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Autore: Fourever Alone    17/05/2013    4 recensioni
“Ora siamo solo io e te. Allora mi vuoi dare queste cazzo di barrette!? Non ho tempo.” Continuai a imprecare. Una mano si appoggiò alla macchinetta e gli diede una botta, e le mie barrette caddero sane e salve dal distributore. Le afferrai, felice, come una bambina con il suo primo cioccolatino.
Mi girai per vedere di chi era quella mano. Era un ragazzo. Alto, capelli scurissimi neri, occhi azzurri , fisico scolpito. Cazzo. Era uno di quelli che usava la nostra palestra.
Mi guardava, quasi studiandomi, con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto sghembo e provocatorio. Era senza maglietta con tanto di bei pettorali e tartaruga.
“Ti piace quel che vedi?” Chiese a bruciapelo.
Mi schiarì la voce e me ne uscì: “Dipende cosa pensi che io veda”
Sorrise divertito. “Uu. Psicologia inversa. Mi piace.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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“Sarà meglio andare.” Dissi, cercando di ricompormi e tirandomi su. Era tardi, ma che dico tardissimo erano le 2:40. Cavolo, passa veloce il tempo.
“Si, credo che sia meglio tornare dentro”
“Devo trovare Lottie, Kevi” dissi assonnata.
“Come mi hai chiamato?” chiese, con le sopracciglia aggrottate e un sorriso divertito sulle labbra.
“Kevi. Ho il vizio di accorciare tutti i nomi, è toccato anche a te.”
“Mi piace Kevi”
“Quindi posso chiamarti così?” chiesi, mentre mi tiravo su e allungavo la mano verso di lui, per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Lui la strinse e dopo aver massaggiato col pollice il dorso della mia sorrise e disse: “Certo, a patto che io possa chiamarti Lì”
“Buffone. Con o senza patto mi avresti chiamata comunque così, quindi affare fatto” dissi sicura e sancimmo il nostro accordo con una stretta di mano, visto che erano ancora unite.
“Adesso prendi la giacca, io mi sono riscaldata abbastanza.”
“Sei sicura?” chiese serio. Annui.
“Ti riscaldi facilmente” disse con il solito sorrisetto malizioso.
Rimasi un po’ interdetta, per poi incamminarci di fianco l’un l’altro verso la discoteca.
Si fermò davanti alla discoteca, il viaggio fin lì trascorse in silenzio, io ancora scombussolata dalla bella serata che avevo passata, lui perso in chissà quali pensieri.
“Io non entro, manderò un messaggio a mio cugino, dicendogli di uscire” Disse, con quella sua voce profonda.
“Beh allora grazie per aver risollevato le sorti della serata, ora mi imbucherò a cercare la mia amica sbronza” risposi, sorridendo, è sicura.
“Figurati, grazie a te di avermi fatto compagnia. Ci vediamo a scuola, notte Lì”
“Notte”

Dopo aver trovato Lottie, distesa su un divano, più ubriaca del solito, prendemmo l’ultimo autobus è tornammo a casa.
Rientrate in casa ove fortunatamente regnava il più assoluto silenzio, segno che mio padre, la sentinella, dormiva e che, sperai, mia fratello fosse già a letto. Salì le scale con Lottie appoggiata a me, quando riuscì ad arrivare in camera senza nessun rumore, automaticamente la lascia cadere sul letto, le tolsi i tacchi i vestiti e la infilai sotto le coperte. Mi avviai al mio armadio, afferrai il primo pigiama è andai a cambiarmi in bagno. Uscita, decisi di andare a dormire nel letto insieme a Leon. Il mio caro fratellino bugiardino.
Appena entrai in camera, lo trovai, rannicchiata da una parte del letto, con Lupi è un lupo di peluche, anche se vedendolo per bene, ora potrei dire che è un husky, è lungo una cinquantina di centimetri e largo circa venti, in posizione di “cuccia”. Il suo pelo è medio- lungo di un bel grigio alternato al bianco più limpido, Leon è così legato a Lupi anche perché assomigliava moltissimo a Yanko il cane di nostro nonno. Gli occhi di Lupi sono di un azzurro ghiaccio, sono occhi che, anche se finti, fanno trasparire molte emozioni, sono occhi bellissimi. Le orecchie sono piccoline, non molto alte e in punta arrotondate, all’interno sono bianche mentre all’esterno di un grigio un po’ più scuro di quello del pelo generale. Il nasino è abbastanza piccolo e nero e il tenero musetto si conclude con la bocca semi aperta che lascia la lingua semi arrotolata a penzoloni, donando alla faccia di Lupi un’espressione scherzosa, felice e solare! La sua coda è abbastanza lunga e spessa e quindi robusta -pensate che è resistito sino ai miei undici anni, per cui è molto ma molto resistente- , però è molto morbida al tatto.
Con Lupi ho condiviso moltissime emozioni, momenti belli e momenti brutti, mi ha fatto compagnia in diverse notti, soprattutto all’inizio quando ancora avevo paura del buio lui è stato un vero amico. Ricordo che mi era stato regalato in occasione di un Natale, anche se precisamente non ricordo di che anno, dai mia madre.
Compiuti undici anni, sapendo che mio fratello né era innamorato, glielo regali per il suo primo compleanno, ricordo che appena lo vide lo strinse a sé sorridente, è poi mi abbracciò mio ringraziandomi. Era lì, mio fratello lo stringeva stretto, Leon ha sempre avuto un sorriso così profondo è sincero che ogni volta mi rilassavo. Alzai le coperte, è mi strinsi a lui, gli lasciai un bacio sulla fronte, per poi addormentarmi, felice.

