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Autore: Botan    07/12/2007    5 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
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CAPITOLO 3

                             CAPITOLO 3

 

 

 

 

 

Qualcuno sta bussando alla porta.

Sono appena le sei del mattino, ed io sto nel pieno del sonno. O forse dovrei dire, “stavo” nel pieno del sonno?

- Chi è?!- dico con sgarbo e voce impastata.

 

- Hai tu le chiavi della cucina?

 

- No. Sono nella libreria della hall. Prendile e lasciami dormire! – affondo la testa sotto il cuscino, senza rendermi conto dell’enorme pasticcio che ho appena commesso.

 

Cos’ho fatto?!?

 

 – ELENAAAAAASPETTAAA!!! – schizzo con un salto dal letto, gettandomi come un matto contro la porta. La spalanco di botto, proiettandomi in tutta fretta nel buio andito, e corro.

E’ troppo tardi per fermarla? No, non ancora!!

La vedo appena dileguarsi giù per le scale.

Un pensiero nella mente mi fa subito accapponare le gengive: questa volta, Tseng mi ammazza sul serio!!
Sono costretto a scrollarmi di dosso quel briciolo di sopore che mi era rimasto, per precipitarmi giù per le scale, fino a pararmi d’innanzi alla megera collega.

- Buon giorno Elena!- dico brioso, ma affannato.

 

Lei socchiude gli occhi, e mi scruta con perplessità:

 

- Stai bene, Reno?

 

A momenti mi prendeva un colpo! No che non sto bene!!

 

- Si, benissimo! Mai stato meglio!- dico allungando un mezzo sorriso. – Tu?

 

La bionda scuote il capo, con convinzione:

- Sicuro di stare bene? Se ti interessi così tanto alla mia salute, ho i miei dubbi.

 

Eccola lì… la donna dei Turks è tornata!

 

Sbuffo decisamente poco contento.

- Sono le sei del mattino!- le dico puntando un dito alle lancette dell’orologio che c’è sulla parete.- Potevi usare un po’ più di accortezza, e magari evitare di svegliarmi così di botto, ti pare?! – in questo momento non sono per niente felice…

Mi gratto il capo abbassando la testa sul pavimento. Tiro un grosso sbadiglio, talmente enorme che la bocca mi si spalanca come un elastico teso al massimo.

 

- Hai detto nella libreria, giusto?- urla Elena, giunta ormai alla fine delle scale, mentre il sottoscritto se ne sta ancora in cima alla gradinata.

Mai un attimo di tregua con lei!

 

- Aspetta un secondo! – bella maleducata… mi ha ignorato completamente!- E’ nella stanza del ciarpame! Sul tavolo in decomposizione!

Mi accingo a raggiungerla il prima possibile, evitando che raggiunga la hall.

- Ma non potevi restare a Junon per un’altra settimana? Questo posto ha bisogno di quiete!- il mio cervello ha bisogno di quiete!

 

- Negativo. Una volta conclusa la trattativa, non aveva alcun senso restare lì.

 

- Beh, una volta tanto potevi anche ragionare fuori dai tuoi soliti schemi, no? – il problema è che tu sei troppo formale!

- Ordini di Tseng.- mi risponde con tono secco. A proposito del resto della compagnia… dove sono?

Mi guardo attorno, proprio come se stessi cercando di vedere qualcuno:

- Non ti sarai mica mangiata il nostro capo, spero…- Da quando sono stato brutalmente svegliato, Elena è l’unica che ho rivisto qui dentro.

 

- Tseng e il presidente Rufus si sono recati al centro di Midgar per debellare alcuni problemi. Saranno qui a breve. Se fossi in te, andrei subito ad indossare la divisa. Non puoi presentarti davanti a loro in questo stato.

 

Cosa? In che stato sarei? C’è qualcosa di sbagliato nel mio abbigliamento? Mi do una rapida occhiata afferrando al volo le parole dell’acida donna. Quando dormo ho il vizio di togliermi inconsciamente la giacchetta del pigiama. Forse è per questo motivo, che non l’abbottono mai. Ma… temo che non sia questo il vero problema…
Vorrei sapere perché mi trovo in mutande. E cosa assai peggiore, in mutande davanti ad Elena! Ho toccato il fondo… per la miseria!
Mi sale un pizzico di imbarazzo, che fortunatamente riesco a contenere.

- Hey bionda! Ricorda che sono un umano, e come tutti gli umani, dormo, e come tutti gli umani quando dormo indosso il corredo adatto, ti è chiaro il concetto?- ciò che non è chiaro a me, è il perché mi trovo in questa ridicola situazione. Ho cominciato con il togliere la giacca, seguito adesso anche dai pantaloni… spero che questa strana “abitudine” si fermi qui e non vada oltre, altrimenti sarò costretto a chiudermi in camera e a gettare via la chiave, per evitare spiacevoli situazioni.
Elena si accinge a raggiungere la cosiddetta “stanza del ciarpame”, soprannominata così dal sottoscritto per via della robaccia antiquata e vecchia che l’affolla, intenta a recuperare la chiave. Perché ingannarla è così semplice? A volte non c’è gusto con lei.

Non appena il suo caschetto biondo, sparisce, mi fiondo immediatamente nella hall a recuperare la chiave.

- Meno male… questa volta è andata bene direi…- sibilo ancora assonnato, infilandomela tra l’elastico dei boxer, affinché non cada. Decido poco dopo di ritornare nella mia umile suite e quindi assumere una mise più presentabile, il tutto per dare inizio ad un’altra tremenda giornata da Turk inoccupato.

 

 

 

 

 

- Avanti il prossimo!- esclama il soldier posto a guardia del grande portone d’accesso della Healin Lodge, mentre se ne sta lì, impalato come un monumento di pasta di sale, a fare la muffa.

Siamo in pieno agosto. Ed io ho caldo.

Tento di allascare il nodo della cravatta che sono stato costretto ad indossare, e ci riesco. “Devi dare il buon esempio, non puoi presentarti in queste condizioni, altrimenti non ti prenderanno mai sul serio.” Queste, le parole di Elena. E di chi altri sennò?!
Mi stravacco sulla sedia, dondolandomi poi sui due gambi posteriori. Tseng, seduto di fianco a me, mi guarda con aria indifferente, ma propensa quasi a richiamarmi. Atterro sul pavimento con tutti e quattro i sostegni, e mi preparo ad analizzare il prossimo “aspirante Turk”. Già… il giorno del giudizio, è finalmente giunto!

La costruzione della nuova base è ormai arrivata al termine. Altre due settimane, e potremo stappare lo champagne dell’inaugurazione. Perciò, ci siamo smossi affinché partisse un concorso per il reclutamento dei nuovi membri che faranno parte della Shin-Ra, nonché soldati agli ordini della Compagnia stessa.
Finora non è che si sia visto granché… solo uomini rozzi e poco portati, o piccoli ometti che pur di racimolare un quattrino, si sono decisi a presentarsi qui, come dei bravi cadetti, senza neppure conoscere il significato della parola “Turk”.
In tutto abbiamo reclutato una cinquantina di soldier, scelti accuratamente da Rude e da altri militari, tutti addetti allo smistamento del settore prescelto.
Per i Turks, invece, il numero dei nuovi membri è pari a… 0.

