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Autore: Fourever Alone    16/05/2013    5 recensioni
“Ora siamo solo io e te. Allora mi vuoi dare queste cazzo di barrette!? Non ho tempo.” Continuai a imprecare. Una mano si appoggiò alla macchinetta e gli diede una botta, e le mie barrette caddero sane e salve dal distributore. Le afferrai, felice, come una bambina con il suo primo cioccolatino.
Mi girai per vedere di chi era quella mano. Era un ragazzo. Alto, capelli scurissimi neri, occhi azzurri , fisico scolpito. Cazzo. Era uno di quelli che usava la nostra palestra.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio. Era senza maglietta con tanto di bei pettorali e tartaruga.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo.
Mi schiarì la voce e me ne uscì: “Dipende cosa pensi che io veda”
Sorrise divertito. “Uu. Psicologia inversa. Mi piace.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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“Cosa!? Una festa!? Stasera?!” Sbottai, incazzata.
“Su, Lily, adesso non farla così lunga! La festeggiata ci ha già segnate poco fa. È da tanto che non usciamo la sera a divertirti, sempre su i libri o chiuse in quattro mura a far palleggiare una palla” Spiegò speranzosa della mio cambiare idea.
“Di chi sarebbe ques …” Ma non riuscii nemmeno a finire la mia lamentela che lei m'interruppe.
“Caterina” confessò ridetta.
“Cosa?! Oddio ma siamo pazzi?Cioè sei impazzita?Io alla festa di quella non ci vado nemmeno se ..” “Per favore” piagnucolò “Ti prego, ti prego ti prego, ti prego, fallo per la tua cara amica, per favore”
“Non se ne parla, da sole, con gli amici di quella” dissi inorridita.
Entrai, finalmente in camera mia, con dietro Lottie, che mi seguiva con lo sguardo supplicante. “Non fissarmi con quella faccia” sbotto girando di scatto verso di lei, che sobbalza.
“Per favore Lily” è come suo fare, nel suo viso si espande un viso angelico. Agr, sa che non resisto.
“Ma non puoi chiedere alle ragazze?!” chiese già senza speranze.
“Micaela stasera esce con quel povero ragazzo che sta per morire di astinenza” fece una smorfia “Il padre di Sarah non la fa uscire perché ha due insufficienze, è le altre non avevano voglia” spiega brevemente, molto brevemente.
“È perché io dovrei avere voglia?!” chiese sbalordita.
“Perché sei la migliore amica, tenera, affettuosa, sempre disponibile per le proprie amiche bisognose di divertirsi” dice mentre mi stritola un polso.
 “Va bene, va bene, d’accordo. Ho capito l’andazzo. Mi sacrifico anche questa volta e ti porto a quella benedetta festa.”
“Oh sei un tesoro Lily” esultò lei.
“E tu una ruffiana ma immagino che questo lo sapevi già!” commentai sorridendo acida.
“Dai dai dai … devi chiedere il permesso al grande Marco” iniziò a urlare per camera.
La fissai divertita: “Spero tanto che mi dica di no”
Detto è fatto, ci fosse una volta che io riesca a prevedere il futuro.
“Certo amore che puoi andare” rispose tranquillo è sorridente.  “Basta che non torniate molto tardi, per le tre vi voglio a casa, già sotto le coperte, intesi?” diventò all’improvviso serio.
“Sicuro?” facendogli gli occhi dolci, ma lui insensibile com’è annuii divertito. 
“Grazie Marco” ringraziò, Lottie, mio padre, dandogli un sonoro bacio sulla guancia. “ Dai Lily andiamo a cambiarci, su” esultò euforica.
