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Autore: AllisonD95    17/05/2013    1 recensioni
Solo per un momento Allison aveva creduto di impazzire, storie del genere le aveva lette solo nei libri, più volte aveva desiderato vivere un'avventura che la lasciasse senza fiato.
Più volte era finita col ridere riportando i suoi piedi coi calzini con gli elefanti su pianeta terra, più volte aveva solo odiato chi le avesse strappato l'infanzia, più volte voleva essere chiunque tranne che Allison.
Ma lo era solo lei, solo su di lei ora potevano fare affidamento.
Solo su di lei, senza nemmeno sapere se potersi fidare o meno.
Solo su di lei.
Dedicato a chiunque non gli basta guardare fuori dalla finestra per dimenticarsi di tutto.-
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo chissà quanti squilli, anche la sveglia si rifiutò di continuare, questo contribuì al mio ritardo se non per mia zia, che catapultò in camera, esattamente come un leone che aveva appena avvistato la sua preda.
"Allison diavolo, ti vuoi alzare!" gridò a squarciagola.
Mi svegliai di soprassalto, nascosta e protetta da un esercito di cuscini, mi limitavo a osservare quel felino sulla soglia della porta che ringhiava.
Non fiatai, aspettando che si allontanasse, dopo di chè mi alzai di scatto, infilai la prima tuta che mi capitò tra le mani e andai in bagno a lavarmi in fretta e furia.
"Allison!" il mio nome veniva continuamente ripetuto da Katy, mia zia, questo aumentava la tensione.
Se non fosse che dovevo solo andare a scuola, poteva benissimo passare per un film comico in bianco e nero.
Mi avventai sullo zaino per afferrarlo e scendere le scale per uscire, quando notai che era vuoto.
Nemmeno la cartella la sera prima ero riuscita a preparare.
Rassegnandosi che la giornata sarebbe stato un continuo rimprovero da parte dei professori per il materiale dimenticato, misi dentro qualche quaderno nuovo e l'astuccio, sistemando velocemente la stanza.
"Allison!" ancora una volta e sarei andata dall'anagrafe per cambiare nome, così sarebbero stati risolti tutti i problemi.
Scendendo le scale la sentivo borbottare qualcosa sul fatto che era più semplice quand'ero piccola, che adesso doveva fare tutto lei e che era impossibile sopportare tutto.
In fondo non aveva tutti i torti, di sangue era mia zia, ma di fatto era stata mia madre per tutto questo tempo.
Io venni affidata a mia zia appena nata e da allora, nessuno ne parlò più.
Tutte le volte che, Katy aveva cercato di introdurre il discorso, avevo tagliato corto dicendo che non avevo alcuna intenzione di conoscere i miei genitori, facendo così gelare il sangue a Katy, dato che teneva tanto a una riappacificazione.
Ma io no, perchè mai avrei dovuto desiderare tanto conoscere chi mi aveva abbandonata?
Non c'erano scuse, avevo visto un sacco di volte madri sacrificarsi e affrontare situazioni impossibili solo per amore dei figli, quindi a mio parere i miei genitori sono solo dei codardi.
Una volta tentarono anche di mettersi in contatto, con una telefonata, giusto per finire il quadro di vigliaccheria.
Nemmeno faccia a faccia, no, con una telefonata.
Ma fù una telefonata breve, a dir poco insospettabile, appena risposi chiesi chi fosse e dall'altro capo chiesero di un nome, che già conoscevo.
"Diana?"
Diana era il mio vero nome, poi cambiato, esattamente per aiutarmi con un cambio d'identità.
Mi ricordai ancora di come il mio volto si contrasse in una smorfia di disgusto, di come se n'erano andati senza chiedermi il permesso, come se si potesse tornare dal momento all'altro, così, semplicemente chiedendo un nome.
"Ha sbagliato numero" fù la risposta, e riattaccai.
Questo bastò per fargli capire che non volevo alcun contatto con loro, e loro capirono.
A sottrarmi dai miei pensieri, c'era Katy che continuava a borbottare, quindi pensai che era meglio far colazione fuori, gli sarebbe passato nel pomeriggio.
La sautai senza tanto sforzo avviandomi fuori.
"Allison!" l'idea dell'anagrafe intrigava sempre più.
"Cosa?" girandomi già fuori casa.
Katy senza fiatare alzò il sacchetto con dentro il pranzo, invitandomi a prenderlo "Muoviti!"
Per lo meno avevano saputo affidarmi bene.
Corsi a prenderlo, baciandogli la fronte e una volta e per tutte mi avviai a scuola.
Cominciai a camminare velocemente, io che ero sempre stata sgridata dalle mie amiche per il camminare veloce, e lasciarle sempre indietro.
