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Autore: Mizar19    21/05/2013    4 recensioni
Steakhouse Targaryen era il locale più frequentato della città, finché Aerys lo eredita portandolo sull'orlo del fallimento. I suoi tre figli, Raeghar, Viserys e Daenerys, tenteranno di risollevare il locale per tornare all'antica gloria.
[...]Steakhouse Targaryen sorgeva alla periferia di una città arida e rovente nel sud degli Stati Uniti. L’edificio era stato acquistato dal primo Targaryen sbarcato su quei lidi, Aegon, che si meritò l’appellativo di Conquistatore per il suo straordinario fiuto per gli affari che nel giro di pochissimo tempo l’aveva portato a piegare l’intera concorrenza. La storica Steakhouse era stata ereditata Targaryen dopo Targaryen per generazioni, fino a giungere nelle mani di Aerys, che nel lasso di tempo trascorso seduto sulla rigida poltrona del capo era riuscito a portarla sull’orlo della rovina.[...]
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Doreah, Rhaegar Targaryen, Un po' tutti, Viserys Targaryen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente anche questo progetto è terminato: ho aspettato tanto prima di pubblicare l'ultimo capitolo un po' perché effettivamente non ho scritto molto di questi tempi, un po' perché volevo vedere buona parte della terza stagione per garantirmi più spunti possibili!
Vi lascio dunque alla lettura. Enjoy!

ATTENZIONE: spoiler 3x03, per il resto ci sono solo velati riferimenti tutt'altro che specifici, semplicemente chi non ha visto la terza stagione fino alla 3x08 probabilmente non coglierà alcuni riferimenti.


*


STEAKHOUSE TARGARYEN



Capitolo quinto

 

