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Autore: Gyal    18/05/2013    1 recensioni
E se ti dicessi che non è tutto come sembra? Se ti dicessi che non esiste giusto o sbagliato? Ti sei mai sentito come se qualcuno ti stesse leggendo nel pensiero? Ti senti confuso, non è vero? Sei uno scherzo della natura. Come loro, del resto.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Che gioia poterla rivedere. Mi sentivo a casa. Rimasi immobile davanti a lei e anche Giulia mi guardava pietrificata.
Nei suoi occhi lucidi di gioia, riuscivo a vederci anche i miei occhi azzurri. Un brivido che mi partì dalla schiena si 
propagò in tutto il mio corpo. Prima alle spalle, al collo, alle braccia, poi alle dita delle mani che mi tremavano. Poi
alle gambe che mi reggevano a fatica. 
Era brava a mascherare tutto ciò, ma io sapevo che ha reagito nel mio stesso modo. L'ho sentito. 
Forse è stato Andrea ad influenzarla? No, un momento. Lui era confuso, non emozionato. Non era stato lui. Aveva realmente
reagito come me. 
Poi il silenzio si interruppe.
"Ma voi vi conoscete?" chiese Gabriele.
Giulia strizzò gli occhi, come se volesse essere certa che tutto ciò stesse accadendo davvero.
"Sì, diciamo di sì." rispose lei.
"Diciamo?" chiese Viola.
"Non è che possiamo parlarne dopo? Non è per essere maleducato, ma me so' rotto i coglioni a sta' qua." esclamò Andrea.
"Sì, ma la domanda è sempre la stessa: Come?" aggiunse Marco.
Guardammo tutti fuori dalla cella, verso Giulia e Gabriele.
Sembrava che lei si fosse estraniata. Chiuse gli occhi. Strinse i pugni. Notai del fumo uscire da suoi pugni.
Gabriele si avvicinò a lei preoccupato.
"Non la toccare!" gli ordinai.
Lui si immobilizzò senza fare domande. 
Giulia inspirò profondamente e tese le braccia verso le sbarre che avvolse con le sue dita infuocate. 
Si udì un suono simile a quello di una teira impazzita. Infine allargò le sbarre come se fossero fatte di pongo. 
Delicatamente allentò la presa che aveva sulle sbarre fino a lasciarle e, con la delicatezza di una farfalla che si posa su
un fiore, ripose le sue braccia lungo la vita. Infine aprì gli occhi e ci ritrovò tutti stupefatti e senza parole.
"Non avevate fretta di uscire?" ci chiese sarcasticamente.
Marco e Viola uscirono subito, anche se ancora sconvolti dallo spettacolo alla quale avevano assistito.
"Ma ma ma..." biascicò Andrea incredulo.
Gli presi il polso e me lo tirai dietro.
"Andiamo, Andrè!" dissi.
"Ma hai visto pure tu?" chiese stupefatto.
"Sì, però muoviti ad uscire, che se ci beccano so' cazzi." risposi.
Nell'udire quelle parole, si lasciò trascinare fuori. Gli lasciai il polso e raggiunse gli altri due.
Io mi fermai a guardare Giulia. Ma quel momento durò poco perchè subito mi ritrovai fra le sue braccia. Chiusi gli occhi
ricolmi di lacrime di gioia e in quell'abbraccio cercai di assorbire il più possibile di lei, come per osmosi. Durante
quell'abbraccio aprii gli occhi e vidi Gabriele che si trovava subito dietro Giulia, quasi fosse il suo cagnolino. 
Lui mi guardò un po' confuso. Non riusciva a spiegarsi il perchè del mio sorrisetto nel vederlo, del resto, non ci eravamo
mai visti prima d'ora. 
In quel momento sentii una sensazione di quiete, di pace, che fu subito interrotta dalle mille domande che volevano farmi
alle quali, però, io non potevo rispondere loro, almeno fino a quel momento.
"Oh! Ci diamo una mossa?!" si lamentò Viola.
E, come se fossimo tornati alla realtà, ci staccammo e raggiungemmo gli altri. 
Quei corridoi parevano tutti uguali. Per quanto corressimo, sembrava che stessimo percorrendo sempre la medesima ala
dell'edificio. Iniziammo a chiederci se ci trovassimo in un carcere o in un labirinto. 
 
