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Autore: Fourever Alone    15/05/2013    4 recensioni
“Ora siamo solo io e te. Allora mi vuoi dare queste cazzo di barrette!? Non ho tempo.” Continuai a imprecare. Una mano si appoggiò alla macchinetta e gli diede una botta, e le mie barrette caddero sane e salve dal distributore. Le afferrai, felice, come una bambina con il suo primo cioccolatino.
Mi girai per vedere di chi era quella mano. Era un ragazzo. Alto, capelli scurissimi neri, occhi azzurri , fisico scolpito. Cazzo. Era uno di quelli che usava la nostra palestra.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio. Era senza maglietta con tanto di bei pettorali e tartaruga.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo.
Mi schiarì la voce e me ne uscì: “Dipende cosa pensi che io veda”
Sorrise divertito. “Uu. Psicologia inversa. Mi piace.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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“Chi sei tu? Che né hai fatto di mia cugina? …” sbottò sbalordito Clark.
Scoppiai ridere, è ingoiai il boccone di pizza e iniziai a spiegare.
“E tutta colpa tua”
“Mia? È che avrei fatto sentiamo?” disse come se non sapesse niente,mandando giù un pezzo di pizza intero.
“Sei un maiale è che cavolo” lo guardai disgustata.
“Oh dolcezza, tu non sei da meno quando mangi” buttò giù un sorso di coca-cola. “Allora vuoi spiegarmi questa storia?”
“Kevin fa finta di essere il mio ragazzo solo se io faccio finta di essere la sua ragazza a scuola tanto per togliersi di torno di una ragazza che cerca di portarselo a letto, ecco tutto.” Spiegai tranquilla per poi tornare a mangiare.
“Wow. Deve proprio essere brutta questa per non volerla accontentare”
“Oh, ma tu la conosci” risposi. Cazzo, ma io zitta mai!?
“Davvero? Eh chi è?” chiese curioso.
“Caterina” abbassai lo sguardo. “Scusa”
“Oh, allora lo capisco, preferirei uscire con una scopa, la sua compagnia sarebbe molto meglio, di quella troia, che parla solo di minigonne, dove si vede i perizoma, che  assomiglia a una corda di chitarra infilata in mezzo a delle chiappe” disse con sguardo serio, ma io non riuscì a trattenermi è scoppiai a ridere, seguita da lui.
“Non credo che ti dispiaccia vedere un perizoma addosso alle tue spasimanti”
“Oh, sono un bel vedere, ma io fossi una ragazza non riuscire a camminare con quel filo in mezzo ai coglioni” scoppiai a ridere nuovamente, insieme a lui. “Cuginetta” mi chiamò.
Cercai di tornare calma, feci dei respiri profondo è mi ripresi.
“Dimmi tutto baby” sorridendogli, è mangiando un'altra fetta di pizza.
“Lui? Com’è?” mi chiese curioso.
“Bello” risposi.
“Ohhh come sei antipatica. Voglio la descrizione dettagliata. Dai cuginetta non fare la santa” mi tirò una gomitata sulla spalla per incitarmi a parlare.
“Alto, capelli neri, occhi celesti, corpo scolpito, arrogante, pieno di se è molti altri aggettivi che non mi va  di elencare” tornando a mangiare la mia fetta di pizza.
“Figo” se né uscì Clark.
“Ehi ehi, non dirmi che ora sei passato dall’altra sponda eh?” scoppiai a ridere.
“È buttare questo ben di dio?” indicandosi. “Nahhhh … chi potrà mai soddisfare i loro bisogni?!” facendomi un sorriso malizioso.
“CLARK” urlai inorridita.
“Che c’è, anche tu prima o poi avrai i tuoi bisogni, è visto che siamo in tema, potresti utilizzare Kevin, non credo che si tirerebbe indietro”
“CLARK” urlai.
“Ok. Scusa sei troppo piccola. Avvertimi appena alza le mani su di te che lo ammazzo, intesi?” si preoccupò serio.
