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Autore: F_Morgana    21/05/2013    1 recensioni
Dopo la fine della serie un possibile continuo.
"Artù rinascerà. Ma un'ultima grande sfida è in serbo per lui. Un ultima sfida che segnerà o il suo totale trionfo o la sua definitiva distruzione."
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Morgana, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Capitolo 7

Non avendo due cavalli dovettero salire in due su quello di Merlino e perciò l’andatura fu notevolmente rallentata. Arrivarono a Camelot al crepuscolo e lo spettacolo che si parò loro davanti era fenomenale, principalmente agli occhi di Sarah, nuovi a quella vista:
- È bellissima, sembra irreale…
Merlino non poteva darle torto: la città, colpita dai raggi dorati e coperta da cirri color porpora sembrava un quadro. Un quadro della mente, che nessuna mano avrebbe mai potuto rappresentare.
- Sì è bellissima – confermò Merlino – benvenuta.
Entrarono nella cittadella osservati da decine di persone, probabilmente a causa dell’abbigliamento e della capigliatura eccentrici di Sarah. Quando varcarono la grande porta di legno massiccio che portava alla cittadella Sarah non poté trattenere un sospiro di sorpresa: il castello era enorme, così bianco che sembrava lo avessero pulito, e pieno di persone indaffarate in varie faccende. C’era chi trasportava abiti, chi parlava, chi dava di scherma. La ragazza si sentì spaesata e anche intimorita: lì, tutto ciò che nel suo mondo era considerato inusuale, era normale e viceversa. Scesero dal cavallo, che affidarono a uno scudiere, e il mago condusse Sarah in una stradina laterale che portava ad un grande campo di addestramento, un po’ fuori dal cuore della città.
Al centro Sarah riconobbe Artù, intento a sconfiggere un altro cavaliere, con l’ausilio di una magnifica spada dalla parte centrale d’oro, contornata da alcune iscrizioni. Era proprio nato per combattere, per essere re, un re vittorioso e giusto.
Non appena il sovrano vide il duetto abbandonò il combattimento e corse intorno a loro, salutandoli e assicurandosi che Sarah stesse bene. Si fece raccontare tutto, ma la ragazza omesse il fatto di aver fatto un’ “amichevole chiaccheratina” con Morgana. Artù la ringraziò ancora e ancora per ciò che aveva fatto e la accompagnò personalmente in quelle che sarebbero divenute le sue stanze.

