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Autore: ForeverYoung_1D    17/05/2013    3 recensioni
«…non mi importa quanto lontani saremo, quanti chilometri ci divideranno, quanti oceani ci separeranno, quanto Paesi dovrò attraversare per tornare da te…lo farò per noi»
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Elisa, mia sorella,
senza la quale non potrei mai vivere.

 

      I WOULD LIKE YOU TO STAY
      

If I’m louder, would you see me?
Would you lay down in my arms and rescue me?
‘cause we are the same
You saved me
When you leave it’s gone again
 
 

 

La pioggia picchiettava incessantemente sulla finestra. Le piccole gocce scorrevano dal vetro velocemente, inglobando ogni tanto gocce più piccole e aumentando di volume.
Wendy aveva lo sguardo perso, pieno di stupidi pensieri che da quattro mesi non la lasciavano in pace.
Nelle mani stringeva una tazza di te caldo che, in qualche modo, la riscaldava.
Si lasciò scappare una lacrima che cadde nell’infuso creando all’interno piccole increspature nell’acqua rossiccia.
Gli occhi scesero assorti nei loro pensieri e si fermarono sulla sua pancia: si era già gonfiata.
Erano passati quattro mesi ed era visibile anche da sotto il pesante maglione in lana marrone che le dava tanto fastidio pizzicandole le braccia.
Una mano lasciò la tazza ed andò a posarsi sul suo ventre iniziando a muoversi a destra e sinistra, quel movimento la confortava, non la faceva sentire sola.
Ad un tratto una mano più grande si posò sulla sua continuando quel movimento con molta delicatezza.
Louis prese la tazza dalle mani di Wendy e la posò sul pianale bianco della cucina. Prese poi ad accarezzare il braccio della ragazza che fece posare sul suo pancione.
Il ragazzo lascio un dolce bacio sul collo di lei che rabbrividì a quel contatto.
Le lacrime cominciarono a scorrere inesorabilmente sul volto della ragazza; arrivavano al suo mento e unendosi cadevano sulle sue mani ancora intente ad accarezzarle il ventre.
Era un pianto silenzioso che diceva tutto. Raccontava la sofferenza di Wendy che sarebbe rimasta sola senza il suo Louis per chissà quanto tempo, raccontava la paura del dover affrontare una gravidanza sola, il timore di non poter essere all’altezza del figlio, l’impotenza dell’accudirlo senza un padre.
Wendy sapeva che Louis sarebbe partito tra poco, sapeva che non sarebbe rimasto via per sempre, sapeva che sarebbe tornato, ma il problema era quando.
Il ragazzo cercava di essere forte, ma a stento tratteneva le lacrime. Era lui la causa del dolore della sua ragazza, lui l’avrebbe lasciata sola, lui si sentiva afflitto per questo, impotente, ingiusto, ma non poteva fare niente.
Wendy lasciò andare la testa sulle possenti spalle di lui che prese a coccolarla stringendo lei e il bambino come sa da loro dipendesse la sua vita, ma così era: loro erano la sua vita. Louis iniziò a oscillare a destra e sinistra nel tentativo di calmarla ma non ottenne quello che desiderava.
La ragazza si girò di scatto e si aggrappò alla maglia di Louis scoppiando in un pianto isterico. Non voleva lasciarlo andare.
Non era egoismo: solo paura di non farcela da sola.
Pregustava la mancanza di quel stupendo ragazzo, la solitudine e la nostalgia che l’avrebbero trafitta per un anno intero.
Ma non era sola perché in lei cresceva il loro figlio, quello che avrebbe voluto ereditasse gli occhi azzurri del padre, il suo sorriso e la sua spensieratezza.
Sapeva che una morsa gli avrebbe stretto il cuore ogni qual volta avrebbe guardato il piccolo fagotto che tra cinque mesi avrebbe stretto tra le sue braccia offrendogli tutto il calore e la protezione che una così fragile creatura chiedeva.
Wendy porse a Louis per l’ennesima volta quella domanda: «perché ci lasci, Lou?»
E ogni qual volta lei faceva quella domanda il cuore di lui piangeva, la sua voce scompariva e un’enorme vuoto lo circondava, era un tuffo nel vuoto.
«perché Lou?»quella domanda racchiudeva tutte le suppliche fatte in quei quattro mesi, tutte le suppliche a cui Louis avrebbe voluto rispondere, tutte le suppliche che avrebbe voluto non sentire.
«Lo sai Wendy…»rispose solo mentre la sua mano scorreva sul maglione di lei cercando di dargli conforto. Le sue labbra si posarono tra i suoi capelli e lasciarono un sofferto bacio.
