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Autore: _matthew_    04/12/2007    6 recensioni
Fece mentalmente il punto della situazione, guardando il volto scuro di McGee, non l'aveva mai visto così. Gibbs era all'ospedale, due proiettili conficcati nel torace... Tony, dopo lo sfogo con il direttore se n'era andato lasciandoli soli, senza una guida... il direttore, firmando quel foglio per l'agente Sax, aveva dato anche a loro un ordine preciso: - Uccidete Ziva David -
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui! questa volta l'aggiornamento è stato molto rapido per farmi perdonare del primo capitolo un po' cortino ;) ringrazio chi mi ha recensito...spero che continuiate a seguire questa fic,e soprattutto che continui a piacervi! cmq...piccolo spoiler per rispondere a Thia: nessun alieno mutaforma...leggere per scoprire XD buona lettura a tutti!


Smontò il fucile e lo rimise nella borsa,il vento giocava con i suoi lunghi capelli ricci,un chilometro più in là,in una stanza disadorna,una donna dai capelli rosso fiamma stava urlando.
Il suo telefono iniziò a vibrare,lo estrasse dalla tasca,guardando lo schermo: due numeri. Il primo era quello di Tony,anche se non era del suo telefono da lavoro; l'altro era un numero criptato...il Mossad.
Una volta non avrebbe avuto alcun dubbio,ma un anno con Gibbs l'aveva cambiata: aveva appena finito di lavorare,ed erano sei mesi che non sentiva la voce dell'amico.
"Pronto,T..." non riuscì nemmeno a finire il suo nome; una voce tesa,preoccupata,quasi irriconoscibile la bloccò "Ziva,ti prego,dimmi che non sei in America!"
Tony era per strada,la pioggia battente aveva già inzuppato il suo completo italiano,ma lui non ci faceva caso un solo pensiero gli rinbombava in testa,diventando sempre più forte ogni secondo che passava -Ziva non è in America,non può essere in America,ti prego...dimmi che non sei a Washington!-
Aveva voglia di staccare il telefono dall'orecchio,e controllare che il numero fosse davvero quello di Tony,ma non lo fece. La sua voce aveva un tono strano,preoccupato,gli rispose.
"In America? Ma sei pazzo? sai benissimo che sono tornata al Mossad..." la interruppe di nuovo,ma questa volta la frase era preoccupante,e non soltanto per il tono del suo interlocutore "Appunto! è proprio questo il problema! ti prego,dimmi dove sei...sii sincera!"
A quelle parole si fermò di colpo nella strada affollata; un'ambulanza le passò a fianco,subito seguita da un'auto della polizia palestinese -una minaccia in meno per Israele- pensò per un istante...poi la sua mente abbandonò di nuovo quella strada polverosa e affollata,per tornare a Tony.
Stava correndo verso la sua auto; quella conversazione gli aveva ridato uno spiraglio di speranza,dentro di lui si era riacceso qualcosa,e questo qualcosa aveva iniziato a fargli notare che stava congelando. Si infilò nell'abitacolo,mentre lei gli rispondeva.
"Tony...sono a Gaza; ho appena ucciso un uomo che ti assomigliava...si può sapere che succede?" Il peso che gli attanagliava lo stomaco sparì di colpo,riniziò a respirare normalmente,riniziò a percepire il gelido tocco della stoffa bagnata sulla pelle.
Ziva stava aspettando la risposta,mentre si dirigeva verso una delle frontiere per entrare in Israele. Ripensò alle domande di Tony,al suo tono -la sua voce- solo una volta aveva sentito quella voce -così diversa,così spaventata- era stato tanto tempo prima,per una ragazza che Tony,ne era quasi certa,aveva amato -Kate-.
La voce proveniente dal suo cellulare la riportò alla realtà; aveva perso buona parte della spiegazione,ma quel poco che sentì non le piacque. Gli chiese di ripetere,la figura del soldato israeliano che le chiedeva i documenti le appariva sfocata: gli occhi erano pieni di lacrime.
Passò senza problemi il controllo -essere un killer del governo aveva qualche vantaggio- . Chiuse con un colpo secco il telefono; aveva un solo chiodo fisso,vedere Tony,al più presto.
Quel giorno,in ascensore,quando si erano salutati aveva riso mentre lui insisteva per darle quel numero di telefono,di cui nessun altro era a conoscenza...improvvisamente la cosa aveva perso il suo lato buffo,era stata l'idea migliore che Tony avesse mai avuto -bhe,in realtà...- zittì subito quel pensiero; non era il momento.
Tony le aveva fatto solo un riassunto molto breve della situazione,ma tanto bastava a farle capire che era nei guai,e sul serio,anche.
Gibbs era stato aggredito in casa sua,nella sua cantina,da due persone; era in ospedale in condizioni critiche,ma questo non era il peggio. Uno dei due aggressori era stato ucciso da Gibbs nella sparatoria: a quanto risultava era israeliano...agente del Mossad.
A questo punto tutti avevano collegato Ziva,il suo improvviso richiamo,il fatto che lei conoscesse perfettamente Gibbs,la sua casa e le sue abitudini...e il risultato era un ordine di cattura -o di morte?- nei suoi confronti.
Le ultime frasi di Tony continuavano a vagare nella sua mente "il pivello è convinto della tua colpevolezza,Ziva...qui tutti lo sono" si aspettava che avrebbe concluso dicendole che anche lui ne era certo,ma che l'avvertiva per amicizia o simili,ma non fu così...Anthony DiNozzo l'aveva spiazzata con quell'ultima frase,non se lo sarebbe mai aspettata da lui "Ci dobbiamo vedere,devi tirarti fuori da questa situazione...e io ti aiuterò! Ci vediamo domani a Milano,piazza Duomo...è da tanto che non ti invito fuori" aveva concluso scherzoso,prima di riattaccare -non cambi mai,Tony!-
Arrivò davanti alla facciata di un anonimo palazzo del centro; entrò nell'atrio deserto.

