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Autore: Lothiriel    09/09/2004    3 recensioni
Ritratti di uomini del passato… Di epoche non ben definite, e forse senza alcuna esatta aderenza alla Storia… ma solo come li vedo nella mia immaginazione. E’ un esperimento, e spero che qualcuno lo legga… e mi faccia sapere cosa ne pensa!! (PS: l’idea mi è venuta leggendo Tarots di Galadwen, spero di non essermi ispirata troppo, ma la mia intenzione non era certo quella di copiare…)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo

 

Il tempo. In fondo cos’era il tempo? Qualcosa di impercettibile, impalpabile, eppure scorreva via inesorabile, senza sosta, incurante delle vicende umane. Da sempre gli uomini avevano cercato un modo per rendere tangibile il passare del tempo, per misurarlo e potere così, in un certo qual modo, controllarlo. Per questo motivo erano state inventate meridiane, clessidre, e infine gli orologi…

Sollevò lo sguardo dal suo banco di lavoro e rivolse un’occhiata soddisfatta alla sua bottega. Orologi di ogni sorta ticchettavano diligentemente tutt’intorno a lui. Li aveva realizzati da solo, uno per uno.

La gente li ammirava per la bellezza dell’involucro esterno; ma egli sapeva che le lancette dorate, gli intagli del legno, l’eleganza della forma non erano altro che specchietti per le allodole, piccole astuzie per convincere ricchi compratori ad acquistarli.

La vera meraviglia, ciò che contava realmente, erano i complicati meccanismi che li facevano funzionare, gli ingranaggi, le molle, i contrappesi. Ogni singolo pezzo doveva essere realizzato con assoluta precisione, e poi montato con cura; e ciò richiedeva una vista molto acuta e mano ferma, poiché si trattava di parti molto piccole e delicate. Terminato questo lavoro di infinita pazienza, ecco bastava caricarlo e l’orologio iniziava a marciare, preciso, con un leggero ticchettio che era musica per le sue orecchie.

 

Solo uno dei suoi orologi non era in vendita, ed egli lo serbava per sé. Si trattava di un orologio da taschino in vetro trasparente, che lasciava intravedere al suo interno il lento funzionamento delle ruote dentate e degli innumerevoli altri congegni. Fragilissimo, lo teneva chiuso in un cofanetto foderato di velluto, e di tanto in tanto lo tirava fuori per guardarlo.

  
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