Doreah era in posizione: il grembiule allacciato in vita, il blocco di carta con la spirale stretto in pugno, i capelli legati in una coda alta. Fissava la porta con un’espressione a metà tra il compiaciuto e l’affannato. Era la grande serata e i fratelli Targaryen avrebbero finalmente avuto la loro occasione per ribaltare le sorti del locale, e dunque le loro vite.
Il capofamiglia, Aerys Targaryen, era come al solito rinchiuso nella soffitta a leggere: ormai la saga si stava avvicinando alla fine e il dolore di dover aspettare un seguito  - della cui realizzazione non si era ancora certi - lo riempiva di sofferenza, dunque centellinava le pagine, leggendole e rileggendole, fino a consumarle. Se l’autore fosse morto prima di portare a termina l’opera, aveva giurato che avrebbe trovato un modo di riportarlo alla vita (gli era giunta voce che per alcuni stava diventando la prassi) per poi ucciderlo personalmente. Non prima di essersi fatto rivelare il finale di quella maledetta saga, ovviamente.
Daenerys trotterellava dietro a Rhaegar, impegnato nel perfezionamento degli ultimi dettagli.
«Cucina?!», esclamò rivolto a Jorah e Drogo.
«Fatto!», rispose uno. «No!», proclamò con fierezza l’altro.
«Sala?!»
«Tutto in ordine e pronto all’uso», sorrise serafica Doreah.
«Viserys?!»
«Cosa c’entro io?», strepitò immediatamente il ragazzo, ferito nell’orgoglio.
«Dovevi rispondere “immobile e fuori dai piedi”, ma ci siamo quasi», sogghignò Rhaegar sovrastando le proteste del fratello  sull’imminente risveglio del drago con un profondo discorso di incoraggiamento. «È la nostra ultima possibilità, abbiamo le potenzialità per fare la differenza. Le ragazze hanno fatto un ottimo lavoro, il nostro menù non potrebbe essere più adeguato. Vi chiedo un ultimo sforzo: questa sera date il massimo, come se fosse l’ultima volta che lavorate in vita vostra. Metteteci passione e questo locale rinascerà!»
Daenerys applaudì entusiasta seguita a ruota dagli altri, eccezion fatta per Viserys che se ne stava imbronciato in un angolo, fingendo di trovare la parete molto interessante e degna di attenzioni.
Dall’esterno si udì il primo vociare.
«In posizione!», ruggì Rhaegar balzando in cucina.
Le due ragazze si affrettarono all’ingresso e la famiglia Stark fece la sua trionfale entrata: nonostante i trenta gradi all’ombra, loro erano uomini del Nord e dunque indossavano gli immancabili mantelli di pelliccia e spessi abiti eleganti dai colori funerei. Entrarono seri e composti, come ci si aspettava da persone del loro rango: Catelyn Stark in prima linea con il naso sollevata per aria e la bocca sottile apriva la strada al gruppo, in coda ovviamente il giovane Jon Snow, le spalle curve e lo sguardo vezzosamente contrariato.
«Signori Stark, quale piacere!», trillò Daenerys con energia. «Lasciate che vi scorti al vostro tavolo».
Catelyn Stark sorrise leziosa, poi espresse la sua rituale richiesta: «Come al solito, più il pavimento è duro meglio è».
«Lady Stark…», gemette Jon Snow.
«Se non ti ha ucciso il vaiolo, un pavimento duro non potrà fare la differenza», disse lei sorridendo serenamente.
Daenerys non si intromise nella discussione famigliare, limitandosi ad eseguire gli ordini di Lady Stark. I membri della famiglia presero posto sulle comode sedie, mentre Jon Snow si limitò ad accucciarsi con un sospiro.
«Hai bisogno di qualcosa?», gli sussurrò Dany gentilmente.
«Tutti mi maltrattano…»
«Beh, mi dispiace ma io non posso farci molto… Ma se hai bisogno di qualcosa fammi sapere!»
«Almeno sono carino», disse apparentemente rivolto a se stesso.
Daenerys tornò a rivolgersi ai membri ufficiali della famiglia, annotando con solerzia le loro ordinazioni.
Contemporaneamente, Doreah si stava occupando dei Greyjoy, che aveva fatto il loro umido ingresso poco dopo gli Stark.
«Lord Balon, che onore!», lo omaggiò Doreah con la dovuta reverenza: i Greyjoy erano noti per essere molto suscettibili.
«Trovami un tavolo degno di tale nome, straniera», sibilò Balon Greyjoy sfilandosi il cappotto sgocciolante e lanciandolo addosso a Doreah. La ragazza non si fece per nulla intimorire, anzi, guidò il Lord con il fratello e i due figli fino al tavolo accanto a quello degli Stark.
«Quali pietanze posso servirvi questa sera?»
«Insalata di polpo. Che sia abbondante e polposa», ordinò Balon senza nemmeno aver consultato il menù. Si era stretto una specie di mantella sui lati del capo e pareva emergere da un sudario.
Suo fratello, Aeron Greyjoy, si scostò un’alga dalla fronte e tossicchiò un po’ d’acqua di mare sulla tovaglia. «Per me filetto di tonno con contorno di insalata di mare, grazie».
Yara Greyjoy si era sbracata sulla sedia in una posizione a dir poco sgraziata e la fissava con i piccoli occhi azzurri. «Rolatine di lampreda e patatine fritte», esordì quando fu il suo turno.
«Noi non tessiamo», sibilò ferocemente il padre.
«Seminiamo, vorrai dire», lo corresse lei bonariamente. «Ma io ho voglia di patate, dai… solo per questa sera!»
Balon Greyjoy finì per acconsentire con un cenno del capo, per poi rivolgere il suo temibile sguardo sul figlio Theon. «Tu, piccolo uomo di terra, non pretenderai mica di mangiare al nostro tavolo».
Il ragazzo sollevò lo sguardo, lo fissò con occhi acquosi e tristi, per poi tentare una supplica a mezza voce.
«Ehm, posso farlo spostare se preferisce», tentò Doreah, che stava iniziando ad essere seccata da tutte queste crisi famigliari.
