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Autore: _Safyra    17/05/2013    5 recensioni
Wanda si era salvata. Adesso era rinchiusa in un altro corpo. Felice. Amata dall'uomo che non aveva mai pensato potesse innamorarsi di lei.
Aveva ricominciato una nuova vita, la sua decima vita, ed era ora di iniziare a godersela. Ad imparare che in quel mondo non esistevano soltanto la compassione, il dolore e l'indulgenza, ma anche il piacere, il desiderio... l'amore di una famiglia, di un uomo.
Non sapeva che là fuori, oltre quelle caverne e quel deserto, c'era un mondo pronto ad accoglierla.
Wanda non sapeva nemmeno di essersi fatta un altro nemico... Ma non c'era fretta. Doveva scoprire molte altre cose oltre a quello.
Dalla storia:
Incrociai lo sguardo di Ian per un interminabile istante. Un istante interrotto da un colpo di scena.
Rimasi impietrita quando vidi esplodere il capannone che avevo di fronte.
Avevo cantato vittoria troppo presto [...]
Avevo promesso. Non lo avrei mai abbandonato.
«Wanda... non c'è più niente da fare, capisci? È andato ormai» singhiozzava Brandt dopo avermi preso il volto fra le mani.
«No» dissi «No. Ian non è morto»
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian, Jared, Melanie, Quasi tutti, Viandante
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Up In The Sky - the serie '
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Attrazione fisica




La grotta era calda e silenziosa, illuminata da un fascio di luce che penetrava dalla fessura sopra la mia testa.

Mi stiracchiai, accorgendomi solo in quel momento di avere Ian accanto. Dormiva come un bambino: le labbra erano increspate da un sorriso invisibile, gli occhi azzurri erano nascosti dalle lunghe ciglia. Se non fosse stato per il fatto che il suo corpo emanasse calore, avrei scommesso che fosse solo un'allucinazione.

Sorrisi, senza smettere di fissarlo.

«Buongiorno» mormorò poco dopo. Chissà da quanto era sveglio?

«Buongiorno» lo salutai, avvicinandomi al suo corpo caldo.

«Dormito bene?» Aprì finalmente gli occhi e mi cinse i fianchi con un braccio, facendomi scontrare col suo petto; il suo profumo familiare mi riempì i polmoni.

Annuii, sfiorando la punta del suo naso.

Ian non perse tempo a colmare la poca distanza che divideva la sua bocca dalla mia e con un rapido movimento riuscì a baciarmi prima che io potessi dire qualcosa.

Affondai una mano nei suoi soffici capelli neri e lasciai che mi sovrastasse. Quel bacio non fu da schiaffo, ma ci si avvicinò. Ian era sempre stato delicato e per niente presuntuoso. Aveva aspettato così tanto per quello che stava accadendo in quell'istante che per un momento mi sentii in colpa. Senza ombra di dubbio, l'avevo fatto penare.

Finalmente ci staccammo, ma Ian non ne volle sapere di scostare lo sguardo altrove.

«Buon compleanno» sussurrò, sorridendomi dolcemente.

Non riuscii a non arrossire quando mi ricordai che quel giorno avrei compiuto il mio primo anno sulla Terra, il diciassettesimo per gli umani e il millesimo incalcolabile per le anime.

«Grazie» risposi.

Ian mi accarezzò una guancia e mi sorrise, poi si alzò dal nostro letto.

«Fame?»

Il mio stomaco rispose immediatamente, ma non fu abbastanza rumoroso perché lui potesse sentirlo.

«Un po'»

Mi misi a sedere, osservando Ian mentre si cambiava velocemente i vestiti. Non avevo mai fatto caso al piccolo tatuaggio che aveva sul braccio, né al suo fisico scolpito. Un'improvvisa e strana sensazione fece brontolare di nuovo il mio stomaco; cercai di darle un nome, rovistando nei ricordi che avevo condiviso con Melanie.

Non era la prima volta che potevo descrivere certe emozioni grazie a lei.

Quell'espressione aveva a che fare con delle farfalle... ah, sì... Le farfalle nello stomaco.

«Tutto bene?» mi domandò, facendomi ritornare alla realtà.

Non sai quanto, cinguettò felice una vocina nella mia testa. Non quella di Luna, non quella nostalgica di Melanie. La mia. L'unica e sola che era sopravvissuta per tenermi compagnia.

«Sì» dissi, disinvolta.

