Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: RoseScorpius    23/05/2013    29 recensioni
"Draco Malfoy, nonostante avesse quarant'anni suonati e fosse indubitabilmente un Purosangue ossigenato, non era poi così male. Insomma, per essere un noiosissimo adulto che aveva sposato mia madre, avrebbe potuto andargli peggio.
Almeno, questo era quello che pensavo da quando era entrato a far parte ufficialmente della mia incasinatissima famiglia. Pensavo, in effetti, che Draco Malfoy fosse l'ultima persona sulla faccia della terra a cui sarebbe venuto in mente di farmi quel discorso. Così come, d'altronde, pensavo che tra me e Scorpius non ci sarebbero più stati malintesi e che a Hogwarts non sarebbe mai successo nulla di più pericoloso di una lezione del professor Rüf.
Me illusa.
È scientificamente provato che a Hogwarts deve per forza succedere qualcosa di oscuro e misterioso, almeno una volta ogni cinque anni. Quanto al discorso... sì, beh, quello magari si sarebbe potuto evitare..."
SEQUEL DI "PERCHE' SUL CAMPANELLO DI CASA MIA C'E' SCRITTO WEASLEY-MALFOY?!"
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

San Crispino, in queste settimane me ne sono successe di tutti i colori. Plagi, simulazioni d'esame, gente che quasi mi tira sotto con la macchina... yey. Io non ci arrivo viva alla matura xD
Cooomunque, si pubblica in anticipo di un giorno perché non ho voglia di studiare per il compito di matematica, mentre domani, volente o nolente, sarò costretta a studiare per quello di italiano. E vabbé. Sto sempre indietro con la risposta alle recensioni, ma ogni volta che ho un po' di tempo mi porto avanti di quanto posso, quindi abbiate pazienza e risponderò a tutti, prima o poi. Soprattutto poi, chiaro xD Però vi amo sempre, lo sapete, vero? Ma certo che lo sapete <3 Vi sposerei tutti, se non avete problemi con la poligamia.
E comunque lo sapete che, anche se non rispondo subito, le recensioni me le leggo sempre tutte, dalla prima all'ultima, e ci godo anche come un maialino, perché vi adoro tanto tanto. Allora, la facciamo questa cosa della poligamia? *_*
Idiozie a parte, vi lascio al capitolo numero quattro, che - rullo di tamburi e suspence - è stato betato da zuzallove. Non lo avreste mai detto, vero? In più, mi sembra quantomeno doveroso che la dedica di questo capitolo in particolare vada proprio a lei, visto che ne è la principale ispiratrice e, in un certo senso, anche la protagonista ;)

PS. Vorrei dedicare un grazie speciale alle persone che hanno segnalato la storia per le scelte, oltre alle tre che ho già ringraziato nei precedenti capitoli. Ovvero: mark6jane7, Francesca_c, edaifs, Be_strong e iminlovewithyou_. Let me love you, girlz <3

PS2. Oh, quasi me ne stavo dimenticando. Un grazie enorme anche a Mitsuki91, lei sa perché. Saluterei anche la sua amica Risa, che è un sacco simpatica nonostante tutto, ma lei fa la snob con certe ship, quindi niente <3

PS3. Per chi era interessato al POV di Domi, la shot complementare a questo capitolo, dal suo punto di vista, è pubblicata qui: Regina di Picche.

XBOX 360. Domani ho la simulazione di seconda provaaaaa! Argh. Fatemi un in bocca alla balena collettivo. O anche in culo al lupo, come volete.

 

Enjoy :)




 


Capitolo 4

Amici e nemici

 

Pregiudizi. No, sul serio, parliamone. La gente è piena di pregiudizi, ma nessuno sembra mai disposto a metterli in discussione: il vicino di casa è un secchione perché porta gli occhiali da vista e sta sempre chino sui libri di scuola, la ragazza della drogheria sotto casa è una bionda idiota perché sorride tutto il tempo, il postino è un pedofilo perché ti guarda sempre nella scollatura e Calvin è Calvin perché è Calvin. Invece il vicino di casa porta gli occhiali perché è una talpa e dentro i libri di scuola nasconde giornaletti porno, la ragazza della drogheria è una bionda naturale e sorride sempre a tutti perché è una persona solare, il postino è un padre di famiglia strabico e Calvin... beh, Calvin è Calvin, poco ma sicuro.