Ma perché tutte a me?! :O
Lottie, mi trascinò in camera, erano le 20, ero distesa tranquillamente a fissare il soffitto bianco, quella sera mi pareva così dannatamente interessante, mente una pazza, metteva sotto sopra camera mia, per cercare un vestito decente da farmi mettere. Cosa impossibile, nel mio armadio c’è solo presenza di jeans, canottiere di tutti i colori, felpe, giacche di jeans, ma, di vestiti non ne troverà neanche una in fotografia. A parte, si dovrei qualcosa da mettere in discoteca, l’ultima volta che lo misi era al  compleanno di Clark, in discoteca, ma sicuramente anche se li troverebbe ora mi staranno troppo corti.
“Eccoli” esclamò Lottie euforica. “Trovati baby” disse cantilenando l’ultima frase stile
–attentachetistupro-. Cavolo, ma cos’ha il radar?
“Dai vecchia, vallo a provare, muoviti” li presi controvoglia, è andai in bagno.
“Ma che sei caduta del cesso Lily? Muoviti dai” mi riportò alla realtà Lottie.
Avevo messo i vestiti, si vedeva ogni ben di dio. Avevo addosso un top con il davanti largo, dove era disegnata la bandiera inglese, è dei jeans striminziti che non mi coprivano un accipicchia.
“Ho fatto, io esco, ma ricordati queste parole” sentii Lottie trattenere un risolino. “io questa specie di jeans non li metto ok?!” sbottai irritata.
“Se esci, ti dico la mia” rispose tranquilla lei, feci un respiro è usci dal bagno.
“Sei una bomba Lily” squittì lei, mentre continuava a fissarmi meravigliata.
“Scordatelo, non me lo metto quel coso!” protestai.
“Vuoi sembrare una ragazza o preferisci fare l’asociale anche stasera?”
“L’asociale va benissimo.”
“Oh andiamo Lily, non ci credo neanche un po’ che in fondo non ti piace che un ragazzo di guardi. E se vuoi che sia uno in particolare a farlo, allora devi sistemarti in modo da attirare la sua attenzione e poi, hai un fisico da urlo, sei magra e hai delle tette che io me le sogno, quindi per favore, indosserai questo e stai zitta.”
Incredibile,era riuscita a convincermi. In quel caso aveva ragione. In fondo anche io avevo una minuscola parte vanitosa, che mi faceva fermare davanti allo specchio a chiedermi quanto potessi essere carina e a scegliere una maglietta piuttosto che un’altra.
“Allora?” chiese Lottie sorridendomi.
“Non farci l’abit..” non devi nemmeno i tempo a finire la frase che mi saltò addosso felice.
“Dai vieni a vederti allo specchio” mi trascinò, di nuovo, in bagno.
Sorrisi,vedendo l’immagine di me riflessa. È poi quel pantaloncino non era poi così tanto corto.
“Bene, ora passiamo a trucco è parrucco.” Decretò Lottie facendomi sedere sulla sedia della mia scrivania.
“Lottie, mi raccomando, vacci piano!” lanciandogli un’occhiata truce.
“Ti fidi di me?” annuii convinta, sorridendole. “Allora, innanzi tutto, via questo.” Disse, tirando via l’elastico che fermava i miei capelli in una coda. Li scosse, e questi presero volume e qualche onda. Di solito non li lasciavo mai completamente liberi, ma sapevo che spiegarlo alla mia amica sarebbe stato inutile, così la lasciai fare. Si dedicò con cura al mio viso che trasformò completamente con polverine e pennelli e alla fine il risultato finale fu incredibile. Non sembravo io con lucidalabbra e ombretto e quando mi obbligò a mettere delle scarpe con un mezzo tacco, sembravo davvero una di quelle ragazze da copertina.
“Allora, ti piaci?”
“Cavolo! Sono davvero io?!” guardavo il mio riflesso sbalordita.
“Ricordati che mi devi un favore.” Esordì lei.
“Mi pare che te lo stia già facendo visto che ti accompagno ad una festa a cui io non sarei mai andata.”
“Oh è vero. Allora siamo pari. Adesso prendi le tue cose e andiamo però, che è tardissimo.”
