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Autore: Shin83    22/05/2013    5 recensioni
[College!AU]
Tony è un nerd atipico, conta i giorni che lo separano dal MIT e si ubriaca alle feste.
Steve è il capitano della squadra di basket, fidanzata perfetta, vita perfetta. All'apparenza.
Che succede quando questi due mondi collidono?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nobody knows the rhythm of my heart
The way I do when I'm lying in the dark
And the world is asleep

 

 
Tony sfuggì a Bruce esattamente cinque minuti dopo aver lasciato la confraternita. Non era riuscito né a bere, né a portarsi via nulla, a parte una forte umiliazione.
Pensò quindi di avviarsi al pub del campus, corrompendo il barista, sarebbe sicuramente riuscito a sgraffignare una bottiglia di vodka da portarsi in stanza.
Infatti, così fu: sganciò venti dollari e se andò in camera col suo bottino. Iniziò a bere lungo la strada, così che, una volta arrivato a destinazione, era già sufficientemente brillo.
Fece in tempo a togliersi il giubbotto e le scarpe, bere ancora qualche sorso di alcol che perse i sensi cadendo sul letto.
Ovviamente non rispose neanche ad una delle chiamate di Bruce, da quando si separarono.
Dormì filato fino a mezzogiorno, anche se il suo sonno era stato disturbato da continui incubi: prima la sua domanda di ammissione al MIT respinta, poi l’immagine di Bucky che lo prendeva in giro, Steve muto che non lo difendeva, Steve che lo prendeva in giro con Bucky, Steve che lo baciava; non mancò neanche il classico e tremendo mal di testa che seguiva ogni qual volta si sbronzasse.
Guardandosi allo specchio, vide un Tony distrutto: colorito smorto, occhiaie e aveva ancora addosso i vestiti della sera precedente. Si spogliò e stranamente buttò tutto nel cestino dei panni sporchi, che era ormai diventato un oggetto decorativo.
Andò in bagno e aprì l’acqua calda per farsi una doccia, il getto gli distese un po’ i nervi e si rilassò, il mal di testa rimaneva lì, però.
Anche  quella sensazione di frustrazione rimaneva ben salda dentro di lui, ma non voleva pensarci né piangersi addosso, quindi decise di andare a recuperare del caffè e prendere un’aspirina, dopo essersi sistemato.
Così fece: una volta vestito, prese il giubbotto ed andò da Starbucks, prese il solito Venti di Americano e un paio di ciambelle per “coprire” l’aspirina.
Tornò dritto nella sua stanza, ci rimase chiuso per tutto il giorno, cosa che si ripeté il giorno successivo, lunedì: scorta di caffè e poi clausura in camera sua.
Non rispose ad alcuna chiamata di Bruce, non avviò Skype, non avvisò Steve di non presentarsi al recupero di lunedì pomeriggio.
Si dedicò anima e corpo a quello che doveva essere l’unica cosa importante per lui: lo studio e il raggiungimento dei suoi obiettivi.
Si ritagliò anche qualche ora per finire di leggere il libro sulla Guerra Civile, così da riportarlo in biblioteca il giorno seguente.
 