E siamo qui dalle otto di questa mattina, eh!
Mi domando se ha senso continuare questa tortura. Il sole picchia forte, nonostante ci troviamo in una Healin Lodge in disfacimento e pronta alla pensione, e in più, tra non molto sarà anche ora di pranzo. Ma a dire il vero, il mio stomaco ha cominciato a lamentarsi ben due ore fa.

E io che speravo di reclutare nuove ed affascinati donzelle… Aah Reno Reno…! Illuso!

L’unica ragazza che si è presentata per la candidatura di Turk, era un travestito.
Inutile dirlo, è stato bocciato ancor prima che entrasse. Non per le sue, come dire, “attitudini diverse”… non giudichiamo le persone per quello che sono, ma non ci ha convinti nemmeno un pochino a causa della sua troppa fragilità emotiva. Si è mai vista una mezza donna che piange solo perché l’addetto alla sorveglianza l’ha scambiata per un uomo?

Il fatto è che diventare uno di noi, un Turk, non è facile come può sembrare.

Soprattutto ora che il presidente Rufus ha richiesto una maggiore attenzione per l’assoldo del personale.

Non possiamo permetterci spie delle fazioni opposte, o persone incompetenti che possano mettere a repentaglio il bene della Compagnia.

Malgrado il clima afoso, Tseng se ne sta immobile, fermo, senza scomporsi mai. E’ davvero un grande capo.

La sera del famoso compleanno di Elena, ha stupito tutti facendole recapitare direttamente in camera sua, un semplice biglietto di auguri, legato con un nastrino rosa ad una rosa anch’essa di colore… rosa. Pare sia uno dei colori prediletti dalla convenzionale bionda. Non racconto poi il suo viso al momento del dolce…! E’ diventato immediatamente rosso non appena ha saputo che l’idea della torta artigianale, era di Tseng! 

E lì, ho finalmente capito! Per una donna, ricevere un qualcosa preparato dalle sapienti mani di qualcuno che stima fortemente, è un segno di grande affetto e…perché no, amore. Peccato però che la torta l’abbia preparata Tifa, e non il suo idolatrato capo!

Che Elena sia follemente innamorata di lui, non ci sono dubbi… ma dire che il suo lui, sia follemente innamorato di lei, beh, il dubbio un pochino ci sta!

Un difetto delle donne è che aspettano sempre che sia la parte maschile a dichiararsi. Fatta eccezione per quella poca percentuale che non ha peli sulla lingua, e si lancia così, spudoratamente, sul boccone prescelto. Se quell’antipatica megera bionda continua a restarsene appollaiata sul suo confortevole ramo, il suo amore potrebbe rimanere soltanto un sogno! A meno che il capo, non faccia per primo il cosiddetto passo, ovviamente!

Ritornando al discorso Turks, se continua così, fingo un improvviso attacco di stomaco, e mi allontano per una buona mezz’ora con la scusa di visitare i bagni.

Il portone si apre, e vediamo una sagoma annerita dalla luce, che fa il suo ingresso.

- Un altro “rimandato a settembre”…- bisbiglio sommessamente, mentre tamburello le dita sul tavolo lungo davanti a me.

Sento la voce di Tseng, emettere un flebile suono. Mi volto verso di lui, come per dire “tutto ok capo?”, ma poi mi trattengo le parole in gola, quando la sagoma prende un suo colore. Per la maggioranza, rosso.
- Cosa sei venuto a fare qui?- dichiara il Turk dai capelli neri, all’individuo che l’osserva imperscrutabile.

 

Si tratta di Vincent Valentine.

 

Ex-Turk ribellatosi al progetto Jenova, fu usato da Hojo come cavia per i suoi esperimenti che trasformarono il suo organismo in quello di un mostro dalla potenza devastante. Molti della Shin-Ra, lo definiscono “il vampiro” forse a causa del suo aspetto, nonché carattere alquanto taciturno, solitario e misterioso. Dopo la sconfitta dei tre fratelli con manie di grandezza, è sparito dalla circolazione… come di consuetudine, d’altronde. 

Non lo conosco molto bene, so soltanto che ci ha causato non pochi problemi in passato.

Tseng, invece, sembra allietato quasi dalla sua presenza. Forse erano amici un tempo, chissà. E’ pur sempre un membro del party di Cloud, tuttavia. Lo stesso party che ha intralciato i piani del Presidente e di tutta la Shin-Ra.

E chiunque tenti di distruggere la Shin-Ra, si sa, dovrà fare una brutta fine.

Li osservo in silenzio. Capisco che forse almeno per il momento, è preferibile che io mi cucia la bocca.

All’improvviso Tseng si alza dalla sua sedia, aggiustandosi svelto il nodo della cravatta.

- Il reclutamento per oggi è concluso.- dice al soldato posto a guardia del portone. – Puoi andare anche tu,  Reno. – conclude poi, rivolgendosi a me.

In cuor mio, sento uno scoppio di gioia. Ho un piccolo omino che mi balla salsa e merengue nello stomaco, e una grande voglia di cestinare questa maledettissima cravatta.

 

- Agli ordini capo!-esclamo tutto contento. Mi accingo ad allontanare la sala, non prima però di aver lanciato un rapido sguardo al vampiro. E’ inutile nasconderlo… quei due hanno bisogno di parlare da soli. L’ho intuito subito dopo che si sono rivolti un’occhiata d’intesa. Devo forse preoccuparmi? Sarà successo qualcosa?
Mi stringo nelle spalle grattandomi un po’ la testa. Ho forse dimenticato quel piccolo omino racchiuso nel mio stomaco che sta dando vita ad una vera e propria gara di ballo? No, certo che no!

 

- Ciao ciao!- enuncio al soldier d’innanzi alla porta, sollevando la mano in segno di saluto. Quest’ultimo risponde con un bel “schiena ritta e braccia tese” manco fossi il suo comandante. In effetti, sono sicuramente ad un livello superiore, quindi è giusto che i soldier vengano addestrati anche a portare rispetto in maniera cos’ sublime ma, ogni tanto uscire dal protocollo non è un reato. Purché non si superi il limite, intendiamoci! Tutto sommato, non è male sentirsi al di sopra degli altri.

 

Respiro una bella boccata d’aria, non appena metto piede all’esterno. Se penso al povero Rude che sta’ ancora esaminando gli aspiranti soldati, mi si chiude quasi lo stomaco.

- Dieci minuti a mezzogiorno…-parlotto svogliato, guardando le lancette del mio orologio da polso.

Che fortuna. Grazie a Valentine, ho finito un’ora prima di lavorare.

Mi guardo intorno, ammirando il bel paesaggio. Quando ci trasferiremo vicino Midgar, non ci sarà tutto questo verde. Comincio a temere che la Healin Lodge mi mancherà abbastanza. Ma senza esagerare, eh!

La prima cosa che in questo momento ha la priorità su tutto, è togliere questo lungo pezzo di stoffa che mi sta strangolando.

