Fandom: Glee
Autore: warblerslushie – potete
trovare il primo capitolo in
lingua proprio QUI
Titolo: When We’re
Older
Pairing: Blaine
Anderson/Kurt Hummel
Genere: Drama; Hurt;
Comfort
Rating: T
Avvertimenti: MPREG
Note
dell’autrice:
non sono RIB quindi non possiedo né Glee né nessuno
dei suoi personaggi. Se altrimenti, sarei ricca e probabilmente non
scriverei
fanfictions! Inoltre, il gene Reddin che menziono in questa storia è
basato sul
personaggio di Reddin del film Junior del 1994. Dovreste proprio
vederlo se vi
piace la tematica. È un buon film, lo prometto – su cui, per inciso,
non ho
nessun diritto.
Traduzione
a cura di Killing Loneliness.
When We’re Older
Capitolo 1
Blaine chiuse gli occhi
aggrappandosi al ripiano del lavandino, cercando di reggersi in piedi e
stabilizzare
la propria figura vacillante mentre ascoltava il ticchettio del timer
che
proveniva da oltre le sue spalle.
Aveva combattuto contro la
nausea
per tutta la mattina, rimettendo la propria colazione non molto tempo
dopo che
Kurt era uscito di casa per lavoro; ed ora, dopo qualche giorno passato
a struggersi
in un dibattito mentale, chiedendosi se doveva o meno andare fino in
fondo alla
vicenda, Blaine si trovava ad aspettare che un certo test
gli desse la conferma se la sua malattia era dovuta o
meno a qualcosa di più che un semplice caso di influenza.
****
«Cosa ne
pensi sulla possibilità di
avere dei bambini?»
La mano sul
fianco di Blaine si
bloccò.
Kurt era
ancora alle sue spalle e
Blaine sapeva che, se si fosse voltato, l’espressione sul volto del suo
fidanzato probabilmente non sarebbe stata piacevole.
«Perché me
lo chiedi?» domandò Kurt,
stringendo la mano sull’anca di Blaine prima di rotolare via ed alzarsi
dal
letto – aspettò a malapena una sua riposta prima di scomparire
all’interno del
bagno privato della loro camera da letto.
«Stavo solo
pensando, tutto qui»
«A
proposito di avere dei bambini?»
«Sì, voglio
dire... mi è venuto in
mente e mi stavo semplicemente chiedendo cosa ne pensi a riguardo»
Kurt
rientrò nella stanza con un panno
caldo ed umido in una mano ed un asciugamano asciutto nell’altra;
gattonò sul
letto e sedette a cavalcioni sulle gambe di Blaine.
«Abbiamo
appena fatto sesso e tu
divaghi sull’avere dei figli?»
«Beh,
magari ne vorrei un paio un
giorno e mi domandavo se è ciò che vorresti anche tu»
Kurt alzò
gli occhi al cielo e cominciò
a ripulire le tracce di seme sue e di Blaine prima di emettere un
pensieroso
“Uhm” e sorridergli, gettando il panno sporco dietro di sé con
disinvoltura.
«È solo che
è uno strano argomento
post-sesso, tutto qui»
«La gente
parla di avere figli tutto
il tempo, non si tratta di un argomento controverso dopo aver avuto
rapporti –
voglio dire, nei film succede»
«Sì, e sono
quasi sempre coppie
eterosessuali che hanno appena avuto un irrealistico amplesso sotto la
doccia e
poi, nove mesi dopo, boom! La ragazza fa saltar fuori un bambino. Oh,
le gioie
dei presagi!»
«Quindi,
tecnicamente, in questo
momento dovrei rimanere gravido visto che abbiamo appena fatto l’amore
e, nell’arco
di una decina di mesi, dovremmo avere un bambino... sai, basandoci sul
fatto
che stiamo parlando di averne in futuro»
Kurt alzò
gli occhi al cielo di nuovo
e scosse la testa.
«Questa
conversazione sta diventando
strana e voglio tirarmene fuori. Niente più discussioni sull’avere
figli»
«Ma...»
