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Autore: GinDestiny    19/05/2013    0 recensioni
Varaja la terra del Rufus si prepara a un’imminente disgrazia, dopo anni di pace e prosperità tutto sta per essere sconvolto. Una giovane ragazza dovrà affrontare il suo passato per cercare di riportare l'equilibrio cercando i leggendari 5 pugnali d'argento, l'unica ancora di salvezza contro il tiranno Xeen.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP 1- L’INIZIO DELLA FINE

 


Glenda quel mattino di era alzata di buonora, Arina, la sua domestica l’aveva aiutata a vestirsi, indossava un vestito verde che si intonava con i suoi capelli castano scuro tendente al nero, che cadevano morbidi e mossi lungo la sua schiena, le maniche del vestito quasi strisciavano a terra, il bustino era ricamato con del filo d’oro, il tutto richiamava i colori della sua patria, Varaja.
Dopo la vestizione Arina se ne andò e Glenda rimase nella sua stanza, quella era una giornata come un’altra e con i suoi occhi di un verde scuro tendente al marrone guardava fuori dalla finestra mentre scendeva una pioggia leggera.
 
Glenda stava osservando oltre le mura della città il bosco, quando si accorse che da esso si alzava una colonna di fumo grigio, la giovane principessa pensò ad un incendio casuale, qualche contadino o cacciatore che aveva appiccato un incendio senza volerlo, quindi non badò molto a quella strana colonna che si ergeva da dietro le mura della città.
Quando uscì dalla sua stanza si diresse in corridoio per poi scendere una lunga scala che conduceva alla sala d’aspetto, dove chi doveva essere ricevuto dal re attendeva paziente il suo momento. Glenda rimase stupita nel vedere in attesa nella sala il generale Alagar e due consiglieri; il generale era un uomo possente dal carattere burbero ma dall’animo buono, aveva perso l’occhio destro in battaglia era pelato e con una lunga barba rossa raccolta in una treccia; i due consiglieri invece avevano circa una settantina d’anni, vestiti  con una lunga tunica verde e oro. Tutti e tre avevano uno sguardo preoccupato. Quando videro Glenda, la principessa, fecero un inchino, i consiglieri abbozzarono un sorriso tirato, mentre Alagar rimase serio; Glenda rispose all’inchino con un cenno del capo e con un sorriso appena accennato, intanto si chiedeva cosa ci facessero due importanti consiglieri riuniti con il generale.
 
Addras uscì dalla sala del trono che comunicava con la sala d’aspetto dove Alagar e i consiglieri attendevano ormai da molto tempo  “ il re è pronto per ricevervi, prego, seguitemi “. Glenda intanto aveva capito che la faccenda era seria e non aveva certo intenzione di perdersi il discorso del re, quindi uscì velocemente dalla sala d’aspetto per dirigersi in un altro corridoio che percorreva il perimetro sia della sala d’aspetto che di quella del trono, lì vi erano alcune stanze in disuso dove vi era di tutto e di più e Glenda si fermò davanti ad una di esse, si guardò intorno furtiva, il cuore che le batteva veloce per l’eccitazione ed entrò. I suoi occhi ci misero un po’ per abituarsi all’oscurità della stanza, non si vedeva quasi nulla a parte qualche ombra indistinta di vecchi oggetti abbandonati e impolverati; la principessa conosceva bene quella stanza, in quanto da piccola ci giocava spesso nascondendosi dai suoi insegnanti e da Arina.
Glenda andò con decisione fino in fondo alla stanza, si inginocchiò accanto al muro e avvicinò il suo occhio destro a un piccolo foro di un centimetro posto nella parete.
Glenda da quel piccolo buco poteva vedere la sala del trono, era immensa, ai lati vi erano sei colonne di marmo, alle pareti erano appesi stendardi con i colori di Varaja, verde e oro, in fondo alla sala il trono di suo padre e alla sua sinistra un trono leggermente più piccolo quello di sua madre Kuria e accanto ad esso il suo trono, ancora più piccolo di quello di sua madre.
 
A un tratto la porta della sala si aprì e Addras, il consigliere del re, entrò seguito dal generale Alagar e dai  due consiglieri; questi giunti difronte al re si inginocchiarono aspettando che il re gli desse il permesso di rialzarsi. 
Il re distolse lo sguardo dal trono vuoto e si concentrò sui nuovi arrivati.
“signori, vi ho convocati per cercare di risolvere un’urgente e importante problema, la nostra patria sarà messa a dura prova, probabilmente inizierà una guerra che stravolgerà Varaja, vi prego quindi di aiutarmi a fare le scelte più giuste e sagge possibili ”  il re fece una pausa, per poi riprendere il discorso, ma non sapeva che Glenda stava ascoltando ogni parola di quella discussione “ il problema è che questa mattina un accampamento di nostri soldati, fuori dalle mura della città è stato attaccato, tranne un soldato che fingendosi morto è riuscito a eludere i suoi carnefici e a ritornare a palazzo anche se con gravi ferite. L’accampamento in oltre è stato bruciato…” Glenda si sentì una fitta allo stomaco, capì che la colonna di fumo che aveva visto quella mattina e a cui non aveva dato molta importanza era invece l’accampamento andato a fuoco di cui parlava il re e con lui i resti dei soldati. “il soldato coraggiosamente sopravvissuto ci ha riferito che ad attaccare l’accampamento sono stati soldati che portavano la divisa del regno di Komra, i soldati umani erano in minima parte, la maggior parte di loro erano berretti rossi ” concluse il re, i presenti erano sconvolti, non avevano parole per quello che avevano udito, i berretti rossi erano creature terribili, non umani, erano aggressivi, malvagi e astuti, avevano denti a punta e una corporatura massiccia e tozza, ma la cosa più terribile era che venivano chiamati ‘berretti rossi’ perché tingevano il loro berretto nel sangue delle loro vittime ed erano famosi per la loro crudeltà.
 
