Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Salice_    15/05/2013    5 recensioni
SEQUEL di "Il mio cuore è gelido come l'inverno."
Sono passati sei mesi dalla battaglia finale contro Deep Blue e, da quel giorno, Zakuro non ha mai più visto Kisshu, l'alieno del quale è perdutamente innamorata.
Ma il destino, burattinaio maldestro, li farà rincontrare, divertendosi a spezzare e riallacciare le vite dei due amanti.
Con un nuovo e potente nemico da fronteggiare, la storia d'amore tra la Mew Lupo e l'alieno dagli occhi dorati prosegue.
Kisshu sbatté violentemente la ragazza contro il muro, i suoi occhi dai tratti felini illuminati dalla rabbia e dal rancore.
- Come puoi far finta di nulla, Zakuro?! – urlò esasperato. – Sono sei mesi, sei fottutissimi mesi che non ci vediamo, sei sparita dalla mia vita, mi hai fatto star male come un cane e hai ancora il coraggio di guardarmi negli occhi dicendomi una cosa del genere?! Tu mi fai schifo! –
Zakuro, per tutta risposta, si sollevò dalla parete contro la quale era stata spinta, e assestò uno schiaffo secco sulla guancia dell’alieno; questo si portò una mano alla parte lesa, guardando Zakuro stupefatto.
- Sei solo un idiota, Kisshu. -
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1497.

Kisshu camminava lentamente in mezzo alla nebbia. Il luogo in cui si trovava sembrava etereo: non esisteva né pavimento né soffitto e il tutto era avvolto da una sottile foschia grigia. Attorno a lui, il nulla.
Kisshu si guardava intorno con panico crescente aspettandosi un attacco da un momento all’altro; tentò più volte di richiamare i suoi Sai, ma senza successo: i poteri erano come bloccati.
- C’è qualcuno?! – urlò l’alieno al vuoto, anche se una leggera vibrazione del suo tono di voce tradì la sua ansia.
Riprese a camminare con passo incerto, non avendo la più pallida idea di dove si trovasse né di come avesse fatto ad arrivare lì.
Improvvisamente, la nebbia a pochi metri da lui prese a diradarsi e Kisshu riuscì a scorgere la sagoma di una figura incappucciata.
- Chi è là?! – tuonò Kisshu bloccandosi sul posto.
Lo sconosciuto, però, non diede segno di voler attaccare. Al contrario, si voltò verso di lui e cominciò a parlare con voce incorporea, ma inconfondibilmente femminile.
- Il successore di Deep Blue non è venuto alla luce secondo le leggi della natura. Cordelia è la pura essenza della malvagità dell’ex sovrano, malvagità che potrà essere annientata soltanto da quanto di più uguale e contrario a ciò esista sulla Terra.
I due alter ego si scontreranno alla fine, e l’unica cosa in grado di poter rendere Cordelia vulnerabile sarà il predestinato sacrificio dell’altro. –
Kisshu rimase immobile ancora qualche secondo, ascoltando l’eco lontana delle parole appena pronunciate dalla figura incappucciata, prima che questa iniziasse pian piano a dissolversi.
- No, aspetta! Non andare! -
Quella mistica donna non diede ascolto alle parole di Kisshu, sparendo completamente tra la nebbiolina. L’alieno ebbe ancora il tempo di muovere qualche passo incerto verso il punto in cui si trovava la creatura, prima che la foschia cominciasse a farsi più densa, fino ad inghiottirlo con lei, il suo urlo disperato soffocato dalle spire del fumo.
Dopodiché, Kisshu si svegliò di soprassalto.
 
Una debole luce filtrava dalle finestre della camera matrimoniale in cui l’alieno dormiva nella dimora di Ryan Shirogane.
Kisshu si stropicciò gli occhi stanchi, mentre la realtà che lo circondava prendeva consapevolezza in lui.
“Dannazione, era un sogno. Solo uno stupido sogno.”
Cercando di regolarizzare il respiro e convincere il suo cuore a battere più lentamente, Kisshu cominciò a rivivere frammenti del sogno appena passato, accorgendosi che il fatto che fosse tutta finzione non lo rassicurava per nulla, anzi; la sua preoccupazione continuava a montare, incontrollata.
