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Autore: AyrinL    21/05/2013    3 recensioni
AU Seblaine, long tratta dal film One Day.
Blaine e Sebastian sono migliori amici fin dai tempi del liceo. Cosa accadrà ai due nel corso degli anni? Quanto tempo ci vorrà prima di capire che sono fatti l'uno per l'altro? Cosa riserverà per loro il destino?
"- Blaine, gli amici ti chiedono come stai, anche se poi non gliene importa davvero a nessuno. I migliori amici invece parlano con te esattamente come un bravo psicologo che scava nell’animo di un suo paziente. Solo che lo fanno gratis."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scusate immensamente per il ritardo. Credo che molti di voi sapranno che mese disastroso sia Maggio. Spero comunque di aver ripagato l’attesa con questo capitolo. Buona lettura e grazie in anticipo per chi è ancora qui, anche dopo un mese :D
 
 
 

                                                                                                                                                                                                




     15 luglio 2002
 

 
- Sebastian! Finalmente, sono tre giorni che ti cerco, ti credevo morto!
- Blaine, sto venendo lì da te.
- Cosa? Seb, tutto bene?
- Sono già sull’aereo, ti chiamo io più tardi.
Sebastian attaccò senza dare opportunità a Blaine di replicare. Sprofondò nella sua poltrona di terza classe, accanto a lui un vecchio signore russava da circa un’ora. Prese un respiro profondo, concedendosi un attimo per riflettere a fondo.
Guardò il suo riflesso nella piccola finestra al suo fianco: aveva un aspetto orribile. Le profonde occhiaie e la barba incolta, l’espressione stanca di chi non dorme da troppo tempo e ha la testa piena di pensieri. Talmente stanco da non godersi per un solo attimo il cielo e le nuvole che si espandevano fuori il vetro.
Un ragazzo prese posto davanti a lui. Recuperò un libro dalla sua borsa e cominciò a leggere. La copertina era blu, e una scritta dorata riportava il titolo e il nome dell’autore. Riconobbe immediatamente il libro.

One Day, di Blaine Anderson.