Eseguii ancora un volta l’ordine, è scendemmo da mio padre che ci aspettava da ben un ora. Salimmo in macchina con direzione discoteca.
C’era la musica parecchio alta, che proveniva da un palco posto all’inizio della sala. C’erano parecchie facce che avevo già visto nei corridoi di scuola, alcuni ballavano, altri erano in fila allo stand delle bibite. Lottie non faceva altro che ripetere che tutto era ‘eccitante’, ‘figo’ mentre a me sembrava solo un ammasso di corpi che non sapevano come meglio spendere il loro tempo.
“Vado a salutare una mia compagna di corso, vuoi venire?” urlò nel mio orecchio.
“Tu va, ti aspetto lì.” Dissi urlando anch’io, indicando un muretto sul quale avevo in mente di mettermi seduta visto che quelle maledette scarpe mi stavano già facendo male. Così restai da sola, mentre Lottie raggiungeva la sua amica. Mi guardai intorno ma non riconobbi nessun volto familiare con cui poter scambiare due chiacchiere. Incrociai le braccia al petto e presi a ticchettare con un piede per terra, ero nervosa e spazientita, mi ero già stufata di stare lì.. Una serata peggiore non poteva esserci. Sapevo che avrei dovuto impormi e fissarmi sul divano tutta la sera a vedere la mia rassegna di film d’autore.
“Ehi piccola, ti va di ballare?” una voce, a me sconosciuta, soffiava sul mio collo e quando mi voltai, cercò di baciarmi. Cavolo, quando ha bevuto.
“Ehi che fai?” sbottai, urlando, cercando di allontanarlo da me, ma continuava a stringermi i polsi ed ad avvicinarmi a lui.
“Dai piccola, voglio solo divertirmi” urlò vicino al mio orecchio, con una mano mi blocco i due polsi è l’altra si fece strada sotto il top, sopra al mio reggiseno.
“Leva immediatamente le mani da li, stronzo” è con tutte le forze che avevo riuscì a dargli un calcio, nella sua parte intima, così riuscì ad allontanarlo. Lui dolorante, barcollava fra i ragazzi, è imprecava, io mi alzai innervosita da quella serata è mi girai per uscire da li.
“L’hai steso, amore” Una voce profonda, quella inconfondibile di Kevin, sopraggiunse alle mie spalle e quando mi voltai, lui stava sorridendo.
“Così sembra.” Risposi, senza troppa voglia.
Lui si piazzò davanti a me e come al solito, prese a scrutarmi. Stavolta ero seriamente in imbarazzo, vestita per niente consono al mio stile, con le gambe scoperte e la pancia scoperta.
“Cavolo Lì, stasera devo stare attento o il primo che passa rischia di innamorarsi di te. Stai ..stai bene.” Disse, sfregandosi il naso, leggermente in imbarazzo anche lui. Quello era il primo, vero complimento che Kevin faceva alla sottoscritta.
Sorrisi, stavolta senza forzature e per la prima volta senza il sospetto che stesse approfittando del suo fascino per far colpo su di me, avevo capito che era sincero dal tono della sua voce.
“Grazie.” Risposi dolcemente.
“Allora” continuò lui, mettendosi accanto a me sul muretto. “Ti diverti?”
“Da morire, non si vede?” chiesi, con un mezzo sorriso e voltandomi verso di lui che ridacchiò e poi fissò i miei occhi verdi. Un groppo mi si fermò in gola, era veramente bello. Aveva una camicia grigia chiara e i jeans erano neri. I suoi capelli disordinati facevano fatica a starsene buoni sulla fronte e gli donavano un aspetto ancora più da strafottente, anche i capelli erano ribelli.
“E tu come mai sei qui?” chiesi.
“Mio cugino mi ha costretto ad accompagnarlo” disse sbuffando.
“Anch’io sono stata costretta da una mia amica” dissi sbuffando anch’io.

