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Autore: oOLeylaOo    04/12/2007    1 recensioni
Grace Brine è un adolcescente molto particolare, prima di tutto perchè non è affatto un adolescente, poi perchè ha il piccolo difetto di diventare una sirena se finisce in acqua.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
-Remember-


Com'era limpido il cielo... lo vedevo così chiaro, tanto che mi chiedevo se fossimo veramente a novembre, solo il freddo pungente smascherava l'illusione della primavera.
Per quanto avevo corso?
"Sei bella come la luce dell'alba"
Quelle parole mi rimbombavano dentro come un eco lontano... ancora e ancora...
Per quanto ancora le avrei sentite nella mia memoria? Cosa ci potevo fare?
Mi coprii il viso con le mani pregando di non piangere. Feci un respiro profondo. Acqua.
Una goccia, poi due. Iniziò a piovere, prima lentamente, poi sempre più forte, sempre più fitta... Una pioggia soffocante. Avrei voluto svanire come un ombra nella foresta. Lentamente tutto divenne buio e io mi assopii. Sotto quella pioggia così intensa che sembrava non lasciare spazio ad altro provai un profondo senso di pace e allora capii che tutto sarebbe stato nuovamente portato via dall'acqua o almeno lo sperai, lo sperai con tutto il cuore.

-Qui! Da questa parte!- disse una voce profonda e roca, una voce che non avevo mai sentito, trasmetteva una sensazione che non avevo mai provato e che nonostante ciò era comunque famigliare.
Quando alzai le palpebre mi trovai davanti a un ragazzo dagli intensi occhi verdi. Non riuscivo a distinguere con chiarezza i lineamenti del suo viso o il suo fisico, non riuscivo a guardare altro che i suoi occhi che somigliavano a uno smeraldo grezzo.
-Ti senti bene?- domandò preoccupato prendendomi in braccio, il suo corpo era caldo, mi abbandonai tra quelle braccia appoggiando la testa alla sua spalla e persi di nuovo conoscenza.