«Non senti niente, vero? Voglio dire... Luna non...»

«No. Non c'è nessuno.»

Chissà perché Ian era sempre così imbarazzato quando parlava delle mie ospiti? Prima con Melanie e adesso con lei.

Mi tolsi le coperte di dosso e mi alzai, ricordandomi solo in quel momento di indossare ancora i vestiti del giorno prima.

«Andiamo?» Ian mi indicò la porta rossa con un cenno.

«Ehm, vorrei lavarmi prima di fare colazione.»

«Te la metto da parte allora?»

Annuii.

«Ci vediamo dopo...» soffiò Ian quando mi fu abbastanza vicino da parlarmi all'orecchio.

La farfalle si agitarono di nuovo, disorientandomi. Depositò un bacio sulla mia guancia accaldata poi voltò le spalle per andarsene.

Rimasta sola, mi accinsi a raggiungere le grotte vicine ai fiumi per non tardare a colazione.

Durante il tragitto, come capitava tutte le mattine, non incontrai molte persone: alcune infatti erano impegnate a mangiare in cucina, altre invece andavano a lavorare già alle prime luci dell'alba. Ma quel giorno sembrarono essercene ancora di meno. Strano.

Convinta che fosse solo una mia impressione, proseguii il mio viaggio verso i fiumi. Silenzioso com'era, col passare del tempo quello era diventato il luogo in cui più mi piaceva trascorrere il tempo. Mi immersi nelle acque calde delle vasche e, dopo poco più di due minuti, fui pulita e pronta per raggiungere i miei amici.

Feci per uscire dalla buia grotta quando mi scontrai con qualcuno.

«Oh, scusami» balbettai.

«Non preoccuparti.» disse una voce familiare, appartenente all'ultima persona che mi sarei aspettata di incontrare.

Non so perché i piedi mi si fossilizzarono al pavimento quando riconobbi Sharon.

Le rivolsi una breve occhiata, poi distolsi lo sguardo altrove, cercando di non fare caso al rossore che mi colorò il viso.

«Scusa» ripetei, oltrepassandola per andarmene subito – come facevo tutte le volte che era nei paraggi.

«Wanda?» Sharon mi bloccò appena in tempo.

Mi voltai, sorpresa.

«Sì?»

La ragazza mi guardò per un lungo istante, cercando forse di formulare una frase di senso compiuto.

«Buon compleanno.» rispose, il tono forzato di chi si sentiva terribilmente in imbarazzo.

Sbattei le palpebre.

«Jamie non ha fatto che ripeterlo.» spiegò, come se mi avesse letto nel pensiero.

«Ah»

Ah, ripeté la mia voce interiore, che risposta esuberante. «Grazie.»

La ragazza sorrise debolmente, poi se ne andò. Io invece m'incamminai verso il grande corridoio che portava alla piazza centrale, soprappensiero. Perché mi sentivo così terribilmente a disagio? Insomma, era solo Sharon. Perché dovevo sentirmi così... così... così? Scossi la testa, cercando di levarmi dalla testa quel pensiero, e accelerai il passo.

«Wanda!» mi chiamò qualcuno dall'altra parte del piazzale. «Wanda!»

Jamie mi corse incontro a perdifiato, saltandomi letteralmente a dosso.

«Ehi!» sorrisi e lo strinsi forte a me, scompigliandogli i capelli.

«Auguri!» replicò lui, sorridendomi di rimando.

«Grazie»

Avrei dovuto cominciare a contarle le volte in cui mi facevano le congratulazioni. Ero già a quota tre.

«Dai, vieni»

«Non vai a scuola oggi?» gli chiesi mentre mi facevo trascinare verso la cucina.

Jamie scrollò le spalle e sfoderò un sorrisone. «No. Sharon mi ha graziato»

«Scommetto che non vedeva l'ora.» ridacchiai, divertita da quanto quella donna potesse essere sempre così severa e irrazionale. Jamie era solo un bambino.

Forse non avrei mai capito perché gli umani si comportasse in quel modo.

«Non immagini quanto!» esclamò, alzando le sopracciglia con fare sicuro.

Il mio ridacchiare divenne un vero e proprio ghigno.

Ghigno che mi si bloccò in gola quando, entrata in cucina, vidi l'intera popolazione delle grotte attorno ad un tavolo su cui troneggiava una piccola torta al cioccolato.

