8.
La
notte attraversò i due ragazzi come un’anima
inquieta. Nonostante ciò, il
giorno arrivò in fretta e nessuno dei due parve ricordare
qualche sogno. “ Si
sta facendo giorno, sarà meglio ricominciare la
marcia.” Poi velocemente indicò
un punto poco distante da loro, con una caratteristica assai curiosa:
La terra
marroncina che li aveva accompagnati fino ad ora, non senza qualche
sasso tanto
per complicare la vita, si stava trasformando lentamente in terra
sabbiosa,
granulosa come la grandine.
“
vedi ? il terreno si sta trasformando, prima o poi ( più
prima che poi),
dovremmo trovare le palme!” Sàmir seguì
a stento il discorso di Leana, ancora
incredulo di sentirsi talmente stanco, nemmeno avesse dormito solamente
due
ore! La marcia ripartì serena, ma nonostante
Sàmir ci mise del suo per stare
dietro a Leana che pareva diventata un fulmine della peggior specie,
Lei aveva
anche il coraggio di rimbeccarlo, paragonandolo al suo Gaar, nei primi
mesi di
vita, quando per tornare nel ripostiglio a dormire ci impiegava come
minimo
mezza giornata.
Ofnir
atterrò dolcemente nel lato nord della foresta, in vista del
rifugio il quale
divideva con Gaby. Come sempre tese le orecchie un istante, per
sentire,
qualora vi fossero stati dei rumori provenire dal sottobosco, a quale
genere
fossero appartenuti. Appurato che la foresta dormiva, scese da Dorus e,
dopo
averlo ripagato con una aitante bistecca, condusse Gingo dal suo nuovo
padrone.
“ Perfetto, vedo che sei qui, novità ?”
Gabatrhon si alzò dalla sua sedia, producendo
uno scricchiolio sinistro, e si posizionò proprio di fronte
a Ofnir, che gli
raccontò le ultime novità. Gaby gli
schioccò un occhiolino, e replicò beffardo
“ E così sta per arrivare la mia sorellina, sono
proprio curioso di fare la sua
conoscenza per bene.” Poi si diresse verso l’uscita
“ Vieni, ti mostro una
cosa” ed entrambi uscirono all’aperto.
“Uffa,
ma quale altro paragone devo inventarmi per farti capire che sei
veramente
lento, peggio di un bradipo con l’influenza?”
Sàmir di tutta risposta si fermò
“ vedo che la tua vena sarcastica non si è ancora
esaurita, buono a sapersi” e
fece spallucce
“ almeno mi diverto; sì,
perché i giorni passati eri proprio pallosa, te lo posso
dire ?” e rimasero li,
almeno dieci secondi, soli in compagnia della brezza mattutina che gli
scompigliava i capelli, mentre gli occhi di entrambi si cercavano in un
autentico sguardo.
“
Ecco qua” Gaby tolse un mega telone che fin a quel momento
pareva nascondere
un’impalcatura di grande portata. La prima cosa che
balzò agli occhi di Ofnir
fu la casa, quasi normale, che ricopriva il ruolo di con tenitrice di
tutti i
molteplici mostri che avevano creato, oltre,ovviamente, alla cassa di
sicurezza
con la conchiglia dentro. La
seconda
cosa che puntellò il suo cervello, non meno importante, fu
il‘retro’. Eh, sì,
perché dietro alla casetta di legno per i mostri, si
innalzava quasi a spaccare
il sole, un autentico castello di legno, veramente impressionante. A
Ofnir
venne in mente un solo pensiero << cosa può la
magia … non può nient’altro>> .