“Ho la testa che mi scoppia”
Lottie aveva iniziato entrando in cucina, lamentandosi per il mal di testa, dopo la sbronza.
Si portò le mani sulla faccia per poi sedersi di fronte a me, portandosi le mani alla testa.
“Ha una faccia da spaventapasseri, dei capelli che non capisco in che direzioni stiano andando, puzzi di alcool da far schifo è devo dire che anche l’alito non scherza” dissi tra lo schifato e il divertito.
“Grazie dell'informazione, amica” fece lei, sbuffando per camuffare una risata. “Sempre molto comprensiva”
Sorrisi e scrollai le spalle, indifferente. “Tieni, ti ho preparato una tisana” porgendogli la tisana calda. 
Borbottò qualcosa, ma che non riuscì a comprendere afferrò la tazza, è sorseggiare piano il contenuto.
“Tu dove diavolo eri finita ieri sera?” chiese curiosa.
“Ero al parco accanto” risposi tranquilla.
Lei mi fissò insospettita, accigliò le sopraciglia con fare TU NON ME LA FAI.
“Da sola?” domandò sorridente.
“Con un amico” risposi sul vago.
“Amico eh?” chiese maliziosa.
Roteai gli occhi divertita per poi dire: “Vado a farmi una doccia”
“Ma io voglio sapere” la sentii piagnucolare mentre mi dirigevo a farmi la doccia, fischiettando.

Avevamo lezione questa mattina e volevo arrivare puntuale, così mi preparai in fretta, per poi lasciare il bagno libero a Lottie e scesi in cucina per mettere qualcos’altro sotto i denti. Stranamente anche Leon era già di sotto e mio padre come al solito era seduto al tavolo e leggeva il giornale. Avrebbe potuto fare la rassegna stampa di qualche casa editrice, visti i quotidiani che si leggeva ogni giorno.
“Buongiorno” dissi, approdando in cucina.
Leon era tutto sorridente, seduto al tavolo con la sua tazza di latte caldo dei teletapis dove cercava invano di riuscire a prende un biscotto ormai sciolto.
 “Ciao piccolo, non mangi i pancake?” lo salutai con un bacio sulla fronte, andando a prendere il piatto da forno.
“Pancake?” domandò senza nemmeno salutarmi, sorpreso.  
“Uhm, si li ho fatti stamattina, appena mi sono svegliata.” dissi, prendendo posto accanto a lui e posando il piatto sul tavolo dove lui si servi direttamente dal piatto, fece la sua entrata Lottie, rimessa a nuovo, sorridente, è si sedette anche lei a tavolo.
“Buongiorno” farfugliò, ricevendo uno sorriso da mio padre è da mio fratello.
“Fofo fuofiffime Loffie, defi affaggiarfe affolufamenfe” squittì mio fratello, con la bocca piena, facendo scoppiare a ridere tutti.
“Solo metà, ho le calorie contate, non posso lasciarmi tentare da questi biscotti, oggi mi aspetta una allenamento di quattro di pallavolo e non ho intenzione di andarci con del grasso in più” risponde lei, fissandomi, come per dirmi –ehi, anche tu hai gli allenamenti controllati-
“Lottie sono le otto di mattina, fino alle sei che andiamo agli allenamenti ho digerito abbondantemente.”
“Appunto, i biscotti, a quel punto, si sarà trasformata in un cattivo 
grasso che si accumula sui miei fianchi. Che orrore!”
Scossi la testa, mentre la guardavo rassegnata, non c’era speranza con lei, nonostante non fosse affatto grassa, solo scema.
“Che donna triste!” commentai a bocca piena.
Io ero l’esatto contrario, avevo i fianchi e la corporatura meno esile di Meggie e me ne fregavo se i biscotti erano una bomba calorica, o se la cioccolata faceva venire i brufoli, non avevo intenzione di privarmi dei piaceri della tavola. Certo, non esageravo mai, ma non ero nemmeno fissata col conteggio delle calorie e davvero non riuscivo a capire Lottie, è le altre ragazze della squadra, Davide, colpa sua ha messo in mezzo questa dieta da seguire, ovviamente io nemmeno avevo aperto il libretto, dovrebbe essere disperso nell’armadio o sarà ancora nel borsone nell’anno scorso. Chissà.  Ma anche, molto probabilmente era colpa di quelle stupide riviste di moda che leggevano, insieme, o del cervello bacato che si era ritrovate quando erano nate.
“Lili, mi sono ricordato solo ora di dirti che io è Leon, andremo a far visita ai nonni. Resteremo fuori due giorni. Pensi di sopravvivere due giorni senza il tuo paparino?” chiese, ironico come sempre.
“Posso invitare le ragazze?” chiesi subito.
“Dimenticalo.” Rispose secco papà e io sorrisi divertita. Ogni volta che lui mi lasciava casa libera, si presentava la stessa scenetta e io non riuscivo mai ad averla vinta, per colpa di una volta che torno è trovò casa sotto sopra.
“E dai papà, siamo grandi ormai, non facciamo disastri in casa!”
“Ho detto no!” disse, diretto e secco.
“Papà!” protestai.
Lui lanciò uno sguardo, e capii che non c’era niente da fare, era irremovibile.