“Oh. Tranquillo non sono di certo il suo tipo, è lui il mio. Siamo due persone opposte”
“Beh, gli opposti si attraggono”
Fu l’ultima cosa che gli sentii dire, dopo averlo buttato fuori casa.

Erano le tre. Ed ero al parco. Kevin? Nemmeno l’ombra. Mi vibrò il cellulare. Un messaggio: Clark.

“Ehi dolcezza, come va con il boyfriend? :P”

Sorrisi per poi rispondergli: “Ehi, credo che me tornerò a casa, non si ancora fatto vedere, è questa cosa mi sta facendo incazzare più del dovuto”  Inviai. Non feci nemmeno in tempo ad alzare lo sguardo dal cellulare che subito mi arrivo la risposta.

“Ahhahah :D il ragazzo si fa attendere. Mhhh mi piace;)”

“Non è che ti piace? Se vuoi posso proporgli un uscita amorosa tra di voi” Inviai.

“Oh, tranquilla dolcezza, non essere gelosa, lo lascio a te. Che sei una ragazza bisognosa :P”

Scoppiai a ridere. Clark era mio cugino, ma era anche il mio migliore amico.
“Chi è che sti facendo ridere così tanto? Devo conoscerlo” quella voce. Alzai lo guardo. Ecco in tutto il suo splendore. Maglietta a maniche corte verde, jeans bianchi è le sue converse. È cosa che non manca mai.. il suo solito sorrisetto. Arg quanto lo odio.
“Di sicuro non sei tu” risposi a tono.
“Eccola che torna acida” mi sorrise è si sedette accanto a me. “allora che vogliamo fare?”
“Mi pare, che abbiamo deciso tutto stamattina, non credi?” dissi guardandolo truce.
“Infatti. Ma credo, che dovremmo conoscerci meglio, non credi?” disse scimmiottando l’ultime parole.
Sbuffai. “Che vuoi sapere?” dissi più acida che mai.
“Quanti anni hai?” chiese fissandomi.
“Diciassette. Tu?” risposi.
“Diciotto” sorrise. “Hai solo Leon come fratello?” continuò con il suo interrogatorio.
“Si. Non credo di averne altri sparsi per il mondo” risposi sarcastica.
Fece una risatina, per poi tornare a farmi domande.
“Io sono figlio unico” confessò. “Com’è che ti chiami realmente?”
Lo fissai, aveva quel sorrisetto malizioso. L’altra volta non gli risposi, ma ora deve per forza sapere tutto di me. Stronzo fino a midollo.
“Lilian Rinaldi Palmer” lo fissai, aveva uno sguardo curioso. “Ti precedo, mio padre è Italiano”
“Ah ecco. È perché non vuoi che ti chiami Lilian?”
Alzai gli occhi al cielo, esasperata di questa situazione.
“Fatti miei” risposi.
Fece una risatina per poi fissarmi divertito: “Eh no amore caro, non dobbiamo avere segreti. Com’è il detto? Se non c’è fiducia, non è amore”
“Te lo detto che sei uno stronzo?” Scoppiò a ridere. “La smetti di ridere? Mi dai sui nervi”
“Sei tu che mi fai ridere. Allora sto ancora aspettando la tua spiegazione”
“Mi madre mi chiamava Lilian. Adoravo essere chiamata Lilian, ma ora lei se né andata è odio essere chiamata così” confessai abbassando la testa, cercando di non far uscire le lacrime.
“Scusa, non avrei dovuto chiedertelo” posò una mano sulla spalla, alzai lo sguardo è gli sorrisi.
“Tranquillo, tu non sapevi”
“Scusa, forse chiedo troppo, ma .. cos’è successo a tua madre?”
“È scappata” confessai. “Ora però credo che tu sappia abbastanza” cercai di compormi è rivolgergli un sorriso.
