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Autore: Aagainst    21/05/2013    3 recensioni
Due strani omicidi apparentemente senza alcuna spiegazione. Tre ragazzini rimasti orfani. Una di loro potrebbe sapere, ma non parla.
Un passato che ritorna, un presente da vivere e un futuro da scoprire.
Curiosi? Leggete e scoprirete!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4
-Quattro pallottole, probabilmente calibro 9. E’ morto circa venti minuti fa, anche se con l’autopsia potrò essere più preciso.- affermò Ducky. Gibbs sospirò mentre guardava Ziva. Non se lo meritava. Non dopo tutto quello che in passato aveva dovuto sopportare. Si avvicinò all’israeliana e le chiese come stava. –Sto come una persona a cui hanno ucciso un amico. Non so cosa pensare.- rispose. Gibbs si voltò verso Alexandra e Mitch. –Loro come stanno?- domandò. –Alex è distrutta. Mitch non ha detto niente, per tutto il tempo. E’ rimasto in silenzio e basta, a fissare il vuoto.-. Jethro indurì il volto. Chiunque avesse osato privare quei ragazzini del loro padre poteva essere considerato solo una bestia. –E’ ora di andare al quartier generale. Da lì potremo decidere il da farsi.- esclamò. Ziva annuì e si incamminò verso la macchina. Era preoccupata: non aveva ancora appreso nessuna notizia di Rachel. Alex aveva provato a chiamarla e a mandarle un messaggio, ma non aveva risposto. La ragazzina salì nell’auto, seguita dal fratellino. Fu  proprio in quel momento che i paramedici dell’ambulanza portarono fuori il corpo di Jamie. Mitch, che fino a quel momento era stato come paralizzato, scattò di colpo, come una molla e iniziò a correre verso il corpo del padre. –Papà! Papà!-. Ziva scese tempestivamente e iniziò a rincorrerlo. –Mitch, No!- urlò. Fu Tony a bloccare il bambino e a riconsegnarlo all’israeliana. –Io volevo solo andare da papà!- si giustificò il piccolo, piangendo. –Lo so Mitch. Lo so.- sussurrò Ziva. –Zee, forse è il caso che guidi io.- suggerì Tony. L’israeliana annuì. Salirono in macchina e partirono, abbandonando quel luogo ormai maledetto dal sangue di un padre ucciso. Quando arrivarono si apprestarono subito a interrogare Ziva. Gibbs decise di fare tutto in maniera formale e si fece accompagnare da Tony. –Allora Ziva, mi puoi spiegare per bene che rapporti c’erano tra te e Jamie Thompson?- chiese Jethro. –Eravamo dei semplici amici. L’avevo conosciuto due giorni fa. Lui mi è venuto addosso con un caffè, allora mi ha offerto una giacca nuova. Poi abbiamo fatto colazione insieme, lui mi ha raccontato di sé e il pomeriggio mi ha chiesto se ero disponibile a tenere i figli la sera. Tutto qui.- rispose l’israeliana. –Qui vedo che è vedovo due volte e che ha tre figli. Ma ne abbiamo portati qui solo due.- aggiunse Tony. Ziva alzò gli occhi al cielo. –Sì, si tratta di Rachel.  Non l’ho mai incontrata. E’ la figliastra di Jamie. Non so dove si sia cacciata. E a dire il vero sono anche molto preoccupata. Non risponde al cellulare e ho paura le sia successo qualcosa.-. Tony le prese la mano per calmarla. –Ehi, tranquilla. Vedrai che riusciremo a sistemare tutto.- disse. –Ziva, tu sai per caso se avesse mai avuto contatti con Forrester?- chiese Gibbs. –Volete dire che Forrester e Jamie potrebbero essere stati uccisi dalla stessa persona?- domandò l’israeliana, ormai nel panico. –Sì. Il sospetto è molto forte.-. Ziva si morse il labbro. Poi guardò Gibbs negli occhi, come a voler chiedere aiuto. –Io non lo so. Eppure non credo. Da quel che so non erano nemmeno sulla stessa nave.- rispose. –Va bene. Per ora è tutto.- disse Gibbs alzandosi. L’israeliana li fermò mentre se ne stavano andando. –Posso partecipare alle indagini? Vi prego!-. Tony si voltò verso il suo capo, in attesa di una risposta. –Sì, va bene. Già che ci sei, porta i ragazzini a casa tua. Dovranno pur dormire da qualche parte, no?-. Ziva sorrise, sollevata. Voleva assolutamente riuscire a trovare l’assassino di Jamie. Andò da Alexandra e Mitch. Trovò La ragazzina con gli occhi gonfi: doveva aver smesso di piangere da poco. Il bambino era, invece, seduto per terra, intento a disegnare qualcosa. –Gli ho dato dei fogli e dei pennarelli- spiegò McGee. –Hai fatto bene. Grazie.- affermò l’israeliana, abbracciandolo. –Ragazzi, venite. Vi porto a casa mia.- -E Rachel?- domandò Alex. –La troveremo. Non ti preoccupare. Ma ora è meglio che andiamo.