«Un giorno
mi piacerebbe avere dei
bambini, Blaine, ma in futuro, quando sarò un po’ più grande – e questo
è tutto
ciò che ho intenzione di dire a riguardo»
Mentre Kurt
raccoglieva il panno che
aveva gettato a terra e tornava in bagno, Blaine sorrise raggiante,
incrociò le
braccia dietro la testa e chiuse gli occhi – immagini di piccoli ed
adorabili
bambini che assomigliavano a Kurt gli attraversarono la mente.
****
Un
suono stridente scoppiò alle sue spalle e Blaine sussultò, girando sui
tacchi
per afferrare il timer posto sulla tavoletta abbassata del gabinetto.
Girò
la manopola, lo disattivò e lo appoggiò di nuovo.
L’ansia
andava crescendo mentre lui stava lentamente cominciando a rendersi
conto che
il timer spento significava una ed una cosa sola.
Il
test era pronto.
****
«Ti ricordi
quando Rachel credeva di
essere incinta?»
«Parli
della volta in cui non era
certa se il bambino fosse di Brody o di Finn?»
«Già»
«Sì, lo
ricordo, perché?»
Kurt lasciò
cadere la busta colma di
cibo cinese takeaway sul tavolo ed estrasse un paio di contenitori,
posandoli
davanti a Blaine, prima di continuare a parlare.
«Beh, pensa
di essere di nuovo in
stato interessante»
«Lei
cosa?» balbettò Blaine, strozzandosi con
il sorso d’acqua che aveva osato bere mentre Kurt stava parlando.
Kurt
allungò la mano verso di lui e
accarezzò la schiena del suo fidanzato, scuotendo la testa mentre lo
faceva.
«Attento,
tesoro, non voglio che tu
muoia prima del nostro matrimonio» attese che le guance di Blaine
riprendessero
colore, sorridendo appena il suo respiro si regolarizzò «Ora, come
stavo
dicendo prima che tu decidessi quasi di morire, Rachel pensa di essere
incinta»
«E Finn lo
sa?»
«No, e non
lo saprà finché Rachel non
avrà scoperto se davvero aspetta un bambino o se è solo un altro falso
allarme»
«Beh,
sarebbe bello se lo fosse. Quel
bambino verrebbe davvero viziato»
Kurt ghignò.
«Sì, da te
e dai papà di Rachel e da
chiunque altro»
«Lo
vizieresti anche tu, non mentire»
«Mh, credo
di non poterti dare
risposta in merito, ma... ad essere completamente sincero, spero che
non sia
incinta»
Blaine
inarcò un sopracciglio, la
forchetta che stava portando alla bocca sollevata a mezz’aria.
«E perché?»
«Perché è
troppo giovane per avere un
bambino! Non abbiamo nemmeno ventun anni, Blaine! E ha così tanto da
fare e poi
ha tutti questi piani... io non posso nemmeno immaginare di cambiare la
mia
vita per accogliere un altro essere umano nel mondo! Sono troppo
egoista in
questo momento per avere un figlio e, secondo me, anche Rachel lo è»
«Io penso
che sarebbe una madre
eccezionale»
«Davvero?»
chiese Kurt, il viso
stravolto dall’incredulità «Io, invece, penso che tu stia mentendo»
«Affatto.
Voglio dire, sì, Rachel è un
pochino egocentrica a volte» ignorò la sbuffata di Kurt «E, certo, è un
po’
come una bomba ad orologeria quando si tratta dei suoi obiettivi per il
futuro
e del modo in cui raggiungerli, ma le persone possono cambiare. Sarebbe
una
fantastica mamma ed attendo con ansia il giorno in cui la vedrò in Dance Moms
o Toddlers and Tiaras, ovviamente in
una versione di Broadway chiamata Stage Moms o
qualcosa del genere»
Kurt
scoppiò a ridere e Blaine sorrise
appena lo vide ridacchiare dietro la mano.