Aprii gli occhi chiedendomi quante tempo fosse passato; una mano fredda stringeva la mia con gentilezza, mentre fissavo il soffitto bianco qualcuno mi allontanò una ciocca di capelli dal viso.
-Ben svegliata.- la voce di Hanry suonava così dolce, talmente tanto da farmi provare un forte senso di colpa per essere fuggita via in quel modo. Mi voltai verso di lui che mi sorrise con dolcezza, mi accarezzava il labbro inferiore con il pollice, lieve come una piuma.
-Posso baciarti, Grace? Posso? O scapperai di nuovo se lo faccio?-
il suo tono di voce era preoccupato, ansioso, insicuro. Non mi aspettavo che esordisse in quel modo, ma la sorpresa passò praticamente subito.
Allungai una mano per accarezzargli una guancia mentre lui si chinava a baciarmi. Quando le nostre labbra si toccarono sentii che tutta la tristezza che avevo dentro si stava sciogliendo con un cubetto di ghiaccio esposto al sole di agosto. Era come se quel bacio fosse stata la cosa più naturale e giusta del mondo, come se riequilibrasse ciò che c'era di sbagliato nella mia vita.
Quando Hanry si allontanò da me mi guardò con dolcezza e poi mi si stese accanto, io gli feci posto spostandomi tra le lenzuola bianche come il latte, poi appoggiai la testa alla sua spalla, sospirando. Chiusi nuovamente gli occhi mentre mi baciava la fronte.
-Dove sono?- domandai incuriosita, quella non era la mia stanza.
-In infermeria. Ti hanno trovata e ti hanno portata qui.- il tono della sua voce era dolce e contrito.
-Sei qui con me da molto?- domandai, ero veramente felice che fosse lì con me, mi faceva sentire bene e mi faceva anche sentire agitata.
Fece un cenno d'assenso. -Non ti ho lasciata un attimo, avevo paura che sparissi di nuovo. E' una tua brutta abitudine.- mi prese in giro.
In effetti era gia la seconda volta che sparivo quando ero con lui, non che lo facessi a posta, semplicemente capitava.
-Scusami...- sussurrai, seriamente dispiaciuta.
Lui scosse la testa -Non devi essere tu a scusarti.- mi disse con dolcezza.
Lo fissai in silenzio aspettando che parlasse.
-Mi dispiace per come mi sono comportato.- iniziò -Se provo a guardarmi con i tuoi occhi mi rendo conto che ogni mio modo di fare sembra insensato, forse avrai pensato che sono pazzo... Forse non è così sbagliato. Non ho mai voluto ferirti Grace , credimi.- la sua voce era piena di dispiacere.
Rimasi in silenzio a pensare, poi mi azzardai a chiedere -Perchè mi hai baciato, quella volta, nell'aula di matematica?-
Lui mi guardò negli occhi con un sorriso di scusa. -Mi dispiace. Io... ero sopreso.-
-Lo avevo notato.- assentii appoggiando la fronte al suo collo, era freddo. -Hai freddo?- domandai preoccupata.
Mi rispose con un sorriso, ma cambiò discorso -Tempo fa, diverso tempo fa, conoscevo una ragazza, ti assomigliava molto Grace. Lei era molto importante per me, avevamo un rapporto speciale... è un pò complicato da spiegare e non amo parlarne. Praticamente sei il suo ritratto. Il colore degli occhi e quello dei capelli sono diversi certo, ma i lineamenti del viso, il tuo fisico, la tua altezza sono identici ai suoi. Ma la somiglianza finisce lì, a parte il fisico sei molto diversa da lei, i vostri caratteri sono agli antipodi.-
Rimasi in silenzio assorbendo la notizia e il suono delle sue parole, era nervoso, preoccupato e enormemente dispiaciuto, lo sentivo nella sua voce.
-Quando ti ho vista quel giorno, in aula, ho pensato di avere di fronte un fantasma e per un attimo ho avuto paura, ho pensato di essere del tutto impazzito, poi ho pensato che finalmente era giunta la mia punizione. Ma era un idiozia. Volevo conoscerti, forse in qualche modo cercavo di espiare... e poi, lo confesso, mi incuriosivi. Poi mi sono accorto di comportarmi da stupido e mi sono allontanato da te perchè mi vergognavo. Ma quando ieri ti ho visto così spaventata non ho potuto fare a meno di fare qualcosa per sostenerti. Allora mi sono accorto che tu, in fin dei conti, mi piacevi esattamente come sei e non perchè mi ricordavi lei.- la sua voce era densa di preoccupazione.
-Quindi mi stai dicendo che tieni a me?- lo presi in giro usando le parole che lui aveva usato con me, volevo cancellare l'espressione afflitta che gli si era dipinta in volto.
Mi sorrise. -Ti sto dicendo che mi piaci molto.- rispose con una punta di imbarazzo. -Scusa se ti ho spaventato, ma te lo giuro, non volevo prenderti in giro quando ieri io ti...- gli posai un dito sulle labbra.
-Non dirlo più.- lo pregai con una punta di angoscia.
-Ti da fastidio?- domandò con preoccupazione.
-Non è colpa tua Hanry.- provai a rassicurarlo. -Se sono stata così male per questa settimana era perchè anche tu mi piaci molto, non riuscivo a capire perchè eri scomparso dalla mia vita così all'improvviso, proprio come eri apparso del resto.-confessai evitando accuratamente di guardarlo in faccia.
Lui mi alzò il volto e mi baciò dolcemente.
-Scusami per essermi comportato male. Sono sono stato pessimo. Avevo le mie ragioni però, te lo giuro. Julie mi ha sostenuto come la solito, nessuno dei due voleva ferirti però. Ti chiedo scusa anche da parte sua.- bisbigliò con dolcezza.
-Ho capito.- assentii con un sorriso, pensando però che c'era dell'altro. Ma non avevo il diritto di fargli troppe domande, nemmeno io gli avevo confessato tutto, non gli avevo detto tutto, non lo avrei mai fatto. -Quanto tempo sono stata via?-domandai cambiando argomento.
-Un giorno più o meno. Eravamo tutti molto preoccupati. Fortunatamente Adrian ti ha ritrovato, anche se eri bagnata fradicia. Non ti ho cambiato io, tranquilla.- disse quando gli tirai un occhiata obliqua.
-Adrian è il ragazzo con gli occhi verdi?- domandai, quando mi aveva presa in braccio avevo provato una strana snsazione.
-Si, Adrian du Loup. E' un mio vecchio amico, andiamo più o meno d'accordo. Lavora come giardiniere, abita qui con i suoi genitori che fanno gli insegnanti, ed è più grande di noi di quattro anni. Strano che tu non l'abbia incontrato...-
-Mi sembra... un tipo particolare...- farfugliai. -Dovrei ringraziarlo.-
-Si, anch'io... Non pensavo che il mio comportamento ti avrebbe fatto arrabbiare così tanto, ti chiedo scusa sinceramente.- non avevo mai visto qualcuno più mortificato.
-Non preoccuparti, non è colpa tua Hanry.- lo rassicurai: era vero, non era colpa sua, almeno non in quell'occasione.
-Non è solo colpa mia, vuoi dire?! Come ti è venuto in mente di startene fuori per un giorno intero sotto una pioggia tanto fitta. Come diavolo ti è venuta in mente l'idea di andare nella foresta?- ora sembrava arrabbiato, era da tanto che nessuno mi faceva più la ramanzina.
-Scusa.- bisbigliai -Il fatto è che... come dire... mi hai preso un pò alla sprovvista.. con quella frase.- provai a spiegarmi, ma non potevo andare oltre, le parole mi morirono in gola, sentii le lacrime salire agli occhi e mi sforzai di ricacciarle indietro.
-Era un complimento, quello che ti ho detto. L'ultima volta che ho controllato era ancora un complimento.- scherzò lui.
Sorrisi e nascosi la faccia nella sua spalla.
-Mio padre lo diceva spesso... a mia madre...- farfugliai con un filo di voce. -Da allora è passato molto tempo.-
Hanry mi strinse a se. -I tuoi genitori naturali... sono morti giusto? E' una voce che circola, anche se io non presto mai molta fede alle voci di corridoio.- la sua voce era un sussurro.
Feci un cenno di assenso con la testa, mentre lui mi accarezzava la schiena rimanendo in silenzio, probabilmente non sapeva bene che dire, preferiva aspettare che fossi io a continuare. Non sapevo se ce la facevo ad andare avanti.
-Io... non amo molto parlarne...- bisbigliai, non ero certa che mi sentisse, avevo un groppo in gola, mi sembrava di non poter parlare.
-Capisco.- mi rassicurò, ma nella sua voce colsi una domanda che non voleva fare, probabilmente per non farmi stare male.
-Io volevo molto bene a mia madre. Ho di lei un ricordo dolce, era bella come un angelo, così splendida, non ho mai capito perchè è successo, non l'ho mai accettato veramente. Quando morì mio padre cambiò in modo quasi radicale, credo fosse perchè aveva perso l'unica persona che aveva amato al mondo. Vivere con lui era un inferno... e pensare a quando eravamo felici mi fa stare ancora più male. Non mi piace ripensare a quei tempi, evito tutto quello che me lo fa ricordare...- mi bloccai perchè la voce mi tremava, senza contare che parlavo così piano che era quasi impossibile che mi sentisse.
-Ho capito.- bisbigliò baciandomi i capelli. -Sta tranquilla. Scusa piccola. Ho capito, non piangere più.- mi strinse ancora più forte.
In quel momento mi accorsi che stavo piangendo, le parole di Hanry però, invece di calmarmi mi fecero piangere di più, eppure nonostante le lacrime mi sentivo tranquilla. Quella sera, quando mi addormentai avevo dentro di me uno strano senso di pace e uno di rassegnazione: ormai avevo capito che mi ero innamorata di Hanry. Mi rendevo conto che c'erano molto cose che Hanry non mi aveva ancora detto, che c'erano cose che forse non avrei mai saputo, ma ero certa che. indipendentemente da ciò quello che provavo era un sentimento che non si poteva fermare.

