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Autore: Pikachu4Ever    14/05/2013    3 recensioni
Fanfiction ispirata alla serie Ace Attorney. Il protagonista è un giovane avvocato di nome Lawrence Trueman, che insieme alla sua assistente Jean Watson ed al procuratore Travis Harley intende risolvere casi impossibili come il leggendario Phoenix Wright, cinque anni dopo la perdita del distintivo di quest'ultimo. Ma ci riuscirà in un mondo dove la corruzione e la falsità albergano in ogni dove...?
Nota: la storia presenta alcuni punti di contatto con la serie "Case: WL-0" di The Shadow. Per comprendere determinati punti (anche se non troppi), quindi, è consigliato leggere la suddetta serie.
Genere: Azione, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Giudice, Marvin Grossberg, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lawrence Trueman'
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LTAA27 LAWRENCE TRUEMAN: ACE ATTORNEY

Capitolo 26: Turnabout Reboot (investigazione 2, parte 3)

[Jean]

Una volta arrivata di fronte alla porta della signora Horace, bussai leggermente, chiedendo "E' permesso?" con tono calmo, cercando di apparire quanto più naturale possibile.
Dall'interno della stanza mi arrivò uno squillante "Avanti!", segno che probabilmente la signora Horace si sentisse meglio di quanto credessi. Questo, o i sedativi hanno iniziato a darle alla testa. O entrambe le cose.
Una volta entrata, diedi una rapida occhiata alla stanza: come c'era da aspettarsi, era perfettamente identica a quella in cui Law era ricoverato, ad eccezione di una serie di effetti personali della signora Horace sparsi in giro per la stanza... e, ovviamente, Remy Horace stessa sul lettino.
Era una donna sulla quarantina d'anni, lievemente più giovane di mia madre e della signora Lawren, con dei capelli biondo sporco raccolti in una coda di cavallo, con sulla testa una piccola banda di colore azzurro che le copriva parte della fronte e la radice dei capelli, degli occhiali (probabilmente da lettura) legati al collo e ricadenti sul petto, e vestita con una semplice maglietta gialla con sopra un gilet arancione, ed un paio di jeans appena visibili sotto le coperte in cui si trovava.
... Francamente me l'aspettavo un pò diversa ed un pò più 'in carne', non so, dal nome mi aspettavo una sorta di docente cicciona... ma non è qualcosa di cui posso lamentarmi. Ad ogni modo, meglio concentrarsi sul lavoro: non posso deludere Law adesso, ed ho praticamente solo una chance per poter ottenere quante più informazioni possibili da lei.
"Uh... lei non è l'infermiera. Chi è?" mi domandò quindi la donna, osservandomi con sguardo serio e sospettoso. Io presi per un attimo il respiro, preparandomi mentalmente cosa dire prima di prendere la parola.
"Salve, molto piacere di conoscerla. Il mio nome è Jean Watson, e sono stata mandata dal procuratore Travis Harley per farle alcune domande." affermai, cercando di sembrare il più convincente possibile: non posso dirle di essere un avvocato difensore, probabilmente sospetterebbe di me e non mi permetterebbe di chiederle troppe informazioni. Fingermi collega di Travis è il modo migliore che ho per farmi vedere come una persona familiare con l'ambiente legale senza entrare nel dettaglio, ed immagino che, se il procuratore ha già parlato con lei prima che io arrivassi, questo possa darle familiarità e darle fiducia in me, e se non l'ha fatto, meglio ancora.
"Ah, quel giovanotto con la racchetta da tennis? Credevo mi avesse chiesto tutto quel che voleva sapere... c'è altro che si era scordato di chiedermi?" mi domandò quindi la signora Horace, probabilmente piuttosto confusa dalle mie parole, mentre mi osservava inclinando la testa di lato.
Mi aspettavo che Travis fosse già venuto a parlare con lei... anche se avrei preferito che non fosse venuto, avrei avuto modo di chiederle di più. Non è un problema, comunque: so esattamente come procedere in modo da destare meno sospetti possibili.
"Beh... ci sarebbero solo delle prove che si era scordato di mostrarle per cui vorrebbe qualche informazione, tutto qui. Nulla di troppo complicato." affermai con un sorriso, cercando di mostrarmi cordiale mentre frugavo all'interno del Registro Processuale: alla fine, avevo preso solo tre prove da Law, ma sono prove che penso mi saranno molto, molto utili se riesco ad utilizzarle bene.