“Rinaldi, Pece, potete pure tornare a posto” 
 Finita quella maledetta interrogazione, mi diressi insieme a Dalia nell’atrio della scuola, giusto per prendere un po’ d’aria. 
“Dai, Dali sei stata fantastica all’interrogazione” dissi sorridendo. 
 “Ma dove?”  esclamò Dalia. “Avrò risposto a metà delle sue domande accidenti”
 “Il sette te l’ha dato, no?!” lei annui “È che cazzo ti lamenti”
“Ehi ragazze” disse una voce.
Ash. *____*
“Ehi bella pulendrona, che buon vento ti porta a passare l’intervallo lontana dai libri?” le chiesi ironica.
 “Sto morendo di fame” continuò Ash.“Io vado alle macchinette a prendermi qualcosa da mangiare, venite anche voi?”  
 “Anch’io ho fame” confessai, facendo girare gli occhi a Dalia e ridere Ash.
“Come se tu non mangiassi mai” disse la prima. Poi continuò. “Io mi avviò in classe di storia. Voi che avete alla prossima?”
“Biologia” rispose Ash annoiata.
“Matematica” risposi sorridente. La matematica ragazzi, è il mio forte, toglietemi tutto ma no la matematica.
Così, salutammo Dalia e noi due andammo verso le macchinette con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia: avevo fame, è  tra poco avrei mangiato la mia buonissima barretta di cioccolato. Quella giornata era cominciata alla grande ed ero sicura che niente e nessuno avrebbe mai potuto rovinarla. Naturalmente non ero mai stata una cima nella predizione del futuro. 
Appena svoltai l’angolo mi bloccai: davanti alle macchinette c’era l’ultima persona che avrei mai voluto vedere.  Cristina è le sue ancell erano appoggiate alle macchinette e stavano facendo salotto con due che mi sembrarono quinto anno.
“Come va con Kevin?” mi chiese Ash, sapendo il patto eliminare Caterina.
“Benissimo, benissimo” risposi sorridente.
Cristina fece finta di non sentire, è non si mosse dalla macchinetta, mentre le sue ancelle voltavano lo sguardo da lei a me, da me a lei. Sbuffai, era a soli pochi centimetri da quel gruppetto idiota ma ancora non mi avevano fatto il piacere di levarsi di torno.
“Siete davvero una bella coppia” esordi divertita la mia amica
“Beh, grazie” risposi. Diedi un leggero colpo di tosse: “Scusate” dissi alla fine. 