“Si scusa. Mia madre io invece, non lo mai conosciuta, credo sia scappata appena mio padre ha scoperto che lo stava tradendo, mio padre invece è morto due anni fa, ora abito con i miei nonni” mi confessò lui.
“Oh beh abbiamo qualcosa in comune” mi guardò senza capire nulla. “Le nostre madri sono scappate”
“Può darsi che si siano ritrovate a festeggiare”
“La mia sicuramente” dissi, sorprendendolo.
“Ti manca” sbottò lui.
“La odio” dissi dura.
“Ma ti manca anche”
“No. Sto bene con mio padre, non mi ha fatto mai mancare niente” guardandolo truce.
“Okk. Non ammazzarmi. Ma come mai non vai d’accordo con i tuoi parenti, è diciamo che mi hai ingaggiato come tuo ragazzo?” chiese tra il divertito è il curioso.
“Diciamo che tra i genitori di quella che dovrebbe essere mia madre non scorre buon sangue, lei cerca sempre di mettere in cattiva luce mio padre è me, ma io sono colei che la zittisce sempre”
“Ohhh.” se né usci. “È io che centro?” chiese.
“Oh mia nonna cercava di mettermi in difficoltà facendomi fare la figura dell’unica nipote che è fidanzata dicendomi come sempre “ ma chi prenderebbe una come te? Sei così volgare” ma quest’anno mio cugino non si è trattenuto è ha messo in mezzo che io ero fidanzata è poi ci si è messo anche mio fratello che ha scelto te come mio ragazzo. Piaciuta la storiella?” raccontai brevemente ciò che era successo la sera prima.
“Ti voleva umiliare, insomma” disse lui, pensieroso.
“Decisamente, con l’aiuto delle sue nipotine”
Silenzio. A che stava pensando? Non che me né importasse, ma questo silenzio mi da fastidio. Diciamola tutta io odio il silenzio.
“A che pensi?” chiesi.
“A noi” disse serio.
“Ah” sussurrai.
“Ho un idea” sbottò all’improvviso, saltando dalla panchina, illuminato.
“Oh no. Basta con queste idee. Troppe in una sola giornata non sono abituata”
Scoppiò a ridere, poi mi prese per mano all’improvvisò è iniziò a camminare.
“Kevin lasciami” cercando di sciogliere la sua presa dalla mia mano.
“Sta zitta” continuando a camminare.
“Che palla che sei. Almeno puoi dirmi dove mi stai portando?” mi arresi, è lo lasciai tenermi per mano.
“Che palla che sei tu. Sei troppo curiosa” disse, volgendomi uno sguardo divertito per poi tornare con lo sguardo avanti.
Mentre camminavamo, capì che mi stava portando a prendere un milk-shake. Ok, forse non era poi così antipatico.
“Credo che tu mi stia viziando” dissi facendolo scoppiare a ridere.
“Credo che questa cosa mi piacerà” rispose lui. “Tu prendi posto, io vado a prendere le ordinazioni”
“Ok. Io milk-shake a c..”
“Caffè, ricordo tutto io” m’interruppe sorridendo.
Sorrisi, è lo vidi entrare dentro, trovai un tavolino è andai a sedermi. Da lì riuscivo a vedere Kevin che parlava con il cameriere. Credevo fosse un idiota, egoista, egocentrico, arrogante, invece era … simpatico. Si era simpatico. Forse non sarebbe stato difficile andare d’accordo.
“Ecco a te,madame” porgendomi il mio milk-shake al caffè, con della panna in più.
“Ok. Tu vuoi proprio viziarmi” dissi ovvia.
“Ahah sei o non sei la mia ragazza?” domando sorridendo.
“Oh, tu conquisti così le ragazze?” domandai.
“Sei l’unica. L’unica che ama così tanto gli milk-shake senza avere la preoccupazione di ingrassare”
“Ecco. Ho capito il tuo scopo. Vuoi farmi diventare un baule” dissi con fare teatrale.