Il lunedì sera ignorò un SMS di Steve che gli chiedeva se fosse successo qualcosa per non essersi presentato in aula studio quel pomeriggio, ignorò la conseguente telefonata del ragazzo, ignorò la quindicesima chiamata di Bruce. Questo, stanco di fare telefonate a vuoto, verso le sette di sera, bussò alla porta della sua stanza.
“Ah, sei vivo, posso anche andarmene allora.” Disse il ragazzo parecchio irritato a Tony, che aveva appena aperto la porta.
“Che c’è?” disse.
“Veramente dovrei chiederlo io a te, cosa c’è, visto che son più di ventiquattr’ore che mi ignori senza remore.”
“Vieni dentro, non mi va di fare scene in corridoio,” invitò l’amico nella sua stanza.
Bruce fece slalom tra la confusione che regnava sul pavimento e trovò un angolino dove sedersi sul letto.
“Tony, scusa.” Esordì.
“Di cosa?”
“Di averti trascinato alla festa.”
“Mica è colpa tua se Barnes e Rogers sono due dementi,” Rispose Tony, che nel frattempo si era seduto alla scrivania, dando le spalle all’amico, trafficando con uno dei suoi robottini.
“Lo so, ma mi sento comunque responsabile di averti ficcato in quella situazione.”
“Ma smettila.”
“E allora perché non mi hai risposto al telefono e non ti sei fatto trovare su Skype?”
“Avevo da fare.” Tagliò corto lui.
“Tony.”
“Bruce, non mi va di parlare di questa storia, ok?”
L’amico ignorò la richiesta e continuò: “Ho visto Rogers, poco fa, mi ha chiesto se ti era successo qualcosa.”
Tony alzò la testa dal robottino e guardò fisso il muro davanti a lui.
“Mi ha detto che non vi siete visti oggi e non l’hai neanche avvisato. Sembrava sinceramente preoccupato.”
“’Sti cazzi.”
“Potevi almeno inventarti una scusa, se non volevi vederlo oggi.”
“Ma anche no, si è comportato da vero coglione sabato.”
“Dai, Tony, sembrava davvero imbarazzato davanti all’amico. Facendo così dai molta importanza alla cosa, e non eri tu quello che voleva mantenere le distanze?”
Tony continuò a guardare il muro, senza rispondere all’amico.
“Metti da parte l’orgoglio, dimostrati superiore e domani presentati alla lezione con lui. Se fai così, ti comporti da ragazzino che loro credono che tu sia.”
“Bruce,” cedette Tony, prendendosi la testa fra le mani. “Io non so se ce la faccio.”
“Certo che ce la fai. In fondo una settimana è già andata, ne restano solo altre due.”
“E’ dura Bruce, è dura. Per quanto io faccia di tutto per detestarlo, non ci riesco. Conoscerlo sta anche peggiorando le cose, non è affatto uno stronzo. Non è per niente uno che se la tira, è gentile. E’ un testone, indubbiamente, devo spiegargli anche le cose più semplici. Ma è una bella persona, nonostante il suo comportamento di sabato, e questo mi sta distruggendo. Ho paura di starmi innamorando seriamente.” Disse tutto d’un fiato, con la voce strozzata, continuava a dare le spalle all’amico, perché aveva gli occhi velati di lacrime e Tony Stark non era proprio il tipo da pianto.
“Tony…” Bruce non riuscì a dire altro.
“Io ci sto provando ad odiarlo.”
“Non devi odiarlo. Devi solo tenere duro altre due settimane. E poi tornerete ognuno al vostro mondo. Vedrai che giugno arriverà in un batter d’occhio e sarai lontano da qui e da lui.”
Nel frattempo Bruce si era alzato per avvicinarsi a lui e gli mise una mano sulla spalla, cercando di confortarlo.
“Dai, mettiti su qualcosa di umano e andiamo a mangiarci un cheeseburger da Water’s.”
“Non-“
“Non accetto rifiuti. Alzati, dai.” Lo interruppe bruscamente Bruce.
Tony annuì con la testa, e si alzò dalla scrivania. Pescò un paio di jeans ed una felpa puliti dall’armadio e andò in bagno a sciacquarsi la faccia e cambiarsi.
Poco dopo, i due amici uscirono per cena.