«No! Io sono il tuo unico figlio maschio!», strepitò all’improvviso Theon alzandosi in piedi. Il padre gli rispondeva a tono mentre la sorella ghignava sadicamente e lo zio tossiva altra acqua di mare sul tavolo.
«Signori, per favore…», tentò Doreah ma questi continuavano a bisticciare come leoni marini. Stava per correre in cucina a chiamare Rhaegar quando nella stanza entrò un ragazzo dai capelli castani e folli occhi azzurri: afferrò Theon per le spalle e con una risata sadica lo trascinò di peso fuori dal locale. Gli occhi di tutti i presenti erano puntati sulla scena, quando gli strepiti del giovane si quietarono ognuno tornò a chiacchierare tranquillamente con i compagni di tavolo.
Doreah si allontanò verso la cucina con le ordinazioni dei Greyjoy.
«Tutto a posto là fuori?», domandò Jorah, preoccupato per il trambusto.
«Solo quegli psicotici dei Greyjoy. Poi è entrato un ragazzino non tanto a posto di testa che ha portato via il figlio del vecchio Balon», spiegò Doreah facendo spallucce.
Un’altra nobile famiglia aveva fatto il suo ingresso nel locale con un notevole trambusto: Robert Baratheon avanzava per primo, passo imponente e deciso, il chiodo aperto sul petto metteva in mostra la virile peluria dell’uomo; dietro di lui, più algido e severo, Stannis Baratheon incedeva regale affiancato dai suoi leali compagni, Melisandre, sacerdotessa rossa di Asshai, e Davos Seaworth; infine, saltellando allegramente con un fresco sorriso stampato sul volto, varcò la soglia il più giovane dei tre, Renly Baratheon, mano nella mano con il suo compagno, Loras Tyrell, un grazioso fanciullo riccioluto e profumato.
Daenerys li scortò al loro tavolo, premurandosi che fosse accanto a quello degli Stark: Robert non solo era un caro amico di Eddard, ma era anche il legittimo fidanzato di Lyanna Stark.
Stannis si isolò rispetto ai fratelli, iniziando a confabulare con la donna rossa e il Cavaliere della Cipolla. Daenerys aveva sentito dire che lo chiamavano in quel modo a causa del suo alito di prima mattina.
Una dopo l’altra, le famiglia più antiche fecero il loro ingresso nella Steakhouse, ma anche famiglie di rango inferiore si presentarono all’inaugurazione.
«La sala è piena!», gioì Daenerys emozionata. Tutto il loro lavoro stava dando i frutti sperati.
«E sembrano anche parecchio contenti», sorrise compiaciuta la ragazza di Lys.
«L’unica cosa che non mi spiego è cosa sia successo a Jaime…», mormorò Daenerys sporgendo la testa nella sala, la testa di Doreah sbucò proprio sopra la sua.
«Effettivamente non è normale che non sieda con la sua famiglia. Se ne sta lì, con quell’inquietante lord Bolton e il donnone da circo», concordò.
«Di sicuro c’è qualcosa sotto: Tywin Lannister ha la faccia di chi ha appena leccato un rospo e Cersei non fa che bere… hanno già ordinato tre bottiglie di vino!»
«Se ripenso a quello che abbiamo visto… ehi, non avevo notato che Bran non c’è!», esclamò sorpresa Doreah, ritirandosi poi rapida in cucina, imitata da Daenerys.
«Sì, me ne sono accorta anche io. Sarà una spiacevole coincidenza… Ma vogliamo parlare della cosa più strana?»
«Dici la mano di Jaime Lannister?», sussurrò Doreah, come avesse avuto timore di essere udita.
«Quella. Che gli è successo?!»
«Forse un incidente…»
«Un incidente molto strano, a quanto pare», mormorò Daenerys assorta nelle sue elucubrazioni. Doreah si prese qualche istante per osservarla con dolcezza.
«Mh?», fece Daenerys sollevando lo sguardo verso l’altra ragazza.
«Niente, torniamo al lavoro», sorrise Doreah posandole una mano sul braccio.
La giovane Targaryen la seguì in cucina un po’ frastornata ma si riscosse immediatamente quando udì il grido penetrante di suo fratello Viserys.
«Si può sapere cosa non ti è chiaro di stai fuori dai piedi?!», ringhiò Rhaegar posando la padella ricolma di braciole sfrigolanti sul bancone e precipitandosi a soccorrere il fratello.
«Cosa…», esalò Daenerys sgranando gli occhi. Viserys si stava contorcendo dal dolore sul pavimento, la pelle del volto rossa e lucida; dietro di lui, Drogo era immobile, paralizzato dal panico, con in mano un contenitore ormai vuoto. L’olio bollente si era rovesciato tutto addosso a Viserys.
«No, no…», mormorava affannato l’enorme uomo.
«Chiamo un’ambulanza!», strillò Daenerys lanciandosi sul telefono mentre Rhaegar apriva un rubinetto, facendo scorrere acqua fredda.
Dopo qualche momento di impaccio, riuscirono a trovare una coordinazione e l’ambulanza prelevò un Viserys ormai svenuto per portarlo al pronto soccorso.
Drogo pareva affranto e confuso: da ciò che avevano capito Viserys stava sbraitando ordini come al solito, Drogo l’aveva ignorato, c’era stato un breve scontro verbale in seguito al quale Viserys si era messo a dare il tormento al cuoco, standogli perennemente tra i piedi, fino a farlo inciampare mentre trasportava l’olio bollente.
«Questa volta quello stupido si è davvero scottato…», sospirò Daenerys.
«Dovremo trovare qualche libro da far leggere anche a lui», esalò Rhaegar.
Lentamente la cucina riprese la sua funzionalità e gli ultimi clienti vennero serviti.
Tywin Lannister, seguito dalla bellissima figlia Cersei e dal tanto disprezzato figlio Tyrion, fu tra i primi ad affrettarsi verso la cassa.
«Un Lannister paga sempre i suoi debiti», ringhiò sbattendo un centone sul bancone. «E tenga il resto».