Slaccio la cravatta inserendo l’indice nella fessura posteriore, e tirando.

Aaahhh! Sono libero!

Abbasso la zip della giacca, aprendola del tutto, e poi apro i primi tre bottoni della camicia.

Questo qui, è finalmente il vero Reno!
Il look da uomo raffinato non fa proprio per me. E’ un ruolo che non mi si addice.

Ora però, c’è una sola cosa da fare: pensare a riempirsi lo stomaco!

 

A quest’ora sicuramente i pasti non saranno ancora pronti… Decido quindi di raggiungere la città di Midgar. Come?

Uno dei pregi di essere Turk, è quello di frodare i passaggi altrui!

Scorgo una pattuglia di soldier nei pressi della via.

Mi avvicino al fuori strada, con disinvoltura e mani in tasca, pronto a colpire.

- Siete diretti a Midgar, giusto?- adesso mi faranno il solito saluto alla “soldier”. Infatti… I cinque soldati si drizzano le spalle, come tante belle pedine di una scacchiera. Uno di loro risponde alla mia domanda con un gesto secco del capo, e a quel punto, è fatta!

- Avete posto a bordo per un’altra persona?- sono così magro che potreste considerarmi come un bagaglio.

- Certo!- esclama uno di loro.

 

Durante il tragitto, mi godo il panorama comodamente seduto sul sedile posteriore della jeep. Il dolce venticello che mi scompiglia la mia folta zazzera rossa, è piacevole.

Arrivati in città, saluto poco formalmente i cinque soldati, lanciandomi come un falco che va a caccia, alla ricerca di qualche pub o locanda dove mangiare.

Tante persone affollano la piazza principale della città. C’è così tanta vita in questo posto, che quasi mi viene spontaneo pensare che la battaglia avvenuta cinque mesi fa, è stata solo il frutto di una pesante sbornia digerita male.

Lo stomaco comincia a cantare.

Mi addentro nelle vie più interne della metropoli. Di solito è lì che si trovano i migliori locali.

La gente di questo posto, malgrado sia passato tanto tempo, si dimostra sempre poco espansiva nei confronti di noi Turks e della Shin-Ra in generale.

L’idea di chiedere informazioni qui in giro, me la faccio passare alla svelta. Tanto so già che otterrei limitate e frettolose risposte.

Dopo tanto girovagare, ecco che le mie preghiere vengono finalmente accolte.

Scorgo un locale ad una trentina di metri poco più avanti, situato nell’angolo di una stradina buia e assai fatiscente.

Caschi il mondo, ma io devo nutrirmi! Qualcuno provi a fermarmi…! Non uscirà di certo vincitore!

 

- Tu vieni con me!!- sento una voce alle mie spalle che all’improvviso mi fa sobbalzare. Mi girò di scatto, spaventato, ma prima ancora di voltarmi del tutto, vengo letteralmente trascinato via dalla strana figura che mi afferra per un braccio quasi staccandomelo.

Oramai quando mi volto, capisco già sconsolato, di dover rinunciare al mio pranzo.

 

- Che stai facendo?! Giù le mani o mi rovinerai il completo!- sbotto completamente imbestialito.

Indovinate?

La nanetta di Wutai ha fatto una delle sue mirabolanti entrate di scena, avvinghiandosi al mio braccio!

E’ molto che non la vedo. Precisamente dal giorno in cui me la ritrovai in bagno… ricordo che andò via praticamente fuori di sé. Speravo che prima di rivederla, sarebbe passato più tempo, ma devo ricredermi.

 

- Hai deciso di dedicarti al furto dei Turks e abbandonare quello delle Materia?- le esclamo affannandomi a restare al passo. – Non penso che ti frutterà molto, però. Nessuno sarà disposto a pagarmi un riscatto!

Fortuna che ci troviamo in strade minori, poco trafficate, altrimenti sai che teatrino comico per la gente del posto…?

Tutto ciò è davvero imbarazzante.

 

- Prontooo?? C’è nessuno in quella piccola testolina tonda?- possibile che debba sempre ignorarmi in questo modo?

Finalmente però, dopo tanto incespicare, ottengo una risposta:

 

- Zitto!!- ah, grazie!

 

- Noto che sei dedita al comando! Ti manca solo una frusta e degli stivali neri di pelle lucida! – il bello di questa ragazzina è che posso insultarla quanto mi pare e piace senza stancarmi mai, perché trova sempre il modo di rimbeccarmi. E io adoro vedere le persone che reagiscono adirate alle mie provocazioni!

 

- Idiota!-

 

Ecco! Questo è ciò che si chiama “reagire”.

- Potresti dirmi gentilmente dove diavolo mi stai trascinando?!! – sbotto cominciando a sentirmi veramente nervoso.

 

- Se tu solo lo volessi, saresti capace di liberarti dalla mia stretta senza tante prefazioni!-

 

Beh? Cos’è quest’improvvisa dichiarazione?! E’ la prima volta nella mia vita che riesco a reagire solo con un:

- Eeh?!

 

- Hai capito bene! Non tergiversare! – ma chi tergiversa!?!

 

- Hai per caso fatto un corso di “calunnie” in questi mesi?- sono esterrefatto!

 

- Dico solo la verità! E non voltare discorso come fosse una frittata!

 

- Per carità! Non parlare di cibo in mia presenza!- il mio stomaco borbotta improvvisamente. Temo che l’omino ballerino si sia deciso a demolirmi la pancia. 
Sento Yuffie sghignazzare sommessamente.

- Hey, cosa ridi?! Per la cronaca se proprio vuoi saperlo, prima che arrivassi tu come un cavallo imbizzarrito, mi stavo recando in quel locale in fondo alla strada a riempirmi lo stomaco!- e se prima ho deciso di sopportare i tuoi giochetti, adesso non mi và più! – Mi hai arrestato, contenta? Ora però lasciami andare! Ne ho le scatole piene di giocare a guardia e ladri…!

Dopo il mio predicozzo, attendo fiducioso la “scarcerazione”.

 

- Ancora pochi metri e siamo arrivati!- esclama la ragazza.

 

- Arrivati dove??- perché è così imbarazzante venir trainato da una nana ninja? Preferivo starmene seduto a reclutare Turks, anziché una cosa simile!- Sei un castigo divino!

 

- Ecco! Così la pianti di frignare! – mi esclama lei.

 

Finalmente vengo mollato. Ma così di botto che a momenti casco a terra. Riesco a mantenere l’equilibro, sbilanciandomi di poco in avanti e aiutandomi con le braccia. Mi stiro la manica della giacca, ammaccando le piccole pieghe che si sono formate, e sollevo il capo davanti a me.

Si tratta dell’orfanotrofio di Cloud e Company.

- Che ci facciamo qui?- chiedo seccato mentre incrocio lentamente le braccia.

Yuffie mi allunga un sorriso poco rassicurante. Guai in vista?

 

- Vieni!- esclama. Fa per prendermi ancora una volta il braccio, ma con un rapido gesto di divincolamento, riesco ad evitare la presa.