***

L’indomani Tony si decise ad uscire dalla sua stanza per andare a lezione. Prima, però, voleva passare dalla biblioteca a restituire il libro di storia. Era abbastanza presto per i suoi standard quindi sperava di fare in fretta, perché non si aspettava di trovarci nessuno. Entrando, fu così; si avviò alla sezione di storia con un’insolita calma. Sbrigate le pratiche per la restituzione del libro, controllò l’orologio: era molto presto e poteva passare a far colazione prima di andare a lezione di Statica.
Nel tornare indietro verso l’uscita, nella sezione di storia dell’arte, notò qualcuno che non aveva notato entrando. Allo stesso tavolo di quando lo aveva già visto, c’era seduto Steve, ed era anche più assorto nella lettura di quella volta.
Nel vederlo, si fermò e deglutì; non sapeva se andare da lui a dirgli che quel pomeriggio si sarebbero visti come al solito o se tirare dritto e mandargli un SMS più tardi. Ovviamente chiedere scusa per la sua assenza del giorno prima, non era nelle sue intenzioni. Titubante, comunque, scelse la prima opzione.
Si avvicinò a passi lenti, l’altro ragazzo non sembrò notarlo affatto, assorto com’era nella lettura del suo tomo.
“Ehi, ciao.” Lo salutò Tony.
“Ci-ciao, Tony” rispose Steve preso alla sprovvista, con molta probabilità non si aspettava di trovare nessuno a quell’ora, tanto meno lui.
“Che fai?”
“N-niente.” Balbettò l’altro, chiudendo di fretta il libro, cercando di nascondere la copertina.
Tony scorse solo la parola “Caravaggio” sul dorso del volume.
“Sei nell’area di Storia dell’Arte, con un libro che ad occhio e croce ha delle figure, non sarò un esperto del campo, ma non mi ci vuol molto a capire che stai leggendo qualcosa che abbia a che fare con qualche pittore.”
“Perché ieri non ti sei fatto vedere?” cercò di cambiare discorso l’altro.
“Non stavo bene,” rispose Tony, evitando lo sguardo di Steve.
“Potevi avvisarmi, son stato mezz’ora ad aspettarti, mi sono preoccupato,” Disse in un tono che sembrava sinceramente dispiaciuto.
Tony non rispose, continuando ad ammirare gli scaffali.
“Senti, lo so che sei incazzato per sabato sera, e hai ragione ad esserlo. Bucky è stato uno stronzo e io un deficiente a non dirgli nulla. Ti chiedo scusa, davvero.”
Tony cambiò espressione e si voltò verso il ragazzo, era contento di sentire Steve scusarsi, in un angolo remoto del suo cuore lo sperava e lo sapeva che l’avrebbe fatto, ma comunque, quando si rese conto che stava per spuntargli un sorriso sul volto, si bloccò.
“Sì, come ti pare. Dovevo aspettarmelo da due come voi. Anzi, penso che tu mi abbia invitato proprio per farmi fare una bella figura di merda davanti a tutti.” Mentì, Tony. Non lo pensava affatto, invece.
“No, Tony, non è assolutamente vero, io volevo che ti divertissi alla festa, sul serio. Mi stai aiutando tanto, speravo di ripagarti in qualche modo…” di istinto, allungò una mano verso il braccio di Tony, fino a sfiorarlo, ma realizzò cosa stava facendo e la ritrasse subito. Tony lo guardò sbalordito.
“Raccontala ad un altro, Rogers.”
“Tony…”
“Senti, ci vediamo alla solita ora al solito posto, io devo andare,” Tagliò corto, andandosene senza neanche aspettare la risposta dell’altro.
 
Tony pensò a quel gesto per tutto il resto della mattinata, ma quando fu ora della lezione con Steve, cercò di far finta di nulla.
L’ora e mezza passò velocemente e l’altro ragazzo sembrava fare progressi. Una volta finito, Tony, come al solito, schizzò fuori dall’aula studio, ma Steve riuscì a raggiungerlo quasi subito.
Lo prese da un braccio, quasi supplicandolo: “Tony, Tony aspetta per favore.”
Lui si girò, guardando prima la mano sul suo braccio e poi rivolgendo lo sguardo al ragazzo più alto.
“Cosa c’è?”
“Lo so che dopo sabato, quello che sto per chiederti, ti farà ridere, ma… posso chiederti un favore?”
“Che favore? Certo che ce l’hai un po’ di faccia tosta, eh.”
“Potresti non dire in giro che avermi visto in biblioteca a leggere libri di storia dell’arte, per piacere?”
Tony restò un attimo stordito dalla richiesta, gli sembrava una stupidaggine, non un grande favore.
“Va bene, potrei anche farlo. Ma perché?”
“E’ una lunga storia, magari un giorno te la racconterò.”
“Uhm, dunque anche Mister America ha degli scheletri nell’armadio, e chiede a SfiggyStark di non dirlo in giro, ma che prospettiva interessante,” Disse con un ghigno.
“Ti prego, Tony, è importante,” Fece quello, supplicante. “E’ questione di qualche mese, poi tutto sarà finito e  non dovrai più preoccuparti di me,” Continuò.
A questa frase, Tony, sentì una stilettata al cuore, era fermamente convinto di aver percepito una nota di dispiacere nella voce del ragazzo, e sentirsi dire una cosa del genere direttamente da lui faceva malissimo.
“Credo che potrò sopportare il peso di questo fardello,” Concluse Tony.
“Senti, ho gli allenamenti un po’ più tardi oggi. Posso offrirti un caffè?” chiese con un sorriso accennato.
A Tony stava per cadere la faccia dallo stupore, non poteva credere alle sue orecchie. Il suo volto aveva tradito questa incredulità, oltre ad essere rimasto senza parole.
“Forza, non ti mangio mica, devo scusarmi per l’altra sera e ringraziarti del favore,” quello che prima era un abbozzo, diventò un sorriso gentile.
NO! NO! Non vado da nessuna parte con te, avrebbe voluto rispondere il ragazzo.
“V-va bene, ma non è un problema per te, farti vedere in giro con me?” fu invece quello che riuscì a dire Tony.
“Bere un caffè non è mica un crimine! Dai, andiamo,” E gli diede una pacca sulla spalla.
Tony pensava di stare sognando, un caffè con Rogers. Avrebbe regalato il suo intero patrimonio da due anni a quella parte, pur di avere un’occasione del genere, ed ora eccola lì, per  di più su iniziativa dell’altro ragazzo.
Una parte di lui voleva saltare addosso a Steve, urlare di gioia; ma l’altra parte cercava di tenerlo ancorato coi piedi per terra.
Via Tony, è solo cortesia per rimediare alla figura di merda dell’altra sera e per farti tenere la bocca chiusa, non illuderti.
 