«Buon compleanno, Wanda!» dissero tutti insieme, applaudendo.

Jamie si unì velocemente alle trenta persone che avevo davanti. Mai come prima mi ero sentita tanto a disagio.

Rimasi impietrita, la bocca socchiusa per lo stupore e gli occhi fissi sui miei amici.

Per poco non mi commossi quando realizzai che erano tutti lì per me.

«Ragazzi, ma...» cercai di dire. Le parole mi morirono in gola.

C'erano davvero tutti. Da Sole, Kyle, Jeb, Doc, a Melanie, Jared e Ian. Mi guardavano emozionati, in attesa di una mia qualche reazione.

La prima cosa che feci quando mi ripresi fu inchiodare con lo sguardo Jamie e Ian, che mi sorridevano come per dirmi "ci siamo riusciti!".

Alzai gli occhi al cielo, scacciando il groppone che stava per farmi piangere, e sorrisi per nascondere il velo di commozione che aveva coperto il mio viso.

«Oh, ragazzi... non dovevate!» li rimproverai con un filo di voce.

Jamie intonò una canzoncina alquanto familiare, che iniziava dicendo "tanti auguri a te...", e gli altri lo seguirono a ruota, senza sapere che in questo modo non mi avrebbe aiutata a trattenere le lacrime.

Mi unii a tutti loro, facendomi avvolgere dal clima di festa che tutto un tratto aveva riempito la stanza.

Persi il conto di tutti gli auguri che mi fecero. Era la prima volta che mi sentivo così... amata. Sebbene all'inizio non fossi stata la benvenuta, tutti, in quella piccola comunità, erano riusciti ad accettarmi come loro alleata o comunque amica. Forse anche Maggie e Sharon, a modo loro, si erano messe l'anima in pace decidendo una volta per tutte di non protestare per essere stata considerata una di loro.

Ce l'aveva fatta perfino Kyle.

«Ciao, bellissima» mi salutò Ian, cingendomi i fianchi con fare protettivo.

«Ciao, imbroglione» sospirai di sollievo quando incontrai i suoi occhi azzurri «Quando avevi intenzione di dirmelo?»

«Adesso» I nostri sguardi s'incatenarono l'uno all'altro, facendo sparire tutto ciò che ci attorniava. Eravamo solo io e lui.

Un fischio piuttosto polemico si levò dalla gente che ci attorniava, senza però farci desistere da quello che stavamo per fare.

Ian sorrise, un po' imbarazzato, e continuò a fissarmi.

«Forza, piccioncini! Non aspettiamo altro se non questo!» ci incitò con voce autoritaria Jeb che, accanto a noi, si godeva la scena a braccia conserte.

Arrossii automaticamente quando vidi trentanove persone squadrarmi dall'alto in basso. Ma a Ian non importava se ci fossero tutti i nostri amici. Probabilmente non gli sarebbe importato nemmeno se avesse voluto baciarmi davanti a migliaia di persone.

Annullò la distanza che divideva le nostre labbra e accontentò Jeb, lasciando un languido bacio sulla mia bocca ancora socchiusa per la sorpresa.

Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare da lui per alcuni istanti, senza fare caso ai gridolini e alle esclamazioni di cui ci resero protagonisti Doc, Jeb e Kyle.

«Qui la situazione si sta decisamente scaldando» asserì una voce alle mie spalle.

Melanie si fece largo tra i ragazzi, seguita da Jamie e Jared. Mi lanciò un'occhiata d'intesa e mi prese le mani, cercando di allontanarmi di almeno pochi centimetri da Ian.

«E la torta andrà a male se non ti decidi a tagliarla, Wanda.» aggiunse poco dopo avermi trascinata vicino al tavolo e avermi dato un coltello. Mi sorrise.

Ammirai lo splendido dolce che avevo davanti con un certo languorino, poi ne tagliai un pezzo.

«La prima porzione va sempre alla festeggiata!» Jeb si fece nuovamente sentire, sempre con quel suo tono sarcastico e coinvolgente.

Gli sorrisi. «Ma io, in qualità di festeggiata, posso decidere di darla a chi voglio, giusto Jeb?»

«Senza ombra di dubbio.»

In risposta la porsi a Jamie, che mi si avvicinò emozionato.

Quando finalmente tutti ne ebbero un pezzo, finii di mangiare il mio e andai a sedermi accanto a Ian e Melanie.