Sbuffò infastidito e me accorsi.
“Che succede?” gli sussurrò nell’orecchio mentre cercavo di seguire il suo sguardo.
“Niente … solo che la troia mi sta fissando da ben 20 minuti buoni” disse.
“Ovviamente oggi è il suo compleanno vuole il suo regalo” dissi sorridendogli maliziosa.
“Ma che si trovasse un Gigolò” sbottò lui, facendomi scoppiare a ridere, con lui di seguito.
Alzai lo sguardo, per osservare Caterina, come se fosse stata invocata, stava sculettando verso di noi.
“Parli del diavolo.” Sibilai contrita.
“Mhm … Reggimi il gioco.” Sussurrò pianissimo, tanto che annuii appena, non comprendendo veramente cosa volesse fare.
“Ti prego, amore, andiamocene non sopporto questa confusione”  Esclamò a voce alta, facendomi sobbalzare. Che avrei dovuto fare?
Mi mimò un no con le labbra, facendomi l’occhiolino.
“No, Kevin, stasera mi voglio divertire non fare il guastafeste” Ero risoluta ma non avevo la minima idea di cosa avesse in mente.
“Ho casa libera, ti faccio divertire io” alzò la voce, tanto che lo avrebbe potuto sentire anche mio padre. Iniziò a lasciarmi piccoli baci sul collo, iniziai a perdere la ragione, cavolo il mio punto debole. Ma lo allontanai subito, è fissai i miei occhi nei suoi che erano decisamente divertiti da quella situazione.
“Ma che ti salta in mente, non puoi pensare sempre a quello, stasera il tuo amichetto se ne starà buono buono accuccia. Intesi?”dissi fissandolo, cercando di rimanere più seria possibile.
Che scena comica, peccato che io dovessi trattenermi dal ridere, anche perché vedevo con la coda dell’occhio Caterina che ci fissava sbalordita.
Kevin mi fisso divertito per poi continuare questa commedia.
“Ok, amore. Oramai il mio amico dei piani bassi si è messo la fascia nera a lutto …” abbassò la testa. 
Trattenermi dal ridere fu durissima, mi sentivo la protagonista di una soap opera.
Caterina continuava a fissarci, la sua mascella arrivava al pavimento.
“Ohh, va bene. Ma che sia una cosa veloce eh” dissi senza nemmeno pensare, tanto che lui sollevò di scattò inchiodando i miei occhi nei suoi sorridendomi malizioso, mi inchiodò al muro e facendomi un sorriso divertito, continuando con la sua scia di baci sul collo.
“Non qui, dai” lo allontanai divertita. Mi fissò, mi prese per mano è iniziammo uno zigo zago fra tutti i presenti.
Uscimmo dal locale, è ci dirigemmo su un parco lì vicino, arrivati, mi accascia ridendo sul prato.
“Lo sai vero che domani lo saprà tutta la scuola, è io morirò?” dissi tra le risate.
“Oh spero solo che si sia rassegnata che non stiamo insieme. Siamo stati bravi no?” continuai a fissare il cielo, ma percepii che si era steso accanto a me.
“Tu caro mio ti sta prendendo troppe libertà” dissi alzandomi sui gomiti è picchiettando l’indice sul suo torace.
Scoppiò a ridere per poi borbottando “Senno non si levava dalle palle” facendomi scoppiare a ridere.
Restammo in silenzio, per non so quanto tempo, finché non sé né uscì improvvisamente con:
“ Voglio portarti in un posto”  annunciò tutto contento, alzandosi in piedi e fissandomi speranzoso.
Alzai gli occhi al cielo. “Tutto qui?” sbuffai, incredula e vagamente risentita. “Mi aspettavo qualcosa di più... tipo un bel milk-shake” dissi pregandolo.
Tutta la gioia di Kevin parve sgonfiarsi come un palloncino bucato, ma divertito. “Ma...” balbettò, boccheggiando. “Se impossibile, sei fissata!”