«se non vuoi farlo per me fallo per lui…»singhiozzò Wendy mentre la maglietta a righe blu e bianche di Louis veniva riempita dalle lacrime.
«lo vorrei…per entrambi, per te, per me, per lui…per noi…»gli occhi del ragazzo si inumidirono appannandogli la vista.
«fallo allora…»suppliche inutili, insensate, irrealizzabili uscivano dalla bocca della ragazza
«lo vorrei Wendy, lo vorrei…»era tutto quello che Louis riusciva a dire.
Wendy puntò I suoi occhi verdi in quelli di Louis che sofferente fece scivolare le lacrime dai suoi occhi.
«quando parti?»la ragazza prese un po’ di coraggio e pose la domanda alla quale fino a poche ore prima non voleva risposta
«domani…»
Una semplice e stupida parola: “domani” bastò per distruggere Wendy, la fragile e sensibile ragazza di cui Louis si era innamorato tre anni prima, la stessa con la quale voleva costruire una famiglia, quella con cui avrebbe voluto passare il resto della propria vita, quella che amava più della sua stessa vita.
Lou asciugò le sue lacrime passandosi una mano sul viso, raccolse poi quelle di Wendy con molta delicatezza passando i pollici sotto i suoi occhi.
Rimasero così: fermi per un po’ a contemplarsi, con il semplice scopo di raccogliere più particolari possibili l’uno dell’altro, nell’intento di non dimenticare niente dei propri visi, con la speranza di affiggere quelle immagini nel proprio cervello indelebilmente.
Non era la prima volta che Louis se ne andava. Era un militare e tornava a casa per periodi relativamente brevi.
Wendy aveva sempre accettato tutto ciò, ma quella volta non ci riusciva. Era diverso.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che Louis non avrebbe visto suo figlio nascere, non ci sarebbe stato per stringerle la mano durante quel momento così importante, non ci sarebbe stato quando le improvvise voglie di cioccolato l’avrebbero investita, non ci sarebbe stato quando la nausea l’avrebbe tradita durante la notte e non ci sarebbe stato quando avrebbe scoperto il sesso del bambino, anche se Wendy già lo sapeva: un maschietto.
Louis sapeva a cosa la sua ragazza stava pensando. La conosceva bene, fin troppo.
Un velo di tristezza li coprì il volto ancora più di quanto già non avesse fatto.
«Brian…»disse con la voce rotta dal pianto il giovane «Chiamalo Brian.»
Wendy sapeva, capiva e spostò automaticamente le  sue mani sul suo ventre.
Dopo tante lacrime un sorriso si fece spazio sul suo volto.
Anche Louis sorrise.
«tornerò Wendy…tornerò in tempo per vederlo camminare, per sentirlo dire mamma, per insegnarli ad andare in bicicletta, per giocare a calcio con lui…tornerò…»
Tanto amore. Ecco cosa c’era nelle parole di Louis, negli sguardi di Wendy e nella pancia di quest’ultima. Amore.
«non sarò il padre migliore del mondo ma farò del mio meglio, non sarò nemmeno il compagno dei tuoi sogni ma sai…tu sai che ti amo con tutto me stresso…vi amo con tutto me stesso…»
Le lacrime di Wendy non erano più amare. Erano lacrime di gioia, orgoglio e speranza.
«…non mi importa quanto lontani saremo, quanti chilometri ci divideranno, quanti oceani ci separeranno, quanto Paesi dovrò attraversare per tornare da te…lo farò per noi»
Altre lacrime e un abbraccio. L’odore dell’una che riempiva le narici dell’altro. Anche quello: anche i loro dolci odori sarebbero mancati a entrambi.
Per quanto costava ammetterlo a Wendy sarebbe mancato anche tutto il disordine di Louis, tutte le mutande in giro per casa, tutti i calzini sporchi che trovava ovunque, i piatti luridi lasciati nel lavello per giorni, le merendine in ogni giacca e sotto i cuscini del letto.
Anche a Louis costava ammettere che le ramanzine di Wendy gli sarebbero mancate, come il cassetto del bagno pieno di trucchi, il periodo pre-mestruazioni in cui lei si arrabbiava per ogni piccola cosa e la sua mania di provare a cucinare dolci che uscivano dal forno carbonizzati ma che, nonostante tutto, mangiava per vederla sorridere.
Era solo uno stupido “arrivederci”, e cosa vuol dire se non un “a più tardi”?
Non era un addio ma la paura di perdersi era tanta, nessuno dei due sapeva se si sarebbero rivisti mi ci speravano, lo volevano e lo sapevano.
«ti aiuto a fare le valigie…»dette da Wendy quelle parole facevano male, facevano riflettere.
 