 

- Eh no, bambina! Faccio da solo questa volta! Grazie!- dichiaro prendendola in giro.

 

- Come vuoi tu…- mi dice mogia.

La prima ad entrare è proprio lei. Mi sorregge la porta tenendola aperta, così capisco di dover affrettare il passo se non voglio che il mio naso venga spappolato dal pesante portone di vetro.

Quant’è che non metto piede qui dentro? Da quando venni a supplicare Tifa per preparare la torta…

Guardandomi in giro, mi sorge spontanea una domanda:  

 

- Non c’è nessuno qui?- non ho ancora sentito le urla dei mocciosi che popolano questo posto.

 

- No, i bambini sono fuori con Tifa, torneranno questo pomeriggio.

 

Mi infilo le mani in tasca, poggiando le spalle ad un muro limitrofo:

- Allora non c’è fretta, giusto?- dico allungando un piccolo sorriso.

La ragazzina storce le labbra, perplessa, poi si volta verso di me, incurvando la fronte che si fa piena di grinze:

- Per cosa?- domanda.

 

- Bimba bimba…- Yuffie è proprio una bimba.- Siamo soli in un posto così grande… è ovvio che se mi hai portato qui, può voler significare soltanto una cosa…dove sono le camere da letto? – le chiedo così, rapido.

 

- P-perché?- mi risponde lei, balbettando un po’, facendosi vedere agitata.

 

- Forse preferisci il divano, o ancora, il pavimento? E’ scomodo, ma se vuoi così, ti accontento!- scorgo il viso della ninja, diventare di un rosso amaranto. Rido di gusto per quella sua espressione che in fin dei conti fa tanta tenerezza, ma sono poi costretto a ricredermi non appena intravedo una pesante tazza, venirmi proprio addosso. Questa volta sono preparato. Non ho intenzione di ritornare a casa con un altro livido come quello lasciato dalla bottiglia del collutorio.

Alzo il braccio spalancando le dita, e la paro al volo.

 

- Come facevi a sapere che volevo bere?- rispondo prendendola in giro.

 

- Depravato!!- reagisce lei, prontamente.

 

La bimba si è forse offesa per via di quella “piccola” questione?

 

La guardo ridendo di gusto e sempre di più, fino a tenermi la pancia.

- Scusa ma, sei davvero buffa! Comunque riguardo a prima, scherzavo… sei così piccola che non mi permetterei mai e poi mai di toccarti! Anche perché da toccare non c’è nulla…!- rido ancora una volta, forse con troppa cattiveria. Inclino la schiena in avanti, portandomi le mani sulle ginocchia. Vedere quella sua espressione crucciata, mi fa divertire parecchio.

Non appena ritorno serio, Yuffie è sparita.

 

- Hey!- strillo. Saetto il capo in tutte le direzione, dopodichè mi passo una mano dietro la testa.- Dai, scherzavo! Sei davvero permalosa!- Chiamo la nana ancora una volta, ma non ottengo risposta. Mi stringo nelle spalle. Pazienza. – Ti saluto! – dico a voce alta mentre mi accingo ad uscire.

Volto le spalle e a momenti sbando.

- Ma da dove sbuchi?!- schiamazzo agitato, guardando la ninja proprio davanti a me.

 

- Non sei occhio di lince… Un’altro al posto tuo si sarebbe accorto del mio spostamento. – dice socchiudendo gli occhi con superiorità.

 

- Sentimi un po’ principessina!- rimbecco all’istante- Ho accettato di venire qui senza tante lamentele, ma visto il tuo comportamento, e vista la fame che ho, giro i tacchi e ti saluto!- Faccio per spostarmi verso sinistra in modo da aggirarla, ma improvvisamente mi viene messo un grosso piatto proprio sotto il mento.

 

- Prego! – dice la giovane con occhi decisi.

Il mio sguardo si sposta prima sulla portata, dopodichè passa al bianco faccino della rompiscatole.

 

- E’ avvelenato?- domando con poca fiducia e occhiata sospettosa. 

Yuffie abbassa il capo al pavimento, fissandosi la punta delle scarpe che storce in modo da congiungerle.

 

- L’ho fatto…io.- bisbiglia.

 

-Scusa puoi ripetere?- rispondo apposta, poggiandomi una mano sull’orecchio.

 

- L’ho fatto io!!!- urla.

 

- Ok ok calma! Non sono sordo…- come ha detto? L’ha preparato lei? Vuoi vedere che in questi mesi ha imparato a cucinare? Che brava bambina! Ma…devo fidarmi? Sto rischiando grosso…ho già visto una simile situazione…Lei che prepara per la sua prima volta un piatto, e lui che poveretto l’assaggia e poi finisce dritto all’ospedale.

- Al diavolo l’ospedale! Io ho fame!- afferro il tondo di corsa, e senza rifletterci troppo, mando giù il primo boccone.

Se sono ancora vivo, vuol dire che non è avvelenato.

Yuffie mi guarda speranzosa. E’ la prima volta che la vedo così. Evidentemente il fatto di non saper cucinare, la penalizza molto.

Mastico velocemente, e poi mando giù tutto di botto.

- Mmh…-mugugno.

 

- “Mmh” cosa?- ribatte la piccola, facendomi il verso.

 

- Mmh…buono!- devo ammetterlo, non è il massimo, però è buono. Sarà la fame che ho, sarà che mangerei anche una pezza bruciacchiata, ma mi piace.

Il viso di Yuffie prende colore.

 

- Davvero? – dice con occhi carichi di luce.

Le do un pizzicotto sulla guancia rosa e assai morbida.

 

- Certo bella bambina! Posso avere dell’acqua? – chiedo in seguito.

 

- Vieni con me! – ancora?! Ma l’ora dei giochi non era finita? Mi trascina nuovamente per il braccio, esortandomi a seguirla. Entriamo in una grande stanza, con un lungo tavolo.

 

- Puoi sederti qui e mangiare con calma, se vuoi!- dice facendomi accomodare.

Mi siedo silenziosamente. Poggio il piatto sul tavolo, fissandolo. Mi carezzo il mento con la mano.

 

- Cos’è tutta questa gentilezza? Non è che in cambio vuoi qualcosa?- le domando girandomi verso di lei.

 

- Pervertito!!- risponde subito a tono, dandomi le spalle.

 

- Hey bimba, non fraintendere! Non mi riferivo a quello…! La mia era una semplice domanda, pura ed innocente!- non mi avrà mica scambiato per un maniaco?

 

- Che ti possa andare storto!- urla irrigidendosi.

Mi sento soffocare. Non sarà mica una fattucchiera?

Tossicchio alla meno peggio, cercando di mandar giù il traverso boccone.

Sento la nana ninja sghignazzare di gusto.

- Io soffoco e tu ridi?!- dico a malapena e con le lacrime agli occhi che mi offuscano la vista.

Vedo un bicchiere colmo d’acqua, apparirmi di fronte all’improvviso. Lo afferro senza pensarci, e mando giù.

 

- Va meglio ora? – mi chiede.

Riprendo a respirare lentamente abbozzando in seguito un sì.