La casa di Ziva era totalmente diversa da quella della famiglia Thompson. Oltre a essere molto più piccola era anche maggiormente spartana, mostrando anche come, in realtà, l’israeliana non avesse nella sua abitazione il fulcro della sua vita. L’agente dell’NCIS mostrò ai due ragazzini la camera e il bagno e poi ordinò delle pizze per la cena. Si misero a tavola per mangiare. Ziva stava per iniziare una preghiera in ebraico, quando Alex fece il Segno della Croce. Le due si guardarono, con una punta di imbarazzo. –Oh, ehm… E se ognuno prega per sé?- domandò la ragazzina. Ziva annuì, accennando un sorriso. Pregarono, ognuno secondo le sue tradizioni e si misero a mangiare, senza parlare. Il silenzio fu interrotto da un cellulare che squillava. –E’ il mio.- affermò Alexandra. Ma quando lo estrasse dalla tasca perse un battito. –Alex, chi è?- chiese Ziva, preoccupata. –E’… E’ Rachel!- -Rispondi, presto!- la incitò l’agente. –Rachel? Da dove chiami?- -Non importa da dove chiamo! Si può sapere voi dove diamine siete?- chiese la voce dall’altra parte del telefono. –Siamo a casa di un’amica di papà, quella che è venuta da noi l’altra sera.- rispose Alex, tremante. –Da una sbirra? Ma siete cretini?- la sgridò Rachel. Nel frattempo Ziva aveva incaricato McGee di rintracciare la telefonata. –Tim, sei riuscito?- chiese all’amico. –Sì, è una cabina telefonica a pochi metri da casa tua.- le rispose. –Ottimo. Ora vado a prenderla.- affermò l’israeliana, chiudendo la telefonata. Vedendo che Alex era ancora al cellulare con la sorellastra la esortò ad allungare la chiamata. La ragazzina capì e annuì. Ziva uscì dalla casa, con la pistola in mano. Camminando facendo attenzione a non provocare alcun rumore si avvicinò all’unica cabina telefonica dell’isolato. E lì trovò una ragazza che telefonava. Mise la pistola nella fondina, contò mentalmente fino a tre e poi uscì allo scoperto. –Rachel, Non scappare! Vieni qua!- esclamò. Ma la ragazza non la ascoltò e iniziò a correre. ”Maledizione!” imprecò a mente Ziva, lanciandosi all’inseguimento. –Rachel, fermati! Per favore!- gridò. –Col cavolo! Prendimi se riesci, sbirra!- rispose la ragazza, con arroganza. Ziva dovette ammetterlo: Rachel era veloce, perfino per una ex agente del Mossad addestrata. La stava letteralmente seminando. Decise di tirare fuori la pistola, per spaventarla. –Rachel, se non  ti fermi sparo! Mi hai sentita?-. La ragazzina si voltò e le rispose:-Tanto lo so che non lo faresti mai! Non sono un’idiota!-. Ziva scosse la testa, prese la mira e sparò, senza colpirla. Solo in quel momento Rachel arrestò la sua corsa. L’agente la raggiunse e le prese per un braccio. –Finalmente.- sospirò. –Tu sei pazza! Tu sei una sbirra pazza!- le gridò addosso Rachel. –Può darsi. Ma intanto ti ho presa. E, te l’assicuro, ho sparato per molto meno. Ora muoviamoci che ti porto a casa.-. Rachel le sputò in faccia. Ziva allentò la presa del braccio e la ragazza ne approfittò per provare a scappare. –Ti ho avvertita, ho sparato per molto meno. E potrei sempre dire che hai provato a intralciare le indagini.- disse fredda l’israeliana. Rachel si fermò e si portò la mano destra sul fianco. Cadde per terra, sulle ginocchia. –Ehi, tutto a posto?- le chiese Ziva. La ragazzina la guardò negli occhi, continuando a tenere la mano sul fianco. L’israeliana gliela spostò e sobbalzò. –Tu sei ferita.