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Autore: RomanticaLuna    22/05/2013    1 recensioni
La famiglia Malfoy, rispettata da generazioni e temuta, ha la "sfortuna" di accrescere con un nuovo componente "diverso". Una nuova avventura tra maghetti, una ripresa della vecchia storia dei Malandrini, una FF di amicizia, amore e divertimento. =)
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Lucius/Narcissa, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Un piccolo gemito risuonò in un'enorme stanza colma di gente indaffarata che correva ovunque, in un pomeriggio di inizio primavera. Il sole splendeva fuori dalla finestra ed il profumo dei fiori rinfrescava l’aria viziata della grande villa Malfoy.
Urla di dolore si alternavano a quelle di gioia che, in poco tempo, presero il sopravvento.
Una bambina minuscola e grinzosa venne stretta in una coperta blu cielo, gli occhi chiusi ed il corpicino immobile.
Tutti si guardavano gli uni gli altri in fremente attesa, non capendo le cause di quello strano silenzio. Le streghe che l'avevano fatta nascere bisbigliavano chiedendosi come fosse possibile che, nel giro di qualche secondo appena, quella creatura potesse essere morta, nonostante alla nascita  l'avessero sentita piangere.
Un'anziana signora si avvicinò alle magi-ostetriche, prese la bimba in braccio e la scosse leggermente, le massaggiò la pancia e mosse le mani in movimenti sicuri sulle palme dei piedi e sulle gambe inermi, fino a che la boccuccia della piccola si aprì facendone uscire un pianto leggero e soffocato.
Il viso della neonata diventò nel giro di una frazione di secondo rosso e concentrato nell’atto di farsi sentire al mondo, i pochi capelli erano intrisi di sangue sangue che venne catturato dalla salvietta che le era stata posta attorno al corpicino.
La donna diede la piccola all’uomo che le stava a fianco, un uomo giovane e di bell’aspetto, per farle il primo bagnetto, prima di assistere la giovane distesa sul letto. La bimba strillava e si dimenava mentre l’uomo, suo padre, la strofinava delicatamente per togliere lo strato di sangue dalla pelle diafana.
Non era la sua prima figlia, ma il giovane non ricordava di aver avuto tanti problemi con Scorpius, il primogenito.
Quando tornò dalla moglie teneva la neonata pulita ed ormai stremata avvolta da una copertina di seta azzurra. La pose delicatamente sul ventre della compagna e subito la piccola si attaccò al seno per mangiare, cercando quel profumo che le era tanto familiare, quelle carezze dolci ed affettuose che da nove mesi la facevano sentire amata.
“Come la chiamiamo?” chiese l’uomo guardando moglie e figlia distese sul letto matrimoniale.
“Daphne” disse lei, guardando i due ciuffi biondi e ribelli che erano già spuntati alla piccola.
Lui la guardò indifferente per un momento, portando il pensiero alla donna che portava quel nome, morta solo l’anno prima all'estero per seguire uno stupido sogno.
“Sicura di non volerle dare un altro nome?” domandò con un’espressione neutrale.
“Cos’ha che non va? Era il nome di mia sorella e sono sicura che lei lo porterà come si deve!” lo sguardo che gli lanciò fece capire al marito che la discussione doveva finire lì.
Lui si arrese, non voleva litigare con lei per una cosa così stupida.
La porta si aprì piano ed un bambino biondissimo e con gli occhi dal colore del ghiaccio entrò nella stanza, seguito da un uomo con lunghi capelli grigi.
“Nonno, perché la mamma è sul letto?” chiese il piccolo.
“Perché è stanca, ha appena avuto la tua sorellina e deve riposare” le spiegò l’anziano.
“E perché ha avuto una sorellina? Io stavo bene anche da solo”
“Vedi Scorpius, quando una mamma ed un papà stanno insieme è normale che abbiano più di un bambino”
Insospettito e guardingo il piccolo Scorpius si avvicino ai genitori, prima di gettarsi sul letto vicino alla madre, intenta ad allattare Daphne.
“Ciao ometto" gli disse lei stringendolo a sè "Ti presento la tua sorellina, Daphne” e mosse con delicatezza una manina della bimba ancora intenta a ciucciare, nel tentativo di fare ciao ciao al fratello.
Il bambino la guardò qualche secondo "E' proprio brutta" disse semplicemente facendo una smorfia. I genitori risero.
“Eri uguale uguale anche tu quando sei nato. Con il tempo vedrai che diventerà una bellissima principessa" la madre gli diede una carezza sui capelli prima di continuare "e il tuo compito sarà quello di proteggerla e di insegnarle tutto ciò che noi abbiamo insegnato a te. Sei suo fratello maggiore e dovrai essere forte anche per lei!”.
Gli diede un bacio sulla fronte e gli pettinò i capelli con le dita affusolate che tanto avevano intrattenuto amici e parenti mentre delicate ma sicure scorrevano sui tasti del pianoforte del salone.
“Ha il nome della zia” constatò con tono offeso. Quella marmocchia non poteva portare lo stesso nome della sua zia preferita, nonché unica, che gli aveva insegnato tutte le magie più potenti e raccontato le storie più belle ed avventurose. Non ne era degna.
“Si” annuì sua madre, sistemandosi più comoda sul cuscino e lasciandosi trasportare dalla stanchezza "Mi prometti che ti prenderai cura di lei?" allungò il mignolo, in attesa di siglare quella promessa tanto importante.
"Si, prometto" rispose lui, ora raggiante, stringendolo con il suo. Cominciò a giocherellare con le manine della piccola e subito sentì qualcosa scaldargli il cuore. Forse fu la risata, sdentata ma contagiosa, della nuova arrivata, forse il fatto che si stesse aggrappando a lui con tutta la sua forza, fatto sta che in quel momento non gli sembrò più tanto brutto avere una sorella minore.
Quando la mamma si addormentò, la bimba fu presa dalla nonna che la portò nella sua stanzetta, mentre Scorpius venne accompagnato in giardino dal padre, per godersi il sole e la bella giornata.
Fu così che quando Daphne aprì gli occhi sul mondo si trovò da sola ed in un posto sconosciuto. Nessuno era lì per lei e nel suo piccolo si sentì dimenticata ed impaurita.
Agitò le manine paffute verso l’alto, cercando di attirare l’attenzione di quelle persone che aveva sentito stringerla o della sua mamma che l'aveva protetta e amata per tanti mesi, ma nessuno arrivò ad accudirla. Si mise a piangere, ma la voce era troppo flebile per essere udita al di fuori della camera. Quando capì che era inutile smise, sentendosi persa in quel luogo così grande e poco illuminato ed iniziò a guardarsi intorno. La sua vista si stava ancora formando e non le era facile vedere gli oggetti sparsi qua e là ed i suoi occhi erano ancora troppo deboli per rimanere aperti a lungo, ma si sforzò di farsi un’idea di cosa la circondava.