Daenerys fece appena in tempo a rilasciargli lo scontrino che il trio abbandonò il locale, non prima che Tywin lanciasse un’occhiata carica di odio alla mano mutilata del figlio. Tyrion salutò con un goffo inchino, poi trotterellò dietro al padre e alla sorella, che barcollava pericolosamente.
«Fanno cinquantadue dollari e quaranta centesimi», sorrise amabilmente Daenerys nonostante lo sguardo ostile di Balon Greyjoy. L’uomo cacciò fuori dalla tasca un set di chiavi inglesi, lanciandolo sul balcone con un sibilo.
«Prego?», domandò la ragazza, tentennando un istante dietro al sorriso di cortesia.
«Il pagamento!»
«Noi… noi non trattiamo in chiavi inglesi, ser»
«I Greyjoy pagano il prezzo del ferro!», strepitò Balon Greyjoy spingendo le chiavi inglesi verso di lei.
«Mi scusi, forse non ha capito. Sono cinquantadue dollari e quaranta centesimi. Mi deve dare banconote, monete, soldi», tentò Daenerys confusa da quell’atteggiamento.
«L’oro è per gli smidollati e le donnette! Le sembro uno smidollato?!»
«No, ser, ma il problema sussiste. Noi non trattiamo in chiavi inglesi», insistette Daenerys.
«È un oltraggio! Una vergogna!», ululò Balon Greyjoy scuotendo il cappotto nella foga, lasciando cadere sul pavimento una pioggia di goccioline.
«Tutti pagano con l’oro, non è una questione di sesso o di carattere».
«Io non pago con l’oro!»
«Mi stia a sentire», ruggì Daenerys attirando l’attenzione di tutti i presenti in sala. «Non accetterò nulla che non siano cinquantadue dollari e quaranta centesimi! Sappia che ha risvegliato il drago, cerchi di tirare fuori i soldi prima che la spedisca in cucina a lavare i piatti!»
Balon Greyjoy ammutolì. Yara fu lesta ad intervenire: porse la sua carta di credito Kraken Express alla ragazzina in cassa. Durante l’alterco, Aeron Greyjoy aveva osservato qualcosa di apparentemente mistico sul fondo di un bicchiere ricolmo d’acqua, per poi tentare di annegarci dentro.
«Abbia pazienza, sa come sono le tradizioni… dure a morire».
Effettuata la transizione, il trio abbandonò il locale mentre i presenti sghignazzavano.
«Ho visto che quello squilibrato voleva pagarti con degli attrezzi», ridacchiò Doreah quando riuscì ad incrociare Dany.
«Pensavo che non avrebbe tirato fuori i soldi, ero già pronta a chiamare la polizia!»
«Eri molto carina mentre gli urlavi in faccia».
«Carina? Volevo essere minacciosa, non carina», sbuffò Daenerys storcendo il naso.
Doreah le sorrise in maniera accondiscendente. «Sono io a trovarti carina quando vuoi fare la minacciosa», così dicendo le posò un istante una mano sulla spalla e poi tornò a lavorare, lasciando Daenerys nuovamente confusa e un po’ imbarazzata.
La sala si stava svuotando, ormai quasi tutti avevano terminato la cena. I Tyrell erano stati spiritosi e chiacchieroni come al solito, con la vecchia Olenna a tener banco sagacemente; d’altro canto, i Baratheon non avevano fatto altro che litigare per tutta la sera. Circa a metà della cena, Renly Baratheon e Loras Tyrell se n’erano andati, sostenendo di avere una seduta di depilazione in sospeso. Robert Baratheon ne aveva approfittato per allontanarsi a sua volta, privilegiando la compagnia della sua amata Lyanna.
Stannis Baratheon non aveva fatto altro che  complottare per il resto della serata, sussurrando sia a Melisandre che a Davos parole che nessuna delle due ragazze era riuscite a cogliere.
«Gradite un dolce? Caffè?», domandò cortesemente Daenerys ai tre che si scambiarono occhiate complici e maliziose per qualche istante.
«Signorina, non è che per caso avete delle sanguisughe?»
«Prego?», Daenerys non aveva mai pensato che fare la cameriera potesse essere così faticoso.
«Sanguisughe, ragazza, quelle tutte mollicce e rossastre!», ripeté Melisandre sgranando gli occhi blu.
«Forse… ehm, forse. Torno subito».
«Ce le faccia mettere in una scatola, tre basteranno!», strepitò la donna in rosso mentre lei raggiungeva la cucina.
«Rhaegar, il trio Baratheon vuole sanguisughe. Ne vogliono tre. Posso prendere quelle per i salassi di papà?»
«Cosa se ne fanno delle maledette sanguisughe?!», persino suo fratello pareva confuso.
«Non ne ho idea…»
«Beh, prendile, sbrigati. E fagliele pagare!»
Recuperati tre di quegli animaletti disgustosi, Daenerys li mise in un contenitore di plastica e li portò al tavolo.
«Ma che brava ragazza che sei. Ora portaci il conto, tieni», Stannis Baratheon le porse una MasterR’hollor senza staccare gli occhi dalle sanguisughe. Daenerys non poté far altro che eseguire e quando anche loro ebbero pagato, uscirono dal locale scorrazzando scomposti e sghignazzanti. Chissà cosa stavano tramando…
Finalmente la pesante serata giunse al termine: i Frey furono gli ultimi ad alzarsi, chiassosi e indisponenti, parevano molto compiaciuti per qualcosa che probabilmente avevano architettato; ma gli ultimi ad uscire furono Robert Baratheon e Lyanna Stark: il primo fulminò Rhaegar con uno sguardo d’odio e rivendicazione, mentre Lyanna, proprio sulla soglia, si voltò e – senza farsi notare dal suo fidanzato – sollevò una mano mimando un telefono, sillabando con le labbra la parola chiamami.
Daenerys sollevò gli occhi al cielo, sospirando.
«Bene, è tempo di ripulire questo casino. Per noi il lavoro non è ancora finito!», esclamò Rhaegar richiamandoli all’ordine battendo le mani.
«E Viserys?»
«Tranquilla Dany, mi han chiamato prima dall’ospedale: è una brutta ustione ma si rimetterà», la tranquillizzò il fratello.
 