Quella
sera, naturalmente, il resto della
loro conversazione fu incentrata sulla crisi di Rachel riguardo la sua
potenziale gravidanza e del loro futuro di coppia – con tanto di
chiacchierata
sui loro futuri figli – e quando Rachel, settimane dopo, li chiamò per
raccontar loro che per l’ennesima volta si era trattato di un falso
allarme,
Blaine non poté fare a meno di sentirsi leggermente deluso dal fatto
che non ci
sarebbe stato un bebè che lui potesse finalmente viziare.
****
Quel
maledetto test lo stava prendendo in giro.
Beh,
a dire il vero c’erano svariati test – non
si può mai sapere, si era detto Blaine quando, il giorno prima, ne
aveva
comprato un’enorme quantità in farmacia.
Ne
aveva acquistati una manciata di diversi tipi perché aveva letto su
internet
che alcune marche potevano dare dei risultati falsi e lui voleva
davvero,
davvero sapere cosa c’era che non andava in lui in quell’esatto momento.
Quindi
eccolo lì, intento a fissare la fila di test di gravidanza con il cuore
che
minacciava di scappargli dal petto.
«Oh,
mio Dio»
****
«Buon
anniversario, tesoro!»
Blaine
sorrise quando sentì le labbra
di Kurt contro la guancia.
Si
accoccolò tra le braccia di suo
marito e sospirò felice quando Kurt lo strinse in uno stretto abbraccio
e
cominciò a tracciare una scia di caldi baci sul suo collo.
«Kurt! Sto
preparando la cena!»
Kurt si
allontanò dal collo dell’altro
e lo schernì giocosamente.
«È il
nostro primo anniversario di
matrimonio e tu vuoi rimanere a casa e cucinare? Pensavo che saremmo
andati a
mangiare qualcosa fuori»
«No,
sciocco, volevo cenare qui e dopo
potremmo... uhm...» abbassò la voce, sbattendo le ciglia per flirtare
con lui «Potremmo
approfittare della serata e del fatto che abbiamo tutta la notte, come
domani,
liberi da impegni»
«Sta
dicendo ciò che penso tu stia
dicendo?» chiese Kurt, ghignando diabolicamente mentre faceva un passo
indietro
per guardare intensamente negli occhi di Blaine.
«Oh, signor
Anderson-Hummel! Che
sguardo immorale mi sta rivolgendo in questo momento!» lo prese in giro
Blaine,
allontanando suo marito mentre mescolava la pasta in ebollizione nella
pentola.
Ridacchiò
quando Kurt lo avvinghiò di
nuovo e ricominciò a tempestargli il collo di baci – non riuscì a
trattenere il
gemito che gli scivolò fuori dalle labbra appena Kurt premette la bocca
contro
la sua clavicola.
«Kurt,
baby, per favore. Voglio finire
di preparare la cena e poi possiamo fare questo per tutta la notte»
Kurt sbuffò
e lasciò la presa, voltandosi
verso il frigorifero; aprì l’anta e sbriciò al suo interno.
«Devo dire
che sono un po’ deluso dal
fatto che sei più interessato al cibo che ad avere me ma, visto che
anch’io sono
piuttosto affamato, non mi lamenterò troppo»
«Sono
felice che tu sia comprensivo»
Blaine rise, scolando la pasta ormai cotta nell’apposito utensile.
Kurt prese
la salsa riscaldata dal
fornello.
Raggiunsero
la sala da pranzo, dove posarono
le pentole prima di servirsi, e qualche minuto dopo stavano godendosi
la cena e
parlando tranquillamente delle loro rispettive giornate al lavoro e a
scuola.
Kurt stava
per trangugiare un altro
pezzo di pane all’aglio quando si rese conto che Blaine lo stava
fissando.
«Stai bene, tesoro? Sembra che tu voglia
mangiare me anziché i tuoi spaghetti – non che mi stai lamentando o che
altro»
Blaine
scosse la testa e lasciò cadere
la forchetta nel piatto.
«Ho
intenzione di mandarti in estasi
appena avremo finito di cenare... ma stavo solo pensando, tutto qui.
Non c’è
bisogno di preoccuparsi»
«Un penny
per i tuoi pensieri?»