Restammo l'intera mattina in cucina, a chiacchierare e a scherzare del più e del meno.

Anche Jared ebbe il tempo di parlarmi e farmi gli auguri. Con lui le cose erano decisamente molto più complicate di quando "abitassi" nel corpo di Melanie. I miei sentimenti non erano ancora cambiati, proprio come le reazioni che mi suscitava la sua vicinanza.

Forse fu proprio per questo motivo che, in sua presenza, Ian non mi lasciò sola per un solo attimo. A lui non avevo detto niente, ma sapevo che prima o poi, sveglio com'era, se ne sarebbe accorto.

A meno che io non mi fossi disinnamorata di Jared prima che lo venisse a sapere.

Sbuffai. Quella probabilità era così remota che non persi tempo a pensarci su: come faceva una persona a non provare più niente per un'altra persona in un batter di ciglia?

Tuttavia, la cosa non mi turbava molto. Se amavo Ian, significava che qualcosa tra di noi era più forte dell'amore che provavo per Jared.

Anche Doc rimase a chiacchierare con noi e, stranamente, non si allontanò per ritornare nella grotta-ambulatorio, da sempre stata la sua casa.

Jeb tuttavia dovette allontanarsi per il giro di ispezione che doveva fare quotidianamente. Una volta finito, ci avrebbe raggiunti per stare ancora insieme.

Quello fu il giorno più intenso ed emozionante che vissi in qualità di anima.

Neanche dopo pranzo i miei compagni smisero di canticchiarmi quella canzoncina che ormai avevo imparato.

Tutto sembrava essere normale come lo era al di fuori di quelle grotte, dove le anime convivevano in rapporti pacifici da ormai tanto tempo.

«Ian, porta Wanda a letto. Sta per addormentarsi sulla sedia!» Jeb mi fece quasi sobbalzare, ridestandomi dallo stato di dormiveglia in cui ero caduta.

Alzai gli occhi verso di lui, sorridendogli debolmente.

Erano solo le otto di sera ed ero già stanca morta. Eravamo andati nella stanza dei giochi insieme ad altre sette persone con l'intento di fare una o due partite come se fossimo una vera e propria squadra, ma dopo appena un'ora le mie gambe avevano chiuso i battenti con tutto e tutti, costringendomi a starmene seduta in un angolo della grotta.

Melanie aveva deciso di farmi compagnia e guardare come la squadra di Ian e Jared stracciava quella di Jeb e Kyle. Anche Jamie si era messo a giocare.

«Non sarebbe una cattiva idea.» assentì Melanie, che aveva acconsentito per farmi appoggiare la testa sulle sue gambe. In parte era colpa sua se mi ero insonnolita, perché per tutto il tempo non aveva fatto altro che lisciarmi i capelli.

Mi misi a sedere, voltandomi in cerca di Ian.

Stava passando la palla a Jamie, un sorriso sornione sulle labbra. Quando incrociò il mio sguardo, lo allargò ancora di più, incantandomi.

«Non preoccupatevi per me. Stavo solo riposando gli occhi.»

«Immagino quanto sia bello dormire sulle gambe di Melanie, Wanda, ma esistono anche i letti, sai?» continuò Jeb, divertito.

«Dai, zio Jeb. Non farla arrossire!» gridò Jamie dall'altra parte della stanza. A quanto sembrava non c'era persona che non stava ascoltando la nostra conversazione.

«È adorabile quando fa così.» dissi a Melanie.

«Lo so» rispose, sospirando. «Non fissarlo troppo, Wanda. Lo consumi.» aggiunse.

Abbassai il capo, a disagio.

Si riferiva ad Ian.

«A te non capita?»

Mel fece spallucce, senza nascondermi l'imbarazzo che provava.

«Non immagini quante volte...» disse, guardando proprio Jared «Sono talmente pazza di lui che ormai non riesco a riconoscere la semplice attrazione fisica dall'amore che provo.» Melanie ridacchiò, voltandosi di nuovo verso di me.

«Cosa intendi per "attrazione fisica"?» le chiesi, conscia di averle appena posto una domanda scontata.

Luna non conosceva quella cosa. O meglio, ne aveva sentito parlare senza mai capirne appieno il significato.

Melanie non reagì come mi aspettavo, anzi. Parlò come se fosse una cosa seria.

«È qualcosa che... forse l'hai già provata. Con Ian intendo...» mormorò.

