Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: alix katlice    23/05/2013    4 recensioni
Sono passati anni dalle vicende narrate in "Coraline".
Una nuova famiglia si è trasferita a Pink Palace.
Riusciranno a non cadere nella tela del ragno? Riusciranno ad uscirci?
*Tematiche delicate*
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altra Madre, Gatto, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Terzo Capitolo.

Dove l’Altra Madre inizia ad agire e arriva la nuova vicina.
 

 
 
 
 
 
 
Alexa chiuse a chiave la porta del bagno, così che Nathan non riuscisse ad entrare. Scivolò a terra, seduta con la schiena al muro, tirò fuori la sua adorata lametta e la poggiò sul braccio, incurante della maglietta. Con forza ne strappò il tessuto.
Primo taglio: il mondo fa schifo.
Secondo taglio: le persone sanno solo prenderti per il culo.
- Apri questa cazzo di porta, Ryans!
- Col cavolo!
Altro taglio: sono invisibile. Completamente invisibile.
- Ryans, la sfondo! Apri questa fottuta porta!
- Vaffanculo, Jones!
Quarto taglio: ipocrisia ovunque. Ora si preoccupa per me, vero? Stronzo.
Puntò alle vene e passò la lametta sulla pelle un’ultima volta, con il sangue che iniziava a sgocciolare sui vestiti.
Ma non era normale, no. Ne stava uscendo troppo, decisamente troppo rispetto alle altre volte. Piano piano il pavimento iniziò a macchiarsi, e lì Alexa ebbe paura. Continuò a guardarsi il braccio, confusa. No, arrabbiata. No, forse angosciata.
Un tumulto di emozioni, troppe per essere contenute tutte.
Si accorse che nel bagno non c’era più nessuno; non si sentiva nessun rumore.
- Jones? – mormorò.
Non rispose nessuno, e iniziò a piangere.
- Jones?
Oramai singhiozzava senza trattenersi, e il sangue continuava a scorrere. Era preoccupata, la testa stava iniziando a girarle.
Non ce la faccio più a reggere tutto questo.
Improvvisamente la porta si spalancò, dopo un forte botto.
- Merda!
Nathan si gettò subito accanto ad Alexa, e la sollevò a forza: la condusse verso il lavandino e le mise il braccio sotto l’acqua fredda, sciacquando con delicatezza il sangue dai tagli, sfiorandoli come fossero vetro. Alexa lo guardò, e si riscoprì contenta che qualcuno conoscesse il suo piccolo segreto, che qualcuno la stesse aiutando.
Poi tirò fuori un panno bianco -uscito da chissà dove- e lo avvolse attorno al braccio di Alexa. Le sorrise, mentre lei si risedeva a terra.
- Scusami, Ryans. Non penso quello che ho detto, scusami.
- Dirai a mia sorella che non stiamo insieme?
- No. Ci divertiremo a far impazzire i tuoi genitori. Saluta il nuovo diavolo della famiglia Ryans!
Sorrisero entrambi.
- Scuse accettate, Jones.
- Non mi sono mai scusato.
- L’hai fatto poco fa!
- Meglio tornare in classe.
- Vaffanculo.
- Ti voglio bene anch’io.
 
***
 
Per la frustrazione -subito dopo aver appurato che dietro la porta non ci fosse niente- Avrile buttò la chiave a bottone sul fondo della sua valigia, quella che ancora non aveva finito di disfare.
Avrile richiuse la porta, e la chiave rimase lì.
In compenso, Avrile giocò con la sua nuova bambola tutto il pomeriggio.
Se la portò persino a scuola il lunedì dopo.
Non se ne separava mai, oramai, e aveva rinunciato a cercare di capire chi gliel’avesse regalata.
Era felice così, con la sua nuova bambola e il suo Gatto che continuava a seguirla dappertutto.
 
***
 
- Ti accompagno a casa?
Accanto ad Alexa apparve Nathan. Lei si voltò, e sbuffò.
- Non devi comportarti come un cagnolino da guardia. Ti ho perdonato, non serve che fai finta di essere gentile – gli disse.
- Non sto facendo finta di essere gentile, Ryans. Tu non sei poi così male, e avrai notato che a scuola non sono molto popolare.
Alexa si fermò di botto, e, inaspettatamente, iniziò a ridere.
- Ma se tutti pendono dalle tue labbra, come fai a dire che non sei popolare? Hanno paura di te, ecco perché non ti si avvicinano! – esclamò, ancora ridendo.
 
Fanno bene ad avere paura.
 
***
 
Quella notte Avrile scese dal letto in punta di piedi: la sua bambola era sparita. La cercò in camera sua e nel salotto, ma niente.
Poi, come se la spingesse una forza superiore, si diresse nel salotto della porticina: fu sorpresa di trovare lì la sua bambola, proprio vicino alla porta. La afferrò e corse via, in camera sua.
- Lo sai che ho paura del buio.
 
***
 
Jack sedeva al tavolo della cucina con una tazza di caffè in mano.
Non vedeva Roberta da giorni ormai, e non poteva fare a meno di pensare al loro ultimo incontro. Le sue labbra morbide premute su quelle di lui, il profumo dei suoi capelli, i suoi occhi azzurri, il suo cor…
- Jack, stanno suonando al campanello! Vai tu?
Sua moglie.
Sbuffò teatralmente, si alzò, e poi arrivò alla porta della casa quasi incespicando nei suoi stessi piedi. Spalancò la porta senza chiedere chi era, e rimase quasi folgorato dalla visione che gli si presentò davanti.
- Roberta, cosa ci fai qui?
Roberta scosse la testa, e si ravvivò i capelli con un gesto della mano.
- Accogliete sempre così i nuovi vicini?
 
***
 
Avrile continuava a non capire.
I suoi genitori continuavano ad urlare, ed era una litigata mai vista. La nuova vicina qui, la nuova vicina là, tu mi hai tradito, tu non mi hai dato amore, sei senza spina dorsale, sei troppo severa… era brutto sentire quelle parole.
Avrile strinse le gambe al petto, stesa sul letto, e con una mano afferrò la bambola che giaceva a terra.
- Odio sentirli litigare.
 
***
 
Avrile dormiva.
Era rannicchiata su se stessa, scoperta: doveva essersi mossa nel sonno, ecco perché non c’era nessuna coperta a coprire il suo corpicino tremante.
La porta della sua camera si aprì, senza fare il minimo rumore.
Entrò una figura nera: l’unica luce che la illuminava era quella della luna, splendente fuori dalla finestra.
Si avvicinò ad Avrile e si guardò intorno, come per cercare qualcosa: il suo sguardo si puntò verso la bambola con i bottoni che la bambina teneva accanto a se.
La prese con delicatezza per un braccio e se la portò ad altezza viso, facendola penzolare.
Scosse la testa con lentezza.
Poi rimise a posto la bambola e se ne andò silenziosa come era venuta.

 
 

 
 
  
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