- constatò. –Ho fatto a botte ieri sera, va bene? E non sono tornata a casa! Una mia amica mi ha medicata, ma si vede che la ferita si è riaperta mentre correvo.- ansimò Rachel, guardandola in faccia. Fu allora che Ziva notò la sua carnagione, più scura di quella dei suoi fratellastri e gli occhi azzurri, che contrastavano fortemente con il colore della sua pelle. –Ce la fai ad alzarti?- le chiese. La ragazza annuì e si diressero insieme a casa. Quando entrarono Mitch corse incontro alla sorellastra, abbracciandola. –Rachel!- esclamò. Alex rimase invece seduta, con uno sguardo duro, quasi deluso. –Voi due andate a dormire. Io e vostra sorella dobbiamo parlare. Mitch e Alexandra obbedirono, diligenti. Ziva fece stendere Rachel sul divano e andò a prendere il necessario per medicarle la ferita. –E’ meglio che suggerisci alla tua amica di non andare a fare l’infermiera.- disse. –Ecco fatto. Allora, penso che noi due dovremmo farci una bella chiacchierata.- osservò l’israeliana. –Io penso proprio di no, invece!- rispose Rachel. –Mettiamola così. Se non la fai con me la farai con il mio capo. E non so cosa sia peggio.- ribatté Ziva. La ragazza sbuffò. –E va bene. Che cosa vuoi sapere?- -Perché sei scappata?- le chiese. –Perché sono scappata? Beh, diciamo che odio gli sbirri!- rispose Rachel. –Capisco.- -No tu non capisci niente! Così come non capiva Jamie! Anzi, sai che ti dico? Ora che è morto avrò un rompiscatole tra i piedi in meno!- -Sei cattiva!-. Ziva e Rachel si voltarono: Mitch era sulla soglia della porta che le stava fissando, con gli occhi pieni di lacrime. L’israeliana lanciò un’occhiataccia a Rachel e andò incontro al bambino. Lo prese per la mano e lo condusse in camera. –Mitch, dormi.- gli disse rimboccandogli le coperte. –Perché è così cattiva con papà?- chiese il piccolo. –E’ solo stanca. Tranquillo, dormi.-. Gli baciò la fronte e lo accarezzò, fino a quando Mitch non si addormentò. Nell’altro letto il corpicino di Alex era continuamente scosso da tremiti. Il cuscino era bagnato, segno che aveva pianto ancora. Le accarezzò la testa e scese in salotto. Rachel le lanciò uno sguardo di disgusto. –Il discorso lo continuiamo domani. Dormirai in camera mia. Vedi di non fare sciocchezze o ti assicuro che la pagherai molto cara, più di quanto tu possa immaginare.- disse Ziva. Rachel andò in camera dell’israeliana e si chiuse dentro sbattendo la porta. Ziva si buttò sul divano. Prese una foto dal mobile, ritraente lei e un ragazzo. Accarezzò la foto. “Dimmi che tu non c’entri. Ti prego!” supplicò. Poi scivolò in un sonno profondo, distrutta per la pesante giornata. 

Angolo dell'Autrice

Eccomi qua, con un nuovo capitolo! Finalmente conosciamo Rachel. Beh, che dire... A primo impatto come vi sembra il nuovo personaggio? Premetto che avrà un ruolo importante all'inerno della fan fiction e che a me intriga molto. E' una ragazza forte, forse troppo impertinente, ma credo che mi somigli un po'.
Non vi preoccupate, le scene drammatiche strappalacrime sono praticamente finite, dal prossimo capitolo cercherò di fare sul serio!
Un ringraziamento ad AleTiva95 e a Anny_97 che hanno recensito lo scorso capitolo.
Un ringraziamento anche a coloro che leggono e basta. Mi piacerebbe comunque sapere la vostra opinione :)
Bien! Al prossimo capitolo! Hasta la vista :)
   
 
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