Sorrise, ricordandosi di quando un anno prima Blaine gli diede la notizia della pubblicazione. Era orgoglioso di lui, finalmente aveva realizzato il suo sogno. Certo, sarebbe stato bugiardo a negare che sentiva terribilmente la sua mancanza ora che era in Francia, ora che aveva la sua vita e si vedevano di rado. Ma sarebbe stato altrettanto egoista non pensare alla sua felicità. Erano di nuovo lontani, ma sapere che lì, a Parigi, che aveva una ragione per vivere, lo faceva stare meglio. 
Pensò che dopo anni la situazione si era ribaltata, che adesso era Blaine quello ricco e di successo, e lui non era nessuno. Lui era sempre quello insoddisfatto, che indossava una maschera fatta di sorrisi finti, che viveva di finzioni e fuggiva la realtà come un bravo illusionista.
Anche la sua storia con Thad era una vana illusione, che dopo tanto tempo si era sciolta al sole mostrandosi come era davvero.
Tre giorni prima, Thad aveva confessato a Sebastian di avere un altro.
Era innamorato di un’altra persona. Una persona conosciuta sul posto di lavoro. Una persona che forse poteva dargli davvero una vita favolosa. Sebastian non aveva molto da offrire, ma quel poco che aveva lo donava con la potenza di mille splendidi soli, e la fine di quella storia era per lui una sconfitta. Per l’ennesima volta si era lasciato sfuggire dalle mani qualcosa di bello.
Non ci furono scenate, urla, spiegazioni. Sebastian lasciò la loro casa, fece i bagagli, restò due giorni in apnea cercando di riflettere su come agire, poi, istintivamente, capì che c’era una sola cosa da fare. Ed era quella più semplice: andare da Blaine. Perché era l’unica persona che aveva al suo fianco. Perché era l’unico che, nonostante avesse la sua vita, interrompeva qualsiasi cosa stesse facendo per parlare al telefono con lui. Qualcuno una volta disse che le geografie del cuore non conoscono distanza.
E Sebastian pensò che in quel momento, quel qualcuno, avesse perfettamente ragione. Non importava quanto tempo ci avrebbe impiegato quell’aereo per arrivare in Francia, avrebbe sopportato la presenza di un vecchio ingombrante e di un bambino che scalciava dietro il suo sedile.  Sembrava l’unica cosa giusta da fare. O per lo meno, quella più sensata.  Contava i minuti che passavano e i chilometri che scorrevano sotto di lui, pensò a quello che avrebbe dovuto dire a Blaine quando sarebbe arrivato.
Riflesse a lungo sulla fine di quella storia. La sua prima storia finita così, senza troppi giri di parole. E allora perché non aveva la forza e il coraggio di combattere? Non una sola parola, non una sola lacrima. Erano bastate poche frasi di circostanza per porre fine a tutto. È davvero possibile dimenticarsi in poco tempo di una persona? Thad l’aveva fatto. Di chi era la colpa? Non lo sapeva.
Pensò a sua madre, che lo avrebbe accudito come quando era ancora un bambino.
Si appisolò tra un pensiero e l’altro, un sonno disturbato da incubi strani, come un film di qualche artista visionario. Sentì qualcuno toccargli una spalla.
- Signore, siamo arrivati.
Maledì l’hostess per averlo svegliato. Si sentiva completamente indolenzito e provava un dolore acuto alla testa. Diede un’occhiata al suo cellulare che accese immediatamente: erano le otto di sera.
Trovò una serie di messaggi di Blaine che chiedeva spiegazioni, ma lasciò perdere.
Fuori il sole di luglio accennava appena a tramontare, si alzò e recuperò la sua borsa e in fretta scese dall’aereo.
L’area parigina lo travolse con la sua freschezza, prese un profondo respiro e cercò di sorridere almeno un po’.
Restava solo da prendere un taxi fuori l’aeroporto.
Quando lo trovò, l’autista chiese se avesse bagagli da caricare.
- No, grazie.
Salì in macchina, sorridendo per la sua impulsività che lo aveva portato in Francia senza bagagli. Mezz’ora dopo, il taxi scaricò Sebastian dinanzi l’abitazione di Blaine.
Una piccola villetta di periferia, l’intonaco bianco e le finestre ricoperte di violette sul davanzale. Era tutto così candido, tutto così… da Blaine. Si chiedeva cosa ci fosse di utile nel vivere in una casa così curata, ma da soli.
Sebastian prese un respiro profondo, decise di contare fino a tre prima di raggiungere l’ingresso e suonare.
Non sapeva perché fosse ansioso. Ma sapeva che aveva bisogno di rivedere Blaine.
Premuto il campanello, udì il suono acuto da dietro acuto, poi l’avvicinarsi del passi veloci di Blaine che correva ad aprire la porta.
- Sebastian!
Sebastian sorrise timidamente, non trovando le parole da dire. Si intrufolò nella casa senza proferire nulla. Quando furono dentro, lasciò cadere a terra la sua borsa e guardò Blaine, sentiva un groppo salire in gola.
Stava per piangere.
Tutte le emozioni trattenute fino a quel giorno stavano per uscire fuori.
L’ultima volta in cui aveva provato una sensazione simile, fu quando suo padre lo avvisò della malattia di sua madre.  
Eccole, di nuovo lì, quelle lacrime lancinanti, quelle che traballano sull’orlo degli occhi e poi cadono velocemente sulle guance, una dopo l’altra. Le crepe che si aprono e provocano terremoti interiori. 
E il suo corpo, in difesa di quella tempesta, si mosse senza che Sebastian potesse controllarlo da Blaine. Tra le sue braccia.
Blaine lo abbracciò, lo strinse forte a sé, senza fare domande. Sebastian si avvinghiò al suo corpo come se fosse la sua unica ancora di salvataggio in mezzo quell’alta marea di lacrime. Il tempo cessò di trascorrere, l’unica cosa che poteva sentire era il battito accelerato di Blaine in sintonia col suo respiro, interrotto dai singhiozzi che si facevano sempre più forti. Piangeva, non riusciva a smettere.