L'unico problema è che, forse, il modello di intimo nella mia testa non era mai stato Calvin Davies. 

 

***

 

L'ultimo lunedì di gennaio Tessa mancava dalle lezioni da ormai dieci giorni e io non avrei potuto essere più felice. Non per Tessa, chiaro: la mia vita non ruotava attorno a quella befana, nonostante i suoi malanni fisici e la sua ben gradita assenza contribuissero in modo cospicuo a mantenermi con il sorriso sulle labbra. 

Che poi, comunque, nemmeno stesse morendo...

Secondo Al si era solo offesa a morte dopo la lezione di Höhmann e aveva trovato qualche patetica scusa per farsi trattenere in infermeria e mettere su una scenata colossale nella disperata speranza che qualcuno se la filasse. Nemmeno troppo disperata, in realtà, visto che Scorpius era andato a trovarla a giorni alterni per tutta la settimana precedente. In ogni caso, dopo che ci eravamo chiariti, avevo deciso di non avere alcun motivo per non fidarmi di lui, perciò che andasse pure a trovarla quanto gli pareva. Insomma, gli avevo fatto implicitamente capire che avrei preferito che non andasse a trovarla proprio tutti i giorni, e lui aveva avuto l'accortezza di cogliere il mio suggerimento, ma per il resto andava tutto alla grande. Super mega iper alla grande, per l'esattezza.

Oh, al diavolo, perché non ho più un Calvin mentale con cui condividere tutte le sconcezze che penso?

Perché, sì, avevo una quantità esorbitante di pensieri sporchi che mi frullavano per la testa, al momento, e la colpa era tutta di Scorpius e delle sue maledette labbra e di quelle mani calde che mi aveva infilato sotto i vestiti la sera prima, mentre i libri giacevano abbandonati sul tappeto al nostro fianco. Era mezzanotte passata e la Sala Comune di Serpeverde era deserta, fatta eccezione per Mort, che dormiva della grossa su un divanetto in un angolo, e una ragazza del settimo anno che apparentemente era caduta in coma sul proprio libro di Aritmanzia.

Il tappeto sotto alla mia schiena era caldo e soffice, e sopra di me Scorpius tremava leggermente perché aveva tutto il peso appoggiato sul braccio sinistro, nel tentativo di non schiacciarmi. Non era così pesante, ma avevo evitato di farglielo notare perché mi piaceva far scorrere le dita sul suo petto e sul tricipite contratto e chiedergli se stava scomodo, per sentirmi rispondere con una vocina affannata che non faceva la minima fatica e che non era mica una femminuccia, cosa credevo. Generalmente lo lasciavo fare finché non si sfiancava da solo e mi attirava sopra di sé sperando di far passare quella manovra per qualcosa di erotico.

(Oh, sì, lo era. Non nel modo che avrebbe voluto lui, magari, ma mi faceva venire voglia di lanciarmi un incantesimo di Adesione Permanente e restare aggrappata a koala su di lui per il resto dei miei giorni.)

Quando Mort aveva cominciato a russare come un Troll sul punto di morte, biascicando tra un rantolo e l'altro qualcosa a proposito di un pacco di roba buona che qualcuno non aveva ritirato, Scorpius mi aveva lasciato un ultimo bacio sulla fronte e si era rimesso a sedere.

« È meglio se ti accompagno nel tuo dormitorio, adesso » aveva detto, appuntandosi la spilla di Prefetto sulla camicia stropicciata e mezza sfilata dai pantaloni. « Stanotte sono di ronda i due Prefetti di Serpeverde del settimo; se ti beccano da sola in giro potete scordarvi la Coppa delle Case ».