“Prima lo scontro con Pie, poi il vuoto totale che ho in mente subito dopo che lui si è teletrasportato; non ricordo come io sia arrivato in camera, né cosa sia successo in quel lasso di tempo. E ora, questo.”
Kisshu si voltò alla sua sinistra, per osservare la figura di Zakuro addormentata, distesa al suo fianco. La ragazza aveva l’espressione rilassata tipica del sonno e la bocca carnosa leggermente dischiusa; i lunghi capelli viola le ricadevano disordinatamente sul cuscino, tanto da farla assomigliare vagamente ad un piccolo sole scuro.
Kisshu incrociò le braccia al petto, distogliendo lo sguardo da quella visione che gli faceva provare una morsa allo stomaco.
“Nella mia vita, ho sempre agito per me stesso, facendo la cosa migliore per me, per il mio personale tornaconto. Con Zakuro è stato diverso. Sono persino andato incontro alla morte a braccia aperte per lei.
Dicono che quando si ami veramente una persona, si cerchi di fare qualsiasi cosa pur di farla star bene… Anche se questo implica la possibilità di uscire di scena.”
Kisshu rimase ancora per un po’ perso nelle sue considerazioni, fino a che non venne riscosso da alcuni leggeri movimenti; Zakuro si stava svegliando. Non appena la modella ebbe aperto gli occhi, si precipitò immediatamente su di lui per sapere come stava, ma Kisshu, tenendo ostinatamente lo sguardo puntato al soffitto, rispose con un verso accompagnato da una smorfia della bocca.
Ma Zakuro non demorse: - Ti prego, dimmi che è successo… -
- No. – la interruppe immediatamente Kisshu, prima che potesse dire altro, prima che le sue parole fossero in grado di farlo tornare sui suoi passi. – Lasciami in pace. -
Zakuro lo fissò per un attimo con i suoi occhi blu, ma Kisshu si obbligò a non ricambiare lo sguardo; solo quando avvertì il peso del suo corpo abbandonare il materasso sul quale erano distesi, seguito da alcune parole da lei pronunciate ma che l’alieno non reputò degne di ascolto, solo allora cedette alla tentazione si seguire con lo sguardo la figura perfetta della ragazza che si allontanava senza più degnarlo di uno sguardo.
Kisshu ebbe il fortissimo impulso di chiamare a gran voce il suo nome, di chiederle di tornare. Avrebbe voluto alzarsi e stringerla a sé, senza lasciarla andare via da quella camera, da lui.
Ma non lo fece. Rimase immobile fra le lenzuola sudate, contemplando la voragine nel suo cuore che si espandeva all’infinito. Quando la porta si richiuse dietro Zakuro, Kisshu si portò le mani al viso, in un misero e infantile tentativo di nascondersi da se stesso.
“Ora so cosa devo fare.”
 
Zakuro camminava ormai da un paio di ore nel centro di Tokyo, osservando i passanti affrettarsi per le strade coperte di neve. Fece aderire meglio la sciarpa al suo collo, mettendosi poi a osservare alcune vetrine, senza però far caso a cosa vi era esposto; tutti i suoi pensieri erano rimasti lontani da quel luogo, bloccati a casa Shirogane.
“Devo lasciare a Kisshu il tempo che gli serve per rendersi conto di che cosa gli sta succedendo; stargli addosso non porterebbe a nessun risultato positivo.”
La ragazza aveva sperato di scoprire da Pie che cosa era realmente accaduto la notte precedente nella cantina, ma l’alieno, che aveva incontrato nel cortile sul retro, aveva liquidato la sua domanda dicendo che erano ‘cose di poca importanza’ e ‘le solite paranoie di Kisshu’.
“E’ tutta colpa di Cordelia e delle sofferenze che gli ha inflitto se Kisshu è ridotto così.” Pensò Zakuro con rabbia. “Ha distrutto la sua vita, i suoi sogni di gloria, la sua dignità e libertà. Per questo, non la perdonerò mai, e giuro che pagherà a caro prezzo per quello che ha fatto.”
La ragazza continuò a camminare senza meta, immersa nei suoi pensieri, nell’odio verso Cordelia, fino a raggiungere una pista di pattinaggio, nella quale alcuni ragazzini si stavano divertendo.
