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Autore: scrittrice in canna    20/05/2013    2 recensioni
Questa storia fa parte della serie: I’m your life and you is my.
Leggere il grande passo. Minimo ultimo capitolo.
Jibbs,Tiva,Mcabby.
Jennifer e Gibbs si riavvicinano in modo particolare al matrimonio di Tony e Ziva.
Purtroppo Jenny sta molto male e urge una donazione di midollo per farla continuare a vivere. Gibbs è compatibile ma l'operazione non va secondo i piani...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Shepard, Leroy Jethro Gibbs, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Prime cose'
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“Dovevi dirmelo prima, sai che puoi dirmi tutto.” esordisce avvicinandosi a lei che intanto si era alzata in piedi. No, questo no, sapeva quanto fosse difficile per lei resistere ai suoi occhi azzurri e alla sua bocca così vicina. Bastò un secondo rapido per farli avvicinare oltre la linea di difesa che avevano imparato a rispettare, sembrava tutto perfetto, lui si era preoccupato per lei e lei ne era contenta, erano ad una distanza minima e la tensione di Jennifer si poteva tastare vividamente. Il cellulare di Gibbs interruppe tutto facendo si che entrambi si risvegliassero dall’oblio in cui erano caduti, quello più piacevole e profondo: l’oblio dei sensi. Era McGee che aveva bisogno di una mano per il caso che dovevano affrontare. Jennifer si rilassò nel momento esatto in cui lui uscì dall’ufficio. K.O. al primo round.

Gibbs si ritrovò davanti un cadavere fetido, popoloso di vermi e dall’odore immondo ma non ci faceva caso, pensava a lei, alla sua Jenny che stava male e pensava che doveva sapere cosa avesse. Rifletté a lungo su questo e arrivò alla conclusione che di qualunque cosa si trattasse il dottor Harrison doveva sapere qualcosa dato che la lettera era intestata a lui. Il primario del reparto di malattie mortali.

“DiNozzo, Ziva, McGee, vado un attimo via, voi… cercate delle tracce.” disse esitante. I tre si scambiarono uno sguardo complice ma lasciarono correre.

Arrivato al Washington’ s General hospital Gibbs non indugiò un attimo e chiese ala ragazza che stava alla reception di aprire la porta: ”Sono qui per il dottor Harrison.” La ragazza si mise ad armeggiare al computer con le sue dita laccate di rosa e rispose con un cenno della testa dopodiché aprì la via all’uomo che non esitò un attimo. Entrò nell’ufficio del primario e disse: “Sono l’agente speciale Leroy Jethro Gibbs e ho bisogno di conoscere le condizioni del mio direttore.” Mostrò il distintivo e il dottore fece una rapida telefonata senza staccare gli occhi di dosso a Gibbs, disse un’unica frase: “Mi porti i fascicoli di Jennifer Shepard.” Staccò senza neanche guardare il cellulare, cercando di sostenere lo sguardo dell’uomo che aveva di fronte ma non ci riuscì per molto. Quando l’assistente arrivò con i fascicoli il dottore prese a sfogliarli e diede voce a quelle insignificanti parole d’inchiostro: “Dopo accurate analisi abbiamo stabilito che la signora Jennifer Shepard è affetta da leucemia livello uno, è richiesto il ricovero urgente.”

“Che cane vuoi?” chiese Tony a Ziva mentre curiosava su internet

“Mi piacerebbe uno di quei cani piccoli e carini.” rispose lei dalla sua scrivania

“Un maltese?” chiese McGee intromettendosi

“Magari.” Discuteva lei ma nella sua testa c’era sempre il pensiero di un figlio, di una creaturina con gli occhi splendidi di lui e i capelli di lei, con la forza di Tony e i suoi tratti. Un essere che avrebbe amato immensamente, più di quanto amava l’uomo seduto di fronte a lei in quel momento. Un cane non le bastava. Non le sarebbe mai bastato.

Jennifer era seduta alla sua scrivania con un bicchiere del solito scotch invecchiato e la sua cameriera che puliva l’ultimo scaffale con la stessa attenzione maniacale riservata al primo e poi al secondo e al terzo e così via, conversavano da un po’ sul matrimonio, su quanto fossero in sintonia i due ragazzi e di quanto fosse dolce e talentuosa la piccola Giselle quando ad un certo punto senza una motivazione apparente Jenny si accasciò e cominciò a sudare freddo, la ragazza in preda al panico chiamò il 118 in fretta e furia e in pochi minuti un’ ambulanza era arrivata per tirare fuori da quella trappola di residui di bicchieri e freddo una donna che da troppo attendeva l’ora della fine mentre la ragazza cercava di bagnare la fronte con un panno caldo e le teneva la mano osservandola immobile sul pavimento che ripeteva: “non ci riesco, mi sento morire.” Da circa dieci minuti.

Vennero avvertiti tutti da Gibbs e Abby fino al vice direttore Leon Vance che non aspettava altro che la possibilità di uscire dall’ombra, non avrebbe mai voluto farlo in quel modo ma le cose si prendono per come vengono, Vance era un uomo d’acciaio che aveva osservato Gibbs e sapeva che sarebbe stato capace di tutto pur di stare accanto al suo direttore, un padre premuroso a casa e un marito amorevole ma sul lavoro si trasformava e il suo lato oscuro prendeva il sopravvento, a quel punto contava solo la sicurezza del suo paese tutto il resto in secondo piano. Questo era Leon, un uomo versatile e deciso.

Quando la donna dai capelli raccolti, lo sguardo calmo che rispondeva al nome di Catlin vide arrivare un orda di personaggi ambigui cominciò a pensare che le domeniche lavorative doveva evitarle un po’ di più…

Da prima gli venne incontro lo stesso uomo con i capelli d’argento organizzati con un taglio militare che aveva chiesto del primario poche ore prima, poi arrivarono un ragazzo dal completo grigio e una ragazza con i codini, un pantaloncino a scacchi gialli e neri e una magliettina intonata che teneva per mano una bambina simile a lei con un bel vestitino elegante, Catlin pensò ad un incubo ma fece passare anche loro, arrivò anche un uomo anziano con il papillon blu accompagnato da un ragazzo alto, magro e con gli occhialini alla Harry Potter, seguì una coppia di ragazzi apparentemente normali se non fosse che sentì bisbigliare lei: “Ho una graffetta nella borsa, comportati bene se vuoi vedere l’alba.” Ma non era questa la parte strana ma più che altro il fatto che lui rabbrividì a quelle parole. Tutti chiedevano di Jennifer Shepard e tutti avevano la disperazione nel cuore e negli occhi.

“Come sta?” chiese Gibbs al dottorino che uscì dalla camera dove era stata ricoverata la donna

“Dobbiamo cominciare la chemio, se non si riprende ci sarà bisogno di una trasfusione di midollo osseo… in ogni caso stiamo già cercando un donatore.”

“Lo faccio io il test!” esclamarono tutti in coro alzandosi, il dottore, stupito di tale disponibilità fece entrare ad uno ad uno tutti e preparando i test.

“Ci vorranno circa due giorni per sapere se uno di voi è compatibile, adesso stanno iniziando la cura.”

I pensieri di una scrittrice in canna

So che questo è un po’ più cortino ma è per prolungare l’attesa cari miei :P Per quanto riguarda i Jibbs volevo inserirli in questo capitolo ma mi sa che prima di martedì non avrete nulla perché Sabato ho un concerto *----------* (finalmente aspetto da Dicembre) poi domenica mi riposo fino a martedì non posso cominciare a scrivere il nuovo capitolo! :(

Vostra

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