Al mio risveglio ero sola. Pensai che fosse meglio così, prima di tutto perchè se Hanry fosse rimasto sarebbe stato nei guai e poi perchè dopo tutto quello che era successo il giorno prima non ero sicura che incontrarlo appena sveglia sarebbe stato positivo. Non avrei saputo come affrontarlo, anche se avevo affrontato almeno un pò parte dei miei ricordi che erano così dolorosi... ero stata un illusa a credere di aver superato tutto il dolore e la tristezza.
Anche se una parte di me era indubbiamente felice che Hanry non fosse lì, l'altra ne sentiva la mancanza in modo tanto intenso da essere doloroso.
Mi misi seduta sul letto, l'infermeria sembrava deserta, le pareti erano bianche come i lenzuoli dei letti e le tende che li separavano. Mi voltai verso la finestra e la aprii, l'aria fredda entrò nella stanza e mi svegliò del tutto. Alzando gli occhi al cielo mi accorsi che Caddy stava scendendo verso di me in picchiata con un messaggio: il cristallo blu sulla sua fronte brillava in modo esagerato, aveva uno strano riflesso turchese che non gli avevo mai visto, era diversa dalla luce che aveva la prima volta che era venuto da me. La prima volta il bagliore era blu scuro, come le profondità del mare, ora invece sembrava il colore dell'acqua limpida in una giornata di sole.
Si posò sul davanzale e dalla sua gemma uscì una luce azzurra seguita da una voce, bellissima e cristallina.
-Sto arrivando da te.-

  
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