Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: DiKey    22/05/2013    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se lo scontro tra Kenshiro e Raoh avesse avuto un finale differente? Bastano pochi secondi per cambiare la storia, per far andare a vuoto un pugno. Questa storia racconta quello che sarebbe potuto succedere se il conquistatore del cielo non avesse perso la vita nello scontro finale.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Raul
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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hokuto Raoh era seduto a terra, stringendo suo fratello Kaioh tra le braccia. Lo scontro era ormai finito, l'esito deciso. Kaioh guardò Raoh negli occhi

"Hai vinto.
Si, so che è ovvio, ma ci tenevo a dirtelo comunque. Per la prima volta in questa mia vita adulta provo l'umiliazione della sconfitta.
Volevo creare un nuovo regno, forgiare con queste mie mani il nuovo secolo, ma evidentemente non ne ero in grado."

Raoh non parlò. Kaioh spostò lo sguardo verso la tomba della loro madre, sorrise, e poi tornò a guardare il fratello

"Quando Jukei spedì te e Toki dall'altra parte del mare ero invidioso. Perchè non io? Perchè avrei dovuto passare la vita a servire la più debole dinastia principale?
Ho accettato l'Hokuto Ryuken, ho ripudiato l'amore, ho sparso sangue. Ma non ho rimpianti, fratello.
Perchè sei stato tu a sconfiggermi e non Kenshiro, non Hyoh. Perchè la tua forza è la prova che siamo noi i veri uomini di Hokuto, la prova vivente dell'inferiorità della dinastia principale.."

Anche nella morte, l'odio per la dinastia principale non era scomparso.

"No, Kaioh. Ho imparato a mie spese qual è il potere dell'amore; ho visto uomini superare i propri limiti, lottare senza più forze né sangue in corpo, per difendere quello che amavano. L'amore li ha spinti a superare i limiti del corpo."

Pensava a Juza delle Nuvole, a Fudo della Montagna, ai suoi fratelli Toki e Kenshiro. Raoh aveva finalmente capito il loro sacrificio, la ragione dietro la loro ostinata resistenza, il lottare battaglie perse in partenza.
Aveva rinunciato alla sua umanità ed era diventato il temuto Ken-Oh. Ma solo riabbracciandola completamente aveva raggiunto il vertice dell'Hokuto Shinken.
Il Ken-Oh non avrebbe mai potuto sconfiggere Kaioh.
Raoh invece si.

"Mh...forse hai ragione fratellino. Ma dimmi, se avessi imparato l'Hokuto Shinken..."

"Probabilmente sarei io a giacere a terra."

Kaioh sorrise. Un sorriso appena accennato, ma sincero, veritiero.

"Quanto tempo mi rimane?" chiese Kaioh

"Un minuto."

Kaioh usò le poche energie che gli rimanevano per tirarsi su. Non sentiva più dolore, poteva muoversi. Ed allora raggiunse il posto che aveva scelto come sua ultima dimora: raggiunse un'altura da cui poteva osservare tutto quello che stava intorno a lui.
C'era un sasso, un interruttore nascosto che Kaioh calpestò con il piede. La terra tremò, sconvolta da quello che sembrava essere un terremoto. Fontane di lava si fecero largo squarciando il terreno, rendendo l'aria rovente e spargendo ovunque incandescenti frammenti di roccia

"Ti lascio il mio sogno, Raoh!
Hai sconfitto il primo demonio, tu hai la forza per forgiare questo nuovo secolo!
Addio, Raoh!"

Le fontane di lava conversero su Kaioh, che rimase immobile e con gli occhi chiusi, mentre la lava lo sommerse da capo a piedi.
Raoh osservò la scena senza muovere un muscolo, senza fiatare.
Avevo vinto, ma non c'era gioia, non c'era sollievo. Aveva solo fatto quello che doveva fare.

