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Autore: someeonelikeu    22/05/2013    7 recensioni
« A tutti i ragazzi,una volta compiuti i sedici anni,che siano del nord,del sud,dell’est o dell’ovest,lo stato cancella la memoria.
Per questo non è permesso avere piu’ di un figlio e per questo facciamo nascere tutti i bambini nello stesso giorno,nessuno deve venire a conoscenza di questa procedura.
Noi vogliamo solo il meglio per i nostri cittadini e speriamo che questi siano capaci di crearsi una propria vita senza l’aiuto dei genitori.
Adesso tu attraverserai quella porta lì infondo,quella bianca,ti verrà cancellata la memoria in modo assolutamente indolore e poi sarai fatta entrare in un’altra porta che ti condurrà in una nuova città.
Sai,Cassandra,vogliamo sempre migliorarci,rinnovarci,questo è il perché sarete tutti mandati via,in modo che le persone piu’ anziane possano avere una dolce morte mentre le vecchie città vengono distrutte per far spazio alle nuove.
Nel giro di un mese la tua città sarà distrutta,ma tu non ricorderai nulla.»
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cassandra.


A Cassandra quella grande stanza dalle pareti bianche sembrava la sala d’attesa di un ospedale, solo meno frenetica, senza medici in camice bianco che correvano da un paziente all’altro; l’odore, poi, non era quello sgradevole di medicinali misto a candeggina, ma quello delicato della lavanda.
La sala era piena di gente, tutte famiglie come quella di Cassandra: due genitori dagli abiti eleganti con un figlio di sedici anni. La sua stessa età. 
Tutti gli adulti nella stanza erano in lacrime, il marito abbracciava la moglie ed entrambi abbracciavano il proprio figlio; i ragazzi, invece, si guardavano intorno spaesati: sembrava di essere in fila dal dentista, ma togliere una carie o inserire l’apparecchio per i denti di certo non faceva piangere delle persone in quel modo.
Le famiglie della città erano tutte formate da tre persone, perché a nessuno era permesso di avere più di un figlio – come tutto il resto anche il parto era programmato, e i bambini nascevano nello stesso giorno dello stesso mese dello stesso anno; quando capitavano dei gemelli si poteva decidere di abortire o, una volta nati i bambini, dare i rimanenti in adozione ad una famiglia che non poteva procreare.
“Che ci facciamo qui? Cosa devono fare?” chiese alla madre, la quale continuò a singhiozzare senza rispondere. Provò con suo padre, ma ottenne lo stesso risultato.
Cassandra sospirò indispettita da quel mutismo, ma si consolò nel sapere che non era la sola: tutti i ragazzi continuavano a fare domande su dove fossero e cosa stesse per succedere, ma non avevano mai una risposta: c’erano degli uomini vestiti di nero che passeggiavano tra le famiglie e facevano sì che nessuno dei genitori aprisse bocca.
La tristezza che regnava stava cominciando ad angosciarla.
Adesso lei e i suoi genitori erano i primi della fila. Cassandra fissava la porta bianca davanti a sé, sino a quando non si spalancò di botto. 
I tre entrarono in una camera dalle pareti e il pavimento bianchi, senza finestre. Tutto questo bianco le dava noia.
I genitori di Cassandra si gettarono verso di lei cingendola forte con le braccia; la madre continuava a spostare i capelli biondi dal viso e a baciarle le guance e il padre, che lei non aveva mai visto piangere prima di quel giorno, le diceva che tutto sarebbe andato bene.
Improvvisamente arrivarono due uomini dalle tute bianche e allontanarono la ragazza dai genitori come si strappa un frutto dall’albero: con violenza e poca delicatezza. 
Tenendola strettamente ognuno per un braccio, i due portarono Cassandra in una camera bianca. Tutto sembrava monocolore in quel posto. Al centro della stanza c’era un’elaborata scrivania, dietro alla quale sedeva un uomo in sovrappeso che rivolse alla ragazza un sorriso gentile.
Gli uomini dalla tuta bianca spinsero Cassandra sulla sedia al lato opposto della scrivania e uscirono dalla stanza.
Si guardò le braccia e vi trovò delle striature rosse, proprio dove gli uomini l’avevano stretta.
L’uomo si schiarì la gola e Cassandra tornò a concentrarsi su di lui: il suo sguardo però era attirato dalla pancia prominente, stretta in una camicia bianca e un panciotto con bottoni dorati che davano l’impressione di saltar via a momenti. Il pensiero le provocò un sorriso che represse subito: in quel momento tutto la inquietava. L’uomo iniziò a leggere con voce roca:
«Cassandra Agatha Laughlin,16 anni,nata e cresciuta a Pierre, Nord, figlia di Maybelle e Deagelo Laughlin.
Capelli biondi, occhi azzurri, statura 1.72 cm» 