Uno dei consiglieri si rivolse al re “mio re, non riesco a capire perché Komra dovrebbe attaccarci, cosa abbiamo fatto per scatenare le sue ire?” il re prese un lungo respiro e poi disse “non è quello che abbiamo fatto, è quello che non abbiamo fatto che ha scatenato questo attacco, come voi ben sapete vent’anni fa io salì al trono di Varaja dopo la morte di mio padre, ed il re di Komra chiese il rinnovamento del patto d’alleanza fra i nostri due regni, ma io lo rifiutai, in quanto non volevo essere in accordi con un re gretto e meschino, il cui popolo era formato per lo più non da esseri umani, ma da creature malvage che non potevano far altro che portare con se la morte. A quel punto mi inimicai il re di Komra, ben conscio di ciò a cui andavo incontro, per fortuna non scoppiarono guerre a causa di una carestia seguita da malattie che colpì tutti i regni compresi Komra e il re  di quel regno morì proprio a causa di una di quelle malattie, ma a quel tempo suo figlio, Xeen era ancora un bambino e ovviamente non poteva governare, per gli anni successivi il regno fu allo sbaraglio, vari dittatori si susseguirono e ora che Xeen ha ventidue anni è riuscito a salire al trono ed è deciso a conquistare Varaja e probabilmente anche le altre terre.”
Glenda era sempre più allibita, non riusciva a credere a ciò che aveva sentito, mille domande e preoccupazioni gli si affollavano in testa, gli sembrava che il mondo si fosse fermato per un istante, tutto gli appariva confuso e una forte paura iniziò a pervaderla.

I consiglieri erano scioccati, uno di loro sudava freddo e l’altro faceva scorrere in modo frenetico il suo sguardo da una parte all’altra della sala, come alla ricerca di qualcosa; l’unico ad essere rimasto impassibile era Alagar che in quanto generale aveva saputo di tutto ciò molto prima rispetto ai due consiglieri,  poiché lui dirigeva soldati, truppe e accampamenti “sire come vi ho già detto propongo di portare all’interno delle mura i contadini, cacciatori e le altre persone che vivono all’esterno delle mura del regno, in quanto le loro vite sono fortemente in pericolo. In oltre bisogna recuperare i corpi dei soldati deceduti per dagli degna sepoltura e preparare l’esercito per la difesa del regno per un eventuale e molto probabile guerra”.
Il re diede il suo consenso con un cenno del capo, mentre giocava con la sua lunga barba castana e bianca “ma sire…” intervenne un consigliere “…prima di pensare a una guerra non dovremmo pensare a negoziare la pace con Komra?” il re lo guardò con sguardo severo, smise di giocherellare con la barba e disse “questo è da escludersi, il nostro popolo non può essere alleato con quegli esseri, e anche se spedissimo un messaggero per un trattato di pace, credo ci tornerebbe indietro solo la testa di quel poveretto, e quindi teniamoci pronti al peggio”.
I consiglieri e Alagar furono congedati e uscirono dalla sala, mentre il re restò seduto sul trono con lo sguardo perso nel vuoto e pervaso da ombre tetre.
 
Glenda uscì dalla stanza nella quale si era nascosta per spiare la conversazione, era angosciata, le mani le tremavano, mai avrebbe immaginato che il momento della guerra potesse essere giunto, decise di tornare in camera sua per racimolare le idee e rilassarsi. Si buttò sul letto guardando il soffitto del suo letto a baldacchino, mille pensieri gli si affollavano in testa, si chiedeva perché la guerra dovesse venire proprio ora, in quel momento della sua vita, aveva solo diciassette anni e il mese successivo ne avrebbe compiuti diciotto, aveva ancora una vita davanti, aveva paura di morire, che il suo regno fosse massacrato da Komra e lei uccisa, e per la prima volta aveva paura del suo futuro, un futuro che si preannunciava tetro e pieno di sofferenze, e lei non poteva fare altro che guardare quel suo futuro sfuggigli dalle mani. Come principessa non poteva fare niente, non era ancora divenuta regina e quindi non aveva nessuno potere, non poteva decidere niente ne per se ne per il suo popolo, era come un burattino che doveva seguire il protocollo e gli ordini, doveva limitarsi quindi a guardare mentre tutto precipitava nell’oblio e questo pensiero la faceva sentire inutile e priva di scopo.
 
Glenda passò tutto il pomeriggio a rimuginare e alla fine l’unica decisione che le sembrava sensata era quella di andare a letto presto ed aspettare che la notte gli portasse consiglio, questo però non avvenne, non riuscì a dormire molto e il mattino seguente era ancora più confusa di prima.
  
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