Avevano impiegato un’ora abbondante a sparecchiare i tavoli, spazzare per terra, caricare le lavastoviglie e riordinare tutto, poi finalmente il loro turno finì. Jorah Mormont se ne tornò al suo appartamento, Drogo salì in sella ad un’enorme motocicletta che partì rombando in direzione della campagna.
«Non torni a casa?», domandò Daenerys a Doreah, che pareva esitare.
«Ti va se invece andiamo un momento sul tetto?»
L’idea la allettava parecchio, dunque salirono fino alla soffitta e da lì, una volta aperte le ante dell’abbaino, sgattaiolarono sulle tegole, fino al comignolo, alla base del quale si sedettero.
«È stata una giornata spossante», ridacchiò Doreah alzando gli occhi chiari verso il cielo notturno.
«Puoi ben dirlo!»
«Però mi è piaciuto lavorare al tuo fianco…», Doreah le posò una mano sul ginocchio voltandosi verso di lei con un sorriso.
«A-anche a me», fu lesta ad annuire Daenerys.
«Pensi che domani sarà di nuovo così terribile?», continuò l’altra con tono divertito.
«Mmh, forse no…», mormorò avvicinandosi a Doreah e accoccolandosi contro il suo fianco. La ragazza l’abbracciò liberando un leggero sospiro, subito dopo le posò un bacio sui capelli.


   
 
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