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Autore: Miri_123    23/05/2013    2 recensioni
Ok, non so se si è capito, ma amo vedere i ragazzi in un mondo del tutto differente dal loro.
Questa storia segue il libro di Twilight, solo che sarà in versione Larry. Quindi è presente dello slash.
Spero vi piaccia. Lasciatemi una recensione, se vi va :)
Tratto dal secondo capitolo:
"Il ragazzino, chi è??", chiesi a Perrie, guandandolo ancora con la coda dell'occhio.
"Lui è Louis Tomlinson. È uno schianto, ovviamente. Ma non esce con nessuna. A quanto pare qui non ci sono ragazze abbastanza carine per lui". Mi morsi il labbro per non riderle in faccia. Spostai il mio sguardo verso Louis. Il suo sguardo era rivolto altrove ma le sue guancia mi parvero alzarsi come se stesse ridendo anche lui.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 7


Il mese dopo dall'incidente fu difficile e terribilmente imbarazzante. Josh Devine aveva preso a seguirmi dappertutto ossessionato dal desiderio di farsi perdonare. Perrie e Jesy, che tra loro andavano tutt'altro che d'accordo, erano così prese dal desiderio di conquistarmi. Ed che non aveva fatto altro che mostrarmi video cinesi, su youtube, di persone che venivano schiacciate da furgoni e camion.
Cosa ancora più difficile però, fu sopportare i continui sogni che mi tormentavano la notte. Nel sogno era buio e l'unica luce fioca sembrava irradiarsi dalla pelle di Louis. Il volto non riuscivo a vederlo, si voltava di spalle e si allontanava da me. Per quanto corressi non riuscivo a raggiungerlo. Per quanto lo chiamassi, lui non si voltava mai.
La prima volta mi ero svegliato sudato, in ansia, con il batticuore. Per tutta la notte non riuscii a prendere sonno. Adesso mi ci ero quasi abituato.
Dopo l'incidente, nessuno parve interessarsi a Louis, nonostante io continuassi a spiegare che l'eroe era lui. Nessuno gli chiese come stesse o cosa fosse realmente successo e come mi aveva salvato. Lo ignoravano e basta.
E adesso era lui ad ignorare me. Non mi aveva rivolto più uno sguardo. Mi aveva persino tolto il saluto. Quando ci sedevamo a Biologia si sedeva il più distante possibile e si comportava come se io non fossi presente. Anche se, ogni tanto, lo vedevo stringere i pugni, diventando teso e pallido, e mi chiedevo se davvero fosse così indifferente come voleva far vedere. Se non altro, Jesy fu contenta dell'improvvisa freddezza tra me e Louis.
Riuscii ad arrivare ad una sola conclusione: si era pentito di avermi salvato dal furgoncino.

Mentre mi dirigevo nell'aula di Biologia, con Jesy, lei sembrava stranamente silenziosa. Durante il pranzo non aveva fatto altro che blaterare della gita sulla spiaggia che voleva a tutti i costi fare, ma adesso era come se fosse diventata muta.
Mi sedetti al mio banco e lei mi si avvicinò, appoggiandosi sul banco.
<< Insomma...Ed mi ha invitato al ballo di primavera >>, disse, guardando il pavimento.
<< Grande. Te la spasserai davvero con lui >>. In realtà ne ero già a conoscenza. Prima di chiederlielo, Ed, mi aveva chiamato per chiedermi un presunto permesso per invitarla. Io gli avevo dato il via libera.
<< Be'...>>, balbettò, evidentemente scontento dalla mia reazione. << Gli ho detto che devo pensarci >>.
<< E perché lo avresti fatto? >>.
Tornò a guardare il pavimento ed arrossì. Quasi mi fece tenerezza. << Be', mi chiedevo se non avessi intenzione di invitarmi tu >>.
Rimasi in silenzio un secondo, imbarazzato. Con la cosa dell'occhio scorsì Louis voltarsi automaticamente verso di me.
<< Jesy, credo che dovresti accettare l'invito di Ed >>.
<< Lo hai già chiesto a qualcun'altro? >>, continuò, con una strana faccia. Mi ricordava quello di un povero cucciolo abbandonato sull'autostrada.
