Questo
capitolo è il penultimo. E’ più corto
perché volevo far stare
questa parte in un capitolo a sé, da solo. Spero vi piaccia!
Fatemelo sapere
tramite recensione :D
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CHAPTER 34
– I LOVE YOU
Jared mi accarezzava i capelli e mi
teneva stretta a sé. Quando ci eravamo abbracciati, le
nostre gambe non avevano
retto e ci eravamo piegati sulle ginocchia, per poi sederci
definitivamente a
terra.
-Scusami, tesoro, non succederà mai
più! Non ragionavo, ero ubriaco, mi dispiace tantissimo,
io…io… -
Piangeva e le sue lacrime mi
bagnavano la felpa, io scuotevo la testa per cercare di fargli capire
che non
doveva scusarsi, che l’avevo perdonato, che lo amavo e volevo
stare solo con
lui. E per fare questo avevo appositamente preparato un discorso che
tenevo in
borsa. Così, quando mi chiese: “Perché?
Perché hai deciso di perdonarmi? Cosa ti
ha fatto cambiare idea?”, tirai fuori la busta contenente la
pila di fogli e
gliela indicai.
-Cosa sono? – domandò un po’
perplesso, il viso teso, gli occhi ancora rossi per le lacrime.
Sorrisi e gli feci un gesto con la
mano che significava “Dopo”; infatti avevo deciso
di farglieli leggere quando
fossimo ritornati a casa. Mi alzai e lui fece lo stesso stringendomi le
mani.
Intanto Tomo stava chiamando Vicki
avvisandola che sarebbe ritornato e si sarebbe occupato di lei e di
Christopher
(aveva incaricato me e Sophie di stare accanto alla moglie nei mesi del
tour),
mentre Shannon avvertiva il pilota dell’aereo che saremmo
ritornati a Los
Angeles.
Tornammo nell’hotel in cui avevo
trascorso la notte, recuperai le mie valigie e tornammo in aeroporto,
dopo
partimmo poco dopo. Durante tutto il viaggio io e Jay restammo
abbracciati
l’una all’altro e, stretta tra le sue braccia
protettive, non ebbi paura di
essere a migliaia di chilometri di distanza dal suolo.
Appena arrivammo a LA, la prima cosa
che feci fu tornare a casa e ritrovare mia sorella. Poi Shannon, Sophie
e i
Milicevic decisero di fare una passeggiata per il centro, anche
perché sapevano
che io e Jared dovevamo parlare. Gli feci capire che era una cosa
importante,
lui disse: “Allora vieni, ti porto in un posto”
e mi fece salire sulla sua macchina. Quindici minuti dopo
eravamo sulla
collina da cui si vedeva tutta la città, quella dove mi
aveva chiesto di
diventare ufficialmente la sua fidanzata. L’emozione era
tanta, ripensare a
quel momento mi fece venire i brividi e quasi mi commossi.
Però avevo bisogno
di dirgli una cosa a tutti i costi, quindi feci un respiro profondo,
presi
dalla borsa i fogli e glieli feci vedere uno alla volta; erano
già nel corretto
ordine e formavano il seguente discorso:
Caro Jared, ho
letto la lettera che tua madre mi ha consegnato da parte
tua. Non le avevi dato il permesso per farlo, ma lei sapeva quanto
stavi
soffrendo e ha deciso così. Meno male che l’ha
fatto. Te ne eri andato perché
pensavi che avrei provato dolore ad averti vicino dopo quello che era
successo
con Cameron, ma invece ho capito che tengo troppo a te per starti
lontano,
perchè quando qualcuno sta male per qualcosa vuol dire che
ci tiene. Voglio che
tu sappia che ti ho perdonato, perché sei come un faro in
mezzo alla
tempesta, perché
ho bisogno di te quanto
di respirare e infine perché…
Tirai
fuori l’ultimo foglio, quello
che tra l’altro avevo scritto per primo, quello che
riassumeva tutto ciò che
provavo per lui, e glielo mostrai.
I
LOVE YOU.
Jared mi guardò negli occhi, i suoi
divennero lucidi, subito dopo anche i miei, ci abbracciammo forte
forte, tanto da
toglierci quasi il respiro. Ma a me non importava, tanto il respiro me
lo
toglieva ogni volta che sorrideva, che mi guardava, che mi
sfiorava…Insomma, qualsiasi
cosa facesse.
Avevo bisogno di un suo abbraccio
come un figlio ha bisogno di quello della propria mamma. E infatti
sembrai
proprio una bambina a cui avevano appena regalato il suo giocattolo
tanto
desiderato quando lui mi strinse a sé e mi
sussurrò all’orecchio: - Ti amo
anche io, Annie. –
Ti amo.
Era la prima volta che me lo diceva.
Il mio cuore quasi si fermò. Mi sentii...volare.
Sarei rimasta lì per sempre,
abbracciata a lui, guardando il sole tramontare dietro i grattacieli di
Los
Angeles, chiudere gli occhi e dimenticarmi di tutto. Lo guardai negli
occhi e
in quegli occhi vidi l’infinito.
Lo amavo. Punto. E niente e nessuno
ci avrebbe più separato.