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Autore: Envy_Love    01/12/2007    2 recensioni
-Tu sei pazzo, Jean . Confido che tu lo sappia .- Tears lo guardò, incrociando le braccia al petto, osservandolo con aria di sfida . Non seppe bene perchè, ma guardare l'Homunculus messo in quella posa non gli raccomandava nulla di buono .
-Sì, che lo so . Ma non posso lasciare Kobura in queste condizioni, confido che tu lo sappia !- indicò la stessa Tears, che sorrise crudele verso di lui .
-E' una sfida, Jean ?-
Il seguito di "Tears" è finalmente fra noi ! ^^ Spero vi piaccia ! Chi non ha letto "Tears" vada alla ricerca e si legga quei cinque piccoli puccioli capitoli che la formano ! ^^
Genere: Romantico, Triste, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Envy, Jean Havoc, Nuovo personaggio, Un pò tutti, Wrath
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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-Tears! TEARS, FERMATI!- urlava –COSì MORIRAI PURE TU!- inutile farla ragionare. Era proprio quello il suo intento: uccidere tutti gli Homunculus, se stessa compresa.


Jean si trascinava a fatica per le vie della città, stringendo il petto forte, provando un dolore talmente atroce che solo gli Dèi, forse, potevano non provarlo. Ma doveva andare avanti, e non gli importava nulla. Doveva andare avanti, doveva trovare assolutamente Kobura, ovunque ella fosse. Cadde lateralmente, appoggiato al muretto alla sua destra, e si resse. Aveva perso fin troppo sangue, e dietro di se aveva lasciato una scia piuttosto visibile di liquido rosso. Ma continuava.
-Gh.. K-Kobura..- sussurrava, tirandosi su. E i passanti che lo vedevano rimanevano scioccati, vedendolo passare, e si fermavano, e gli chiedevano se aveva bisogno di aiuto. E lui rifiutava. C’era addirittura chi cercava di fermarlo, chi chiamava i soccorsi per lui. E chi cercava di fermarlo rimaneva immobile alla vista del suo sguardo deciso e di una pistola puntata contro di se. Jean non aveva nessuna intenzione di arrestare il suo incedere. Nessuna. –LASCIATEMI IN PACE, PER DIO!- urlava a volte, infuriato al massimo, non potendone veramente più. E vagava senza meta, almeno finchè uno strano lampo non precipitò qualche traversa più lontano da lui. Spalancò gli occhi, vedendo “qualcuno” svolazzare all’interno di una colonna color ametista. Kobura, o Tears che dir si voglia. Se ne infischiò della ferita, di quanto male faceva, di quanto sangue aveva perso. Si limitò a correre in quella direzione, cercando di non perdersi nel tragitto. Ma si bloccò in un vicolo, poco dopo distrutto a sua volta da quella colonna viola. Indietreggiò, allora, ansimando, osservando Kobura in alto, sopra di lui: sembrava una reazione alchemica.
-KOBURA! KOBURAAAAAA!!- urlava, prolungando le “a”. Tremava. L’intenzione era quella di entrare nel fascio, ma.. se fosse stato distrutto? Strinse i pugni, vedendo poi che miracolosamente il muro era stato ricreato perfettamente, e che il fascio riprendeva ad estendersi. Tremò. E si lanciò contro il fascio, anche temendone i risultati.

Venne trascinato verso l’alto, verso Kobura. Stava per raggiungerla, e la vide osservarlo. Tese la mano con una certa fatica verso di lei, e lei fece lo stesso, sorridendo triste. Stava per afferrarla, mancava pochissimo.. ma la sua mano venne scomposta. Spalancò gli occhi, allora: non sentiva dolore, non dentro quel fascio di luce. Ma poco a poco veniva scomposto anche il braccio, la sua spalla, l’intero corpo. Tutto. Di lui non rimase nulla, tranne una piccola cosa. Kobura spalancò gli occhi, e tese la mano verso di lui, lanciandosi verso l’ultima cosa che era rimasta di lui: un piccolo punto brillante, una lucciola. Si avvicinò ad essa, e la prese fra le mani, mentre dagli occhi scendevano lacrime che subito venivano decomposte. La avvicinò al volto, piangendo, avvicinandola lentamente alle labbra. Ma qualcosa di inaspettato successe: il corpo di Jean venne totalmente ricreato, ricomposto, e a separarla dalle sue labbra c’era solo quella piccola lucciola. Il corpo sembrava vuoto, aveva lo sguardo vacuo.. perciò capì: quella lucciola era l’anima di Jean che si era sconnessa dal corpo. Kobura pianse, più forte, anche se nessun suono usciva dalle sue labbra. Almeno finchè quella lucciola non si posò sulle labbra di lei, riscaldandola. Aprì gli occhi, dunque, mentre la lucciola si dissolveva fra le mani di Kobura.
E le sue mani vennero strette da qualcuno di più forte e deciso. Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi azzurri e sorridenti di Jean. Si avvicinò poco a lui, e lui fece lo stesso, facendo coincidere le labbra, in un bacio alquanto casto. Era il suo addio.
Una volta separati, s’accasciò fra le braccia di Jean, e la luce viola si dissolse. E caddero assieme.

