autrice:
Lo so, sono in un ritardo imperdonabile! Mi spiace, ho avuto molte, moltissime cose da fare, ma giuro che mi farò perdonare andando avanti con la storia. Spero che questa mia negligenza non vi abbia fatto decidere di abbandonare questo racconto. Un abbraccio forte a tutti coloro che continuano pazientemente a seguirmi, nonostante i miei ritardi!
Salice_
   
 
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