The
director syndrome
“Di’ la verità: avevi una cotta per lei, vero?”
Maes ha voluto i dettagli, a tutti i costi.
E quando Maes vuole qualcosa, è meglio dargliela in fretta, prima che diventi pericolosamente simile ad una zecca: fastidioso e assillante come poche cose nell’universo.
“Non dire stronzate…”
“Perché no? In fondo è carina…”
“Hey!”
“E questo è un chiaro e tardivo attacco di gelosia…”
“Ripeto: non dire stronzate! Diciamo che le ho fatto da fratello maggiore, quando stavo da suo padre…”
“Si ma…”
“Niente ma! Maes, tu hai la pessima abitudine – e dico pessima, perché è un’abitudine da donna – di inventarti situazioni in stile soap opera sui fatti degli altri. Era la figlia del mio maestro. Punto. Fine del discorso!”
Il capitano che gli cammina al fianco non prova nemmeno a camuffare lo sguardo acquoso, da dietro gli occhiali rigati.
“Okay, come vuoi... Era la figlia del tuo maestro. Ma adesso, cos’è per te?”
Questo lascia senza parole il maggiore Mustang, per il resto del pomeriggio.
Così è Maes a fare la prima mossa.
“Cosa siete?”
Trova soddisfazione nel vedere sul viso minuto di quella ragazzina la sessa espressione disorientata del suo amico – anche se in parte stemperata dall’inespressività di fondo di lei.
“In che senso?”
“Nessun senso.”
Sì, è chiaro che la cosa non abbia nessun senso… ma lei ci prova lo stesso, se non altro per tenerlo buono – ha già capito che l’insoddisfazione di quell’individuo è direttamente proporzionale al suo grado di insopportabilità.
“Esseri umani?”
“Sì… NO! Intendo voi, voi due. Tu e Roy. Cosa siete?”
Ci mette qualche secondo per collegare la parola Roy a un’immagine nella sua testa. Lo ha sempre considerato il ‘signor Mustang’, ora il ‘maggiore Mustang’: non è abituata, a pensarlo con il suo vero nome. O forse non è più abituata a pensarlo e basta.
“L’uno per l’altro?”
“Esatto!”
“Niente.”
Maes scuote la testa ridendo. Il gruppo dei colleghi di lei è già lontano, vicino al fuoco: non ha scampo.
“No. Io e uno di Ishvar siamo ‘niente’. Io e te siamo – per ora – ‘niente’. Anche se avendo proprio Roy in comune, diventeremo ‘qualcosa’, prima o poi… che so, ‘l’amica dell’amico’, roba simile…”
Quest’uomo è matto… si scopre a pensare Riza. E per una volta è felice che il suo viso non sia in grado di lasciar trapelare le emozioni più elementari.
“Qualcosa dovete pur essere! Cosa?”
“Non lo so.”
“Conoscenti?”
“Ha vissuto da me per molto tempo…”
“Amici?”
“Non esattamente…”
“Non sarete amanti???”
“NO! Ma che…?”
“Parenti?”
“Non abbiamo legami di sangue…”
“Meno male. Sennò sarebbe incesto…”
“Ma se ho detto che non siamo…”
“Scherzavo. Ma ciò non toglie che non mi hai ancora detto cosa siete.”
E’ stanca, sporca, e per di più uno stupido mal di testa l’ha appena assalita: quell’idiota di un capitano – con rispetto parlando, si tratta di un superiore - ha scelto il momento più sbagliato per assillarla.
“Devi deciderti, mia cara! In un esercito bisogna avere ben presenti i propri ruoli, o è la fine di tutti. Mi spiego?”
No. Ma evita di sollevare obiezioni.
Cerca una soluzione per non passare la notte all’addiaccio.
E dopo poco – stiamo pur sempre parlando di Riza Hawkeye – la trova.
“Siamo compagni d’armi. Colleghi, commilitoni. Per l’esattezza, io la recluta, e lui il maggiore. Può bastare?”
Lo ha fregato.
Lo può vedere da come il ghigno di scherno e malizia gli si disfa in faccia.
Se si aspettava di incastrarla, ha decisamente sbagliato persona.
“Immagino di sì…”
“Buona notte, capitano Hughes.”
L’impercettibile sarcasmo che calca sulla parla capitano, pone fine all’interrogatorio. Senza possibilità di replica.
“Approvo.” Sentenzierà l’uomo la mattina dopo, ad un Roy più di là che di qua.
“Che? Hai bevuto, Maes?”
“No. Ho solo detto che approvo. Qualsiasi cosa decidiate di essere, approvo. Io la mia parte l’ho fatta. Buona giornata, maggiore!”
Si allontana, lasciando Roy ancora più di là di quanto non fosse prima.
E pensa che una sceneggiatura non potrebbe essere più intrigante di così.
Lo sapeva: aveva sbagliato mestiere.
Stranamente
riesco ad
aggiornare in tempi ragionevoli… ^^”
No, il
fatto è che cerco
di portare avanti SABBIA e i 15R contemporaneamente, sennò
mi rimane solo la
depressione post-Ishvar…
Questo
capitolo è un po’
più tranquillo: mi sono accorta (per quel po’ di
capitolo che ho già scritto)
che Maes è il cosiddetto
“personaggio-pausa” nel senso che la sua presenza
(il
più delle volte) riesce a risollevare momentaneamente
l’atmosfera da
triste/tristissima a sopportabile.
Sarà
per questo che
l’adoro… ^^”
Grazie
per le recensioni!
Avevo già trattato del loro incontro nei 100 themes (mi
sembra in Memories) ma
ho voluto fare un’altra versione perché era
necessario cominciare proprio
dall’inizio.
Ho
provato soprattutto a
pensare ai pensieri di Riza e al suo stato d’animo:
l’odio momentaneo (non dirò
se lo ha percepito solo Roy o c’era davvero: vi lascio nel
dubbio ^^) nella mia
mente contorta era dovuto al fatto che dopo aver rivelato i segreti del
padre a
quel ragazzo per dei sogno nobili, se lo ritrova a compiere una
carneficina.
Ora, so che Riza non gli rinfaccerà mai una cosa del genere
(e comunque la
questione tornerà fuori tra qualche capitolo) ma penso che
almeno in un primo
breve momento lei si sia chiesta se non fosse il caso di fermare questa
follia,
eliminando uno dei principali “errori” alla
radice…
In questo
senso, “avrebbe
potuto sbagliare mira” se davvero avesse voluto.
Fortunatamente
per la
storia (e per noi) non ha voluto… ^^