"Uh... d'accordo, fate pure, se posso dare una mano farò il possibile per essere d'aiuto." rispose Remy, osservandomi con sguardo curioso, anche se penso che almeno parte di lei non fosse del tutto convinta delle mie parole. Poco male, l'importante è che abbia deciso di parlare con me.
... uhm, prima, però, ho notato una cosa che potrebbe essermi utile... meglio approfittarne prima di iniziare l'interrogatorio.
"Ah, tra parentesi, avete una bellissima collana lì sul comodino. Chi ve l'ha regalata?" domandai con curiosità, adocchiando la collana di pietre preziose con un ciondolo attaccato dall'aspetto particolarmente costoso sul tavolo. Sembrava qualcosa decisamente fuori dalla sua portata visto che dice di lavorare come babysitter ed il suo aspetto generale, quindi non penso proprio che lo abbia ottenuto con i suoi soldi...
"Uh? Oh, questo... beh, è un vecchio regalo del mio ex-marito, e ci tengo moltissimo." mi disse quindi la donna, prendendo la collana ed aprendo il ciondolo davanti a me, mostrandomi una foto di lei e la vittima, abbracciati e felici.
... Questa prova è sicuramente importante, mostra che almeno in passato i rapporti tra Steve Arwen e Remy Horace erano buoni... e questo va in netto contrasto con una delle prove che ho preso. Probabilmente deve essere successo qualcosa tra quella foto e ciò che ho io... e devo capire cosa.
Senza farmi vedere scattai una foto alla collana (fortunatamente silenziosa, e Remy non parve accorgersi delle mie azioni) e la posi nel Registro Processuale, dal quale il momento successivo estraetti il disegno che Dave aveva fatto durante l'udienza, e la donna sussultò non appena la vide, probabilmente riconoscendo lo stile di disegno di suo figlio.
"Durante il processo abbiamo avuto modo di parlare anche con vostro figlio, e tra le altre cose ci ha mostrato questo disegno. Può spiegarmi cosa rappresenta? E' qualcosa che non riesco a capire..." mentìi: a dire il vero ho una chiara idea di cosa possa voler intendere, ma voglio che sia lei a dirmelo e confermarmelo, spararle ipotesi in faccia rischia solo e soltanto di renderla restia a parlare.
"... M-mio figlio come sta? E' tutto a posto? Non è triste, vero?" mi domandò immediatamente, ignorando completamente le mie parole ed osservandomi con sguardo cupo e preoccupato, avida di risposte.
Un pò seccata io sbuffai, dicendole "Non si preoccupi, vostro figlio è ok, è solo un pò preoccupato che tutto quel che è successo è colpa sua, ma per il resto non mi sembra particolarmente preoccupato dagli eventi... probabilmente perchè non sa ancora nemmeno che suo padre è morto."
"... Capisco. Grazie per avermelo detto: ero molto in pensiero per mio figlio..." affermò quindi Remy, per poi prendere nuovamente la parola, affermando rivolta a me "Mi scuso comunque: per quanto riguarda la vostra domanda... credo che quel disegno rappresenti le preoccupazioni di mio figlio circa il divorzio e la battaglia per l'affidamento, e per quanto io e Steve cercassimo di essere civili l'uno con l'altra, non siamo riusciti ad esserlo sempre, e penso che Dave abbia colto parecchio quei momenti... non è la prima volta che fa un disegno del genere.", con tono colpevole e lo sguardo basso.
Hm... molto interesante, e questo conferma che il disegno è una rappresentazione dei sentimenti di suo figlio. 1 a 0 per Jean! Anche se ho ancora due prove da sfoderare... ma prima, devo cercare di arrivarci organicamente e di non sembrare affrettata, non farei altro che insospettirla facendo altrimenti.
"Mi dispiace molto per la cosa. Come mai è successo tutto questo, però? Dave aveva accennato che è tutto iniziato quando vostro marito sen'è andato via con Hayden Carson... " chiesi, in parte per curiosità personale ed in parte per vedere come avrebbe reagito al sentire il nome della Carson...