Gli sorrise. “Allora me lo offri?” gli dissi.
Incastro i suoi occhi nei miei, è mi fissò per un paio di minuti, io odio essere fissata.
“Prima però andiamo dove voglio io”  
“E sentiamo, dov'è che vuoi portarmi?”
Lui prese a fischiettare, dondolandosi sul posto. “Oh, beh... nei dintorni” rispose, piuttosto vago.     “Allora, amore, vieni o no?”
“Vengo, vengo” sbottò, fingendosi annoiata anche se sorrideva. “Guidami. Su” e gli porse la mano.
Kevin sorrise raggiante è i due presero un sentiero piuttosto buio sulla sinistra, circondato da cespugli e piccoli arbusti. Ma per strada, c’eri presenti alcuni lampioni. Menomale.
“Kevin, non voglio andare in un posto dimenticato da Dio e dagli uomini, d'accordo?” gli dissi, è  inciampai su un grande masso e andando a sbattere sulla schiena di Kevin, che riuscì a sorreggerla. “Scusami” mi affrettai ad aggiungere. “Stavo per cadere...”
Lui rise e scosse il capo. “Basta che non ti sei fatta male” la tranquillizzò. “Adesso però non lamentarti e chiudi gli occhi. Siamo quasi arrivati”
“Di già?” domandai spaesata, guardandomi intorno. “Siamo ancora nel bel mezzo del nulla, lo sai, non è vero?”
Kevin non mi rispose mi tappò delicatamente gli occhi.
“Se sto dietro di te, non vedo e potrei farti cadere, quindi se ti lascio, prometti che non apri gli occhi?? chiese.
Annuì senza parlare, così  Kevin fece scivolare via la mano. Camminammo per qualche altro metro, lui mi guidava affinché non inciampassi, io gli stringevo il braccio ogni volta che mi pareva di barcollare. Avevo sempre odiato il buoi.
“Eccoci”  disse dopo un po’. “E' qui, puoi aprire gli occhi “
Io obbedì, serrai le palpebre per un momento e quello seguente le spalancai, guardandomi curiosamente intorno. Alberi li circondavano, e dai rami infiniti, mentre al centro di quel paesaggio vi era un piccolo laghetto d'acqua, quieto e rilassante al solo sguardo. Nell'aria frizzante di quel freddo inverno si avvertiva un' aroma di fiori.
“E' meraviglioso”  mormorai dopo un po', ammirata, e mi voltai a guardare il ragazzo dietro di me, sorridendo. “E' davvero, molto bello”
Lui ricambiò il sorriso in maniera ancor più ampia.
“E’ solo la natura! rispose, riflettendo “Un posto come questo deve esserci più o meno ovunque... è solo che noi non ci facciamo caso”
Ascoltai con attenzione, e annuì lentamente.
“ Vieni” disse, Kevin,  con un'improvvisa ondata di panico imbarazzo “Sediamo un po'”
Si avvicinarono alla riva del lago e Kevin, disteso sul prato, iniziò a fissare il cielo, l’osservai meravigliata. Sembrava felice.
“Allora” ripresi poi, sorridendo ancora. “Come mai mi hai portata qui?” chiese.
Kevin mi fisso, come se mi stesse studiando. “Amo questo posto” mi spiegò infine, candidamente. “Tuo padre non ti ha mai portata qui?!” 
 Feci spallucce. “Non credo ... “ dissi lentamente. “Oh, sì, adesso ricordo, ma certo! Non sono mai venuta, però. Mio padre mi parlava sempre di un posto, è dalla sua descrizione, mi sembra proprio questo” iniziando a fissarmi intorno, felice. Felice, di aver scoperto il posto che mio padre mi ha sempre raccontato.