<< No figuriamoci, non ci vengo al ballo >>.
<< Perché no? >>. “ Non voglio rischiare l'osso del collo ballando”.
<< Quel Sabato vado a Seattle >>. Avevo già progettato una gita fuori città e quella sarebbe stata l'occasione perfetta.
<< Non puoi rimandare? >>.
<< No, mi dispiace. Perciò non fare aspettare Ed, è scortese >>.
Jesy annuì e andò a sedersi, mentre il professore entrava in classe.
Notai che Louis mi stava ancora fissando. Mi voltai per guardarlo, convinto che avrebbe abbassato lo sguardo. Invece non lo fece. Dopo qualche secondo mi voltai, non riuscendo più a reggere i suoi occhi su di me. Ero patetico. Il cuore aveva perso un battito e mi sentivo più che soddisfatto e montato dentro, perché, dopo un mese, si era degnato di guardami.
Guardai il quaderno per tutta la lezione, cercando di non pensare a lui ma, visto che mi risultò impossibile, cercai di non fargli capire che stavo pensando a lui.
Quando la campanella suonò, cominciai a mettere in ordine le mie cose, cercando di ignorarlo.
<< Harry? >>. La sua voce non doveva suonarmi così famigliare, come se lo conoscessi da una vita.
Mi voltai lentamente. Non volevo che venissi assalito dai sentimenti, appena avessi ammirato il suo volto.
<< Cosa? Hai deciso di rivolgermi la parola? >>, chiesi, con una punta di sarcasmo.
Le sue labbra si stesero, trattenendo un sorriso. << No, non proprio >>.
Feci un respiro profondo << E allora Louis, che vuoi? >>.
<< Mi dispiace. Sono molto maleducato, lo so. Ma è meglio così >>. Sembrava sincero e con un'aria molto seria.
<< Non capisco che vuoi dire >>.
<< È meglio se non diventiamo amici, noi due >>. Socchiusi gli occhi. Questa l'avevo già sentita.
<< Peccato che tu non te ne sia accorto prima. Almeno adesso non avresti niente di cui rimproverarti >>, sibillai tra i denti.
<< Rimproverarmi? Rimproverarmi di cosa?? >>, chiese seriamente confuso.
<< Di non aver lasciato, semplicemente, che quello stupido furgoncino mi schiacciasse >>. Mi fissava incredulo. Lo avevo lasciato senza parole.
Quando si decise a rispondere era furioso. Si vedeva dalla faccia. << Pensi che mi sia pentito di averti salvato? >>.
<< Non penso. Lo so >>.
<< Tu non sai niente >>. Si, era pazzo furioso.
Mi voltai per evitare di rovesciargli addosso una miriade di insulti.
Avrei desiderato uscire teatralmente dalla classe, ma ovviamente la punta delle converse incappò nella cattedra e i libri che avevo in mano, caddero a terra. Per un attimo mi chiesi se fosse il caso di lasciarli lì. Sospirai e mi abbassai a raccoglierli.
Ed eccolo al mio fianco. Li aveva già raccolti e me li stava porgendo.
<< Grazie >>, dissi gelido. Lui socchiuse gli occhi e << prego >>, rispose.

Il mattino seguente parcheggiai il più lontano possibile dalla Volvo. Non avevo voglia di incontrarlo. La notte avevo passato tutto il tempo a riflettere sulle sue parole ed ero giunto ad una conclusione. Lui non voleva che fossimo amici perchè si era accorto che, da parte mia, la situazione stava andando troppo oltre e non voleva illudermi. Lui era etero, bello, intelligente e affascinante. Ed io ero io. Non eravamo fatti per stare insieme.
Scendendo dal pick-up mi feci sfuggire le chiavi dalle mani, cadendo in una pozzanghera. Mi chinai a raccoglierla, ma, una mano bianca, spuntò dal nulla e l'afferrò per prima. Mi alzai di scatto. Louis Tomlinson era appoggiato al mio pick-up, come se niente fosse.
<< Ma come fai? >>, chiesi irritato.
<< Come faccio cosa? >>. Mi restituì le chiavi.