***

Knife aveva finito i pugnali da lancio, le lame delle spade erano ormai in frantumi e si era rotto la mano sinistra quando una mazza chiodata l'aveva colpita.  Lottava schiena contro schiena con Reina; avrebbe voluto tenerla fuori dallo scontro, ma Reina si era resa conto che Knife stava rapidamente esaurendo risorse ed energie, ed una volta morto lui lei si sarebbe ritrovata sola contro decine di demoni. Una buona coppia vale più della somma dei singoli, pensò, e si gettò nella mischia a dar supporto a Knife.
Ne rimanevano solo quattro ormai, ma loro erano stanchi e feriti.
I demoni li circondarono e balzarono in alto, con l'obiettivo di finirli con un attacco in salto, ma Knife fece roteare le due catene che teneva alle braccia e le scagliò contro uno di loro, afferrandolo alle caviglie e tenendolo a terra.
Questo permise a Reina di sfuggire all'assalto muovendosi nella direzione liberata da Knife, affondando le lame contro il torace di un demonio, che però le deviò con un rapido movimento di ascia. Reina allora fintò un fendente e ruotò la spada nella sua mano sinistra e la conficcò nello stomaco del demone. Ma non riuscì ad estrarla, perchè, anche se l'aveva trapassato, la lama era rimasta incastrata tra le scaglie dell'armatura del demone morente. Dovette gettarsi di lato per evitare un giavellotto, che mancando lei trovò bersaglio nel demone impalato, che venne abbattuto.
Con una sola spada le capacità di Reina erano dimezzate.
Si trovò in difficoltà a doversi difendere da due demoni con una sola lama a disposizione, dovette indietreggiare, schivare, praticamente tuffarsi a terra per evitare di essere tranciata a metà. Sentì il sapore del sangue in bocca quando uno dei demoni rimasti gli saltò sulla schiena, e solo l'intervento di Knife, che si tuffò contro il demone atterrandolo con una spallata, la salvò. Reina strappò una spada dalla mano di uno demone a cui Knife aveva tagliato a metà, verticalmente, la testa, ma questa era pesante e non era pensata per agire in coppia con l'altra lama, il che rendeva difficile adattarla al suo stile.
Più volte Raoh l'aveva rimproverata, più volte l'aveva messa in guardia dicendole che dipendeva troppo dalle due lame.
Con un attacco disperato, riuscì a colpire un demone agli occhi. Questo indietreggiò, non si accorse del dislivello nel terreno dietro di lui e cadde sotto, finendo in un fiume di lava.
E mentre le sue urla di dolore graffiavano l'aria, Knife riuscì a stringere le gambe intorno al collo del demone che aveva atterrato e, con un movimento secco e forte, glielo spezzò.
Ne era rimasto solo uno

"BASTARDI! Pagherete per aver ucciso i miei uomini!"

"Fossi in te scapperei, Momochi..." riuscì a dire Knife, senza più fiato.

Per tutta risposta, Momochi caricò a testa bassa. Knife evitò la carica e ruotò su sè stesso, colpendo con il taglio della mano la nuca del suo nemico.
Che con sua enorme sorpresa era rimasto illeso.

"...cosa?"

"Tecnica della pelle di pietra!"

e, detto questo, diede una poderosa testata in faccia Knife, rompendogli il naso. Reina cercò allora di colpire Momochi alle spalle, ma le sue spade s'incrinarono a contatto col corpo del signore della guerra Momochi.
Ma non fu questa la cosa peggiore; Hyoh le aveva curato i polsi rotti da Kaiser, ma occorreva riposo per una vera guarigione. Lei invece aveva combattuto con tutta la sua forza, al massimo delle sue capacità, ed aveva colpito Momochi con tutta la violenza di cui era capace.
I polsi le cedettero, le spade le caddero di mano.
L'esausto Knife era solo adesso.
Raccolse una lancia ed una spada, e le usò per tenere a bada Momochi. Non poteva ferirlo, ma era molto più veloce di lui. Ruotava la lancia e mirava agli occhi ed alla bocca, poi si tirava indietro, si spostava di lato ed affondava con la spada, muovendosi in cerchio intorno a Momochi.
Alla fine, il colpo vincente: la lancia penetrò le difese di Momochi mentre questi era troppo impegnato a tener d'occhio la spada, e gli si conficcò in bocca!

"Sei finito!"

Ma l'esultanza di Knife si spense quando Momochi masticò la punta della lancia e ne sputò via le schegge, ridendo.
A questo punto, Knife cadde in ginocchio. La terra intorno a lui era macchiata del rosso del suo sangue, che fluiva fuori dalle ferite che aveva subito.
Momochi rise. Una risata acida, sgraziata, sgradevole all'udito.

"Non devo neanche prendermi la briga di ammazzarti. Ma prima che tu muoia, farò rimpiangere alla tua troietta il non essere morta."

Si avvicinò a Reina, che indietreggiò finchè non sbattè contro qualcosa.
O meglio, contro qualcuno.
Si girò, ed il viso le si illuminò di gioia e sollievo

"Raoh!!"

Momochi fermò l'avanzata, preoccupato.