«Uhm...
beh, ti ricordi di quella
notte di qualche anno fa, quando abbiamo parlato del nostro futuro?»
«Parliamo
sempre del nostro futuro,
Blaine. L’altra sera hai detto di voler mettere un soffione a cascata
nel bagno
padronale»
«Sì, ma
questa è una cosa diversa»
Kurt alzò
un sopracciglio, masticando
costantemente il suo pezzo di pane.
«In che
senso?»
«Beh, siamo
sposati da un anno... e
i-io, uhm, mi stavo chiedendo se hai pensato alla possibilità di avere
dei
bambini»
Il pezzo di
pane che Kurt teneva in
mano cadde e rimbalzò sul tavolo, rotolando, fino a fermarsi accanto al
bicchiere
di acqua ghiacciata.
Kurt
allungò una mano e se l’appoggiò
sul petto – un paio di colpi di tosse gli sfuggirono mentre fissava
Blaine con
gli occhi spalancati.
«Che cosa?»
«Bambini.
Mi chiedevo cosa ne pensavi
di averne un paio»
«Vai ancora
a scuola, Blaine! Non hai
intenzione di avere dei figli ora, vero?»
Blaine
arrossì, agitando una mano
davanti al proprio viso.
«No, Dio,
no. Non ora, almeno. Voglio
dire, dovremmo aspettare un paio d’anni o almeno fino a quando non
saremo più
stabili e più sicuri delle nostre finanze, ma...»
«Parli come
un vecchio uomo sposato!»
scherzò Kurt.
Respirare
divenne un po’ più facile
ora che aveva assimilato che Blaine non stava suggerendo di avere un
bambino in
quel preciso momento delle loro vite.
«Sono un
vecchio uomo sposato» ribatté
Blaine «Ma, come stavo dicendo, mi piacerebbe avere un bambino nel
prossimo
futuro. Qualcuno che sia un mix di te e me, intendo»
Kurt alzò
lo sguardo, incontrando gli
occhi di Blaine, e il suo cuore perse un battito.
Sapeva
esattamente di cosa Blaine
stava parlando: della recente – e stava usando quel termine con
leggerezza –
scoperta del gene Reddin.
Era
qualcosa che gli scienziati
avevano studiato per decenni e solo nel 1994 la ricerca era finalmente
decollata.
Durante il
secondo anno di liceo di
Kurt e il primo di Blaine – non molto tempo dopo che i due erano
ufficialmente
tornati insieme dopo una brutta rottura –, gli scienziati avevano
annunciato di
aver trovato prove sufficienti che garantivano che una piccola parte
della popolazione
maschile era portatrice del gene e tramite qualche test gli uomini,
soprattutto
quelli gay, potevano scoprire se avevano o meno il gene Reddin.
Se così
fosse stato, ricevendo cure
mediche adeguate ed iniezioni mensili d’ormoni, si poteva portare a
termine una
gravidanza con successo.
A quanto
dicevano le riviste
documentate sulle gravidanze maschili, quello era un processo
drammatico per il
portatore ma fattibile, e per gli uomini gay avrebbe reso più semplice
la
possibilità di concepire un bambino che avesse entrambi i DNA dei
genitori.
Giusto
prima di sposarsi, sia Kurt che
Blaine avevano fatto il test ed avevano scoperto che Blaine era
portatore del
gene.
Ecco perché
Kurt si era spaventato a
morte quando Blaine aveva parlato di avere dei bambini... perché lui
non si
sentiva ancora pronto per dei figli.
Entrambi
avevano ancora così tanto da
fare con le loro vite, come viaggiare e godersi i loro vent’anni. A
parere di
Kurt, non avevano tempo per dei figli e anche se, in fondo, non gli
sarebbe
dispiaciuto averne uno, voleva che accadesse tra dieci anni o anche più
e non
in quel momento.
Motivo per
cui entrambi erano
particolarmente attenti.
Usavano
sempre il preservativo e, quando
invece ne facevano a meno, Blaine prendeva una pillola anticoncezionale.