Improvvisamente, Zakuro si bloccò.
“Ma è stata anche colpa mia.”
Abbassò lo sguardo, affondando le mani strette a pugno nelle tasche del cappotto che ondeggiava al vento.
“Se io non avessi abbandonato Kisshu in quel modo, in questo momento starebbe meglio. Sperando di agire nel modo più giusto, ho soltanto peggiorato una situazione che ora potrebbe essere irreversibile.”
Zakuro riprese lentamente a camminare nella direzione opposta, dirigendosi verso casa. Non riusciva a togliersi dalla testa la spiacevole convinzione di essere parzialmente la causa delle sofferenze di Kisshu, e non sapeva perdonarselo.
Implacabili, le parole che Leandra le aveva rivolto la prima volta in cui avevano avuto occasione di dialogare da sole le cominciarono a rimbalzare insistentemente in testa.
- L’amore che prova per te lo spinge ad andare avanti. Durante le mie brevi visite, oltre che dell’umiliazione subita ad essere torturato in pubblico, passando da eroe a prigioniero, mio figlio mi raccontava sempre qualcosa di te. Mi parlava della tua voce, ferma, rassicurante e soave, o dei tuoi capelli, così belli e morbidi. Poi mi parlava dei tuoi occhi, blu come zaffiri, fieri e penetranti, come mai ne aveva visti in vita sua. Mi diceva sempre che ti ama più della sua stessa vita, e che sei la ragione che lo spinge ogni giorno a sopportare le oppressioni dei potenti e le umiliazioni; vuole resistere per tornare sulla Terra e vederti di nuovo. -
- Come ho potuto? – mormorò a bassa voce Zakuro, ponendo la domanda più a se stessa che a qualcuno in particolare.
La ragazza accelerò il passo, immergendosi nuovamente nella folla vociante del centro di Tokyo.
Dopo alcuni minuti di cammino, Zakuro giunse nella zona periferica della casa di Ryan, ma qualcosa la obbligò a bloccarsi.
Kisshu se ne stava seduto comodamente su un muretto poco distante, le gambe penzolanti avvolte in un paio di jeans. Indossava un Montgomery di lana intrecciata grigio e blu, lasciato sbottonato sul collo malgrado il vento tagliente, e un cappellino di lana grigio scuro. Nonostante il suo essere vestito elegantemente, qualcosa lo tradiva: il suoi capelli sciolti e liberi dei codini erano ribelli e si agitavano nell’aria gelida, gli occhi erano cerchiati da profonde occhiaie e il suo volto sembrava, se possibile, ancora più pallido del solito.
Quando Kisshu vide Zakuro, sollevò l’angolo della bocca in un sorrisetto, prima di saltare giù dalla sua seduta. La ragazza si avvicinò al bell’alieno, guardandolo stupefatta.
- E tu cosa ci fai qui? -
- Ti aspettavo! – rispose Kisshu con una naturalezza disarmante.
Zakuro aggrottò la fronte, e Kisshu ebbe la visione di quella piccola ruga verticale che le si formava quando era pensierosa e che tanto amava. Dopo un attimo, la ragazza parlò di nuovo:
- Ma, come facevi a sapere che sarei arrivata ora? -
- Non lo sapevo. Mi sono seduto e mi son detto: “Ok, conto fino a dieci, se non arriva me ne vado.” e sei arrivata. –
- E a che numero sei arrivato? – domandò Zakuro, incuriosita.
- Millequattrocentonovantasette, ma potevo continuare. –
Zakuro rimase senza parole, ma non se ne preoccupò: in alcuni momenti della vita, le parole diventano del tutto superflue. La ragazza eliminò la poca distanza che li separava e si lasciò avvolgere dalle braccia forti di Kisshu, che appoggio il mento sui suoi lunghi capelli viola. Zakuro chiuse gli occhi, cancellando tutto e tutti dalla sua mente, eliminando qualsiasi interferenza tra lei e il ragazzo che la stava stringendo.
