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Autore: Bale    19/05/2013    1 recensioni
Il famoso scrittore Noah Gallagher (già protagonista della mia FF "Amori Sbagliati") si trova in un grave momento di crisi.
Non sa più chi è, non scrive più. Si sente solo e smarrito nel mondo.
L'unica persona che potrebbe risolvere tutti i suoi problemi si trova a Roma, ma lui non ha il coraggio di tornare da lei.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Risvegli Burrascosi






Ci era ricascato. Di nuovo.

Era impossibile descrivere l’effetto che quella donna aveva su di lui.

Anche quando la odiava, la detestava e desiderava non averla mai incontrata, finiva per permetterle di appoggiare la testa sul suo petto, di abbracciarlo. Qualsiasi discussione e qualsiasi rancore finiva sempre a letto.

Noah aprì gli occhi lentamente, quasi spaventato da quello che avrebbe potuto vedere.

Katherine, infatti, era proprio lì, dall’altro lato del letto, poco lontano da lui.

Gli dava le spalle e Noah, per un attimo, provò l’impulso di allungare una mano per accarezzare la sua schiena nuda e liscia.

Si trattenne.

Si alzò dal letto e recuperò i suoi boxer, poi si infilò l’accappatoio.

Si rifugiò in giardino, sulla sua sedia sdraio, dove teneva il portatile.

Lo afferrò, lo accese e cominciò a scrivere.

Gli sembrava di aver già vissuto quel momento, con una bellissima barista bionda però.

Inoltre, quella mattina, le parole venivano fuori ancora più fluide ed erano sicuramente più numerose.

Noah, in poco tempo, scrisse quello che avrebbe potuto essere il primo capitolo del suo prossimo romanzo.

Era incredibile. Katherine gli faceva quello strano effetto. Dopotutto si sa che gli artisti danno il meglio di loro proprio quando sono disperati.

-Stai scrivendo?-   Katherine interruppe i suoi pensieri.

Giunse in giardino a piedi nudi e con una sua maglietta addosso.

Noah provò un senso di fastidio, dovuto, più che alla sua maglietta, alla presenza stessa di quella donna nella sua nuova casa, quella nella quale si era trasferito proprio per starle il più lontano possibile.

-No-   mentì.

Salvò il file in una cartella nascosta e si alzò per rientrare in casa.

-Preparo il caffè-   disse oltrepassandola come se fosse una delle sue incolte e insignificanti aiuole.

Katherine lanciò un’altra occhiata al computer che Noah aveva gettato da un lato, sull’erba.

Alla fine, però, si decise a rientrare in casa.

-Perché non scrivi più?-   chiese afferrando la tazza di caffè che lui le porgeva.

Noah si bloccò per un istante.

Sapeva bene ciò che lei avrebbe voluto sentire in risposta. Avrebbe dovuto dirle che non scriveva più perché gli mancava l’ispirazione e che la sua ispirazione era sempre stata solo e soltanto lei. Solo con quelle parole sarebbe riuscito a farla contenta.

Si ritrovò a detestare la donna con la quale aveva passato la notte, ma non ebbe la forza di mandarla via.

Non volle dirle del suo blog, non voleva rivelare quella parte di sé.

Non voleva che Katherine sapesse ciò che lui era stato durante la sua assenza, ciò che era diventato grazie al loro amore sbagliato.

-Non ne ho più voglia-   rispose stringendosi nelle spalle.

-Come sarebbe?-   chiese lei andandosi a sedere sul divano.

-Non mi va più-   ribadì lui   -Credo di aver dato tutto ciò che avevo da dare al mondo letterario-

Katherine strinse gli occhi e lo fissò intensamente. Sapeva bene che stava mentendo.

Nonostante tutto conosceva Noah più di chiunque altro. O almeno era quello che credeva.

-Ho letto “Vita Amara”-   disse poi.

Noah si limitò ad annuire compiaciuto.

-A chi ti sei ispirato per la protagonista femminile?-

-A nessuno-   rispose lui di getto.

Katherine si insospettì ancora di più.

-Non devo per forza ispirarmi a qualcuno, non è detto-   si affrettò a spiegare lui, notando il suo sguardo.

-Quindi sono stata la tua unica musa?-

Era diventata ancora più insopportabile e piena di sé.

-Sì-   mentì lui   -Ma poi ho capito che Rachel non aveva proprio nulla in comune con te-

Katherine spalancò la bocca e si alzò in piedi.

-Cosa vuoi dire?-

Noah sospirò.

-Voglio dire che lei è quello che io credevo che tu fossi, ma evidentemente mi sbagliavo-

Katherine gli si avvicinò. Il suo viso era paonazzo e lei tentava visibilmente di trattenere la rabbia.

-Ancora con questa storia?-

-Ancora? Sempre! Andremo sempre avanti con questa storia!-   urlò lui infuriato.

-Non possiamo lasciarci il passato alle spalle?-

Noah gettò a terra la sua tazza di caffè rovinando la moquette.

Non gli importava. In quel momento era furioso con il mondo intero e, in maniera particolare, con la donna che aveva davanti. Possibile che fosse così incosciente e insensibile? Per certi versi sembrava ancora più gelida di Olga quando l’aveva conosciuta.

-No che non possiamo! Tu mi hai spezzato il cuore! Non riesco a buttarmi tutto alle spalle!-

-Mi sembra che tu ci sia riuscito benissimo stanotte!-   urlò lei in tutta risposta.

Entrambi sostenevano perfettamente lo sguardo dell’altro. Nessuno dei due aveva intenzione di fare un paso indietro. Alla fine, però, Noah lo fece.

-Perché sei qui, Katherine?-   chiese esasperato   -Perché sei venuta fino a Los Angeles?-

-Perché ti amo, te l’ho già detto-   rispose lei glaciale.

-Tu non mi ami e non mi hai mai amato-   rispose lui sforzandosi di mantenere la calma e di evitare altri attacchi d’ira.

-Invece sì-   disse lei avvicinandosi lentamente e prendendo ad accarezzargli il volto   -Ho solo commesso degli errori-

-Si tratta di errori imperdonabili purtroppo-

Katherine lo lasciò andare e rimase lì, ferma nel salotto, a fissarlo.

Neanche Noah si mosse.

Entrambi aspettavano qualcosa che non sarebbe mai arrivato.



   
 
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