Una volta entrati nel locale, fecero la fila per chiedere le loro ordinazioni.
“Un caffè al caramello con panna, per favore.” Dissero all’unisono i due ragazzi, si guardarono e non riuscirono a non farsi sfuggire una risata.
Una volta accomodati ad un tavolino, Tony buttò lì: “Non pensavo che gli atleti potessero permettersi di bere una tale schifezza ipercalorica.”
“Infatti, non potrei. Però, sshh, non lo dire in giro,” rise.
“E con questo siamo a due,” Scherzò.
“Il debito nei tuoi confronti aumenta,” Gli fece l’occhiolino.
“Posso chiederti cosa stavi leggendo in biblioteca?”
“Una biografia di Caravaggio, un importantissimo pittore italiano del ‘600.”
Tony lo scrutò, per cercare di capire perché stesse leggendo una roba del genere.
“Non è tutto come sembra, Tony,” Ammise Steve.
“Perché leggevi una biografia di Caravaggio?”
“Perché è uno dei pittori che mi affascina di più. Era tormentato, morì giovane con un sacco di guai. Inoltre era stato parecchio innovativo con il suo stile e il suo realismo, all’epoca. E poi… per un sacco di altri motivi, ma non son qui a fare una conferenza su di lui, non voglio annoiarti.”
“E perché tu conosci così bene questi pittori?” Insistette Tony, sentendosi come un bambino di tre anni, nel pieno del suo periodo ‘perché’, ma si stava divertendo a farlo.
“Non chiedermi altro, hai già da mantenere un segreto, non voglio caricarti ulteriormente dei miei impicci personali.”
“Ahia, qui la trama si fa losca. Comunque, che ne sai, magari a me interessa saperlo,” Tony si pentì immediatamente di aver detto quell’ultima frase ad alta voce.
Steve lo guardò incuriosito.
“Scherzavo, ovviamente,” Cercò di rattoppare il danno.
“Mah, sarà. Comunque, fidati di me, tante cose sono completamente diverse da quelle che appaiono. Più sono perfette, più nascondono crepe.”
Tony rimase colpito da quell’affermazione, non credeva che da uno come Steve Rogers potessero uscire delle riflessioni del genere. In più, voleva capire il perché.
E inoltre, stava succedendo l’esatto opposto di quello che aveva ipotizzato Bruce, conoscendolo meglio non lo stava affatto odiando, anzi se ne stava innamorando seriamente.
 
Steve controllò l’orologio: “Si è fatto tardi, devo scappare agli allenamenti. A domani.”
“A domani, e grazie per il caffè,” rispose Tony con un cenno.
E in quel momento, mentre lo guardava allontanarsi, sperò che fosse già domani.


 


Eh sì, pensavo di aggiornare sabato, invece questo capitolo è venuto fuori bene e da bravo, e non mi andava di aspettare fino a sabato per pubblicarlo.
Anche perché sto lavorando su una One Shot per un contest, quindi è un pensiero in meno.

Grazie a Marti, che tra un esame e l'altro riesce sempre a ritagliare un po' di tempo per me e i miei pasticci.

Grazie a tutti coloro che continuano a leggere la mia bimba, che recensiscono e che mi lasciano un 'pensierino' inserendola tra le preferite/seguite.

Alla prossima! (non lo dico quando sarà, ecco, così non stiamo a pensarci :-P) 
  
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