Dopo alcuni secondi, minuti o forse ore, i due sciolsero l’abbraccio e rimasero a guardarsi negli occhi. Kisshu cercava di catturare tutto ciò che poteva della ragazza che amava, ogni dettaglio, volendosene quasi saziare, come se non riuscisse a staccare gli occhi da lei.
Zakuro stava per proporre a Kisshu di tornare a casa insieme, quando la voce di lui la colpì come una pugnalata alle spalle.
- Scusami per quello che sto per fare. -
E, senza proferire altre parole, Kisshu prese il volto di lei fra le mani e le depositò un dolce bacio sulle labbra. Quando riaprì gli occhi dorati, incontrò lo sguardo confuso di Zakuro.
- Vedi, - cominciò lentamente Kisshu, cercando di raccogliere tutto il coraggio che poteva – Devo andarmene. Non posso continuare a stare con te. –
Qualcosa nel petto di Zakuro si spezzò.
- Ma… Cosa stai dicendo? -
- La verità. Devo allontanarmi da te. –
- No Kisshu! – fece Zakuro con panico sempre crescente, ma cercando ad ogni modo di mantenere il suo tono di voce fermo. – Ti prego, perdonami per gli errori che ho fatto, ma non andartene! Ti giuro che voglio aiutarti a uscire da questa situazione, voglio affrontare questo ostacolo insieme a te. –
Kisshu sospirò e un sorriso amaro dispiegò le sue labbra sottili, nonostante tutto.
- Non è quello il fatto; tu non hai alcuna colpa. Dico soltanto che sia meglio per entrambi stare lontani l’uno dall’altro. -
- Ma come…? –
- Per te sarà meglio stare lontano da me. – puntualizzò l’alieno.
Inaspettatamente, Zakuro afferrò le braccia di Kisshu con forza, facendogli quasi male, anche se nulla in quel momento lo ferì di più dello sguardo disperato che la ragazza gli stava rivolgendo.
- Dimmi perché stai facendo questo?! Non mi ami più? E’ una scusa vigliacca per lasciarmi?! -
- No, lo giuro. – rispose Kisshu imponendosi di stare calmo – Proprio perché ti amo, devo lasciarti andare. Esiste un momento giusto per andarsene dalla vita di una persona, e il mio tempo è appena arrivato. Addio Zakuro. –
E con questo, Kisshu scansò dolcemente la modella, avviandosi nella direzione dalla quale lei era arrivata, senza voltarsi.
Zakuro rimase immobile per qualche istante, prima di reagire d’istinto e correre dietro a Kisshu, afferrandolo da dietro e stringendolo a sé, affondando il viso nella sua schiena mentre gli occhi color zaffiro si riempivano di lacrime.
- KISSHU, TI PREGO! -
“Zakuro, non farlo.” Si ritrovò a pensare l’alieno, mentre il nodo che aveva alla gola si faceva sempre più stretto. “Lasciami, o non avrò più il coraggio di andarmene.”
Con questi pensieri disperati, Kisshu strinse i denti e si scrollò di dosso la ragazza in malo modo; Zakuro cadde all’indietro in mezzo alla neve.
Kisshu voltò impercettibilmente il capo in modo da vedere la modella con la coda dell’occhio.
- Lasciami andare, Zakuro. Non seguirmi. -
E, nonostante una voce nella sua testa urlasse forte di girarsi e abbracciare la ragazza che amava, Kisshu si allontanò a passo sicuro lungo la via, senza voltarsi mai, fino a che non scomparve alla vista di Zakuro che, in ginocchio nella neve, continuava a guardarlo allontanarsi senza fare più nulla per trattenerlo.
Quando la figura di Kisshu fu ormai invisibile all’orizzonte, calde lacrime caddero dagli occhi blu di Zakuro, tracciando percorsi di sale sulle sue guancie, laddove poco prima si trovavano le mani affusolate di Kisshu.
 

Angolo Autrice:
Vi prego, non odiatemi per la piega che ho fatto prendere alla storia, vi prego. Se ho fatto questo c’è un motivo!
Che cosa pensate potrà accadere ora che la situazione ha preso questa piega? Che ne pensate della storia fino ad ora? Fatemi sapere che cosa ne pensate, mi fareste felice ^^
Un abbraccio a chi continua a seguire questa mia storia,

Salice_
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Salice_