« Come se ci tenessi ai punti di Grifondoro » lo avevo provocato, spingendolo di nuovo sul tappeto per un ultimo bacio.

Scorpius non aveva opposto molta resistenza, per essere un Prefetto responsabile che doveva riaccompagnarmi nel mio dormitorio. Dieci minuti e parecchi ultimi baci più tardi eravamo fuori dalla Sala Comune di Serpeverde, nel sotterraneo illuminato dalla luce spettrale delle torce. Scorpius mi prese per mano, poi estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore e sussurrò: « Lumos ».

Sorrisi nel buio e mi lasciai guidare attraverso il castello deserto, assaporando il calore della sua mano che sembrava risalire lungo il mio braccio e diffondersi in tutto il corpo come una piacevole ondata di tepore. 

Al quarto piano - giusto per rovinare la bella atmosfera in cui eravamo immersi - ci imbattemmo in Alexa Mayfair, che stava pattugliando i corridoi accompagnata da un globo di luce fluttuante. Strinsi più forte la mano di Scorpius, ringraziando mentalmente di averlo al mio fianco in quella situazione: per quanto Serena Mayfair e la sua innata abilità nel Quidditch mi stessero genuinamente antipatiche, Alexa era dieci volte peggio di lei. Non si sarebbe detto, visto che era alta cinque centimetri in meno e non aveva neanche un quarto dei bicipiti della sorella, ma c'era qualcosa nelle sue maniere composte e distaccate che mi metteva i brividi. Con i Serpeverde pareva non fosse poi così stronza (Mort la apprezzava molto, in particolare quando indossava la gonna, e Marshall la trovava simpatica, anche se davanti a Lily avrebbe negato fino alla morte), ma dal canto mio non riuscivo proprio ad immaginare come una persona che si prendeva tanto sul serio potesse risultare gradevole. Io, per quanto mi sforzassi, riuscivo solo a trovarla inquietante da morire: da quando la spilla di Caposcuola era stata affidata a mia cugina Molly invece che a lei, Alexa pareva avercela a morte con tutta la mia parentela, me compresa. 

Cercai di assumere un'espressione neutra e continuai a camminare verso di lei come se niente fosse, sperando che Alexa si sarebbe limitata ad ignorarci. Vana speranza, ovviamente: mentre ci passava accanto Alexa si prese tutto il tempo di lanciarci un'occhiata seccata e ci salutò con freddezza. 

« Malfoy, non mi pare che tu sia di turno stanotte ».

« No, infatti » rispose lui, atono. « Sto riaccompagnando Weasley al suo dormitorio ».

Alexa emise un leggero sbuffo e ci passò oltre senza aggiungere altro. Era ormai giunta alla fine del corridoio quando si voltò e commentò: « La nobile e antichissima Casata dei Malfoy si estinguerà nel giro di due generazioni, di questo passo ».

Scorpius tirò dritto come se non l'avesse sentita, ma vidi chiaramente che la sua mascella si era contratta con un piccolo spasmo. Appena girammo l'angolo, però, mi rivolse un piccolo ghigno.

« La nobile e antichissima Casata dei Malfoy » la scimmiottò.

Poi, prima che potessi cominciare a elencargli tutte le situazioni in cui si era comportato da Purosangue idiota nei precedenti cinque anni, aprì una porta alle mie spalle e mi trascinò dentro il Bagno dei Prefetti. Mi spinse contro la parete, nella sua impacciata reinterpretazione del concetto di sbattere qualcuno al muro, e mi posò una mano dietro la nuca perché non andassi a cozzare contro la pietra viva. Giusto perché sbattere qualcuno al muro come Merlino comanda era una cosa troppo volgare e violenta per un gentiluomo come lui.

« Domattina sarò in coma » sussurrò, baciandomi il collo.

« Datti malato » risposi. « Ho delle Pasticche Vomitose, se vuoi ».