La mattina dopo Sarah si svegliò fresca e riposata, inizialmente non si ricordò neppure dove era ma, una volta realizzato che tutto ciò che era successo non era stato un sogno, si avviò verso le stanze di Artù, con l’intenzione di farsi spiegare un po’ di cose su quella nuova vita alla quale si sarebbe dovuta abituare. Bussò e all’assenza di una risposta voltò le spalle per andarsene e sbatté letteralmente contro Merlino.
- Scusa, non volevo…
- Fa niente, entra, Artù al momento è occupato non sarà di ritorno che tra un po’.
- Grazie
Entrarono, l’uno dopo l’altra e il mago porse alla ragazza un lungo vestito bordò dicendo:
- Tieni, non puoi girare con quest’abbigliamento se non vuoi attirare troppo l’attenzione. Ti puoi vestire dietro al separé.
Sarah ringraziò e iniziò a cambiarsi ma man mano che stringeva i lacci, il vestito diventava sempre più scomodo e malapena riusciva a respirare. Provò a muovere qualche passo ma non era abituata a quella gonna stretta e affatto elastica.
“Al diavolo! ” si sfilò quella tortura e si guardò intorno. I suoi occhi si posarono nell’armadio di Artù. Arraffò una cintura, una maglia e un paio di pantaloni: non si era mai vestita elegante in tutta la sua vita e non aveva intenzione di iniziare in quel momento. Quando uscì dal separé, con quei vestiti troppo grandi si procurò una risata di Merlino:
- Il re non farà i salti di gioia…
- Beh? Non potevo stare in quel coso. Comunque questo è un fatto secondario. Io ho bisogno di sapere un po’ di cose…
- In che senso “sapere un po’ di cose”?
- Nel senso che mi ritrovo in un mondo sconosciuto, fuori dal mio tempo, e non ho idea di come funzioni. Ecco in che senso.
- Sì, hai ragione, scusa. Sai, non riesco ancora a capire perché hai aiutato due persone che per te erano poco più di due perfetti sconosciuti. Voglio dire… saremo per sempre in debito con te.
- Non so di preciso perché vi ho aiutati ma non riuscivo a dire di no. Era come se una forza misteriosa mi dicesse che era il mio destino, volente o nolente. E poi avevo un maledetto bisogno di evadere dalla mia vita piatta e incatenata. Anche se non riuscissi più a tornare indietro… non perderei niente, mi lascerei alle spalle solo dolore e sofferenza.
Merlino era a dir poco stupito: che forza, che coraggio a una così giovane età…
- Dai ti spiego un po’ di cose… Allora, nella cittadella…
Spiegò tutto ciò che le poteva essere utile e stava avvertendo la ragazza del coprifuoco
quando un rumore lo fece voltare di scatto: Artù marciava nella sala con un’espressione contrariata:
- Sarah, sono i miei vestiti quelli che hai indosso?
- Mhh... sì. È un problema?
Il re rimase zitto: come faceva quella ragazza a chiuderti la bocca così, con tre parole normalissime e sfacciate? Non lo sapeva ma non riusciva a trovare una risposta che non lo facesse passare da idiota.
- No, sento che Merlino ti sta spiegando un po’ di cose. Bene. Vieni, accompagnami in un giro della città. Merlino, vieni anche tu.
- Certo sire.
E si avviarono tra i corridoi del castello, incamminandosi per la città bassa.


Freddo, dolore sotto la gola, una forte pressione: Morgana non aveva dubbi che fosse una spada. Aveva la schiena appoggiala contro un ruvido albero, nel mezzo di un cerchio di fuoco, e davanti a lei… Emrys. Impugnava una lama che la sua carne aveva già sperimentato, una lama forgiata con il fiato di un drago. Lacrime lucenti e copiose scorrevano sulle guance della strega, si stupì: non era da lei…
Un grido, e Morgana si svegliò di soprassalto. Tremava e quando si toccò la fronte la scoprì imperlata di sudore freddo. “ Basta! ” si impose. Non poteva essere debole, non ora, che finalmente era pronta all’azione. Non ora, che finalmente aveva ottenuto, anche a costo di fatica, ciò che cercava.


I giorni passavano veloci a Camelot, susseguendosi in una serie di limpide e soleggiate giornate. Sarah riusciva a stento a credere che in una sola settimana si fosse abituata a quella vita. Ma dopo tutto perché no? Lì era accettata, rispettata, aveva trovato degli amici e viveva finalmente libera, nella serenità.
Nei pomeriggi era sempre un piacere farsi guidare da Merlino per i monumenti più antichi di Camelot. Era affascinante seguire quel giovane, che le stava ogni giorno più simpatico, nei posti più misteriosi della città che diventavano teatro di battute e divertimenti dei due. Ogni tanto il mago la stupiva con qualche magia fantastica e incredibile. Una volta fece sollevare, con poche parole, tutti i candidi fiori di un ciliegio fino a formare un turbine floreale da togliere il fiato.
La notte si addormentava guardando le stelle che, in quel cielo privo di inquinamento, splendevano come fuochi ardenti nello spazio infinito. Nella mattinata, quando Artù e Merlino erano occupati, si divertiva d andare a visitare il saggio medico, Gaius. L’anziano uomo accoglieva sempre volentieri la ragazza, così curiosa di apprendere, di sapere e di conoscere. Le raccontava di quando era giovane, di tutti gli antichi riti ai quali aveva assistito e di tutte le grandi opere aveva visto fare. Se poi era impegnato in un lavoro la ragazza non si faceva problemi a sedersi rispettosa in un angolo, con il naso affondato in quei libri antichi che traboccavano di mistero e magia e che spuntavano da ogni angolo delle stanze del medico.