“Nono. Mi sono espresso male, volevo solo dire che è difficile trovare una ragazza che sarebbe capace di nutrirsi solo di questo. Non volevo offenderti davvero. Per perdonarmi ti offrò il milk-shake” disse tutto d’un fiato, cercando di scusarsi.
Scoppiai a ridere di gusto, lui mi guardava abilito.
“Mi spieghi perché stai ridendo? Io mi stavo scusando” disse irritato.
“Eri buffissimo” continuando a ridere.
“Ma sentila. Mi stavi solo prendendo in giro? Brava complimenti, sarai davvero una brava attrice”
“Scusa, è che eri buffissimo è non ho resistito”
“Allora puoi scordarti che ti porti sempre a prendere milk-shake”
La mia risata si bloccò subito. Cosa? Nooooooooo.
“NO” quasi urlai sotto il suo sguardo divertito. “Non puoi”
“Certo che posso”
“Se hai vuoti di memoria, ti ricordo che sono la tua ragazza è da tale mi devi offrire milk-shake a volontà, se non vuoi essere perseguitato da quella Cristina”
“È una minaccia, amore?”
“È una promessa, amore!” 

Prendemmo i nostri milk-shake e iniziammo a camminare per il parco. Abbiamo continuato ancora con il suo interrogatorio. Ora siamo seduto nel parco, sotto un albero, io appoggiata di schiena al tronco è lui tranquillamente disteso per terra verso di me, che ciondolava le gambe.
“Ok Lì, dimmi qualcosa di te. Cosa ti piace?” Fu veramente strano sentirlo chiamarmi con un diminutivo e ancora di più usare quel tono morbido e gentile.
Rimasi rigida e sostenuta, le mani bloccate mentre spezzavo i fili d’erba;  articolai qualche frase generica, descrivendo ciò che mi piaceva come quando si compilano i campi del proprio profilo registrandosi ad un sito.
Mi lasciò parlare per diverso tempo, commentando ogni tanto e non lamentandosi dell’assurdità delle informazioni che gli stavo rivelando: cibo, marche di gelato, gusti di pizza, libri, film.
Ogni tanto interveniva, il più delle volte con frasi del tipo: “Dimmi che stai scherzando? Ti piacciono davvero quelle robe?”
“Com’è stato il tuo primo bacio?” Se ne uscì improvvisamente, dopo avermi ascoltato elencare i miei piatti preferiti.
“Come scusa?” Pensai di aver capito male.
“Raccontami del tuo primo bacio, cosa hai provato, chi era lui, dove è successo … confidami qualcosa di te.” Era davvero un serio, senza rendermene conto, finii per rispondere alla sua domanda e a raccontargli cose che sapevano solo le mia amiche di pallavolo.
“Avevo quindici anni, lui diciassette. Era il classico, figo della scuola. È io la sfigata”
“Tu non sei sfigata Lì” disse lui.
“Ma per lui si. Ci incontrammo durante l’intervallo, non guardai mentre camminavo è lo scontrai, lui fece il solito stronzo, ma io gli risposi a tono, è da allora non riuscì più a levarmelo di torno. Diventammo amici, mi piaceva stare con lui, avevo scoperto un suo lato che i suoi amici non conoscevano, era davvero un ragazzo intelligente è molto simpatico. Dopo un mese di amicizia, se né uscì fuori che provava qualcosa per me, io a stento ci credevo, così uscimmo è lui mi baciò”
Mi osservava e rimase in silenzio, aspettando che continuassi probabilmente; cercavo di evitare il più possibile di fissarlo, non volevo indugiare troppo su quei occhi azzurri, ai suoi capelli neri scompigliati, è il suo sguardo.
La cosa che mi sconvolgeva di più erano i suoi occhi, il modo che aveva di fissarmi in alcuni momenti, soprattutto quando sembrava non capire il senso di qualche mia risposta.