E, come mi aspettavo, notai che Remy strinse leggermente i pugni per qualche secondo, probabilmente per il nervosismo, prima di dirmi con tono tagliente "E' qualcosa di privato, signorina Watson. Non avrebbe altro da chiedermi?", chiaramente vogliosa di passare oltre. Nessun problema, anche solo confermare che non ne voglia parlare ci permette di capire che non associa buoni ricordi o pensieri ad Hayden Carson... potrebbe non stare dicendo molto come parole, ma i suoi atteggiamenti parlano forte e chiaro.
"Sì, mi scusi... ci sarebbero un altro paio di informazioni che vorrei chiederle." dissi quindi abbassando lo sguardo, riconcentrandomi sul Registro Processuale e mostrando il Voltantino Pubblicitario che Law aveva preso da Vising: non è esattamente ciò che mi interessa, ma è la prova più vicina che posso mostrarle per la mia prossima domanda.
"L'imputato Cody Hackins ci ha detto che è stata lei a comprare un paio di biglietti per lui e suo padre per andare ad osservare la registrazione, è vero?" domandai semplicemente: in realtà volevo solo confermare che ciò che Cody aveva detto fosse vero, ed ovviamente non pensai nemmeno per un secondo di avvisare la signora Horace del sospetto che sarebbe calato su di lei in caso di risposta affermativa. Volevo solo sentire ciò che aveva da dire.
"Beh... sì. Perchè, c'è qualcosa di male?" mi chiese quindi lei, per poi dirmi con aria un pò annoiata "... So bene cosa sta pensando, signorina Watson, e posso assicurarle che il mio era un semplice gesto amichevole: il fatto che il mio ex-marito sia morto non ha alcuna rilevanza con il fatto che abbia dato due biglietti agli Hackins."
... E' partita alla sua difesa prima che le dicessi qualunque altra cosa. Questo è MOLTO sospetto: in genere, le persone che si premuniscono di avvisare che non hanno fatto nulla di male tendono ad essere quelle che sono realmente colpevoli, o quantomeno coinvolte nel caso...
Soddisfatta da come stava andando l'interrogatorio, decisi di frugare all'interno del Registro Processuale per prendere l'ultima prova su cui mi interessava avere informazioni, mentre dicevo "Mi scusi, non avevo intenzione di essere scortese, sto solo svolgendo il mio lavoro. Ad ogni modo non si preoccupi, mi serve solo il suo commento su un'ultima prova e poi avremo finito..."
Lei mi guardò con scetticisimo in risposta, prima di attendere che io mostrassi la prova con aria impaziente: probabilmente sta iniziando ad avere qualche sospetto sul fatto che io lavori per Travis... ma poco male: fintanto che non me lo dirà, probabilmente non mentirà. Spero solo di riuscire a non farmi beccare, anche se non penso di aver fatto nulla di troppo fuori dall'ordinario... o io sono paranoica, o lei è molto più intelligente di quanto sembri. O entrambe le cose.
Mentre io continuavo a rimuginare, estraetti dal Registro Processuale la prova finale: la foto della borsa che, stando ad Hayes, apparteneva a Remy Horace.
"Vorrei solo sapere se questa borsa appartiene a lei: è stata ritrovata sul luogo del delitto e supponiamo sia sua per via di una foto di Dave all'interno. Può confermarcelo?" domadai quindi, aspettando con trepidanza la risposta da parte della donna.
Ella rimase in silenzio per qualche secondo, osservando la borsa all'interno della foto, per poi affermare con un sospiro "Sì, è mia, posso garantirlo. Anche se ammetto che non la usavo da un bel pò... da quando ho divorziato, esattamente."
...? Mi pare una cosa piuttosto strana da dire relativamente ad una borsa. C'è qualcosa di collegato? O forse mi sta dando un indizio tra le righe? Non riesco a capire... in ogni caso, credo che questa sia una frase da ricordare: non si sa mai cosa possa essere utile, in un processo come questo...
"D'accordo, allora. Con questo direi di aver finito: grazie mille per tutte le informazioni, signora Horace." ringraziai, prima di reinserire la prova nel Registro Processuale ed avviarmi verso la porta, dicendo "Il procuratore Harley sarà contento di sapere queste informazioni, la ringrazio già adesso a nome suo."
Prima che potessi aprire la porta, però, con mia grande sorpresa la donna mi disse "Aspetti.", facendomi gelare il sangue per un attimo mentre mi voltavo verso di lei.