<< Ad apparire dal nulla >>.
<< Harry, non è colpa mia se sei tremendamente distratto >>. La sua voce era tranquilla, come al solito. E lui era bellissimo.
<< Pensavo che avessi deciso di far finta che non esisto >>.
<< Non sto facendo finta che tu non esisti, Harry. Sei totalmente assurdo >>.
Mi prudevano le mani. Avevo l'insensata voglia di picchiare qualcuno. Rimasi stupito di me stesso. Gli voltai le spalle e feci per andarmene.
<< Aspetta >>, disse lui. Io allungai il passo ma lui mi rimase affianco senza nessuna fatica.
<< Perché non mi lasci stare? >>, bonfochiai.
<< Volevo dirti una cosa, ma mi hai fatto perdere il filo del discorso >>, sghignazzò.
<< Soffrì di disturbi di personalità multipla? >>.
<< Non sviare un'altra volta >>.
Sbuffai. << Va bene. Cosa vuoi? >>.
<< Mi chiedevo...Hai presente Sabato prossimo, il giorno del ballo di primavera...>>.
<< Mi stai prendendo in giro? >>. Lo bloccai io, a bocca aperta. Si, stava sicuramente prendendo gioco di me.
<< Per cortesia, posso finire di parlare? >>. Il suo sguardo era divertito.
<< Ti ho sentito dire che, per quel giorno, hai in programma di andare a Seattle. Mi chiedevo se accetteresti un passaggio? >>. Questa non me l'aspettavo.
<< Cosa? >>. Chiesi a bocca aperta.
<< Vuoi un passaggio fino a Seattle? >>.
<< Da chi? >>.
<< Da me, ovviamente >>. Scandì la frase, come se parlasse con un ritardato.
<< Perché? >>. Sgranai gli occhi.
<< Avevo intenzione di fare un salto a Seattle nelle prossime settimane e, onestamente, non credo che il tuo pick-up regga un viaggio del genere >>.
<< Il mio pick-uo funziona più che bene. Grazie per l'interessamento >>. Ripresi a camminare, ma non con la stessa intensità di prima. Tanto mi avrebbe raggiunto comunque.
<< Il tuo pick-up può farcela con un solo pieno di benzina? >>.
<< Seriamente, Louis >>. Sentii un brivido quando pronunciai il suo nome, e non ne fui contento. << Non riesco a seguirti. Pensavo che non volessi essere mio amico >>.
<< Ho detto che sarebbe meglio se non diventassimo amici, non che non voglio >>.
<< Oh grazie, adesso è tutto molto più chiaro >>. Mi accorsi solo in quel momento che mi ero fermato di nuovo.
<< Sarebbe meglio che tu non diventassi mio amico. Ma sono stanco di costringermi ad evitarti, Harry >>. Spiegò lui.
Mi parlò fissandomi dittro negli occhi in uno sguardo così intenso che mi bloccò il respiro. Tentai di fermare le farfalle nello stomaco ma non ci riuscii.
<< Vieni con me a Seattle? >>. Chiese. Annuii col capo, non riuscendo a proferire parola.
<< Sarebbe meglio che mi stessi lontano, sul serio. Ci vediamo al lezione >>, mi avvertì, per poi darmi le spalle e incamminarsi.

Arrivata l'ora di pranzo, non vedevo l'ora di andare in mensa. Volevo vedere se il comportamente di Louis sarebbe cambiato, di fronte alla gente.
Mi sembrava di aver fatto dei bei passi avanti e se fosse tornato il Louis distaccato e freddo mi avrebbe ferito. Ma non dovevi illudermi, in fondo voleva solo venire con me a Seattle, non mi aveva giurato amore eterno.
Bastò un solo sguardo per farmi sprofondare nella delusione. Al tavolo erano in quattro. Era tornato a casa?
Presi solo una bottiglietta d'acqua -mi era passata la fame- e mi sedetti insieme agli altri. Volevo solo starmene seduto e imbronciato fino al suono della campanella. Nient'altro.
<< Louis Tomlinson ti sta fissando >>, disse Perrie, risvegliandomi dai miei pensieri, solo con quel maledetto nome. << Chissà come mai oggi se ne sta da solo >>.