Quel giorno Sarah si svegliò per un’improvvisa raffica di vento. Chiuse la finestra ma prima sbirciò nel cortile: c’era Artù che si allenava con un giovane cavaliere.
Si vestì con degli abiti che le erano stati procurati e si avviò per il castello, nel quale si sapeva ormai orientare abbastanza bene. Quando arrivò al campo di addestramento il cavaliere era seduto in un angolo con una pezza fredda in fronte: era evidente che la lama di Artù aveva avuto la meglio. La ragazza salutò il re e Merlino e poi si sedette accanto a Evan.
Evan era un ragazzo di 16 anni, figlio di Sir Reginald, che sin dall’arrivo di Sarah si era dimostrato gentile e generoso con lei. Al ragazzo sembrava gradevole parlare con quella strana ragazza e in poco tempo i due erano stati legati da una piacevole amicizia.
- Come va? – chiese Sarah
- Tuo nonno sta sterminando mezza Camelot.
Lo guardò storto
- Non è mio nonno
- Va bene…
Stettero a guardare un po’ i combattimenti quando alla ragazza venne improvvisamente un impulso. Si alzò e girò un po’ nel campo fino a che il suo sguardo si posò su ciò che cercava. Era un spada a doppio taglio, dall’elsa semplice e sguarnita di qualsivoglia decoro e dall’impugnatura un po’ più grande del normale. Non appena la prese capì che era una lama che non potevi brandire con lo scudo, solo con entrambe le mani, una spada con la quale o uccidevi o restavi ucciso, niente ferite, o vita o morte.
La impugnò e si avvicinò a Artù che la guardò con uno sguardo sorpreso:
- Sarah che cosa…
Ma fu costretto a chiudere la bocca e a parare un colpo per evitare di farsi mozzare un ginocchio. Stava per controbattere quando un altro attacco lo costrette a indietreggiare. Allora fece per disarmare l’avversaria ma lei parò: come diavolo conosceva una parata di controquarta? Sarah dal canto suo aveva l’adrenalina a mille non aveva idea di cosa stesse facendo, agiva solo d’istinto. Parò altri due colpi, anche se al terzo l’esperienza del re ebbe la meglio e si ritrovò con una lama al petto. Non gliele importava niente. Per pochi attimi si era sentita forte come un leone, come se la sua identità si fosse liberata.
Artù la guardava:
- Ecco l’eredità dei Pendragon. Raccogli la spada e metti un piede avanti e l’altro dietro, la lama sopra la testa e prova a fare un attacco alto. Beh? Vuoi imparare o no?
Risero entrambi e la ragazza obbedì, osservata da tutti e in particolar modo da Merlino che l’aveva osservata per tutto il breve duello con attenzione. Era un bene che conoscesse meglio Artù al fine di scongiurare… non sapeva nemmeno lui cosa, ma di certo qualcosa che avrebbe portato alla distruzione di Albion.


Morgana si avvicinò al lago, era pronta per usare l'incantesimo che aveva finalmente trovato. Chiuse gli occhi, coprendo la bellezza che offrivano, e inizio a cantilenare:
- Ich beo drek tunos akka bonel, ker tinel fun doa min dlee!!
La sacerdotessa cadde in ginocchio, il respiro ansante , il cuore a mille. Le si appannò lo sguardo ma si costrinse a restare sveglia. Si alzò con un gemito e guardò Avalon, l’incantesimo le stava prosciugando le forze ma non poteva permettersi di crollare, non prima di averne attestato l’efficacia. Stava di nuovo cadendo nell’oscurità quando improvvisamente due figure dall'aria vuota e persa uscirono dall’acqua e si fermarono di fronte a lei, aspettando ordini. Sorrise: ce l’aveva fatta.

  
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