L'istante dopo, senza avere la più pallida idea di come fosse successo, mi ritrovai seduta sull'armadietto degli asciugamani, con una mano di Scorpius sulla schiena (sotto maglione e camicia, sulla pelle della schiena, per la precisione). Avevo le gambe allargate per far spazio a Scorpius e la gonna dell'uniforme si era alzata così tanto che, se non avessi indossato i collant invernali, mi sarei ritrovata praticamente in mutande (e se non fossi stata così impegnata a tentare di mangiargli la faccia probabilmente sarei anche morta di vergogna, sì). Sentivo la stoffa dei suoi pantaloni sulla pelle oltre il tessuto della calzamaglia e la sua mano vagava sempre più in alto sulla mia schiena, finché le sue dita sfiorarono la chiusura del reggiseno. Non credevo di aver mai desiderato qualcosa come in quel momento desiderai che – al diavolo, sì! – si decidesse a slacciarlo. Le sue dita giocherellarono per un po' con le spalline, come esploratori che stessero saggiando il territorio nemico, e per un attimo pensai quasi che avrebbe finito per chiedermi il permesso. Poi, quando la sua mano completò la circonferenza percorrendo il profilo a mezzaluna del push-up, pensai che avrei finito per morire se non avesse smesso di girarci attorno in quel modo. 

Stupido galantuomo imbranato...

Una scarica di brividi mi attraversò la schiena e mi strinsi più forte a lui per non cominciare a tremare come un'idiota sotto le sue mani. Fu allora che mi accorsi della consistenza stranamente solida che aveva assunto la stoffa dei suoi pantaloni contro il mio inguine e...

« Rose? »

Fui un po' stupita di ritrovarmi catapultata in mezzo a un corridoio del terzo piano, diciotto ore più tardi, e a dire il vero fui anche piuttosto irritata di essere stata interrotta proprio nel momento culminante del ricordo.

« Mmh? » grugnii.

Scorpius inarcò un sopracciglio.

« Allora, va bene? » chiese.

« Sì, sì, certo... » risposi, continuando a pensare alla sera prima e alla cosa che inizialmente avevo scambiato per la fibbia della sua cintura.

È tanto stupido sentirmi orgogliosa perché sono stata io a provocargli una reazione del genere?

Scorpius mi diede un bacio sulla guancia e mi mise in mano una pila di libri e appunti.

« Grazie mille, Rose. Ci vediamo in Sala Grande tra mezz'ora, allora? »

« Eh? »

Squadrai i fogli che mi aveva messo in mano, cominciando a chiedermi con una certa apprensione a cosa, di preciso, avessi appena dato il mio consenso. Scorpius alzò gli occhi al cielo.

« Devo passare a prendere una cosa in camera mia, prima di cena » spiegò. « E ti ho chiesto se riusciresti a portare i miei appunti a Tessa mentre vado nel mio dormitorio ».

Feci scorrere uno sguardo schifato dai fogli che tenevo in mano all'espressione speranzosa di Scorpius. Con la netta impressione di essere stata appena incastrata contro la mia volontà, mi costrinsi a rispondere: « Beh, sì, ti ho già detto di sì. Ci vado. Ma mi devi un grosso favore ».

Nota per me: mai accettare di fare qualcosa se non sei sicura di cosa sia.

Mort, al mio fianco, represse una risatina in modo decisamente rumoroso.

« Hai capito, Scorp? Le devi un favore grosso... »

« Guarda che non attacca più: l'altra settimana si sono messi a parlare di pompini come se niente fosse » intervenne Marshall. « Devono essere impazziti. A proposito, Rose, è da dieci minuti che sorridi come un'ebete. Se Scorpius si tappa le orecchie ci dici a cosa stavi pensando? » 

Scorpius sbuffò e mi passò un braccio attorno alle spalle.

« Ti stupiresti, ma non credo che sapere quanto sono splendido e meraviglioso possa bloccarmi la crescita ».