Alzai la testa di scatto e seguii lo sguardo di Perrie. Se ne stavo seduto al tavolo opposto di quello che occupava di solito.
Incociato il mio sguardo, con un dito fece segno di raggiungerlo, strizzandomi l'occhio.
<< Ce l'ha con te? >>, chiese Perrie, infastidita -o almeno così lo percepii-.
<< Forse ha bisogno di aiuto per Biologia. Meglio che vada a vedere cosa vuole >>. Mi alzai dal tavolo e mi diressi verso Louis.
Una volta arrivato al tavolo rimasi impalato davanti la sedia, nell'imbarazzo più totale.
<< Perché non mi fai compagnia oggi? >>, mi chiese, sorridendomi.
Mi sedetti velocemente e lui non smise di sorridere. Era difficile credere che un ragazzo così bello potesse essere reale.
Forse aspettava che parlassi.
<< Così è diverso >>, riuscii a mormorare.
<< Be', ho pensato che se devo andare all'inferno, tanto vale andarci in grande stile >>. Attesi che aggiungesse qualcosa di più sensato, ma lui non aprì bocca.
<< Lo sai che non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo? >>.
<< Certo che lo so >>. Mi sorrise ed il mio cuore perse un battito. << Credo che le tue amiche siano arrabbiate con me, perché ti ho rapito >>.
<< Sopravvivranno >>. Sentivo i loro sguardi perforarmi la schiena.
<< Non è detto che ti restituica, però >>. Aveva una luce maliziosa negli occhi. Io deglutii.
Rise. << Sembri preoccupato >>.
<< No >>, balbettai. << Più che altro, sorpreso. A cosa devo tutto questo? >>.
<< Te l'ho detto. Sono stanco di sforzarmi di starti lontano. Perciò, ci rinuncio >>. Sorrideva ancora, però notai un tono più serio nelle sue parole.
<< Rinunci? >>.
<< Si, rinuncio a sforzarmi di fare il bravo. D'ora in poi farò solo ciò che mi va e mi prenderò ciò che viene >>.
<< Mi sono perso di nuovo >>. Tornò a mostrare il sorriso sghembo, mozzafiato.
<< Quando parlo con te mi lascio sempre sfuggire troppo >>.
<< Non preoccuparti. Tanto non ne capisco neanche mezza >>, risposi, facendo una smorfia.
<< Ci conto >>, sorrise.
<< La traduzione di tutto questo è che adesso siamo amici? >>.
<< Amici.... >>, boffonchiò lui.
<< Oppure no >>, sussurrai, un po' deluso.
Fece un ghigno. << Possiamo provarci. Ma ti avviso subito che non sarò un buono amico per te >>. Dietro il sorriso, l'avvertimento sembrava serio.
<< Continui a ripeterlo >>, sussurrai ancora. Ma lui lo sentì.
<< Si, perché sto ancora aspettando che tu mi dia ascolto. Se sai quello che fai, cercherai di evitarmi >>.
<< A quanto pare ti sei fatto un'idea più che precisa della mia intelligenza >>. Sorrise, come per scusarsi.
<< Quindi, dato che ora non so quello che faccio, possiamo provare ad essere amici? >>. Sperai con tutti il cuore di non essere arrossito.
<< Mi sembra una proposta sensata >>.
Ci furono un paio di minuti buoni di silenzio ed imbarazzo. Quindi adesso eravamo amici. Meglio di niente.
<< A cosa pensi? >>, chiese, ponendo fine a quel frustante silenzio.
<< Sto ancora cercando di capire cosa sei >>. Sussultò, ma si sforzò di sorridere.
<< E hai fatto qualche passo in avanti? >>, chiese lui, inclinando il capo, come se stesse parlando ad un bambino.
<< Non molti >>, ammisi.
Rise. << Hai una teoria? >>. Sentii le guance andare a fuoco, segno che stavo arrossendo fortemente. In quell'ultimo mese avevo oscillato tra Bruce Wayne e Peter Parker. Confessare una cosa del genere sarebbe stato imbarazzante.
<< Non me la vuoi dire? >>. Scossi la testa << Troppo imbarazzante >>. Lui sorrise e sembrò lasciar morire lì il discorso.