"Sì...?" domandai, preoccupata che avesse notato qualcosa di strano o, peggio, avesse capito che io non ero un assistente del procuratore.
"... Vorrei che lasciasse un messaggio all'avvocato con cui ho testimoniato. Ditegli che mi dispiace di avergli staccato il telefono in faccia e che ho avuto le mie ragioni per farlo... ditegli solo questo." mi disse quindi, osservandomi con un tono molto più triste di quanto fosse stata fino a questo punto.
Seppur confusa dal suo immediato cambio di umore, io mi limitai ad annuirle, dicendole "Uh... d'accordo, buona giornata, signora Horace.", prima di chiudere la porta ed uscire dalla stanza, tirando un sospiro di sollievo ora che l'interrogatorio era ufficialmente chiuso.
Dopo essermi riposata per cinque secondi mi avviai nuovamente verso l'entrata, dove mi ero ripromessa di reincontrare Law, mentre riflettevo sulle parole che mi aveva detto: perchè voleva scusarsi con Law? Il suo comportamento mi pare parecchio incostante ed ha moltissimi sbalzi d'umore... probabilmente è successo qualcosa che la sta portando a comportarsi così. Questo, o i sedativi le hanno VERAMENTE dato alla testa. O entrambe le cose.

[Lawrence]

Mi ci volle un pò per raggiungere la stanza della Carson, m fortunatamente riuscì a trovarla senza eccessivi problemi: prima che potessi avvicinarmi, però, notai che qualcuno stava uscendo dalla stanza in quel momento e, preso dal panico, mi nascosi dietro un angolo alla mia destra, osservando con cautela ciò che stava succedendo.
"Allora ci vediamo, tesoro!" disse quindi un uomo, estremamente magro e vestito con uno smoking completo di papillon (molto elegante, dovevo ammetterlo... ma anche molto fuori luogo visto il poste dove ci trovavamo. Beh, anche se effettivamente anch'io sono venuto a vedere una registrazione di uno show televisivo in giacca e cravatta, quindi... non penso di essere nella posizione di parlare.), con dei capelli castani portati con eleganza ed un paio di occhiali sul volto, mentre salutava con la mano la persona all'interno della stanza (ipotizzai fosse la Carson, a meno che non le avessero cambiato stanza per qualche motivo), prima di dirigersi verso le scale, chiudendo la porta dietro di sè e (fortunatamente) prendendo il corridoio vicino a sè invece di proseguire verso di me.
Io tirai un sospiro di sollievo, mentre riflettevo su ciò che avevo appena sentito. "Tesoro"? Che io sapessi, la signora Carson stava con Steve Arwen... e dubito fortemente che tra ieri ed oggi abbia già trovato un altro fidanzato. Questa faccenda è molto, molto sospetta...
Mentre riflettevo su quello strano episodio, prima di andare a mia volta verso la porta e, dopo qualche secondo di esitazione bussai alla porta, ricevendo un secco "Che c'è? Mi pare che siate già passati a cambiare le lenzuola..."
Che caloroso invito...
Sospirando nuovamente, io dissi semplicemente "Non sono parte dello staff, signora Carson. Sono l'avvocato Lawrence Trueman, incaricato di difendere l'imputato Cody Hackins dall'accusa di omicidio di Steve Arwen. Vorrei farle giusto un paio di domande, se possibile.", cercando di ispirarle fiducia dicendole la verità.
Ci fu qualche momento di silenzio, durante i quali io mi preoccupai che la signora Carson non volesse in alcun modo discutere del caso, ma con mia grande sorpresa la donna rispose con un semplice "Entri pure.", al quale io, nonostante fossi un pò stupito, risposi entrando ed osservando la stanza per un attimo.
Come immaginavo non c'era un granchè di differente da una normale stanza di questa clinica, c'era giusto una serie di effetti personali sparsi in giro e, distesa sul letto e facendosi aria con un ventaglio di carta, Hayden Carson, che finalmente avevo modo di vedere di persona.