L’uomo seduto dall’altro lato della scrivania spostò lo sguardo dalla cartella che conteneva tutte le sue informazioni alla ragazza, come per controllare che tutti i dati fossero giusti.
Lei continuava a guardarsi in giro, per nulla a suo agio. Tutta quella situazione la innervosiva e in più non riusciva a capire perché quell’uomo le stesse dicendo cose che lei sapeva già fin troppo bene.
« Piacere Cassandra,sono August Hopkins. »
August Hopkins si portò educatamente una mano davanti alle labbra secche e tossì in modo quasi silenzioso.
Si aggiustò il colletto già perfetto della camicia bianca e, poggiati i gomiti sulla scrivania, tornò a fissare Cassandra.
« A tutti i ragazzi, una volta compiuti i sedici anni, che siano del Nord, del Sud, dell’Est o dell’Ovest, lo stato cancella la memoria. Non mi è permesso spiegarne i motivi.
Per questo non è permesso avere più di un figlio e per questo facciamo nascere tutti i bambini nello stesso giorno, nessuno deve venire a conoscenza di questa procedura. »
 Il silenzio calò di nuovo nella stanza per un po’.
Il discorso che August Hopkins aveva appena fatto sembrava a Cassandra una registrazione, tanto il discorso era perfetto e fluido.
Cassandra sbatté le palpebre più volte, confusa. August Hopkins non si scompose, probabilmente aveva affrontato questo discorso e visto questa reazione fin troppe volte.
« Noi vogliamo solo il meglio per i nostri cittadini, e speriamo che questi siano capaci di crearsi una propria vita ed essere produttivi per lo Stato senza l’aiuto dei genitori.
Adesso tu attraverserai quella porta in fondo al corridoio e ti verrà cancellata la memoria in modo assolutamente indolore, e poi sarai condotta nella tua nuova casa in un’altra città.
Sai, Cassandra, vogliamo sempre migliorarci, rinnovarci, ecco perché sarete tutti mandati via: in modo che le persone più anziane possano avere una dolce morte, mentre le vecchie città vengono distrutte per far spazio alle nuove.
Nel giro di un mese la tua città sarà distrutta, ma tu non ricorderai nulla di tutto questo.»

Detto ciò, August Hopkins schioccò le dita e i due uomini riapparvero dal nulla, prendendo Cassandra per le braccia e conducendola, non troppo delicatamente, nella stanza in fondo al corridoio.
Inizialmente la ragazza era come stordita, doveva ancora metabolizzare ciò che l’uomo le aveva appena detto perché le sembrava tutto così assurdo: i ricordi della sua vecchia vita sarebbero stati cancellati per dar spazio ai ricordi della nuova, la sua città rasa al suolo insieme ai suoi abitanti più anziani per costruirne sopra una più innovativa, non avrebbe mai più rivisto i suoi genitori perché sarebbero morti.  Forse li avevano già uccisi.
Cominciò improvvisamente ad urlare e a dibattersi tra le braccia degli uomini dalla tuta bianca, ma non ottenne nessuna reazione né la presa dolorosamente ferrea si allentò, e riuscirono a trascinarla comunque nella stanza. Fu posta in una sorta di doccia rotonda senza rubinetti dalle pareti di vetro. Si ritrovò completamente immobilizzata.
La ragazza si guardò intorno. A parte lei e la cabina non c’era nient’altro. Era sola in mezzo al silenzio. Silenzio che fu poco dopo rotto da un insopportabile rumore metallico che le provocò delle fitte terribili alla testa. Pochi istanti dopo arrivarono i soliti due uomini dalle tute bianche, che la fecero uscire e posizionare in un’altra cabina trasparente in una stanza adiacente, mettendole in mano dei documenti e un mazzo di chiavi.

« Il tuo nome è Amberlee Everlark, hai sedici anni e abiti al numero 12.»

All’improvviso la sala bianca sparì, e al suo posto comparve un grande soggiorno sconosciuto dai divani crema. Era la sua nuova casa, ma quella non era casa.
Cercò uno specchio e si controllò. Aveva ancora il suo aspetto, per fortuna. Guardò i documenti, documenti freschi di stampa con la sua foto associata ad un nome che non era il suo.
Lei non era Amberlee Everlark.
Lei era Cassandra Agatha Laughlin, figlia di Maybelle e Deangelo Laughlin, nata e cresciuta nel Nord.
La sua memoria era ancora intatta, i suoi ricordi non erano stati cancellati.
  
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