******

Le voci della servitù risuonavano nei corridoi, la stessa frase pronunciata da voci diverse: la signora Malfoy era appena deceduta.
Draco si tenne a suo padre per non rovinare a terra, consapevole di aver appena perso una compagna fidata e leale e che il peso dei figli sarebbe ricaduto interamente sulle sue spalle.
Guardò il maggiore per un momento, stava giocando con una piccola palla colorata in mezzo al prato.
Tutto di quel bimbo rappresentava un Malfoy, dai capelli biondi che volavano al contatto con l’aria agli occhi chiari in un viso magro e delicato, la carnagione pallida ed il corpo slanciato. Per avere tre anni, gli arrivava già alla vita ed era ambizioso come pochi altri bambini.
“Signore, dobbiamo preparare il funerale, signore?” chiese un elfo domestico vestito solamente con uno straccio sporco e logoro, il naso lungo ed aquilino ed i grandi occhi verdi insensibili alla sofferenza del padrone.
“Si. Sistemate la camera e chiamate i parenti. Domani ci sarà l'addio” rispose dopo qualche secondo il padrone, allungando la mano scheletrica su cui teneva la fede di matrimonio.
Non aveva mai amato Astoria, eppure non avevano mai litigato in 5 anni di matrimonio. L’aveva sposata come si fa sempre nelle famiglie Purosangue, per mantenere inalterata la purezza della discendenza. 
Sentiva un macigno pesargli sullo stomaco, la testa riempirsi di mille pensieri, intenta ad organizzare gli eventi del prossimo futuro. La vita aveva voluto giocargli un altro brutto scherzo, aumentando il fardello che già gravava sulle sue esili spalle.
“Draco, noi ti saremo sempre vicini” disse suo padre, la voce bassa e rotta.
“Si, tesoro, baderemo noi ai bimbi” confermò la madre.
Malfoy li guardò un attimo, non sorrise né ringraziò, ma si diresse verso la stanza della moglie per darle l’ultimo saluto.
I gorgheggi di Daphne lo fecero fermare davanti alla sua porta e lo spinsero ad entrare. Draco guardò la figlia agitarsi nella culla, due grandi occhi impauriti si guardavano attorno curiosi, la garza insanguinata appiccicata al suo pancino gonfio si muoveva ritmicamente.
Appena la prese in braccio, lei si calmò. Lo guardò con un’espressione dolce, riconoscendo le mani che l’avevano lavata, poi si mise a ridere. Una risata cristallina ed acuta che creò un lieve sorriso sul volto imbronciato dell'uomo. Con le manine Daphne toccò il viso del padre, strizzandogli il naso, arrotolando i capelli fini tra le dita.
No, Draco Malfoy non avrebbe avuto bisogno di aiuti, avrebbe pensato da solo ai suoi figli, pensò stringendo la piccina al petto ed assaporandone il profumo di latte e di bagnoschiuma.
  
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