 

***
 

 

«I saluti non mi piacciono…lo sai vero?»chiese Wendy mentre sistemava accuratamente gli ultimi vestiti del ragazzo nel borsone mimetico.
«lo so…quindi domani mattina non verrai all’aereoporto?»domandò Louis anche se già sapeva la risposta
«farebbe troppo male…»le uniche parole che lasciarono la bocca di Wendy prima di chiudere la rumorosa cerniera del borsone e buttarsi nel letto matrimoniale al suo fianco.
Louis si stese vicino alla ragazza e  gli circondò la vita con un braccio iniziando a disegnare cerchi astratti sulla pancia nuda di Wendy e lasciandovi sopra qualche bacio.
«ti amo, Wendy»
«ti amo anche io, Louis»
 

 

***
 

 

Un anno. Un anno preciso era passato da quando Louis aveva assaporato l’odore di Wendy nel loro letto l’ultima volta. Anche la sciarpa della ragazza che aveva nascosto nella sua valigia aveva ormai perso l’odore di mughetto che la rendeva così speciale.
Era passato un anno da quando lui l’aveva stretta l’ultima volta, un anno da quando lui aveva sentito la sua melodiosa voce dal vivo e non da uno stupido apparecchio telefonico. Un anno da quando lui aveva sfiorato le sue guance toccandogli il viso e non lo schermo di un computer.
Un anno da quando lui l’aveva lasciata sola quella mattina, in quella casa, con suo figlio in grembo.
Quando uscì dall’aereoporto un tonfo al cuore lo colpì. Lei era lì, ferma a guardarsi intorno avvolta nel suo giubbotto mentre teneva accoccolato a se un piccolo fagotto di alcuni mesi: sette precisamente.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime nel vedere la sua famiglia ad attenderlo e corse, corse come non aveva mai fatto, corse come corre un bambino quando la mamma gli porta le caramelle, corse come se lui fosse il bambino e il fagotto le caramelle.
Wendy rideva dalla gioia e il semplice bacio a stampo che lui posò sulle sue labbra fu il più bel bacio mai ricevuto: come quello dato mesi prima diceva tutto: l’amore, la speranza, la voglia, l’ansia, la paura, la gioia erano descritte in quel bacio, in quegli occhi che si guardarono nel profondo: non era cambiato niente.
Louis spostò l’attenzione sul piccolo fagotto. Il cuore batteva a mille.
Lo avrebbe preso in braccio e stretto a se per la prima volta.
Una gioia mai provata prima, indescrivibile gli percorse il corpo: caldi brividi.
Louis si sentì pieno di vita perché era amato e voleva amare.
Le gambe gli tremavano, le guance erano attraversate da lacrime di gioia e la sua voce si spezzò.
«ciao Briannah…papà è tornado…»disse fissando quei due occhi blu che tanto assomigliavano
ai suoi.

 
 
ZAO PEOPLE!!
Ho promesso una OS piuttosto felice a mia sorella…quindi eccotela…è tutta per te…;)
Piove, piove, piove…ufff…mai caldo qui è?! Mi sembra di essere in Inghilterra realmente…
Sinceramente certe OS non so da dove le tiro fuori…ma questa è uscita così…
che ne dite?
Mi date un vostro parere?Insomma mi farebbe piacere…
Poi se vi piacciono le OS tristi ne ho scritta una
-LOVE
A mio parere è la migliore che io abbia scritto…ma vorrei sapere che ne pensate voi
Vi lascio anche l’introduzione:
«lo amavo…» sibilai
«lo so…» affermò lui prima di iniziare a piangere
«lo amo…» dissi
«lo so…» ripeté mio fratello piangendo
«lo amerò per sempre...»

E poi magari se volete dare un’occhiata ne ho scritta un’altra…ma è molto particolare…
-FRIENDSHIP
"Harry capì cos’era l’amicizia a 5 anni, quando condivise il suo nuovo trenino in legno con Louis."
Grazie mille a chi legge le mie storie e a chi le recensisce…mi rendete felicissima quando lo fate.

 
Grazie di tutto.
ForeverYoung_1D 

   
 
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