Blaine lo fece sedere sul divano, ma Sebastian non accennava minimamente a staccarsi da lui. E dopo un tempo che sembrava infinito, cominciò a parlargli di tutto quello che era accaduto. Di come fosse rimasto di nuovo da solo, che la vita continuava a voltargli le spalle, che l’unica persona che aveva accanto era lontano mille miglia da lui.
Blaine lo accarezzava e lo stringeva ancora forte a sé, Sebastian sentiva il suo respiro contro i suoi capelli.
- Ci sono qui io adesso, stai calmo, non piangere.
Blaine cercava di tranquillizzarlo in tutti i modi. E lì, tra quelle braccia, ormai lo sapeva bene, si sentiva protetto. Era quella la sua unica casa. Tornò a respirare regolarmente, sentiva la tempesta dentro di sé placarsi. Blaine non si staccò un attimo da lui.
Restò su quel divano con lui tutta la notte, si addormentarono in quell’abbraccio, in quel groviglio di cuori pulsanti che si rincontravano dopo tanto tempo.
Sebastian si addormentò contro il suo petto. E quella notte non fece incubi. Tutto in quella casa era silenzioso, un silenzio calmo, una pace che cancellò, in quelle ore, tutti i ricordi cattivi. Trovò anche la forza di sorridere in quella notte, perché no, lui non era affatto solo.
Improvvisamente, quell’atmosfera divenne surreale, magica.
Aprì gli occhi, la casa si colorò di una luce rosa: il sole stava sorgendo all’orizzonte, fuori solo il suono del fruscio delle foglie mosse dalla leggera brezza estiva. Su di sé, la presa rassicurante di Blaine, le sue mani che toccavano la spina dorsale. Restò a guardarlo per alcuni minuti.
La luce solare filtrata dalle finestre inondava dolcemente il suo viso.
Era bellissimo.
Cominciò ad ammirare i tratti del suo viso, a seguire con gli occhi i lineamenti del suo viso.
Stava succedendo qualcosa. Il cuore cominciava a battere sempre più veloce. Sembrava di essere di fronte un’opera d’arte. Un’opera d’arte che lui poteva toccare.
Istintivamente, portò le sue dita sul suo viso. Sfiorò i suoi capelli ancora ricci e folti, scese lungo la sua fronte, le palpebre. Da lì poteva contare una ad una le sue lunghe ciglia. Le guance, la mascella, per poi risalire su fino le labbra.
In un altro momento avrebbe trovato quella cosa ridicola. E invece lì, in quel momento, quel gesto gli sembrava così naturale.
Sentiva riaffiorare qualcosa tra di lui. Le crepe della sera prima richiudersi lentamente.
Il respiro gli si faceva sempre più pesante. Forse era una folgorazione? Cosa diamine stava accadendo?
Si sentiva strano. Un brulichio di vita che nasceva dalla punta dei piedi e percorreva la sua colonna vertebrale, facendolo rabbrividire. La sua mano sostava ancora ferma sul suo viso, quando Blaine aprì leggermente gli occhi.
Sebastian ritrasse subito la mano. Blaine restò a guardarlo prima perplesso, poi dolcemente.
Poi, senza che potesse controllarsi, senza poter fermarsi in tempo e contare fino a dieci, Sebastian disse dolcemente:
- Credo di amarti.
Solamente l’attimo dopo, capì quello che aveva fatto.
Si alzò dal divano, guardando spaventato Blaine.
Cosa aveva fatto? Ma diamine, se era vero. Si, lui lo sapeva ora, l’aveva sempre saputo.
Sebastian era follemente, incommensurabilmente, inevitabilmente innamorato di Blaine. E solo allora capiva che era sempre stato così. Rimasero a guardarsi per lunghi secondi, e in quel lasso di tempo, come in un film muto accelerato, vide davanti a sé tutto il ripercorrere della loro storia. E solo allora capiva: aveva sempre amato Blaine, ma era troppo cieco per capirlo.
Lui amava Blaine.
“Cazzo!”.
- Io…
Blaine si alzò dal divano, cominciò a fare avanti e indietro per la stanza.
Sebastian lo seguì, cosciente di aver commesso forse un errore.
Poi, all’improvviso, Blaine si parò davanti a lui.
- Cazzo! È tutta la vita che cerco di esserti solo un amico. È da tutta una vita che sono innamorato di te, di te che sei sempre stato maledettamente cieco! E adesso, proprio adesso che finalmente ci stavo riuscendo, tu mi sconvolgi! Cazzo se ti odio! Ti odio!
E Sebastian restò inerme di fronte alle lacrime di Blaine, che era vicinissimo a lui,a pochi millimetri dal suo viso, i respiri che si fondevano.
Poi lo vide serrare gli occhi, allentare la presa delle mani chiuse a pugno.
- Io non ci riesco Seb, non ci riesco…
- Io… Blaine, mi dispiace, sono uno stupido…
Blaine portò una mano sulla sua bocca per zittirlo.
- Non ci riesco a non amarti.
Quella frase colpì il cuore di Sebastian. Restò in apnea per alcuni secondi, la mente offuscata, il respiro pesante, ma l’anima improvvisamente leggera.
Blaine azzerò la distanza. Prese il volto di Sebastian tra le mani e cominciò a baciarlo.
Un bacio affamato, appassionato, le labbra di Blaine che per troppo tempo hanno cercato quelle di Sebastian.
Un bacio famelico, di quelli senza respiro, di quelli desiderati a lungo ma per troppo tempo non dati.
Tutto era accaduto in fretta, eppure era l’unica cosa che aveva un senso.
Quella mattina, Blaine e Sebastian fecero per la prima volta l’amore.
La passione li aveva travolti e li aveva riuniti dopo anni e anni di attese, di lasciate, di riprese.
Sebastian non pensava a cosa sarebbe successo dopo. Era felice, e al momento aveva bisogno solo di quello.
Con quel bacio, Blaine aveva cancellato in un solo secondo tutto il dolore che aveva accumulato in quei anni. Blaine era la sua salvezza, adesso lo capiva.
 
 
 
 
   
 
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