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Autore: ruruCRISIS    15/05/2013    3 recensioni
« Insomma, Len! C'eravamo prima noi! » Len Kagamine si girò verso la gemella, fissandola con uno sguardo del tipo 'Io? Io non ho fatto assolutamente nulla.' « Eravamo, indicativo imperfetto.» si rigirò, era oramai quasi il suo turno. O meglio, il loro. A quanto pare, aveva saltato un bel po' di fila e aveva avuto la brillante idea di appostarsi di fronte alla sorella. « E' da un po' che aspettiamo, non sarebbe giusto nei nostri confronti. » Gumi cercò di darle man forte, ma il ragazzo rimase sulle sue, avanzando e ordinando ciò che voleva. Quando ebbe ciò che aveva ordinato nelle sue mani, si voltò, pronto a tornare in classe. « L'importante è che sia giusto nei miei. » sibilò, quando passò accanto a Gumi. Len Kagamine, il ragazzo più popolare della scuola, fratello gemello della sua migliore amica, dotato di una bellezza fuori dai canoni, per me era solamente uno strafottente a cui piaceva giocare al gioco del 'io sono il re, voi i miei sudditi'.
-Tratto dal capitolo II
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gumi, Len Kagamine, Rin Kagamine, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI Quel dubbio passeggero

 

La prima cosa che Gumi fece appena tornata a casa fu una doccia. Una calda, rilassante, liberatoria doccia. Entrò in bagno e aprendo l'acqua della doccia, cominciando a farla scorrere affinché diventasse calda. Si tolse poi la divisa – Avrei dovuto lavarla l'altro ieri... Lo farò domani, se me lo ricordo... - appoggiandola sulla sedia che aveva in camera, che funzionava come un secondo armadio, dato che su di essa erano sempre ammassati un sacco di vestiti. Lo specchio a figura intera appostato in un angolo della camera le rimandò l'immagine di una quindicenne sottile e dall'aria infelice nonostante dalla vita aveva avuto tutto. Ma secondo lei non era così: la vita era sempre stata ironica nei suoi confronti. Si era divertita a privarla dell'affetto dei genitori quando era appena una bambina, quando suo fratello aveva sacrificato la sua vita a curarsi di lei quando invece poteva andare a divertirsi senza tanti problemi; quando i bulli l'avevano presa di mira per tutti gli anni delle medie, quando tutti i ragazzi che le erano piaciuti – due, a dirla tutta – l'avevano sgarbatamente rifiutata, quando le sue amiche che aveva creduto tali l'avevano abbandonata nei momenti peggiori. Chissà come si era divertita, come si stava divertendo e come si divertirà, perché sicuramente si sarebbe divertita ancora un sacco a vederla soffrire.

Ma perché farlo con lei?

Con Megumi Megpoid Nakajima?

Voleva forse farla dannare, convincerla che in fondo vivere non è nulla di che? Che vivere è una sporca illusione, che i momenti felici durano come un battito di ciglia? Ebbene, se ne era resa conto.

La sua vita sociale non era stata mai nulla di che: tutti la evitavano, nonostante lei si desse da fare per trovare qualcuno su cui contare e considerare “amico”. Ma era difficile. Per fortuna alle superiori era migliorato tutto, le sembrava un sogno aver trovato così tante amiche dopo quattordici anni passati in solitudine. Anche se avrebbe voluto passarne un po' di meno.

Si risvegliò dalla sua improvvisa marea di pensieri, chiudendosi in bagno. Si spogliò poi completamente, entrando nel box doccia, facendo scorrere l'acqua calda sul suo corpo. Era una bella sensazione: le dava l'impressione che con l'acqua, scorressero via anche i suoi problemi, per un attimo smetteva di pensare a tutto per non pensare a niente. Percepiva solo un piacevole calore.

O forse, voleva solo percepire quello. Perché in verità, la sua mente correva in un prato di pensieri senza senso, nati senza motivo, senza inizio e senza fine. Pensieri incompleti.

 

Uscì dal bagno più o meno una mezz'ora dopo; si era asciugata i capelli di getto, e ora aveva una massa verde informe sulla testa, un cespuglio. Aveva anche provato a pettinarli, ma i suoi capelli, appena lavati, non si facevano dominare da nulla: una battaglia persa fin dal principio. Si infilò il pigiama, e se ne andò in camera, pronta a ricominciare a studiare biologia, interrotta poco prima per via dell'incontro. Non seppe quanto tempo restò lì, seduta alla sua scrivania, a rileggere almeno decine e decine di volte la stessa riga per cercarne di capirne il senso.

« Hai finito di studiare? » dalla porta si affacciò Gakupo, con indosso un grembiule alquanto sporco, evidentemente molto usato.

« Mi manca poco... Una pagina, su per giù. » rispose Gumi, restando china sul libro.

« Va bene... La cena è pronta, comunque. » e se ne andò, socchiudendo la porta della camera.

Gumi alzò la testa di scatto, andando alla finestra. Il cielo si era colorato di rosso, arancione e giallo e cominciavano a intravedersi diverse pennellate di blu scuro, segno che la notte stava per calare; il sole cominciava a nascondersi dietro le colline, come ogni sera. Non si era resa conto che fosse già così tardi: ma quanto aveva studiato? Non aveva nemmeno guardato l'orologio prima di immergersi nel fantastico e attraente – MA QUANDO? MA DOVE? - mondo dello studio. Chiuse il libro di scatto. Non sapeva per quanto tempo era rimasta lì, ma sicuramente più del necessario.

 

Raggiunse suo fratello, che era già a tavola e stava aspettando lei, e quando la vide le rivolse un sorriso amichevole. Gumi prese posto, inginocchiandosi. Dopo qualche secondo di silenzio, i due fratelli batterono le mani due volte, contemporaneamente.

« Itadakimasu! » fecero, sempre in contemporanea. La ragazza afferrò prontamente la sua ciotola di riso, portandoselo un po' alle labbra.

« Squisito! » si congratulò: suo fratello era un cuoco provetto, tutto ciò che cucinava era degno di un ristorante di lusso. Lei gli aveva ripetuto più volte di studiare per diventare cuoco, ma lui le rispondeva sempre dicendo che si accontentava del lavoro part-time come fruttivendolo nel negozio vicino casa. Ma si meritava di più, molto di più!

La cena durò poco: Gakupo doveva prepararsi per uscire con un gruppo di amici, e Gumi rimané sola ben presto. Mentre lavava i piatti, si chiese se era il caso di confidare a Gakupo ciò che si erano detti lei e il suo gruppetto quel pomeriggio: in fondo, gli diceva tutto, nulla era estraneo a Gakupo della vita di sua sorella. Eppure, sentì che era una cosa che doveva rimanere segreta. Non era nulla di che: non si trattava di quei segreti immani e inpronunciabili, però decise di non farne parola.

Quando si mise a letto, questo dubbio le ronzava ancora in testa, indecisa sul da farsi. Fu il cellulare che vibrò a rasserenarla.

 

Oyasumi nasai, Gumichan.”

 

Non poté fare a meno di sorridere, leggendo che il messaggio era da parte della biondina del suo cuore.



Angolino dell'autrice: I'M STILL ALIVE, DON'T YOU WORRY! I'M STILL ALIVE! Mi scuso per questa lunghissima e imperdonabile assenza, GOMENASAI! >.< Ma purtroppo, quelle bastarde delle prof di italiano e spagnolo non mi hanno lasciato un attimo di pace scritto alla cavolo. Beh vi saluto, mi sono connessa solo per caricare il capitolo, torno a studiare -w-
With love,

Rurucchi ~
 

  
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