Kevin poggiò i gomiti alle ginocchia e fissò il lago. “Abitavo qui da piccolo” mi raccontò. “Sai, i miei genitori hanno deciso di sposarsi quand'erano ancora giovani, solo che hanno... beh, avuto qualche difficoltà a generare questo splendore che hai di fronte. Alla fine ce l'hanno fatta, però”  scherzò, e mi vide alzare gli occhi al cielo. “Abitavano già qui da tempo, proprio accanto alla quella villetta.”
Lo fissai, sorridendo appena, e ritrassi le gambe contro il petto. “Come mai non abitate più qui, allora?” chiesi, incuriosita dal suo racconto.
Lui mi rivolse un rapido sguardo. “Siamo andati via quando avevo più o meno sette anni” rispose.
“Mio padre scoprì che mia madre lo tradiva, lei scappò è così lui non voleva più vivere in una casa dove le ricordava lei, così andammo dai miei nonni .. all’iniziò era solo per un periodo di tempo ma alla fine non siamo più ritornati, abbiamo venduto la casa”
“Quindi tu, ricordi tua ma...?” esordì lei, le sopracciglia aggrottate.
“No” concluse lui. “Io la vedevo pochissimo, era sempre indaffarata con il lavoro, come diceva lei, non ho mai ricevuto una caretta, una coccola, un consiglio, niente, certe volte mi ritrovavo a pensare se sapevi che esistevo. Ma ora, credo solo che il suo pensiero sia stato solo sul suo amante” aggiunse, con un sorriso triste. “Venivo qui a giocare quasi tutti i giorni, con Kayla e mio cugino. Ci fermavamo per un po' al parco giochi qui vicino, e quando eravamo stufi correvamo qui al lago e tornavamo a casa sempre zuppi. Era... davvero bello”
Lo guardai incantata. “Non devi mai aver sentito la mancanza di un fratello, allora”  dedussi, avvicinandosi a lui. “Da piccolo hai avuto loro, poi... poi anche Faith”
Kevin  annuì con entusiasmo. “Diciamo che sono il figlio unico con la famiglia più numerosa del mondo” scherzò, eliminando le poche lacrime che stavo vagando per il suo viso, e io rise. “Ed è fantastico, sul serio. Provi sempre quella sensazione un po' strana che ti dice che questo non cambierà mai... ed è così che vai avanti”
Si distese sull'erba, le braccia dietro la testa, non so dove.
Come se gli avesse letto nella mente o si fosse voltata a guardarlo, gli disse: “Mi piacciono i tuoi cappelli” io sorrisi e scossi il capo.
“Sono orribili, deformi, inguardabili...”
Ma, mentre contavo sulle dita delle mani gli attributi affibbiati ai miei capelli, avvertì un braccio cingermi la vita e tirarmi giù, verso l'erba.
“Ti decidi a star zitta, Lily?” disse, ridendo della mia espressione sconvolta.
Distesa sul prato, i capelli sparsi confusionariamente, guardò il suo volto che la sovrastava e rise, le guance un po' più rosse di prima.
“Solo se lo fai anche tu, Ken” replicò con aria allegra, stringendo il tessuto della sua camicia per tirarlo giù di fianco a lei.
Lo sentì ridere. La risata di Kevin era un suono inconfondibile, così profonda.
“Dobbiamo rimanere in silenzio tutto il tempo, allora?” mi chiese, e io annuì con aria furba e insolente, con le braccia incrociate al petto. “Oh, beh, sarà divertente” commentò, ironico. «
 “Possiamo sempre guardarci” e voltò il capo verso di me, che lo fissavo con una risata impressa sul mio volto.
Erano vicini. Entrambi sentivano un gran desiderio di ridere, di dire qualcosa e spezzare il silenzio, di riscaldare l'aria che aleggiava su di loro. Entrambi si sentivano inevitabilmente attratti l'uno verso l'altra, gli sguardi allacciati, dei sorrisi soltanto una traccia.
“Hai gli occhi da cucciolo, non vale” risi infine io, distogliendo lo sguardo. “Non è giusto, non ci riesco!”