Quando Jean riaprì gli occhi, era distante, ma avevano le mani intrecciate l’una con l’altra. Jean si alzò, e osservò Kobura. Poi si sentì strano, e guardò se stesso: nessuna ferita sull’addome. Si precipitò da Kobura.
-Ehi, Kobura! Svegliati, dai!- e la scosse leggermente per la spalla, essendo lei messa a pancia sotto. Ma niente, Kobura non dava segni di risveglio. –Kobura! Avanti, svegliati!- la incitava, la scuoteva, ma lei non dava segni di ripresa. –Avanti! E’ tutto passato, e pure io sono guarito!- le dava buone notizie, ma non capiva che ormai era davvero tutto passato. –Kobura?- rimase immobile, avvicinandosi di più al corpo di Kobura, notando solo dopo che aveva preso un colorito poco rassicurante. Era un colore morto. –Ko.. Kobura..- le mise due dita dove passava l’aorta, una vena a dir poco importante nell’organismo umano. Non sentiva i palpiti del suo cuore. S’allontanò con uno scatto, tremando, con gli occhi spalancati, osservando quel corpo immobile e senza vita.



Urlò. Con quanto fiato aveva in corpo, quanto poteva urlare, quanta voce aveva in gola, quanto voleva sfogarsi. Quando doveva sfogarsi. Era un bisogno, un qualcosa che sentiva da dentro. Si chinò su di lei, quindi, lasciandosi andare a delle lacrime di dolore. Strinse il corpo esanime di Kobura fra le mani, e urlò ancora.
-PERCHè L’HAI FATTO?!- urlò Jean, alzando il volto verso il cielo, che improvvisamente cominciò a far cadere grosse gocce d’acqua. Cominciò a piovere. –SE DAVVERO ESISTI, PERCHè L’HAI FATTO?!- e stringeva quel corpo così minuto e grazioso, così privo di vita, così.. amato e bramato. –PERCHè?!-
Ma urlare a Dio il tuo dolore, sempre che lui esista, non serve.
Anche se tu desideri il contrario, dentro di te.
Ma devi accettarlo, Jean.
Quindi alzati, raccogli le tue cose e chiama qualcuno.
Chiama aiuto.
Fatti sentire.
Donale l’amore che non sei riuscito a dimostrarle almeno in un modo materiale.
Fallo.
E poi torna a Central City.
E continua la tua vita.
E fallo in onore suo.
E falle vedere che, anche senza di lei, puoi andare avanti.
E falle vedere che, anche senza di lei, puoi continuare a vivere.
E falle vedere che, anche senza di lei, puoi continuare ad amare.
E falle vedere che, anche senza di lei, la tua vita non finisce qua.

Hai ancora molta strada da fare.


Fine





Faycchan- ... l'ho finita... l'ho finita... l'ho finita... L'HO FINITA?! O______________O oddio! oddio! ç________ç
Okay, basta. Allora, questo era l'ultimo capitolo (in definitiva) di Tears. Lo so, sembra proprio lasciato in tredici, ma.. pasienza, mi spiace, ma finisce così. In teoria, però, il pezzo finale intuisce cosa fa poi Jean; ovvero continua la sua vita di sempre. Macchettristezza ç_ç
Kobura.. morta.. come tutti i personaggi di mia invenzione.. =_= ma dettagli!
Non vi assillo oltre, se volete fatemi sapere come vi pare!
Bye!

Faycchan
  
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