Per riempire il silenzio ed evitare di indugiare ulteriormente in quei pensieri, mi decisi a continuare: “Io nemmeno volevo baciarlo ma poi mi lasciai fare … Dio, mi sentivo così in imbarazzo! Ricordo ancora che il mio cuore sembrava impazzito mentre lo vedevo gattonare verso di me, ero seduta su una panchina, mi aspettavo quasi che tutto si sarebbe svolto al rallenti come nei film d’amore.” Mi sentii catapultata di nuovo indietro nel tempo, era assurdo che lo stessi raccontando a qualcuno che nemmeno conoscevo bene.
“E come è andata? Ti è piaciuto?” Mi chiese con voce rilassata e un po’ divertita, ma non in tono derisorio.
“A quel tempo, si mi è piaciuto, ma solo a pensarci credo che ci siamo baci migliori dei suoi.” Risi, stranamente risi mentre mi sarei dovuta imbarazzare.
“È per quanto siete stati insieme?”
“Quattro giorni” confessai, unico dettaglio che le mie amiche non sapevano.
“Scherzi? Ti ha lasciata?” chiese inorridito.
Sbuffai. “Perché voi dell’altro sesso, partite dal su preposto che siate sempre voi a lasciarci?”
“Beh, non credo di spiegarmelo” disse sincero.
“Comunque una mattina, avevo intenzione di andarlo a trovare in classe, però mi bloccai appena sentii delle voci era sue e dei suoi amici. Che parlavano di me. Così curiosa di sapere come parlavi di me ai suoi amici, rimasi fuori dalla porta ad ascoltare. Sarebbe stato meglio entrare però ..”
“Perché?” chiese per poi mettersi a gambe incrociate davanti a me.
“La sua era solo una scommessa con i suoi amici”
“COSA? Che bastardo! Dimmi che viene nella nostra scuola per favore!” mi guardo truce.
“Si. Perché?” risposi ingenua.
“Davvero? Oh dio è dimmi come si chiama questo!”
“Che c’è vuoi delle lezioni da lui, di come prendere per il culo le tue spasimanti?” dissi disgustata è offesa.
“No solo ammazzarlo” confesso.
Sorrisi. “Ah non ti farebbe piacere scoprire chi è!”
“Beh io non sono, senno mi sarei ricordato di te. Dai dimmi chi è?”
“Se te lo dico, prometti che non lo dirai a nessuno per favore? Se l’unico di cui sappia tutto, alle miei amiche raccontai che non era il mio tipo. Posso fidarmi?”
“Ma qualcuno dovrà spaccargli la faccia .. è ..”
“Prometti sulla nostra am..amicizia?!” dissi titubante.
Lui strabuzzò gli occhi: “Sulla nostra amicizia”
Sorrisi. “David Fith” dissi abbassando lo sguardo.
Iniziò a tossicchiare, lo sapevo, era meglio che mi stavo zitta.
“Scherzi? David Fith?” fissandomi con una sguardo serio.
“Ti sembra che ti stia prendendo per il culo” sputai infastidita da quella domanda.
“È il fidanzato di mia cugina, nonché mio migliore amico da due anni” confessò lui.
COSA? Merda. Merda. Merda. Cazzo. Cazzo. Cazzo.
“Cosa?!” urlai. “Due anni?”
“Io lo ammazzo, quello stronzo!” disse a dir poco incazzato. “Se prova a far soffrire mia cugina lo ammazzo con le mie stesse mani, prima però devo chiarire una cosa”
“Avevi promesso Kevin” gli ricordai.
“Non abbiamo stretto nessuna mano”
CAZZO.
“Vaffanculo”
“Dai Lily, si è comportato da stronzo, è ora che qualcuno gli faccia un discorso, se prova solo ad azzardasi di fare questo a mia cugina, giuro che lo ammazzo” ripete la minaccia.
“Sta calmo Kevin. Da quanto stanno insieme?” chiesi.
“Da una tre settimane?”
“Non credi che sia cambiato? Sarà cresciuto, è avrà messo la testa a posto, non credi?”
Mi fisso, per poi tornare a sedere accanto a me. “Sarà meglio per lui” farfugliò.