Come nella patente, era una donna sulla trentina avanzata ma ancora piuttosto giovanile nell'aspetto (non so se fosse naturale o un risultato di un uso eccessivo di trucco, però), dai capelli moderatamente lunghi rosso chiaro ed un rossetto di colore rosso fuoco sulle labbra, ed un neo sul lato destro della faccia, poco sotto l'occhio. Ma una cosa che notai fu che la signora Carson aveva posto la metà sinistra dei suoi capelli di fronte al suo volto, come a volerlo mascherare e rendendo visibile solo il suo occhio sinistro (di colore castano, come nella patente), anche se non ne capivo il motivo. Oltre a quello era vestita semplicemente con un comodo ma elegante abito bianco senza troppi fronzoli, che trovai stonare un pò, non so perchè, con la sua faccia.
"Allora, che cosa volete da me? E si sbrighi, una diva del mio calibro non può perdere tempo con dei pezzenti come voi..." disse quindi la donna, chiudendo di colpo il ventaglio ed osservandomi con aria seccata, come se non volesse altro che vedermi fuori dalla stanza il prima possibile.
... Non sono un tipo che si lascia ingannare dalle prime impressioni, ma questa donna mi pare troppo piena di sè stessa e seccante. Mi chiedo se sia sempre così o sia solo per la situazione in cui si trova adesso...
Ad ogni modo, è meglio che mi concentri su ciò che è importante, adesso. Il modo migliore per ottenere informazioni è quello di mostrare delle prove o chiedere informazioni basilari, anche se purtroppo non credo che sarà disponibile a dialogare a lungo, e non ho molte prove che possano essere utilizzate per trarre informazioni... eccetto una. Spero che vada bene...
"Ehm... mi spiace disturbarla, ma volevo solo parlare con lei al riguardo di-" provai a dire, prima che la signora Hayden Carson mi interrompesse, mettendomi una mano davanti alla faccia
"Oh, ho capito! Volete un autografo, è così? Ovviamente! Nessuno può resistere al fascino di Hayden Carson, attrice di fama mondiale!" disse quindi la donna, mostrando un sorriso di superiorità prima di tirare fuori un bloc notes ed iniziare a scrivere su di esso presumibilmente l'autografo che voleva darmi.
... Io non sapevo nemmeno che fosse un'attrice. Credo che sopravvaluti parecchio la sua fama...
"... Ehm, no, non voglio un autografo, vorrei solamente porle qualche domanda riguardo il delitto in cui è rimasta coinvolta..." dissi quindi io, ed in risposta la Carson si bloccò di colpo, come se fosse un automa.
"... Ah." fu tutto quello che disse, con aria piuttosto annoiata, prima di strappare il foglio su cui stava scrivendo, per poi aggiungere, con aria annoiata "Credevo che quel moccioso pezzente fosse stato già condannato per la cosa..."
"... la prego di contenere il linguaggio, sta parlando male del mio cliente." affermai in risposta, osservandola con sguardo serio: di norma sono una persona estremamente paziente, ma questa donna sembrava determinata a portarmi ai miei limiti...
"Non è colpa mia se lei decide di prendere in mano casi così, eh: poteva anche girare i tacchi ed andarsene." mi disse quindi, mentre io chiudevo gli occhi e sospiravo nervosamente, non capendo il perchè di tanto astio verso di me.
"... Non sono qui per discutere del modo in cui accetto i miei casi, vorrei solo sapere di più sul rapporto tra voi, il vostro deceduto fidanzato, e Dave." domandai quindi, cercando di suonare quanto più educato e professionale possibile, nonostante il modo in cui mi stava trattando.
"Ed io vorrei sapere che diamine gliene importa a lei. Non ho intenzione di parlare, conosco i miei diritti e non siamo in tribunale." mi ribattè in faccia senza dire alcunchè, mentre io mi limitavo a strongere i pugni.
"Ma probabilmente ci sarà domani, e vorrei già avere una base di informazioni su cui lavorare." affermai in tutta onestà, sicuro che Travis l'avrebbe chiamata il giorno successivo come testimone, se non l'aveva già fatto.
"Ah, sì. Conosco voi avvocati difensori: avete un cliente che, per qualche assurdo motivo, è sempre innocente non importa come, e quindi prendete il primo idiota che capita ed accusate lui di tutto, così il vostro tipo vive felice e contento mentre il povero disgraziato marcisce in galera. Non ho intenzione di fare questa fine, nè di aiutarvi." mi spiegò, facendomi il sommario di quel che pensava fosse il modus operandi della mia professione... e mi doleva pensare che certi avvocati ragionavano sul serio in questi termini pur di salvare i propri clienti.