Lui lanciò un occhiata dietro di me e accennò una risata.
<< La tua amichetta rossa crede che sia scortese con te e sta decidendo se venire o no >>.
<< Ti sbagli >>, borbottai.
<< Invece no. Te l'ho detto, sono bravo a leggere le persone >>.
<< A parte me, ovviamente >>.
<< A parte te >>. La sua espressione si indurì. << Chissà perché >>, sussurrò tra sé e sé.
Il silenzio ripiombò come un macigno ma questa volta decisi di interromperlo.
<< Mi faresti un favore? >>, chiesi.
Socchiuse gli occhi << Dipende da cosa vuoi >>.
<< Mi chiedevo...se ti andrebbe di farmelo sapere, la prossima volta che decidi di ignorarmi. Cosi mi posso preparare >>. Giocai con il tappo della bottiglietta per non guardarlo in faccia.
<< Mi sembra corretto >>. Alzai lo sguardo e stava trattenendo una risata. << In cambio posso avere una risposta? >>.
<< Una sola >>.
<< Spiegami una teoria >>.
Ops. << No, quello no >>.
<< Solo una teoria. Giuro che non mi metto a ridere >>.
<< Oh si, lo farai >>. Scosse la testa sorridendo e perforandomi col suo sguardo dorato.
<< Ehm, sei stato punto da un ragno radioattivo? >>.
<< Poco originale >>, mi prese in giro.
<< Scusa, ma di più non riesco a fare >>.
<< Sappi che la kriptonite non mi fa nulla >>, ridacchiò lui.
<< Alt, avevi detto che non avresti riso >>. Si sforzò di tornare serio, ma senza risultati.
<< Prima o poi capirò >>. Lo avvertii.
<< E se non fossi il supereroe? Se fossi il cattivo? >>. Sorrise, ma stava solo fingendo. Spalancai la bocca e il suo si fece più serio, come per paura di essersi lasciato scappare una frase di troppo.
<< Sei pericoloso? >>, chiesi in preda al batticuore. Ma certo che lo era, stava cercando di dirmi questo.
Si limitò a guardarmi e non rispose alla domanda.
<< Ma non sei cattivo >>, sussurrai scutendo la testa. << No, non posso credere che tu sia cattivo >>.
<< Ti sbagli >>. La sua voce non era che più di un sussurro.
Lo scrutai meglio e mi chiesi perché non mi facesse paura. Diceva sul serio, era evidente. Eppure io mi sentivo solo inquieto, ansioso e....affascinato.
Il silenzio proseguì finché, guardandomi attorno, non mi accorsi che la mensa era quasi vuota.
<< Faremo tardi a lezione >>. Balzai in piedi.
<< Oggi non vengo a lezione >>.
<< Perché? >>. Adesso eravamo amici -o almeno ci provavamo- perché non doveva venire a lezione?
<< Saltare qualche lezione fa bene alla salute >>, sorrise.
<< Bhè, io ci vado >>. Ero troppo codardo per rischiare di farmi scoprire.
<< Allora ci vediamo più tardi >>. Esitai per un momento ma, al suono della campana, sobbalzai e mi voltai verso l'uscita. Prima di varcare la porta buttai un ultimo sguardo. Lui era ancora lì, immobile.



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Prima di tutto voglio scusarmi per l'immenso ritardo, ma ho avuto dei problemi famigliari che non ci volevano e che non dovevano capitare. Però ce l'ho fatta ad aggiornare.
Nel capitolo vediamo un avvicinamento tra i nostri protagonisti e l'approccio che hanno dopo l'incidente :D
Per chi non ha letto il libro, questo ed il prossimo capitolo sono presi dal libro e trovo davvero uno scandalo che non siano stati inseriti nel film. Cioè, fanno parte dei pezzi più belli della saga D:
Comunque, ringrazio chi segue e chi preferisce e soprattutto chi continua a recensire <3
Il primo capitolo è arrivato a 350 e passa di visualizzazioni. So che non è tantissimo, ma comunque mi fa troppo piacere.
Un bacio e alla prossima <3

  
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