- Grazie per avermi soccorso quando oramai stavo già con un piede nella fossa!- dico con sarcasmo e poca cordialità.

Per tutta risposta, Yuffie si porta le mani sui fianchi:

- Oh beh…-esclama- Avrei anche potuto lasciarti soffocare!- che bel pensiero che mi dice!

 

- Avresti avuto il coraggio di lasciarmi morire in questo modo?- rispondo indispettito.

Mi scuote il capo con allegria.

 

- No, certo che no!

La fisso per qualche istante. A volte sa essere così dolce che quando fa la cattiva sembra un’altra persona.

 

- Adesso sì che va meglio!- mi carezzo la pancia, finalmente sazio. Una soddisfazione indescrivibile. Volto gli occhi in direzione di Yuffie. E’ seduta di fronte a me, dall’altra parte del tavolo. La becco in pieno mentre mi guarda con viso assorto.

 

- Che c’è? – esclamo ricambiando l’attenzione.

Lei tenta di abbassare lo sguardo. Ci riesce. Ma, ugualmente, vedo il suo viso imbarazzarsi un pochino.

Capisco la situazione, e così metto in scena qualcosa per deviare l’impaccio.

 

- Come mai non sei a Wutai? – chiedo curioso mentre mando giù un ultimo sorso di acqua.

 

Alza il capo, un po’ intimorita:

- Volevo aiutare Tifa con l’orfanotrofio. L’ho detto a mio padre, e anche se non era d’accordo, sono restata lo stesso.- si ferma per qualche istante, poggiando le braccia sulla tavola, poi continua- Tra qualche settimana, però, dovrò ritornare nel mio paese.- conclude con voce un po’ rattristata.

 

- Perché? Il periodo di vacanza è finito? – chiedo curioso.

 

Lei mi annuisce con un gesto del capo, dopodichè poggia la testa sulle braccia, quasi volesse addormentarsi.

Che immagine tenera.

Povera piccola…! Essendo una bambina è costretta ad ubbidire agli ordini del suo massiccio papà.

 

- Beh, puoi sempre ritornare.- Mi stravacco sulla sedia, distendendo le gambe. Alzo gli occhi al soffitto, ma il sospiro della ninja mi fa ritornare su di lei. – Non dirmi che tuo padre ti ha vietato di venire a Midgar…?- faccio sorpreso.

 

- No, non è questo.- risponde dondolando la testa.

 

- E allora?

Mi fissa per un breve attimo. Poi i suoi occhi ritornano ad osservare il vuoto.

Rimango un po’ dubbioso. Cos’è quest’improvviso atteggiamento?

Sono costretto a dimenticarmi di tutto, non appena sento l’interno della mia tasca vibrare.

Afferro il piccolo e nero aggeggio elettronico, accavallando le gambe, mentre tengo poggiato un braccio sulla spalliera della sedia.

- Qui Reno.- scandisco un po’ seccato. E’ Rude. Ascolto attentamente il mio compare che come sempre è di parole brevi ma concise, e mi appresto a concludere la conversazione- Ok, arrivo subito.

 

Yuffie guarda attenta, mentre mi accingo ad alzarmi. Solleva di scatto il capo.

- Vai via?- domanda.

 

- Si. Purtroppo sono in servizio, e non posso rifiutare gli ordini.- speravo almeno di digerire… Mi rimetto la giacca che avevo tolto durante il pasto, e mi appresto ad uscire.- Grazie del pranzo, piccola ninja! – enfatizzo sorridendo, mentre la saluto con un cenno di mano. Mi sento trattenere all’improvviso dalla sua voce.

 

- Questa è tua?- esclama.

Mi giro verso di lei, vedendola sorreggere la mia cravatta.

 

- Deve essermi caduta…- mi tocco le tasche, poi allungo un braccio per riprendermela, ma quando sono vicino a Yuffie, lei mi protende il lungo nastro attorno al collo e lo usa farmi abbassare. Rimango interdetto, tuttavia la lascio proseguire. Vedo le sue mani avvolgere la cravatta con molta pazienza, fino a terminare il tutto, con un nodo quasi perfetto. A dire il vero non avevo la minima intenzione di rimettermi questa perenne rottura di scatole, ma visto che ci siamo, beh, chi se ne frega.

Mi tocco l’annodamento, non è tanto stretto, direi la giusta misura per respirare.

Sollevo i miei occhi su Yuffie, e la colgo nuovamente in flagrante. 
Mi scruta con quei due grandi iridi color nocciola, grandi e pieni di purezza.

Mi sento un po’ in difficoltà. Odio chi mi osserva troppo. Mi mette a disagio.

 

- Ho l’impressione che tu debba dirmi qualcosa, non è così?- le domando nella speranza di comprendere quel suo strano atteggiamento.

 

Le sue esili gambe barcollano, sembra stia per cadere da un momento all’altro, faccio per sorreggerla ma lei mi si butto contro, avvolgendomi in un tenero abbraccio.

Sento la sua testa affondare nella mia camicia, un’ultima stretta, ancora più forte, e poi sparisce, balzando via con un salto.

 

 

 

 

 

Mentre percorro il lungo corridoio della nostra base provvisoria per raggiungere l’ufficio di Tseng, non riesco a smettere di pensare allo strano comportamento di Yuffie. Ho ancora l’impressione che sia avvinghiata a me, in quell’abbraccio.

Vengo fermato dai pensieri, non appena Rude mi domanda:

- Tutto ok?

L’ho detto ormai. Siamo un’unica persona io e lui.

Scrollo il capo.

 

- Ho digerito male.- gli dico nella speranza che si beva la mia frottola. 

Giunti a destinazione, Rude da un colpetto alla porta.

Ci viene aperta da Elena, che sicuramente si trova qui da una mezz’ora prima. Conoscendola, pur di non arrivare in ritardo, sarebbe capace di presentarsi ad un appuntamento anche il giorno prima.

Vediamo Tseng, seduto dietro la sua scrivania ricolma di fogli, finire una sigaretta e spegnerla nel posacenere.

Ci fa cenno di avanzare, poi, intrecciando le dita come pezzi di un puzzle, poggia le mani sul tavolo.

- Qualcuno sta tentando di sabotare la costruzione della nuova base.- dichiara con voce calma.

 

Scatto in avanti come un pazzo, entrando per prima nella stanza.

- Cosa?!- esclamo infuriato.

Anche Rude lo è. Ho sentito un sommesso lamento provenire dalla sua figura. Mi volto verso di lui. Ci scambiamo uno sguardo reciproco. Le nostre espressioni sono entrambe incredule.

 

- Ma è praticamente impossibile!- interviene Elena anch’essa assai sbigottita- La base è sorvegliata giorno e notte da più di venti soldier che la proteggono da ogni parte. Sarebbe una pazzia lanciarsi in un simile assalto!

 

- Andrebbero a morte certa!- aggiungo collegandomi alle parole della bionda che mi annuisce con un colpo secco di capo.

