Anime & Manga > Full Metal Alchemist
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Autore: Irene Adler    05/12/2007    5 recensioni
Frammenti di emozioni e sentimenti. Ricordi e pallide rimembranze di un passato ancora vivo.
Una raccolta su vari personaggi di Fullmetal Alchemist e le loro memorie.
"Il ricordo è l'unico paradiso dal quale non possiamo venir cacciati" Jean-Paul Sartre
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto appartengono ad Hiromu Arakawa e, nell'usufruire di essi, non vi è alcuno scopo di lucro da parte mia.


Note: Ero impegnata nella stesura di una raccolta Royai, quando mi è venuta l’idea per questa raccolta incentrata sui ricordi. Ho scritto questo primo frammento in preda ad un’ispirazione irrefrenabile e mi sono convinta quasi immediatamente a pubblicarla, nonostante non abbia scritto gli altri frammenti (che ho già in mente). Piccolo colpo di follia…di solito ci medito su diecimila anni prima di pubblicare qualcosa (infatti ho almeno una ventina di lavori scartati^^) Questo primo frammento è ambientato in un’ipotetica fine del manga e ci sono riferimenti al volume 16, non è yaoi.

Comunque, vi lascio alla lettura.

 

 

Whispers of memory

"Il ricordo è l'unico paradiso dal quale non possiamo venir cacciati" Jean-Paul Sartre 

 

Primo frammento: 520 cent  

[Roy e Ed]

By Irene Adler

 

Il buio mi avvolge. Denso, palpabile, sembra ostacolare i miei movimenti fluidi e fieri, il mio respiro, accompagnato dolcemente dalla divisa che fascia il mio corpo, si fa più profondo e lento.

Al mio fianco la presenza costante e rassicurante del mio angelo custode mi segue in ogni movimento, i suoi occhi da falco mi proteggono da ogni pericolo.

Il buio continua ad avvolgermi.

Non temo il buio.

Non lo temo, perché altrimenti non sarei dove sono ora.

Una volta tu mi facesti una promessa: promettesti di ripagare il debito che avevi nei miei confronti non appena questo paese fosse diventato un paese libero, con me a capo, come comandante supremo.

Nella tua arroganza di ragazzino cresciuto troppo in fretta, 520 cent diventarono simbolo di una promessa troppo grande per essere affidata a del semplice e volgare denaro. Entrambi però eravamo sufficientemente sciocchi da aver bisogno di concretizzare quel nostro patto con qualcosa di tangibile, che ci permettesse, nel caso in cui uno di noi avesse avuto intenzione di arrendersi, di ricordare a noi stessi quel patto solenne fra due soldati.

“No, non glieli restituirò adesso. Lo farò quando diverrà comandante supremo”

Ricordo queste tue parole, parole che nascondevano un significato ben più profondo di quello che davano a vedere. Mi chiedevi di non morire, di non arrendermi, di lottare per avere un giorno la forza di stringere fra le mani quelle insignificanti monete, come premio per una promessa mantenuta.

Con quella promessa tuttavia, t’impegnasti tu stesso a non arrenderti, a combattere per il bene di questo paese e delle persone a te care.

Ora il buio davanti a me viene spazzato da una luce bianca, cristallina, intensa e quasi accecante.

Avanzo con decisione verso di essa, mentre inizio ad avvertire l’acclamare della folla, il passo rigido e severo dei soldati.

La luce mi circonda, irradia la piazza d’armi che si estende davanti ai miei occhi, che ammiro da una balconata del quartier generale.

La folla acclama il mio nome come liberatore e nuovo capo dello stato, sotto di me battaglioni di soldati in uniforme da cerimonia mi salutano alla maniera militare.

Al mio fianco il mio angelo custode mi segue, mi osserva.   

Se abbassassi lo sguardo potrei vedere, in prima linea, i visi di Falman, Fuery, Havoc, Breda e Armstrong fissarmi, orgogliosi del mio risultato.

Non posso farlo, perché inevitabilmente mi renderei conto della tua mancanza, sostituita, solo fisicamente, dalla figura esile del tuo fratello minore.

Avrei voluto ottenere tutto questo senza sacrificare altre vite umane, vite di altri miei fedeli collaboratori.

Alzo lo sguardo al cielo, con una fierezza che ha qualcosa di malinconico.

“Prima Maes, poi tu…”

Troppo tardi mi accorgo di aver pronunciato quelle parole al posto di pensarle, ma una mano, dolce, calda, scivola nella mia, guantata.

Riza, mia moglie, la persona che più amo,  mi è al fianco e mi rassicura con la sua presenza costante.

Le sorrido, essendole grata per alleviare, senza dir una parola, parte delle mie sofferenze.

Ho ottenuto tutto ciò che volevo: fama, gloria, la carica che tanto ambivo, la pace del mio paese, l’amore della donna che ho sempre amato.

Eppure avrei potuto ottenere tutto ciò senza sacrificare altre vite innocenti …

Acciaio.

Io la mia parte di promessa l’ho mantenuta, perché non hai fatto lo stesso?

 

Sta cominciando a piovere …














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Era da un sacco che desideravo metterlo^^ Ringrazio Elyxyz per aver aver dato la disponibilità di inserirlo nella ff


Sempre vostra,

Irene Adler
 

 

  
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