“Ci tieni molto a tua cugina”
“L’unica cugina che ho, a parte quell’idiota di suo fratello” confesso con un sorriso.
“Che scuola fa?! La conosco?!” domandai curiosa.
“Non credo si è trasferita da poco, si chiama Kayla è abita con suo fratello, ma fa la nostra scuola, ed ha la tua stessa età.”
Kayla Franchi?? O.O
“Kayla Franchi è tua cugina?” quasi urlai, per ricevere da parte sua una risatina.
“Ma a quanto vedo, tu già la conosci”
“È nel mio stesso corso di matematica è ieri lo invitata a pranzare con me è le mie amiche in mensa visto che non conosceva nessuno” dissi tutto d’un fiato.
“Ehi respira. È come ti è sembrata? Era contenta della scuola?”
“Era solo preoccupata. È molto simpatica, siamo andate subito d’accordo. A parte un piccolo cambiamento di opinioni su Caterina”
“Ha conosciuto quella?” chiese inorridito. Annui. “Poverina, sarà rimasta inorridita”
“Si all’iniziò si ma poi si è messa a ridere per una mia uscita” mi guardò incitandomi a continuare. “Quando passò mi fissò con sguardo di sfida è a me se vuoi sapere la verità non mi fa nè caldo né freddo così continuai a fissarla sorridente, così Kayla si accorse di lei, è voleva sapere chi fosse è io ancora tra i miei pensieri le risposi “Caterina la ragazza che a posto della patata, ha una riproduzione casearia di ricotta è formaggi” è così iniziò a r…..”
Così scoppiò a ridere anche lui.
“Tu mi farai morire. È quale sarebbe il vostro debutto?” chiese continuando ridere.
“Che secondo lei, Caterina non è il tipo per suo fratello, ma diciamo la verità Caterina è il tipo di tutti” dissi ovvia.
“Certo, se il tuo scopo è portatela a letto è basta, ma con lei non potrei mai avere una relazione seria, non né sarebbe capace”
“Perché vorresti farmi credere che tu, uomo, vuoi avere una relazione seria?” chiesi sbalordita.
“Come tutti i ragazzi, ma in questi tempi è difficile trovare una ragazza che ti voglia conoscere realmente è non che ti usi per il tuo aspetto fisico”
Wow. Non mi sarei mai aspettata un discorso del genere. Ma allora anche gli uomini anno un cuore. È io vengo a saperlo così? Potrebbe venirmi qualcosa.
“Oh” Ma sei scema o cosa? Cosa. Ok si sono scema, ma che cazzo di risposta è questa.
Mi rivolse un sorriso, per poi guardare l’orologio. Cazzo, che ore sono?
“Sono le 17.13, io devo andare in palestra”
“Cazzo. È tardi Davide mi ammazza è anche le ragazze”
Mi alzai di scatto, mi pulii i jeans iniziai a incamminarmi verso casa, con affianco Kevin.
“Che devi fare di così importante?” chiese.
“Ho gli allenamenti di pallavolo, se non vado potresti ritrovati senza fidanzata” camminando a passo veloce.
“Se vuoi ti do un passaggio fino a casa per prendere la borsa, è poi andiamo insieme” disse.
Lo fissai. “Lo faresti davvero?” chiesi sbalordita.
“Sono o non sono il tuo ragazzo?” chiese con il solito sorriso mozzafiato.
“Ti stai calando troppo nel personaggio” risposi, per poi scoppiare a ridere, seguita da lui.
È insieme ci avviamo verso casa mia, ridendo è scherzando. 


Oggi siamo state di buon animo è abbiamo postato il capitolo 8. Spero che vi piaccia è recensiate sempre in più. Un grazie, per tutti colori che hanno recensito i capitoli precedenti, è chi l'ha aggiusto fra le preferite/ricordate/seguite. 
Grazie di cuore. 
Vostra Alone è #Menteperversa. 
♥ 
  
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