Kevin scoppiò a ridere. “Non è colpa dei miei occhi, è che non sei una persona seria quanto me..” disse vantandosi, e io in risposta gli rifilai una gomitata.
“Ma sta' zitto”  feci, agitando una mano a mezz'aria. “Sei la persona meno seria che conosco e che abbia mai conosciuto in vita mia, davvero”
Lui diede in un sospiro fintamente esasperato e si distese nuovamente accanto a me.
“Questa me la segno” disse, rassegnato. “Tanto so benissimo che non ne sentirò uscire mai uno da quella boccuccia di rosa che ti ritrovi”
Risi di gusto e scossi il capo, ma non dissi nulla.
“Allora” fece di nuovo Kevin dopo un po', “ti propongo qualcosa che sicuramente ti piacerà”
“Come lo sai?” ribattei, mettendolo alla prova.
“Beh”  iniziò a spiegare lui, “perché qualcosa in te che mi dice che sei una secchiona”
A quelle parole, scattai come una molla e mi misi seduta sull'erba, strizzando gli occhi e fissandolo come se avessi voluto annientarlo con lo sguardo. Presi un profondo respiro e, senza neanche una parola, cominciai a prendere a pugni il petto e lo stomaco di un, fino ad allora, rilassatissimo e compiaciuto Kevin,  facendolo contorcere per evitare i suoi colpi. 
“Lì... oddio, Lì, sta' calma!” esclamò lui, schivando un mio destro ben assestato. “Non ho detto nie-” un colpo allo sterno lo lasciò senza fiato, “non ho detto niente, fermati!”
Con uno scatto, Kevin riuscì ad afferrarmi i pugni e a tenerli stretti tra le sue mani, tanto che iniziai a divincolarmi per liberarmi, senza successo.
“Ah, è così?” rispose, furiosa. “Non hai detto niente? Io. non. sono. una. secchiona”  scandì, Kevin n scoppiò a ridere, cosa che mi fece arrabbiare ancor di più.
“Ridi?” gli domandai, aggressiva. “Io ti prendo a pugni e tu ti permetti anche di ridere?”
Lui continuò a farlo, battendosi una mano sullo stomaco, e a me risultò molto difficile continuare a mantenere quell'espressione seria e furibonda che era decisa a palesare di fronte alle sue dilaganti risa.
“Questo appellativo ti manda in bestia, buono a sapersi.” Continuando a ridere. “Non puoi capire quanto sei sexy quando sei arrabbiata”
Inizialmente, all’iniziò non capì, ma l'impressione durò poco, perché qualche secondo più tardi un la mia mano colpì la guancia di Kevin senza alcun preavviso.
“Cazzo Lilan” imprecò lui, massaggiandosi la parte lesa.
Solo in quel momento dentro di me un leggero, lievissimo senso di colpa, a causa del quale decisi ad abbandonare la mia espressione per dar libero sfogo ad un sorriso.
“Accidenti, ... picchi di brutto” mi informò lui con una certa veemenza. “Preso a botte da una ragazza ... che tragica fine per Kevin Smith”.
Io scoppiai a ridere, una risata leggermente sadica.
“Ho sempre picchiato i maschi” dissi poi, tranquilla. “Sin da piccola. Una volta, alle elementari convocarono i miei genitori a scuola. Io non raccontai nulla di quello che era successo, quindi loro iniziarono a pensare che fossi troppo traumatizzata e che qualcuno mi avesse fatto uno sgarbo molto grave”
Kevin, si sistemò meglio le braccia dietro la testa e continuò ad ascoltarmi, curioso di sapere, sicuramente, impiccione com’è.  
“Arrivarono dalla maestra con il piede di guerra” proseguì “pronti a difendermi, quando si ritrovarono di fronte al fatto compiuto. Ero stata io a picchiare un mio compagno ».