Tseng chiude gli occhi. Rimane così per qualche istante. Sento la mia rabbia salire vertiginosamente. Abbiamo lottato tanto per ricostruire la base, ci sono voluti degli anni per far sì che la Compagnia ritornasse agli albori di un tempo, e proprio adesso che siamo ad un passo dalla realizzazione di tanto impegno e fatica, un bastardo che gioca a fare il guastafeste, vuole rovinarci tutto? No, questo no. Può prenderci a calci, a pugni, può sfidarci in un duello all’ultimo sangue se vuole, gli do il permesso, ma mandare in frantumi il frutto di centinaia di persone che hanno e continuano a lavorare per quello in cui credono, non è leale.

Cerco di placarmi un attimo, giusto il tempo di trovare un po’ di lucidità.

 

- Chi è il bastardo che ha deciso di morire?- dico con la voce impregnata di astio e una gran voglia di fare a pezzi quella persona.

 

Finalmente Tseng riapre gli occhi.

- Per ora è tutto.- sentenzia.

 

Cos’è questo “per ora è tutto”? Osservo il Turk dai capelli neri e lucenti, e mi faccio avanti:

- Significa che noi dovremmo restarcene buoni finché la nostra nuova base non viene fatta a pezzi? – comincio ad avanzare verso la scrivania del capo. Lo guardo dritto negli occhi, fino a trasmettergli le mie sensazioni. Tseng è un tipo assai intelligente. Non per questo è diventato capo di noi Turks.

Capisce il mio sguardo istantaneamente. Ritira le mani dal tavolo prendendo un’altra sigaretta dal taschino interno della giacca e portandosela alla bocca.

 

- Ordini del presidente Rufus. – dichiara.

 

Qualcuno fermi le mie labbra.

- Ordini del Presidente?! Al Presidente non gli frega un cazzo se va in macerie il lavoro di oltre cento persone?!- Sbatto violentemente i pugni sull’asse di legno tanto da farlo lievemente tremare. La sigaretta di Tseng gli casca dal bordo della bocca, finendo dritta a terra. Rude è muto alle mie spalle, mentre Elena interviene richiamandomi all’istante:

 

- Reno!- ammonisce. Mi giro verso di lei, con fare sprezzante: 

- Hai lavorato anche tu al progetto! In quella costruzione c’è tutto il nostro impegno! Non t’importa nemmeno un po’ se l’affare va a monte?!- oramai mi sento esplodere.

La bionda mi fissa timidamente. Le sue guance si colorano, abbassa gli occhi col timore di darmi una risposta. Ma io la sua risposta la conosco già. E’ d’accordo con me, ma gli ordini per lei prevalgono su tutto.

Tseng si è alzato. Mi volto senza indugio. Preleva una nuova sigaretta dalla tasca, questa volta però, lasciandosela tra le dita.

 

- Se i cittadini di Midgar venissero a sapere della ricostruzione della Shin-Ra, scoppierebbe senza dubbio una rivolta. L’obbiettivo della Compagnia, è risorgere nella maniera più silenziosa possibile. In questo modo, l’ostilità andrebbe scemando.- il capo si porta la sigaretta alla bocca, mantenendo quel suo modo di fare composto ed elegante. Mi fissa in volto. Ricambio lo sguardo ma in cuor mio temo un rimprovero per il mio comportamento… troppo impulsivo. Lo ammetto.

Dopo aver espirato il fumo, riprende il discorso – Se cominciassimo una guerra con le fazioni opposte che sanno e vogliono ostacolare il nostro ritorno, sicuramente attireremmo l’attenzione da parte del popolo di questo territorio. Allora per noi sarebbe davvero la fine. Meglio perdere una base non ancora ultimata, che l’intera Compagnia.

Ascolto bene le sue parole. Ha ragione. Devo ammetterlo per l’ennesima volta. Ma come la mettiamo con le persone che hanno partecipato ai provini per diventare dei soldati o Turks, e sono stati scartati?

- E la gente che ha preso parte ai provini per lavorare nella Compagnia?- domando con perplessità.- Siamo già con un piede nella fossa!

 

- Loro non sono un pericolo. Si tratta di persone, la maggior parte delle quali ha studiato per molti anni nei nostri istituti. Ciò che gli interessa, è solo uno stipendio fisso. E comunque, coloro che non sono stati ammessi, subito dopo l’esame hanno subito un processo di perdita parziale della memoria. Ovvero, gli è stata completamente cancellata la parte relativa ai loro rapporti con la Shin-Ra. In questo modo non ricorderanno nulla di noi, né delle nostre future attività.

 

Scuoto il capo in segno di negazione.

- Mi chiedo se alla fine tutto il nostro impegno verrà finalmente premiato in qualche modo…-sbotto un po’ immusonito.

Sento i passi di Tseng, calmi e lenti, venirmi contro.

 

- C’è stato un tempo in cui la Shin-Ra era una tra le più forti ed efficienti potenze del pianeta. Quel tempo prima o poi ritornerà.- Sollevo il capo, guardandolo. Mi sta porgendo una delle sue sigarette. Gli abbozzo un sorriso, prendendo il bordo del rocchetto tra l’indice e il medio. Le sue parole mi hanno colto alla sprovvista. Sono costretto ad affermare una ferma convinzione che mi porto dentro da quando sono diventato un agente: è solo Tseng, il capo di noi Turks!

 

 

 

- Il signor Tseng voleva evitare di farci conoscere tutta la verità. Probabilmente sapeva fin dall’inizio la nostra e soprattutto la tua reazione.- assente Elena, mentre percorriamo il corridoio per giungere alle nostre camere.

Mi stringo nelle spalle.

- Avevo ragione ad arrabbiarmi, ti pare?- le rispondo.

 

- Lo eravamo tutti, ma questo non giustifica il tuo comportamento. Ti sei rivolto al presidente Rufus in maniera non proprio corretta.- mi rimbecca la collega.

 

- Perché secondo te, lui lo è? – con queste mie parole è bastato poco per metterla subito a tacere.

Preferisco non andare oltre, per non infuriarmi una seconda volta, e taglio a corto- Se il Presidente vuole mantenere il massimo silenzio sul nostro progetto di recupero, allora sarà accontentato.

 

Faccio parte della Shin-Ra. Sono obbligato a rispettare gli ordini, ma digerire questo sporco affare non è facile.

 

Rispetto Rufus, per lui ho rischiato molte volte la vita, e sarei pronto a farlo qualora fosse necessario, ma spesso e volentieri non condivido il suo modo di ragionare. Non posso non dire che forse, tutto sommato, ha ragione. Però se la base venisse distrutta sapendo che forse potevamo fare qualcosa per evitarlo, il nervoso mi viene lo stesso.

Continuo a chiedermi, tuttavia, chi possa essere così folle e soprattutto stupido, da mettersi contro la Shin-Ra. Voglio dire…ci sono centinaia di persone che vorrebbero linciarci, questo è risaputo, ma tra tutte queste, chi è che avrebbe davvero il coraggio di farlo?

- Solo un pazzo!- esclamo ad alta voce. Rude ed Elena si girano per guardarmi.

 

- Cosa hai detto?- domanda la bionda.