Caterina decise di voltarsi, fortunatamente sembrava possedere un neurone. 
“Serve qualcosa?” chiese con un sorriso strafottente. 
“Falsa” pensai.
“Sì, dovrei prende da mangiare per me e per la mia amica, se vi spostate mi fareste un enorme favore”  dissi con uno sguardo che li avrei potuti disintegrare.
“Che c’è il tuo ragazzo, oggi non ti ha offerto la colazione?” domando lei con uno strano sguardo. “Già ti ha mollata?” continuò.
Che stronza.
“Ehi amore” mi chiamò LUI. Mi lascia un bacio all’angolo della bocca e il suo braccio si posa nei miei fianchi. Ahhhhh menomale che c’è lui, che voglio nemmeno pensare cosa sarebbe successo. “Ti ho mandato un messaggio, dicendoti di aspettarmi in classe” continuò sorridente.
“Oh” risposi. Oh?? “Scusa, è che ero interrogata, è non sentito il cellulare”
“Fa niente, andiamo a fare colazione?” chiese, senza degnare di uno sguardo a Caterina, che lo fissa innervosita.
“Certo, amore” risposi sorridendo, lasciandogli un bacio anch’io all’angolo della bocca, sorprendendolo. Sorrise. “Ash, io vado con Kevin, ci vediamo oggi agli allenamenti?” domandai a lei, che si tratteneva dal ridere.
“Oh, certo. Vai pure, divertitevi piccioncini” sorrise, è se ne andò sventolando una mano.
“Allora, andiamo?!” chiese lui. Annuisco per poi voltarmi verso la stronza: “Ciao Caterina” dissi con un sorriso falso.
Eravamo nel bar della scuola, Kevin mi offrì un cornetto al cioccolato, visto che aveva sentito il brontolino del mio stomaco.
“Siamo o non siamo degli attori da Oscar?” esordì lui felice.
“Oh fi, hai fisto la fua faffia?” chiesi con la bocca piena. Kevin scoppiò a ridere, poi mi guardò dritto negli occhi, stavolta dolcemente.
“Sei un disastro ambulante” disse facendomi ridere.
“Oh scusa” dissi ricomponendomi. “Eh, che mangio così spesso, che non me ne accorgo nemmeno” risposi seria, facendolo ridere.
“Stavo pensando ..” continuò lui, sorridendomi.
“Oh, non farlo per l’amor di dio, potresti eliminare anche l’ultimo neurone che ti rimane” dissi per poi scoppiare a ridere.
Lui mi fissò, sorpreso, poi sorrise malizioso. Tsz, te pareva.
“Non ti conviene prendermi in giro, secchiona” disse, sottolineando l’ultima parola.
“Ti odio” sbottai, facendolo ridere. “Dobbiamo chiarire un paio di così, bel fusto” dissi indicandolo.
“Oh mio dio. Cosa sentono le mie orecchie, mi hai appena fatto un complimento, appena arrivo a casa me la segno sul calendario” disse prendendomi in giro.
“Non vantarti, scemo, dicevo, ti stai prendendo troppe libera, vieni mi baci, mi metti il tuo lurido braccio intorno ai fianchi, manco fossimo fidanzati davvero” dissi più seria che mai, fissandolo.
Lui mi fissò in silenzio, poi posò il suo sguardo in un punto a me non visibile per poi uscirsene fuori con: “Che fai stasera?” posando lo sguardo su di me.
“Ma che cen..” non finila frase che mi interruppe.
“Che fai stasera?” ripeté.
“Torno dagli allenamenti, mi tuffo sul divano, guardare la televisione e mangio pizza” dissi fissandolo, confusa.
“Ti va di uscire?” continuando a guardarmi, con uno sguardo a dir poco strano.
“Ehm.. scusa, ma stasera tornerò tardi, per via del motorino rotto è sono costretta a farmela a piedi tornerò a casa sicuramente stanca” dissi abbassando lo sguardo sul piattino dove prima esisteva una brioche.
“Vuoi un passaggio?” chiese, eliminando quello sguardo strano.
“Dici sul serio!?” chiedo abilita, sta per ribattere ma lo precedo. “Non provare a dire sono o non sono il tuo ragazzo, che sai già la mia risposta” dissi, scimmiottando le parole che disse l’altra volta.
“Ti stai calando troppo nel personaggio” mi scimmiottò lui, e ridemmo. “Allora lo vuoi o no questo passaggio?” chiese di nuovo.
“Va bene” risposi.
“A che ora hai gli allenamenti?” chiese lui.
“Alle quattro, casa mia e in via Monte 24, la villetta gialla” lo informai.
“Che me lo dai il tuo numero? Sai essere fidanzati da cinque mesi senza nemmeno avere i nostri numeri è una relazione al quanto strana” disse divertito.
Ci scambiammo i numeri di cellulari, lui di diresse a pagare, e andammo insieme nei corridoi della scuola, annoiati ti tornare ad ascoltare delle noiosissime lezioni, ci salutammo è mi diressi in classe. 


Solo una cosa: SIETE FANTASTICHEEE!
Siamo felicissime per i commenti e le nuove arrivate,
ci fate sempre tornare il sorriso dopo una stancante giornata di scuola :S

Vi dedico questo nuovo capitolo e scusate ancora per gli eventuali errori ortografici >.< 

Scusateci anche per il capitolo, non è prorpio un granchè, ma spero vi piacciaaa .. RECESIETE ;) 
Grazie a tuttiii davvero .. 

Vostra Alone è #Menteperversa! 
  
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