A
differenza di quelle prescritte alle
donne, dato che gli uomini non avevano periodi mestruali, la pillola
non creava
problemi a livelli ormonali. Faceva solo in modo che Blaine non
rimanesse
gravido e Kurt era infinitamente grato a quella dannata piccola pillola
grigia-blu, soprattutto durante quelle notti in cui erano
eccezionalmente
ubriachi, distratti, e finivano per fare sesso senza protezioni.
In quel
preciso momento, Kurt non poté
fare a meno di notare lo sguardo pieno di desiderio negli occhi di suo
marito
mentre questi lo fissava.
Sapeva che
Blaine amava i bambini ed i
bambini si radunavano intorno a lui, non era una cosa strana – Blaine
era un
tesoro quando si trattava di piccoli frugoletti, era così affettuoso e
così
giocoso... e loro adoravano il suo modo di fare.
Kurt aveva
avuto modo di constatare in
prima persona quando Blaine fosse bravo coi marmocchi quando, una
volta, aveva
fatto da babysitter al figlio dei vicini di casa.
In
quell’istante, Kurt realizzò che
Blaine, un giorno, sarebbe stato un padre maledettamente bravo.
Ma non così
presto.
Kurt non
era ancora pronto.
Sorridendo,
allungò la mano sul tavolo
e prese quella di suo marito, stringendola.
«Un giorno,
Blaine, te lo prometto.
Magari, quando saremo più grandi, avremo un paio di bambini e saranno
perfetti»
«Lo pensi
davvero?»
«Lo so per
certo. Ma... che ne dici di
smetterla di parlare di pargoli e, magari, esercitarci nel farne un
paio? So
quanto ti piace»
Blaine
sbuffò contro la sua mano ma si
alzò di scatto dal tavolo, dimenticandosi della cena mentre si
precipitava in
camera da letto con Kurt alle calcagna.
****
«Cazzo»
Blaine
fissò la fila di bastoncini e sbatté le palpebre rapidamente – le
lacrime
copiose che gli riempivano gli occhi scivolarono lungo il suo viso.
Alzò
una mano e si asciugò il volto dai segni del pianto mentre continuava a
studiare i test davanti a lui.
Positivi.
Tutti
tranne uno.
Cosa
avrebbe pensato Kurt?
Note della
traduttrice
Non smetterò mai di
ringraziare l’autrice
per avermi permesso di tradurre la sua storia.
Generalmente mi tengo alla
larga
dalle fanfictions con tematica MPREG perché il più delle volte le trovo
irreali
dal punto di vista psicologico e, lo ammetto, un po’ inquietanti sotto
ogni
altro aspetto.
Quando ho letto la trama
di “When
We’re Older” mi sono ritrovata ad aprire la pagina senza nemmeno sapere
il perché.
E per fortuna l’ho fatto,
aggiungerei, perché è stato subito amore.
Adoro lo stile fluido di
warblerslushie
e la sua straordinaria capacità di dipingere abilmente i personaggi
senza mai
perdere il contatto con la realtà – e, trattandosi del suo primo
tentativo con
la MPREG, è una cosa a dir poco sublime: ha tratteggiato i Klaine più
umani che
abbia mai incontrato, ha fatto sì che mi affezionassi irrimediabilmente
ad ogni
parola e ad ogni lacrima – e, a proposito di lacrime, questa è stata la
primissima fanfiction che mi ha fatta commuovere.
Far ridere è
difficilissimo ma
emozionare fino a far traboccare il cuore del lettore è, beh,
praticamente
impossibile dal mio punto di vista.
Spero di ricreare
quell’atmosfera
anche qui, con questa mia primissimo tentativo di traduzione, e spero
che
abbiate voglia di seguire me e warblerslushie in quest’avventura.
Siete i benvenutissimi a
recensire,
all’autrice farà piacere sapere la vostra opinione e a me... beh, a me,
essendo
troppo timida per postare le mie Klaine, farà piacere avere qualcuno
con cui
fare la fangirl impazzita. Sì. Eh, vent’anni e non sentirli...
Per qualsiasi domanda, non
esitate
a contattarmi!
Killing Loneliness.