Le lanciai un'occhiata palesemente confusa. Non potevo saperlo. Non se non avevo la più pallida idea di cosa significasse.

«Be', ti sarà mai capitato di incantarti davanti al suo bel fisico quando si leva una maglietta... di desiderare ardentemente di potergli toccare quelle labbra... ravvivare i suoi capelli in disordine... non riuscire a staccargli gli occhi di dosso nemmeno quando dorme...?»

Rimasi in silenzio, riflettendo sul fatto che sì, ultimamente mi era capitato di desiderare alcune di quelle cose per puro piacere personale, ma non avevo mai pensato fossero dovute all'attrazione fisica.

«Pensi che Ian sia attratto da me?» chiesi, una punta di emozione sulla lingua. Chissà perché l'idea di fargli lo stesso effetto mi allettava così tanto?

«Credo sia abbastanza evidente!» Melanie scoppiò a ridere. «A parte gli scherzi... a lui piaci davvero tanto, Wanda.»

«Be'... mi ama. Io lo amo, ma ho paura di non essere abbastanza.» Sospirai.

«Ma certo che lo sei, Wanda. Sei molto, molto di più di quello che lui si potrebbe aspettare.»

Le sue parole furono come un balsamo. Melanie sapeva come prendermi ed esprimersi. Era sicura, coraggiosa, matura. Tutte qualità che io, in quel corpo, non avrei mai potuto far emergere come erano spiccate dentro il suo.

Mi sarebbe piaciuto avere la sua stessa indole e non poter essere condizionata dall'ospite in cui risiedevo.

Jeb emise un assordante fischio, segno che la partita era finita e che i giocatori potevano abbandonare il campo.

«Complimenti, ragazzi. Non male come principianti»

«Principianti?» sbottò Ian, sarcastico.

Jeb gli strizzò un occhio, dandogli alcune pacche sulla spalla mentre Jared e Kyle si diedero dei pugni scherzosi e si salutarono fra una risata e l'altra.

Melanie si scostò da me per raggiungerli. Cinque minuti dopo, il suo posto venne occupato da Ian.

«Tieni» gli porsi una bottiglia d'acqua, incrociando i suoi occhi azzurri.

«Grazie.»

Lo osservai mentre beveva. Era irresistibile, come tutto ciò che gli apparteneva.

«Stanca?», mi chiese quando finì l'acqua, attirandomi ancora di più a sé.

Sprofondai il viso nel suo petto, respirando il suo profumo.

«Un po'»

«Ce la fai a resistere ancora?»

Alzai gli occhi su di lui, assumendo un'aria interrogativa. «Perché?»

«C'è un ultimo regalo...» intervenne, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «...ma dobbiamo uscire.»

La mia curiosità ebbe la meglio sulla stanchezza, così lo accontentai e mi feci condurre fuori dalle grotte.

La stanza dei giochi non era molto lontana dall'ingresso delle caverne. Quando passavamo dal corridoio vicino all'uscita si poteva facilmente annusare il profumo di sabbia e aria del deserto. Ian però mi condusse da un'altra parte, in una direzione che non avevo mai preso. Sorpassammo l'entrata principale, insinuandoci in un piccolissimo androne più simile ad un cunicolo che ad un corridoio. Dopo circa trenta secondi anche il più debole fascio di luce cedette il posto alle tenebre, facendo diventare tutto nero.

Se non fosse stato per la mano di Ian che mi teneva stretta, mi sarei sentita persa.

Ci fermammo nel bel mezzo del sentiero. Le dita del mio compagno sfiorarono delicate le mie, poi afferrarono i miei polsi e li avvicinarono al suo petto.

«Chiudi gli occhi.» mormorò poco dopo, accarezzandomi una guancia.

Obbedii immediatamente, lasciando che il buio prendesse il posto del buio.

«Vieni.» Ian mi cinse i fianchi, guidandomi in quella piccola scorciatoia. Per un breve tratto credetti che ci fossimo persi sul serio: non avevamo mai percorso quella strada. Almeno, io no.

Ben presto il profumo del deserto giunse anche lì. Una brezza quasi invisibile mosse i miei capelli sparsi sulla schiena, riassestandomi.

«Ma dove siamo?» cedetti alla curiosità. Non potevo più aspettare. Dovevo sapere dove mi stava portando.

«Ti fidi di me?»

«Sì» dissi senza pensarci due volte «Mi fido.»