 

- Solo un pazzo potrebbe mettersi contro di noi…!- ribatto.

 

- Oppure qualcuno che ha fatto bene i suoi calcoli.- interviene Rude. Questa volta siamo io ed Elena a fissare lui.

 

Aggrotto la fronte, affrettando il passo per affiancarmi a lui.

- Dici che potrebbe trattarsi di un gruppo o un’alleanza che conosce la Shin-Ra, zo to?- Potrebbe anche essere così…tutto sommato è un’ipotesi da non scartare.

Rude abbozza un ipotetico sì con il capo. Mi poggio una mano sul mento, perplesso.

 

Sento Elena dietro di noi, emanare un lungo sospiro.

- Ragazzi…-esclama. Ci fermiamo un secondo, voltandoci verso di lei- Non dimenticate che siamo Turks.
E ti pareva! Pensavo che volesse una volta tanto, sparare qualche frase sensata ma, invece per l’ennesima volta, non è così. E’ un caso disperato…

 

Mi affianco mettendole un braccio attorno al collo, in segno di scherzo.

- E tu, dimenticati ogni tanto delle formalità, Turk biondo!

Rido un po’ per prenderla in giro. Conosco il suo carattere. Anche se non lo ammetterà mai, è preoccupata come noi per questa faccenda. Elena è un po’ la “mamma” di noi agenti. Sempre pronta al rimprovero e all’educazione dei suoi amati bambini vestiti di blu. Forse anche troppo.

La libero dalla mia dolce morsa quando arriviamo al piano di sotto e si congeda da noi, scomparendo poi nella penombra, non appena voltato l’angolo.
Sono ancora pensieroso.

Che ci volete fare, è il mio carattere.

 

- So che non seguirai il mio consiglio, ma prova a non pensarci.- pronuncia Rude, dandomi una bella pacca sulla spalla.

Sbando perché assolto nei miei pensieri. A momenti casco a terra, ma riesco a riprendermi all’istante.

- Un giorno o l’altro dovrai farmi conoscere la tua famiglia… sono curioso di vedere se tuo padre ha le mani più grandi delle tue, zo to!- non ne ho mai viste di così belle massicce e robuste.

 

- Vedi di riposare. Stanotte sarà lunga.- afferma il ragazzone. Mi batto una mano sul petto, come per fargli capire di non preoccuparsi. Lo saluto con un bel “stammi bene socio” ma, quando sono sul punto di girare i tacchi e andar via, lui mi dice:

- L’eleganza di un uomo, si vede dal nodo della cravatta.

Mi guardo confuso l’affare in questione, e poi replico:

- Stai forse dicendo che non sono capace di farmi un nodo così tanto elegante?!- balbetto sconcertato. Evidentemente sì, visto che il socio si è accorto subito dell’imbroglio.- Ma che cosa sei? Un chiaroveggente?!- alzo lo sguardo al soffitto, spalancando le sopracciglia quasi a dire “che ci vuoi fare”. Non sembra ma, sotto quel paio di occhialini scuri, non gli sfugge nulla.
In verità, la cravatta mi è stata annodata da Yuffie.
Per qualche istante mi ero completamente scordato di lei. La storia della base mi ha fatto dimenticare ogni cosa.
Speriamo che si risolva in fretta, altrimenti mi aspettano delle amare e poco gradite nottate in bianco!

 

 

 

 

La bambina di Wutai.

La mocciosa di Wutai.

La piccola ninja di Wutai.
Quale suona meglio?
Continuo a ripetere parole o frasi attigue, fissando il soffitto mentre me ne sto ben sdraiato sul lettino.
Comincio ad accarezzarmi la camicia che indosso.
Ma perché?
Yuffie non è qui. Il suo capo non è appoggiato qui.

Questa piccola ragazzina mi sta mandando letteralmente in tilt! E tutto perché non riesco a spiegare il suo stranissimo modo di comportarsi. Non si sarà mica invaghita di me?! Mi lancio una mano sulla faccia.
Sbatto la testa sotto il cuscino restando così fino al momento in cui sono costretto a riemergere per prendere ossigeno.
- Al diavolo le donne!- ho altro a cui pensare in questo momento. Una volta però risolti i problemi, è ovvio che mi darò alla pazza gioia. Dopotutto sono un libertino.

 


Mi sveglio in piena notte. Guardo l’orologio posto sul comodino affianco al letto.

Le 2 e 45.
Sono un po’ sudaticcio. Fa molto caldo da queste parti.
Mi alzo dal letto con l’intenzione di spalancare la finestra, ma è già aperta.
- Impossibile!- esclamo.    

- Se tu solo lo volessi, saresti capace di liberarti dalla mia stretta senza tante prefazioni.- Yuffie?!
Mi volto di balzo.

- Yuffie?!!- strepito.
La piccola ninja contorce il musino, dondolandosi con la testa che fa capolino dal bordo del letto.

- E’ la prima volta che ti sento pronunciare il mio nome come si deve.- sottolinea guardandomi di sottecchi.
Non faccio caso alle sue parole, e mi avvicino verso di lei piegandomi in avanti.

 

- Cosa ci fai sotto il mio letto?!- le dico allungando un mezzo sorrisino che non trasmette per niente nulla di buono.
Mi fa una linguaccia, e poi scompare inabissandosi tra un miscuglio di lenzuola finite a terra.
Non ho tempo di giocare a nascondino!

- Sei proprio una cattiva bambina!- Sollevo le coperte, scoprendola.- Ti ho trovato!

Rido di gusto mentre però la mia voce viene coperta da un singhiozzo strozzato.

- Ho l’impressione che qualcuno qui stia piangendo.- dico con tono un po’ ironico. Purtroppo c’è poco da ironizzare. Il singhiozzo aumenta. Mi inginocchio al pavimento, faccio per toccarle il capo, ma Yuffie mi sgattaiola come un micio al di sotto del letto. – Hey!- esclamo- Ma si può sapere che ti prende?!- mi sbatto entrambe le mani in faccia, fino a strofinarle su tutta la superficie. Perché questo genere di problemi capita soltanto a me? 
- Mi dici perché piangi? E’ successo qualcosa?- “e perché cavolo sei venuta proprio da me a farlo?!!” vorrei aggiungere, ma mi rendo conto che in questo momento non sarebbe tanto carino da parte mia. Non ottengo risposta, ma solo un continuo gemere che con tutta sincerità, mi provoca una forte stretta al cuore. – Vaaabene!- enfatizzo- Vorrà dire che quando ti sentirai pronta, mi farai un fischio. Intanto io mi stendo sul letto, e se dovessi prender sonno, ti do l’autorizzazione di svegliarmi.- faccio forza sulle mie ginocchia, sollevandomi da terra. Mi distendo sul lettino portandomi le mani sulla pancia ed intrecciando le dita come in segno di preghiera.

Fisso il soffitto.
Nel frattempo lo straziante pianto a singhiozzi, si è interrotto. Ha fatto presto la bambina a calmarsi, eh?
Mi giro su di un lato, affacciandomi al fianco destro del letto.