Kevin scoppiò a ridere, e io lo seguì. “Josh Worth, me lo ricordo ancora!” esclamai tra le risate. “E non puoi immaginare perché l'ho picchiato”
“Ti avrà fatto una proposta indecente...”  la buttò lì lui.
“Esatto!” feci sorprendendolo, sbarrando gli occhi, e Kevin rimase colpito.
“Cioè, indecente per dei bambini di otto anni, intendiamoci... mi aveva mandato un bigliettino dove mi chiedeva di diventare la sua fidanzata. Io, non so perché, ma ho preso quella proposta come un insulto, come un'offesa! Allora, a ricreazione, mi sono avvicinata, facendogli credere di dovergli dare una risposta, invece l'ho picchiato, ero anche  una bambina molto acida”
Kevin si asciugò le lacrime. “Oh mio dio, è io che pensavo che fossi acida solo con me” disse, mentre ancora rideva. “Eri un terremoto da molto prima, invece! I ragazzi era già un argomento tabù già da bambina, allora”
“No, l'allergia è tutta farina di mia nonna” lo rimbeccai subito. “Comunque, pensavo che avessi già la mia fama di lottatrice contro il "sesso forte"” e a quelle parole accompagnò una smorfia scettica.
“Non né sai niente di un ragazzo che due anni fa, nella nostra scuola, andò all’ospedale?!”
 Kevin fissò il cielo per fare mente locale. “Oh, sì che me lo ricordo”  rispose con una nota di terrore nella voce. “Ho saputo che era stato pestato violentemente da Christian, povero”
Io risi di gusto,mi distesi nuovamente, rinfrancata e soddisfatta.
“È questo che centra?!” domandò quando si fu sistemato bene sull'erba, anche lui. 
“Beh, fatti i conti” dissi soddisfatta.
Kevin mi fissò, disorientato..ma poi capì è scoppiò a ridere, seguito da me.
“È cosa ti avrebbe proposto da far uscire in la Lily violenta?!” chiese continuando a ridere.
“Oh, mi aveva palpato il culo, è poi mi disse testuali parole “Ti aspetto in bagno, dolcezza” è così lo pestato, Chris non centrava nulla, è stato lui ad allontanarmi senno lo avrei davvero ucciso, ma anche lui ha fatto la sua parte, gli sferrato un cazzo nello stomaco. Conosci Chris no?!” domandai in fine, sorridendo. Lui annui.
“Lui, per non metterlo in ridicolo, di quanto lo fosse già, mise voci che lo aveva pestato lui, per difendere la sua ragazza”
Kevin scoppiò a ridere nuovamente. “Che ragazza violenta, caspita!”
Feci un risolino, poi calò silenzio. Quella sera tirava vento, anche troppo, per i miei gusti. Mi strinsi le gambe al petto, è strofina le mani, per far calore alle gambe.
Dopo un po' anche lui decise di mettersi a sedere, allora si tolse il giacchetto, che poggiò sulle miei spalle tremanti. A quel tocco inaspettato, mi voltò a guardarlo.
“Oh... grazie” mormorò, stringendomi nella sua giacca. “Tu non hai freddo?”
Lui sorrise. “Sono di ferro io” rispose, annuendo e passandosi una mano fra i capelli arruffati. “Tu sei troppo nuda, copriti, io sto bene” 
Sorrisi, è appoggia la testa sulla spalla. 

Grazie infinite a tutti per le meravigliose recensioni: le leggiamo SEMPRE e TUTTE QUANTE con immenso piacere e gratitudine.
Grazie infinite a tutti quelli che la visitano. 
Grazie infinite a tutti voi che l'avete registrata nelle preferite. 
Grazie infinite a tutti voi che l'avete registrata delle seguite. 
Grazie inginite a tutti voi che l'avete registrata delle ricordate. 
GRAZIE. GRAZIE. GRAZIE. 

Vostra Alone 
♥ e #Menteperversa ♥. 
  
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