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Autore: Dimeck    14/05/2013    1 recensioni
Un quattordicenne di nome Thomas incontra insieme al fratello James una coppia di ragazzi dall'aspetto stravagante e bizzarro per il quartiere in cui vivono. Questi ragazzi, Elaine e Fred vengono da una città al di fuori del normale, dove una dittatura impedisce ai cittadini di vivere la loro vita liberamente; entrambi hanno una storia da raccontare, ma l'avventura che vivranno verrà condivisa da tutti e quattro.
Genere: Avventura, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Thomas cercò di trattenersi per qualche secondo, ma scoppiò a ridere senza controllo dopo un attimo, quei due ragazzi lo stavano proprio divertendo con le loro storie e con i loro atteggiamenti. La tensione, da parte sua, era del tutto scomparsa.
Fred lo guardò sdegnato e poi si voltò verso la sorella scuotendo la testa.
-L’avevo detto Elaine, l’avevo detto. Nemmeno lui ci avrebbe creduto.- le disse con tono deluso.
Thomas smise di ridere, Fred non mentiva o scherzava ora. La sua delusione e il suo sdegno si potevano toccare nell’aria.
Mise un braccio intorno alle spalle di Elaine per farle fare dietro-front, ma lei rimase fissa impuntandosi sui piedi. Studiava attentamente James, dopo pochi secondi cedette alla presa del fratello e si girò con lui.
Si allontanarono lungo la strada principale.
James fissò lo stesso punto finchè di loro non spari l’ombra, poi alzò lo sguardo verso il fratello.
-Ora Thom?- gli chiese, sempre ingenuamente. Davvero non si era accorto di nulla di ciò che era accaduto? Come poteva essere?
Thomas gli pose una mano sulla spalla per dirgli che doveva alzarsi, ma il fratello rimase fermo e sempre con la stessa voce gli ripose la stessa domanda.
Il ragazzo scosse la testa.
-Cosa ora? Torniamo a casa.- gli rispose scocciato, non aveva intenzione di rimanere lì aspettando che James decidesse di usare le sue gambe.
Il bambino continuò a rimanere fermo, nonostante il richiamo del fratello. Thomas si incamminò verso casa, incurante del sapere se James lo stesse seguendo o meno.
-Aspetta Thom, non credi che dovremmo aiutarli?-
-Jimmy, erano due nuovi arrivati che per attirare l’attenzione hanno inventato quella farsa. Capisci James? E’ solo un’invenzione.- gli rispose Thomas senza smettere di camminare.
I passi leggeri di James accompagnarono quelli più pesanti del fratello pochi secondi dopo, il bambino riuscì ad affiancarlo con poche lunghe falcate.
-Ma ne sei sicuro Thom?-
Thomas si voltò infuriato, se c’era una cosa che non sopportava era dover rispondere più volte alla stessa domanda.
-James, sì. Stai zitto.- gli disse quasi ruggendo.
James ammutolì e si toccò il naso con il mignolo della mano sinistra. Era un gesto che compiva spesso quando pensava che qualcunò gli stesse censurando delle informazioni.
In pochi minuti di silenzio raggiunsero la loro abitazione; Thomas entrò in casa e salì le scale per raggiungere la sua camera, James rimase in giardino.
Percorse a passi lenti il perimetro della casa, passando per il lato est notò la terra smossa da Thomas quella mattina.
Underworld.
Terra smossa.
La sua immaginazione e fantasia di undicenne connesse immediatamente quei fattori che probabilmente Thomas aveva ignorato, già un attimo dopo correva per le scale chiamando il fratello per nome e bussando ripetutamente alla sua porta. La risposta del ragazzo fu un secco grugnito che seguì il forte rumore della porta sbattuta.
-Che c’è ancora?- gli chiese cercando di contenere al meglio le urla.
-Qualcuno ha smosso della terra in giardino! Capito? Underworld! Terra smossa! Devono aver scavato fino a qui per uscire dalla loro città.-
Thomas respirò lentamente un paio di volte di seguito, doveva riuscire a non urlare, o avrebbe svegliato nuovamente il padre.
-James… James… c’è forse qualche cane nelle vicinanze?  Eh James? Fritz Cristo! Il cane degli Smith, James, il cane degli Smith.-
Risbattè la porta che mancò di poco il naso di Jimmy e si rinchiuse in camera sua, nuovamente.
Steso sul letto si addormentò, gli avvenimenti di quella mattinata lo avevano scombussolato, nonostante cercasse di non darlo a vedere. Aveva riflettuto e cercato di collegare gli avvenimenti della notte passata a quelli della mattina, ma le cose non combaciavano, la sua scarsa immaginazione e flessibilità lo portava a ritenere impossibile l’esistenza di un mondo sotterraneo e il fatto che la storia l’avessero raccontata due ragazzi poco raccomandabili non faceva che rafforzare la sua tesi.
-Dannati contaballe.- sussurrò prima di cadere fra le braccia di Morfeo.
  
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