- Iuuuuuuuhuuuuuuu??? Sei ancora lì? – domando. Mi sporgo ancora di più, però molto silenziosamente, fino a strisciare sulle lenzuola. Ho tutta l’intenzione di coglierla alla sprovvista. O meglio…avevo tutta l’intenzione di farlo… Il mio lungo codino rosso, vola giù a penzoloni, arrivando a toccare il suolo. Porca…! Addio “effetto sorpresa”! Non mi scoraggio e tento di avanzare lo stesso, tirando a me le coperte e facendo irruzione lì sotto per farle lo stesso prendere un bello spavento. 
Incurvo le labbra per dire “cucù”, ma le sillabe mi rimangono dentro, come bloccate da qualcosa. Qualcosa di molto caldo che m’infiamma il viso facendolo diventare ancor più rosso di questa mia testa rossa.

Cos’è questa strana sensazione? Cos’è quest’improvviso calore che arde sul mio volto?

Faccio tardi ad accorgermene. Quel “cucù” è stato appena sigillato. Il sigillo di un bacio.
E’ un attimo. Pochi istanti e poi vedo Yuffie guizzare via, sparendo nel blu della notte. Faccio per parlare, per muovermi, ma mi riservo solamente una brutta e rovinosa caduta.

- Ahi!!!!!!!!!!- urlo di brutto e mi lamento, svegliandomi d’improvviso ai piedi del letto. Sono appena cascato a terra. E anche bene direi, vista la posizione. Ho le gambe in aria che si agitano fortemente per rimettersi in sesto, e la testa spiaccicata sul freddo pavimento.
Riesco finalmente a voltarmi e a stendere tutto il corpo a terra. Ricorro alla forza degli addominali per sollevarmi alla meno peggio, e mi aggrappo alle lenzuola per tirarmi su.
Era un sogno. Un banale sogno.

Ma possibile?

Sembrava tutto così reale. Ma proprio tutto. L’unica cosa che non ho gradito, è questa orrenda caduta. Ho preso proprio una bella botta.
Mi massaggio la nuca, bella dolorante.

- Ahi ahi ahi, zo to!- pigolo quasi con la lacrimuccia agli occhi.
Il dolore però ad un tratto sembra svanire. L’istinto prende possesso di tutto. Mi passo la lingua tra le labbra. Un bacio. Mi sembra di sentirne il sapore ancora impresso sulla sottile pelle di questa bocca. Ha un gusto un po’ dolciastro. Non ne ho mai sentiti di così zuccherini. Devo dire che…mi piace.

Ad un tratto mi scrollo i capelli con la mano. Sto veramente impazzendo.

Menomale che si tratta di un sogno. Già, menomale! Quella ragazzina è davvero insopportabile! Però…
Mi torna alla mente qualcosa. Nell’incubo, se così lo si può chiamare, mi è parso di aver sentito Yuffie ripetere una delle frasi dette da lei stessa mentre mi trascinava tutta febbricitante tra le stradine di Midgar.
Mi gratto la testa.
Dicono che se qualcosa ti rimane impressa nella mente per tutta la giornata, è probabile che si manifesti anche sottoforma di sogno. Sarà vero, oppure posso pensare che si tratti solamente di una coincidenza?
Di una cosa sono sicuro, e cioè che grazie al provvidenziale ruzzolone, non sarò costretto a beccarmi una bella ramanzina da parte di Rude.

Guardo l’orologio.

Le 23 e 28.
Tra esattamente dodici minuti, dovrò raggiungere la hall dello stabile.
Giusto il tempo di riprendermi, fare un doccia e naturalmente gettarmi dalle scale.

Un’impresa non proprio facile, ma tutt’altro che impossibile!

Pronti? Via!

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi da parte dell’autrice:

 

Per Youffie: Come prima cosa, grazie per la bella e lunghissima recensione! Non tutti le fanno così precise ed ampie…!  ;___;

Poi, mi tocca ahimé darti una cocente delusione per quanto riguarda le scenette che interessano Rude e Tifa… La storia è interamente incentrata su Reno, sulla sua vita, e su tutto ciò che gli ruota attorno… ovviamente c’è anche la sua piccola e pestifera ninja, a fargli un pochino compagnia ^___- però, sul pelatone e la moretta deliziosa, non ci sarà nulla di interessante… Rude è troppo timido per farsi avanti, e lo vedrai spesso sgattaiolare lontano dalla sua amata Tifa, lasciando solo quel povero diavolo di un Reno…! Comunque, la fanfiction non l’ho ancora finita… e non escludo certo la possibilità che tra i due timidoni ci possa essere qualcosa…! Almeno nel finale, eh!

Per le imprecisioni, no problem, zo to! Io ci sto! Qua la mano, socia! ^^, (quel dannato rosso mi attacca le lingue… ‘ccidenti a lui!!)        

Ti volevo chiedere un parere riguardo al colore dei capelli di Reno: secondo te, sono i suoi, oppure è tintura??

E’ davvero raro averceli di un rosso così vivo e all’apparenza artificiale…

Il dubbio mi è sorto l’altro giorno, mentre guardavo un’immagine di Rod, un character del Before Crisis, che ha i capelli rossi, ma più spenti… naturali ecco!

Va bene che in tutti gli FF tra capelli argentei, e occhi rossi, non ci si fa tanto caso, però quel ciuffo rosso, per la miseria! E’ davvero troppo rosso!

Detto questo… Aspetto una tua recensione! Mi raccomando!

 

Per Rena-ta: ho visto i filmati su you tube, e non vedo l’ora di giocare al Crisis Core!!! Accidentaccio!!! Se non arriva subito, mi piglio la versione jap! (pensa che non ho neppure la PSP… però intanto mi accaparro il gioco, dato che potrebbe finire da un momento all’altro…! Ma quant’è brutta la scritta sold out? ;___;) Non sai quanto ho pianto per il Before Crisis… ti giuro! Ero pure tentata di comprare un cellulare che andasse bene per giocarci…! Gia mi vedevo , lì, tutta contenta , a fare la turk! Avrei sicuramente scelto la dolce Shisune! Ah! Comunque non è questo il suo vero nome! Lo dice proprio lei, a Zack, in una scena del filmato che ho visto su you tube! Essendo la versione giapponese, senza sottotitoli subdoli (ogni tanto lo fanno, magari scrivendo cose che poi non sono vere… meschini!), te lo posso assicurare al 100%!

Quel personaggio nasconde un bel po’ di segreti, credimi…!

Oh! Per quanto riguarda quella stessa cosa che cerchiamo entrambe… beh, la cerchiamo entrambe!

Tu con la chioma argento, ed io con la rossa! Anche se non arriverà mai, perché forse troppo impensata, o difficile… io non mi abbatto! E sai perché? Perchè esistono sempre le tinture…! Ihihihihi ^,,^

Grazie ancora per l’aiuto!

 

 

 

Per tutti gli altri, come sempre, continuate a recensire! Sono così felice quando lo fate, che non riesco mai a trovare le parole adatte per ringraziare tutti come si deve…-___-,

Gomenasai… zo to!

 

Niko niko

 

                                                                                             Botan    

 

   
 
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