Accese il motore,dirigendosi verso casa; era una fortuna essere italo-americano,e soprattutto unico erede del patrimonio DiNozzo...dava un sacco di appigli credibili per lasciare l'ufficio senza creare troppi sospetti.
Mise l'auricolare,e premette un numero di selezione rapida; il telefono di McGee iniziò a squillare.
Afferrò l'apparecchio,ma non rispose subito; rimase incantato a guardare il nome sul dislay -Tony-
La realtà era che aveva paura di rispondere; aveva paura di sentirsi dire che era un traditore e uno smidollato,che era uno stupido a credere alla colpevolezza di Ziva -no!- urlò una voce dentro di lui -sii onesto Timothy,la tua paura è un'altra- era vero.
Aveva paura che anche lui ci credesse; che anche lui accettasse l'ordine del direttore,che anche il suo modello,l'irriverente Anthony DiNozzo ubbidisse a quel maledetto ordine -uccidete Ziva David-
Veronica gli strappò il telefono,lo aprì e inserì il viva-voce "Scusa Tony" esordì la sua voce cristallina "ma McGee si era incantato e io non sopportavo più la sua suoneria" una risata soffocata,e la solita battutina alla DiNozzo "Perchè pivello,che suoneria hai?" l'altro stava per rispondere,ma Tony lo precedette "Sentite,io devo andare in Italia...una mia zia è molto malata,e questioni di famiglia esigono che io sia presente...pivello,ora sei tu il capo" stava per riattaccare,ma McGee lo fermò "No,aspetta! vuoi dire che non seguirai il caso di Ziva?" chiese stupefatto.
"è meglio così,sappiamo tutti che Tony è troppo coinvolto emotivamente" intervenne una voce alle loro spalle; si erano dimenticati del viva-voce: anche Jenni e Sax stavano sentendo quella telefonata.
"Esatto direttore,è anche per questo che partirò oggi stesso...se lei è d'accordo". Il direttore ci pensò un momento,poi annuì; era meglio così,per tutti loro.
Un sorriso gli increspò il volto; sapeva benissimo che il direttore non avrebbe creduto a quella storia,ma il pivello rimaneva il pivello...sapeva come evitarlo.
Schiacciò un altro tasto per le chiamate rapide; mentre il telefono squillava si convinse che lo avrebbe aiutato -in fondo vede Ziva come la sostituta di Kate...sono certo che crede nella sua innocenza- il suo pensiero fu interrotto dalla voce che rispose al telefono.


e anche questo capitolo è giunto al termine...spero vi sia piaciuto! allora...chi sa dirmi chi è il personaggio misterioso a cui sta telefonando il nostro Tony? XD
fatemi sapere cosa ne pensate di questo racconto,ok? recensite numerosi! ;)
  
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