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Autore: Paradichlorobenzene_    14/05/2013    1 recensioni
C'erano passati in tanti nel suo cuore - come dal cielo passano gli aerei - che lei non ci faceva più caso.
Prendeva tutto alla leggera, con la stessa freddezza che le aveva forgiato il carattere da sette anni a quella parte.
L'energia le si era consumata poco a poco, così, a tutti quelli che vi entravano per poi andarsene,
Florence chiedeva solo di spegnere la luce.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Ciao, Isabelle.
Sono il peggior incubo della tua vita, o la tua cara cugina, se preferisci. Siamo finalmente giunte alla resa dei conti.
Quindi, se non ci tieni a ricevermi sotto casa, ti aspetto direttamente a Place de La Concorde, domani, alle diciannove e trenta.
Ti troverò, Isabelle.
Puoi denunciarmi per stalking, per minaccia o per ciò che vuoi. Ma non pensare che tu possa sfuggirmi.
A presto, F.”

 

Un sorriso agghiacciante tagliò il tuo volto da parte a parte, quando la sera stessa del sabato le inviasti quel messaggio.
Sapevi che sarebbe venuta, era troppo orgogliosa per non esserci. La stronza ti aveva praticamente rovinato la vita.
Figlia adottiva di quei tuoi famosi zii, nonché loro preferita, era andata a studiare all’estero all’età di quattordici anni, lasciando te, di dodici, abbandonata al tuo destino.
Quand’era presente approfittava di te come un padrone della serva. Ti ricattava. Ti teneva chiusa in casa. Parlava dei tuoi segreti – non hai mai capito come venisse a scoprirli! – davanti a tutti.
Ma quando hai scoperto che cercava di sedurre il primo ragazzo con cui facevi seriamente portandoselo a letto da ubriaco, questo era veramente troppo.
Place de La Concorde era quasi deserta, era ora di pranzo e a quanto sembrava era serata di partita.
Chiudi per un attimo gli occhi inspirando l’aria di quella piazza che in passato vide tanto di quel sangue da riempirci la fontana.
Sede di rivolte popolari, di marce e manifestazioni, della ghigliottina. Sede di rivoluzione.
Apri gli occhi.
Mit-su-ke-ta.
Te la segnerai per sempre, questa data. Trentasettembreduemiladodici.
Tutto unito come se fosse un nome e non un insieme di numeri.  
Isabelle, in piedi davanti a te, sembra – con tuo grande dispiacere – essere diventata più bella negli ultimi cinque anni.
I capelli neri, lasciati sciolti, le arrivavano fino alle lunghe cosce del suo metro e settantacinque.
Gli occhi verdi erano enormi e luminosi, i vestiti la fasciavano perfettamente.
-          E così ci rincontriamo a Parigi, Florence. Pensavo che non ti avrei rivista mai più.
Quella sua stretta di dita sulle guancie doveva evitarla.  La scosti bruscamente.
-          Sta zitta, Isabelle. Sono cinque anni che aspettavo di chiarire le cose con te.
-          Cosa intendi dire? Non ti ho mai fatto nulla.
-          No, infatti. Sei solo stata una puttana. Mi hai usata, ricattata e schiavizzata. Ti sei divertita alle mie spalle e ti sei scopata il mio ragazzo. Non mi hai fatto assolutamente niente.
-          Era consenziente.
-          L’hai fatto ubriacare, vi ho visto con i miei occhi. Non hai un briciolo di dignità.
-          Sei solo invidiosa. Sono bella, ho studiato a Londra, fidanzata ufficialmente con un uomo molto ricco e circondata da amici. Tu non hai niente di tutto questo, Florence. Niente.
-          Solo perché mi hai fatto diventare un’emarginata! Non importa mai niente di noi insicuri, a quelli come voi! Siete solo egoisti!
-          E voi invidiosi. Una massa di invidiosi. Cosa vuoi farmi, Florence?  Vuoi davvero che lo faccia?
II video. Aveva ancora i video in cui mi umiliava. Te li eri quasi dimenticati. Le lacrime non le trattieni più.
-          Continui ad essere una puttana.
Ma la mano, pronta a darle uno schiaffo, rimane a mezz’aria. Il rossore delle cinque dita sulla sua guancia non è stato provocato da te, ma da qualcuno alle tue spalle. Isabelle porta la mano alla guancia offesa fissandoti incredula.
-          E ho sempre odiato quelle come te, sapete solo atteggiarvi e non riuscite mai a concludere niente.
Isabelle se ne va, irritata e umiliata. E quella voce la conosci.
-          Avevi dimenticato il telefono sul bancone dei drink quando sei andata al bagno, prima di andare. Fortuna che l’ho trovato io. Stai bene?
Castiel. Sembra essere diventato il tuo angelo custode.
Ma tu scoppi a ridergli in faccia, con tutte le lacrime, per via degli occhiali da sole che gli scivolano sul naso. Lui capisce e ride insieme a te.
La piazza deserta per sfondo, il motore a guardarvi.


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