"... Mi dispiace dirlo ma i suoi sono solo preconcetti, io miro solo a cercare di capire chi sia il vero colpevole, e soprattutto comprendere la dinamica con cui l'omicidio è avvenuto." ammisi in risposta, come al solito rispondendo solo con la verità: speravo che in questo modo sarebbe stata più aperta a parlare con me, ma nemmeno questa volta le mie parole ebbero effetto, visto che la Carson si limitò ad incrociare le braccia e guardare alla sua sinistra, nascondendo completamente la parte della faccia coperta dai suoi capelli.
"Nobili propositi, ma sono certa che alla fine è solo un modo elegante per dire che volete sbattere il primo tizio sospetto che trovate in galera. Non ho la minima intenzione di dirvi nulla, se è questo quello che mirate a fare." fu quindi la sua replica, rendendomi chiaro che non mi avrebbe aiutato per nulla.
"... Signora Carson, si rende conto che non parlando non fa altro che rendersi altro che sospetta?" le feci notare, sperando che almeno in questo modo decidesse di dire qualcosa, ma l'unica risposta fu un ghigno delineatosi sul volto dell'attrice dai capelli castani.
"Sospetta sì, ma di sicuro non avrete nulla contro di me. Sarò anche uno schianto, ma non sono stupida." aggiunse subito dopo, anche più piena di sè di quanto fosse prima.
... Beh, se non ha intenzione di dirmi nulla normalmente, non mi resta altro che ricorrere a QUELLA prova. Spero almeno che abbia qualche effetto su di lei...
"Beh... d'accordo, allora: c'è solo una cosa che vorrei chiederle, se le cose stanno così." affermai quindi, estraendo dal Registro Processuale il biglietto della RA e mostrandolo all'attrice, la quale sgranò gli occhi al solo vederlo, prima di chiedere "Sa qualcosa di questo biglietto, signora Carson?"
Non ricevetti una risposta alla mia domanda, però, in quanto la signora Carson, osservandomi con sguardo oltremodo adirato, prese un pò di eyeliner che aveva sul comodino e me lo lanciò contro, con io che evitai il colpo solo abbassandomi in tempo, mentre il contenuto della bottiglia spezzata andava a tinteggiare il muro dietro di me.
"Ehi! Bastava dire sì o no!" dissi quindi, evitando un rossetto lanciatomi subito dopo, mentre la donna continuava a dare fondo a tutti i suoi prodotti di bellezza (prima sul comodino e poi da una borsetta sullo stesso) come munizioni contro di me, senza darmi nemmeno un minuto di tregua tra un colpo e l'altro.
"Se ne vada, subito! O chiamo la polizia! Brutto moccioso impertinente... FUORI!" mi urlò quindi lei, preparandosi ad estrarre qualcosa di grosso dalla sua borsetta, che provò a lanciare contro di me subito dopo.
"Aaaaaaahhhh!!!" mentre l'attrice continuava a lanciarmi dietro tutta l'attrezzatura di un intero centro benessere dietro, io mi affrettai ad uscire dalla porta, mentre sentivo qualcosa andare a sbattere e frantumarsi contro di essa, e tirai un grosso sospiro di sollievo all'essere sfuggito alla furia truccatrice della Carson.
Diamine... avrei dovuto programmare la mia linea d'azione PRIMA di entrare, in questo modo non sono riuscito ad ottenere alcuna informazione dalla signora Carson, se non che è intrattabile... e che perlomeno conosce la Revenge Association, a vedere come ha reagito lanciandomi di tutto e di più.
Ma come fa a conoscerla? Dubito che, se davvero Remy Horace l'ha chiamata, sarebbe stata così stupida da lasciare in giro qualcosa di così importante... ma allora come ha fatto?
Mentre mi interrogavo su questo enigma, mi avviai verso l'entrata della clinica, sperando che almeno Jean avesse avuto più fortuna di me con la signora Horace...

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Mi dispiace se in alcuni punti questo capitolo possa sembrare un pò affrettato, ma mi premeva completarlo il prima possibile, e sinceramente mi stava piacendo come stava uscendo il capitolo. Lascio a voi l'arduja sentenza comunque, e ringrazio come sempre The Shadow per la recensione. Alla prossima!
  
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