"Ma che diavolo" pensava "questo tizio ha appena lottato contro il primo demonio. Sarà stanco, ferito. E' la mia occasione!"

si avventò contro Raoh, ma non riuscì nemmeno ad avvicinarsi.
Vide solo un lampo rosso e poi più nulla.

"eh...eh...ha fatto un bel botto." commentò Knife a terra.

Reina gli si avvicinò, guardò Raoh che però fece segno di no con la testa. Un colpo aveva reciso un'arteria. Come avesse fatto a combattere fino a quel momento, era un mistero.
Raoh si chinò, avvicinandosi a Knife, guardandolo solennemente

"Ti ringrazio."

"fa niente...ho fatto quello che volevo. Ho solo un unico rimpianto in questa vita."

Knife guardò Raoh negli occhi, sorridendo.

"Avrei voluto vedere questa terra libera. Ma so che è in buone mani.

....

mio Re."

***

"Io e Kaioh non eravamo così differenti. Entrambi abbiamo dovuto rinunciare alla nostra umanità, entrambi abbiamo rifiutato l'amore perchè ci disgustava e ci spaventava l'idea di qualcosa che spingesse gli uomini a morire.
Noi dovevamo vivere. Dovevamo vivere per realizzare il nostro sogno, dovevamo uccidere, divorare gli altri.
Non era l'ambizione il motivo per cui volevo portare la pace. Ma perchè amavo questa terra. E voi mi avete seguito perchè anche voi, con tutto il vostro cuore, amavate la nostra terra."

"E amavamo te.
Io amo te."

Detto questo, Reina si strinse al fianco di Raoh, che la strinse con il possente braccio. Indossava l'armatura dorata ed il mantello rosso, mentre Reina portava un elegante vestito bianco ed una semplice collana, un filo d'argento che reggeva il ciondolo che la legava a Raoh da sempre.
Erano passati due mesi dallo scontro fratricida. Raoh aveva raggiunto il suo obiettivo, aveva portato pace nella terra che amava, nella sua terra.

"Ho imparato la lezione." disse Raoh a Reina, sorridendo.

Raoh era tornato quello di un tempo; nel suo sorriso Reina poteva rivedere il bambino che le aveva dato quel ciondolo, poteva vedere il piccolo Raoh scalare la parete rocciosa con un braccio solo perchè reggeva Toki nell'altro.
Un enorme peso si era sollevato dal suo cuore.

Hyoh si fece avanti, chinandosi al cospetto della coppia reale.
Era sopravvissuto allo scontro: si era formata una sacca d'aria tra le macerie che lo avevano ricoperto, e lui fu abbastanza lucido da indursi uno stato di falsa morte, un coma, che gli aveva permesso di sopravvivere, grazie all'intelligente Re Nero che aveva segnalato a Raoh la presenza di Hyoh sotto quelle macerie.
Raoh aveva visto la statua, la stele, ma sentiva che non gli apparteneva. Un giorno, forse, avrebbe convocato Kenshiro da questa parte del mare. Si, l'avrebbe fatto.
Proseguirono lungo il salone, incontrando Akashachi e suo figlio, che li accolsero con un profondo inchino.
Akashachi si avvicinò al balcone, tirando via la tenda perchè Raoh potesse passare.
Raoh e Reina uscirono, si affacciarono da questo balcone ed il popolo urlò di gioia

"Viva il Re! Viva il Re!"

Non lo facevano perchè avevano paura, perchè erano minacciati. Avevano creduto alla sua leggenda, avevano visto la leggenda diventare realtà davanti ai loro occhi.

"Ti amano." disse Reina

"Ed io amo loro.
...
E te."

Reina lo guardò negli occhi, sorpresa

"Ce ne hai messo per dirlo!"

Raoh cercò di ricordare se nell'Hokuto Shinken ci fosse una qualche tecnica che gli impedisse di arrossire. Purtroppo, se c'era, mancava al suo repertorio, quindi cambiò argomento.

"C'è ancora tanto lavoro da fare."

"Lo faremo." rispose Reina, che poi gli strinse la mano, infilando le sue sottili ed affusolate dita tra quelle massicce di Raoh "insieme."

Ma questa è un'altra storia.



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Ed è così che finisce quest'avventura! Avrei voluto completarla prima, dedicare a questa storia più tempo ma, per un motivo o per un altro, mi son trovato sempre a corto di tempo e spesso, lo ammetto, di volontà.
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questa storia: sono stati i vostri commenti a spingermi ad andare avanti e completarla.
Grazie!
   
 
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