Riuscimmo ad evadere. Erano le 23:30. 
"Dai, andiamo da me." disse Viola.
"Ti ricordo che sei nel corpo di Silvio..." le feci notare.
"Non preoccuparti, vivo da sola, non c'è problema." mi rispose.
"No, è che non hai le chiavi. Sai, non essendo nel tuo corpo..."
"Cazzo, è vero!" mi interruppe. 
"Vabbè, dai, venite da me. Tanto abito qui vicino." disse Giulia.
 
Ci sedemmo in cucina, attorno al tavolo. Giulia era appoggiata al piano di lavoro della cucina e guardava Gabriele. Anche
lui la guardava. Pensavano a quel bacio mai dato. 
"Com'è che vi conoscete?" chiese Marco.
"Un giorno me la sono ritrovata in camera mia." dissi.
Ah, tu ti ritrovi le ragazze in camera? Perchè queste cose non succedono anche me? disse Silvio.
Io e Viola iniziammo a ridere sotto lo sguardo confuso degli altri.
Gabriele lanciò un'occhiata confusa a Giulia.
"Sai quando mi proiettavo da te? E quando tu ti proiettavi da me?" chiese retorica Giulia.
Gabriele annuì.
"Ecco, io mi stavo esercitando e mi sono ritrovata da lei." aggiunse.
"E tutto 'sto amore quand'è nato?" chiese Andrea.
"Che amore?" chiese Giulia imbarazzata.
"Daje, quell'abbraccio di tre ore e mezza. Solo perchè vi siete viste per caso?" chiese Andrea.
"Ah!" esclamò Giulia.
"No, è che non conoscevo nessuno che, come me, avesse dei poteri. Così ne abbiamo parlato. Mi sono sfogata e siamo
diventate amiche." dissi un po' incerta.
"Non ci eravamo mai viste di persona prima di stasera." aggiunse Giulia.
"Ah..." esclamò Andrea un po' confuso. 
 
Viola e Marco si scambiavano degli sguardi accompagnati da svariati pensieri che mi affollavano la testa e che non riuscii
a percepire bene. 
 
"Vabbè, io vado a casa. Cioè, a casa di Silvio." disse Viola scocciata.
Salutami mia madre. E dille che mi manca. disse Silvio.
"Non posso, Sì, sono nel tuo corpo, sarebbe strano." rispose Viola.
Per favore, fallo comunque. la pregò Silvio.
Viola sospirò.
"Dai, ti accompagno." si offrì Marco. 
"Non ne ho bisogno, grazie." rispose infastidita Viola.
"Vengo io, tanto facciamo la stessa strada." aggiunse Andrea.
I due si allontanarono.
"MA CHE TI HO FATTO, VIO'?!" gridò Marco.
Viola non rispose e quell'indifferenza scosse Marco che se ne andò.
"S'è fatta 'na certa... Andrei anch'io." dissi timidamente.
"Ma ci rivedremo vero?" mi chiese Giulia.
"Certo!" risposi con entusiasmo.
"A quanto ho capito, fa parte della Gang ora." rispose Gabriele sorridendo.
Ricambiai il sorriso. 
Li salutai e uscii dalla porta.
 
Mi incamminai verso casa. Dopo aver attraversato uno o due incroci sentii un:
Aspèè!
"Silvio?"
Eh, chi vuoi che sia?
"E che ne so io!"
Tu non me la racconti giusta.
"Ma che...? Guarda che sei tu che appari così all'improvviso."
Se vabbè...
"Che fai, mi accompagni a casa?"
Che ti dispiace?
"No no, anzi. Mi fa piacere stare in compagnia."
Beh, dov'è che abiti?
"Via Barba 7"
  
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