Ero alta un metro e settantasei, avevo una carnagione color avorio e dei capelli lisci castano scuro, quasi neri che arrivavano al petto.
Mentre mangiavo la strada mi guardai attorno, osservando forse per la prima volta quel paesaggio a me sconosciuto.
Sconosciuto perchè ancora una volta mi era toccato cambiare scuola, per motivi che nemmeno chiesi a Katy, mi fidavo di lei e basta.
Se per lei era stato importante cambiare città, vuol dire che era giusto così, nel frattempo avrei provato ad amare quel posto, con solo marciapiedi grigi, case su case e fabbriche ovunque ormai fallite.
Sembrava più un posto dimenticato da Dio ma avevo imparato a non affezzionarmi a nessun luogo.
La scuola per fortuna non distava tanto, ma avrei voluto restare ancora più tempo da sola prima di affrontare chissà che maniacale regolamento, perchè si, andare a scuoa significava solo recitare a memoria un copione.
Entrando, notavo ragazzi e ragazze correre su e giù facendo un gran chiasso, armadietti che si chiudevano sbattendo e persone che si salutavano calorosamente per affrontare assieme un nuovo anno.
Che bel quadretto scolastico, pensai, peccato che è tutto finto.
A sollevarmi, c'era il pensiero che lei non doveva fingere, non doveva esser contenta di vedere nessuno, perchè non conosceva nessuno.
L'unico gesto eroico che feci fù andare in segreteria per la chiave dell'armadietto la quale non dovevo ancora depositarci niente, dato che non mi ero portata niente e avviarmi alla classe a me comunicata.
Entrando in classe notai che avevano già tutti cominciato la lezione e quindi adesso la stavano osservando tutti.
Una donna matura abbastanza in sovrappeso, con capelli biondo cenere mischiati ai suoi bianchi della ricrescita, spenti e crespi mi stava squadrando come un robot, per vautarmi o giudicarmi.
Teneva in mano un libro e stava scrivendo strane cose alla lavagna chiamate equazioni.
Non aveva importanza se dovevo passare un anno con quella cosa che mi stava fissando, già la odiavo.
"Signorina Deilor, ha presente che ore sono?"
"Mi dispiace" dissi dirigendosi all'unico banco vuoto mentre evitavo il suo sguardo e mettevo in recita un viso dispiaciuto.
"Mi dispiacerà a me a fine anno" disse infine 'la cosa'.
L'anno era appena iniziato e avevo già contro la professoressa di Matematica, mi domandavo cosa avrebbe fatto quando dai suoi compiti avrei sfornato solo una marea di quattro e cinque, la tattica 'arruffianamento' si era dissolta in meno di trenta secondi.
La cosa si rivoltò a scrivere quelle strane cose alla lavagna, ed io in qualche modo glie ne fui grata.
Mi sedetti affianco a un tizio che non avevo ne voglia ne coraggio di guardare in faccia per salutarlo e rimasi sorpresa.
Era la prima volta che all'inizio dell'anno, in una classe un nuovo alunno non venisse presentato, ne ero felice ma ciò metteva in dubbio su che razza di scuola fosse.
Ma come non detto, la cosa pensò di rovinarmi la sorpresa.
"Voglio che le svolgiate tutte entro domani senza fare ritardo come la vostra compagna Allison Deilor, americana e al quanto distratta oserei dire" guardai in basso per evitare qualche sguardo di troppo.
Detto ciò prese la sua roba e uscì fuori, erano già le nove, non mi ero resa conto di quanto in ritardo fossi.
Probabilmente mi aveva lasciata entrare solo per onore del primo giorno scolastico.
Guardando la lavagna vedevo un ammucchio di numeri, segni e lettere messe a caso che dovevo svolgere entro domani, che forse, invece che ritardo, mi sarei assentata direttamente.
"Le sai fare?"  chiese il ragazzo affianco, la quale era l'ultima persona con cui volevo dialogare in quel momento.
"Eh, che ci vuole!" dissi con sarcasmo.
"Se vuoi dopo scuola ti do una mano"
"Beh io.."
"Andiamo, sto solo cercando di socializzare, non è facile quando si è nuovi.. dico bene?"
Lo guardai per la prima volta "Sei nuovo?"
"Esattamente come te, allora, andata?"
"Andata" distrattamente cominciavo a copiare quelle cose alla lavagna.
"Lascia, ora c'è diritto, se ti vede con matematica ti rovini l'anno definitivamente" ridacchiò "oggi poi te le faccio copiare"
"Si.. Grazie"
"Comunque piacere, Thomas Robinson"
"Allison Deilor"
 
  
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