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Autore: theshinygirl    17/05/2013    2 recensioni
Perchè mai Hermione Granger ha obbligato Severus Piton a sposarla?
Traduzione
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa è la traduzione della storia “A dark tale” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

A Dark Tale

 

C'è un silenzio di tomba nella stanza.

Gli lancio uno sguardo, notando che si sta concentrando intensamente sul cibo nel suo piatto, ignorando completamente la mia presenza.

Ogni tanto mangiamo insieme nei suoi... nostri alloggi. A volte mangiamo nella Sala Grande. Non so cosa è peggio.

Essere ignorata da mio 'marito' e cercare di mangiare in un silenzio imbarazzante o essere circondata da studenti che mi fissano e sussurrano cose brutte su di me. Su di noi.

Gioco con il cibo nel piatto, prendendone piccoli morsi. Non posso fargli notare che non sto mangiando. Potrebbe fargli sorgere qualche sospetto ed è l'ultima cosa di cui ho bisogno al momento.

Ma d'altra parte, non penso noterebbe qualcosa neanche se mi crescesse una seconda testa. É come se non fossi nemmeno nella stanza.

Mi schiarisco la gola e mi sforzo di parlare. "Signore... riguardo questo saggio che ha assegnato - "

"Sai che non possiamo parlare di compiti, Miss Granger. Non sarebbe professionale."

"Voglio solo sapere se - " 

"No." É la sua risposta fredda.

Mi mordo la lingua, frustrata. Perché non può semplicemente essere onesto e ammettere che non vuole parlare con me in generale? Non ha niente a che fare con l’essere professionali.

"Date le circostanze, non dovresti nemmeno frequentare le mie lezioni." Continua e alzo lo sguardo verso di lui.

I nostri occhi si incontrano per un secondo e poi lui distoglie lo sguardo, irrigidendosi.

Faccio scorrere la lingua sulle labbra con esitazione, con una gran domanda in testa. Dovrei chiedere?

Come se avesse mi letto la mente, scuote il capo."No. Non stanotte." 

"Sono già passati sei giorni." 

"Non c'è bisogno di dichiarare l’ovvio. Sono consapevole della data, grazie tante."

"Allora... domani?"

"Domani sì."

Stupido.

Come se stessimo discutendo di un incontro d'affari, non qualcosa di intimo come-

"Me ne vado in camera mia." Si alza improvvisamente.

Annuisco. "Va bene. A domani." 

Non aspetta nemmeno che finisca di parlare che è già sparito dalla stanza.

 

 

xxx

 

 

 

Abbiamo camere separate. E questo è qualcosa per cui sono grata. Ho bisogno del mio spazio, della mia privacy.

Specialmente adesso.

Trascorriamo solo una notte a settimana insieme. E questo perché siamo obbligati.

La legge.

Andare a letto con il mio insegnante.

Disgustoso.

All'inizio era orribile, ma adesso mi ci sono... abituata. É ancora imbarazzante, ma cerco di trattare la cosa con maturità.

Di solito ci impiega qualche minuto e poi mi caccia praticamente fuori dalla sua stanza, quasi sbattendomi la porta in faccia.

Immagino sia difficile anche per lui.

 

 

 

xxx

 

 

 

Mi sta fissando.

Non c'è alcuna reazione sul suo volto.

Niente.

Forse non mi ha sentita.

Ripeto la frase. "Credo che dovremmo sposarci, Signore."

Di nuovo, nulla.

Il mio coraggio sta lentamente scemando e inizio a pensare che tutto questo sia uno sbaglio.

Poi lui apre la bocca, ma passano alcuni lunghi attimi prima che le parole prendano vita.

"Granger." Sussurra poi alza la mano, puntando la porta. "Fuori."

"Cosa? Ma - "

"Fuori." Ripete, calmo.

"Non ci... farà un pensiero? Mi lasci spiegare."

"Non lo ripeterò ancora, Miss Granger."

"Ci ho pensato molto! Non sarebbe davvero un matrimonio, ma una... specie di accordo. Potremmo - "

Si avvicina a me improvvisamente, afferrandomi il braccio e trascinandomi verso l’uscio. Prima che riesca a dire qualcosa mi spinge fuori e sbatte la porta.

 

 

 

xxx

 

 

 

Sbadiglio, trascinandomi in cucina. Svegliarsi presto la mattina sta diventando davvero difficile. Sono stanca tutto il tempo, non importa quanto dorma.

Questa sarà una giornata davvero stressante. Ho lezioni fino a stasera. Ricordo i momenti in cui ero così entusiasta di imparare cose nuove, ma adesso sono... insensibile. So che non userò mai questa conoscenza nella vita reale, allora perché prendermi il fastidio di imparare?

Mi verso un bicchiere di succo d'arancia e poi lo sento.

Voltandomi, gli finisco quasi addosso, ma lui si sposta di scatto. Come al solito ha addosso i suoi vestiti scuri. É tutto ciò che indossa. Non l'ho mai visto con qualcosa di diverso.

E io sto lì con la maglietta e il pantalone del pigiama, sentendomi un po' imbarazzata.

Non ci sentiamo a nostro agio quando stiamo insieme come una moglie e un marito dovrebbero.

É comprensibile.

Il nostro matrimonio è una falsa.

"Quando iniziano le tue lezioni?" Chiede.

"Tra un'ora." 

"Dovresti sbrigarti. Non vorrai fare tardi."

Non mi piace quando si comporta come se fosse mio padre. Rende tutta la storia del matrimonio ancora più disgustosa e imbarazzante e ambigua.

"Devo chiamare l'Elfo Domestico? Desideri mangiare - ?" Interrompe la frase a metà.

M'irrigidisco.

Cosa c'è che non va?

I suoi occhi si socchiudono e si avvicina a me, guardandomi la faccia.

"Dove ti sei fatta quel livido?" Chiede, incrociando il mio sguardo.

"Q-quale livido?" Indietreggio, cercando di nascondermi il volto dietro i capelli.

"Quello sotto l'occhio."

Merda.

Ho dimenticato di controllarmi allo specchio. 

Lo faccio ogni mattina, nascondendo i lividi e individuando le macchie di sangue sotto la pelle con un semplice incantesimo. 

"N-non ricordo." Rispondo velocemente.

Sono arrabbiata con lui per avermi presa alla sprovvista.

"Come puoi non ricordare?" Insiste.

"Non lo ricordo e basta!" lo aggredisco. "La smetta con le domande. Lei non è mio padre. Non gliene importa niente di me quindi la smetta di fingere."

Serra la mascella e annuisce, i suoi occhi sono freddi.

"Hai ragione, Miss Granger. Non m'importa."

Si volta e se ne va. Reagisce sempre così. Raramente discute, perché semplicemente va via.

Non sono dispiaciuta per averlo aggredito.

Non può sapere della mia condizione. Non lo sopporterei. É più facile quando le persone ti odiano piuttosto che provare pena per te.

Non ho bisogno della sua compassione. Non voglio la sua compassione. 

Voglio solo fare qualcosa per lui. Qualcosa di buono. Qualcosa che lo premi per tutti quegli anni che ha trascorso in pericolo cercando di tenerci al sicuro.

E se questo significa  avere in cambio il suo odio, mi sta bene.

  
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