In risposta Ian aumentò la presa sul mio fianco.

«Attenta. C'è un gradino.»

Un gradino. Quello che superai sembrava più un masso che un semplice "gradino". Di nuovo mi chiesi dove Ian mi stesse portando.

D'un tratto l'aria che ci circondava si trasformò in un vero e proprio venticciolo. I suoni cambiarono: l'eco dei nostri passi, delle nostre voci, l'umidità delle caverne. Sparirono, sostituiti da altri rumori familiari. Forse mi trovavo in un posto molto più grande rispetto a quello angusto del corridoio.

Il deserto. Pensai non appena me ne resi conto.

«Ora puoi aprirli.» sussurrò Ian, la voce incrinata dall'emozione.

Aprii gli occhi, concretizzando quello che un attimo prima mi ero solo immaginata.

Eravamo davvero in mezzo al deserto. All'orizzonte il sole tramontava oltre i grandi canyon che minavano ogni singolo angolo della zona; gli uccelli volavano alti davanti a noi.

Era da tanto tempo che non vedevo quel panorama mozzafiato. Troppo, dovevo ammettere.

«Ti piace?» mi chiese Ian, forse con una punta eccessiva di ingenuità.

«È meraviglioso» replicai «Il più bel regalo di compleanno che potessi mai ricevere.»

Gli strinsi la mano, accarezzandogli dolcemente il dorso. I suoi occhi guizzarono prima sulle mie labbra, poi sulle mie iridi argentee.

«Anche tu sei meravigliosa, Wanda»

Ian passò una mano sulla mia guancia, poi sul mio collo. Si avvicinò quasi cautamente, come se avesse paura della mia reazione, e lasciò una bollente scia di baci dalla bocca alla clavicola, scostando la maglietta verde-acqua per scoprire la mia pelle in fiamme.

«Bene o male?» chiese.

«Mmh, non saprei...» bofonchiai, concentrata più su di lui che sulle sue parole. Lo attirai automaticamente a me, respirando il profumo dei suoi capelli. Sapevano di quel sapone che usavamo nelle caverne.

All'inizio non riconobbi l'entità di quel mio strano comportamento. Fu come se fossi riuscita ad applicare e a riconoscere le regole.

Attrazione fisica, pensai fra me e me, mentre Ian continuava a baciarmi. Chissà come facevo anche solo a pensare, in quel momento? Ora sì che le parole di Melanie hanno un senso logico.

«Mmh» Ian ridacchiò «Penso che non sia incoraggiante, sai?»

«Basta pensare.» replicai, scostandomi per pochi attimi da quelle morbide labbra.



Spazio pseudo autore:


Prima di cominciare voglio ringraziare le ragazze che hanno recensito il prologo. Siete state davvero gentili!! Grazie mille :):)

Sebbene il cappy sia mooolto diabetico e (forse) noiosino, trovo che sia stato importante sia per me che per voi. Per il momento la storia è molto vaga, ma vi posso dire che inizia subito dopo la fine del libro. Infatti non sono passati molti giorni da quando Wanda è stata inserita nel corpo di Luna, né da quando ha iniziato ad amare veramente Ian.

Il prologo è stato abbastanza drammatico, quindi ho pensato: perché non scrivere qualcosa che possa farle sollevare almeno un po'? così ho tirato in ballo il compleanno di Wanda :D

Bene, il mio angolino sta diventando più lungo del capitolo... xD Comunque vi dico due ultime cose e poi vi lascio ;)

  1. Non è una cosa di chissà quale grande importanza, ma ci tenevo a dirvela: non dovete necessariamente immaginarvi i personaggi del film. Io stessa scrivo pensando a degli attori che non hanno fatto parte del cast di The Host ed è proprio per questo motivo che non ho voluto mettere nessuna immagine "di copertina" :) Penso sia ancora più bello potersi immaginare i propri idoli immedesimati in uno di questi personaggi.

  2. La storia probabilmente prenderà una piega diversa da quella che vi potreste immaginare. Ho in mente già tutta la trama, ma non so dirvi di quanti capitoli sarà la FF. Tuttavia, posso pronunciarmi sul fatto che subentreranno nuovi personaggi e nuove situazioni che, forse, non vi immaginereste tanto facilmente. È tutto da scoprire insomma! :D

Be', ora posso finalmente annunciarvi il mio congedo!

Un abbraccio a tutti,

Sha

   
 
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