« Vi stupireste » replicai, spostandomi il suo braccio dalle spalle. « Ma stavo pensando a quando stracceremo Serpeverde nella partita di Quidditch ».

Sì, poteva darsi che tutta la faccenda di Tessa e di essere stata incastrata in una maniera così subdola non mi fosse andata giù, e allora?

 

***

 

Quando entrai in infermeria, guardandomi attorno con circospezione, trovai Tessa seduta sul proprio letto con la schiena appoggiata al cuscino mentre sfogliava un libro scritto in Rune. Per essere una che dichiarava di aver subito un trauma cranico tale da assentarsi dalle lezioni per dieci giorni aveva l'aria di stare piuttosto bene. Sventolai gli appunti in direzione dell'infermiera prima che mi chiedesse cosa ci facevo lì e puntai verso il letto di Tessa imprecando tra i denti. 

Quando sbattei la pila di libri sul comodino, facendo cadere a terra una confezione vuota di Cioccorane, Tessa si riscosse con un sussulto e mi lanciò un'occhiata ostile.

« Che cosa...? »

« Gli appunti di questa settimana » tagliai corto, facendo del mio meglio per suonare sgarbata.

Tessa allungò una mano e sfogliò le prime pagine di appunti, riempite dalla calligrafia piccola e ordinata di Scorpius. Quando rialzò lo sguardo sembrava se possibile ancora più sospettosa.

« Dov'è Scorpius? » indagò con l'aria di chi sta chiedendo a un impostore imbottito di Polisucco dove ha nascosto il cadavere.

Di colpo fui molto felice di essere stata io a portarle gli appunti; un po' troppo felice perché la cosa risultasse politically correct, in effetti, ma d'altronde chi aveva mai detto che volevo essere politically correct? Le rivolsi un sorrisetto di false scuse e risposi: « Non poteva venire. È un problema? »

Tessa, dimostrando un istinto di sopravvivenza pari allo zero Kelvin (che era d'altronde il motivo per cui si trovava in infermeria) e una faccia tosta non indifferente, parve scegliere la pericolosa via di ignorare la minaccia (nemmeno troppo implicita) che era nascosta (o meglio sbandierata) nella mia voce.

« A dire il vero sì » dichiarò con tono di sfida. « Speravo di vederlo ».

« Beh, sarà per un'altra volta » conclusi, battendole una pacca sulla gamba. « Che peccato ».

Feci per voltarmi, e avevo anche già scelto che canzone fischiettare mentre lasciavo l'infermeria, ma la voce di Tessa bloccò la mia azione sul nascere.

« Weasley, sei patetica » sibilò.

Tornai a voltarmi verso di lei con un sopracciglio inarcato.

« Ah, davvero? »

Sbaglio o qualcuno qui è geloso marcio?

« Molto più che davvero » affermò Tessa.

Aveva il tono bellicoso di chi ha tutte le intenzioni di imbarcarsi nella lite del secolo, perciò, ovviamente, mi sentii moralmente obbligata a non lasciar cadere l'argomento. Insomma, se voleva essere sfottuta un altro po' chi ero io per negarle un tale desiderio?

Mi adoperai per stamparmi in faccia un sorrisetto provocatorio e, con una vocina melliflua di cui andai parecchio fiera, risposi: « Buono a sapersi. È una sfortuna che Scorpius non la pensi come te, non è vero? »

Gli occhi di Tessa, dietro alle lenti degli occhiali, si strinsero in due fessure incandescenti di rabbia.

« Posso farti una domanda, Weasley? » chiese, riuscendo in qualche modo a parlare con i denti completamente serrati.

Allargai le braccia come a dire “prego, tesoro, chiedi pure”.

Suicidati, tesoro.

Sul serio, come faceva Scorpius a essere amico di una befana di quel calibro? Forse avrei dovuto cominciare a riconsiderare l'Imperio: la faccenda rasentava i limiti del paranormale.

Tessa si prese alcuni secondi per rivolgermi un ghigno malevolo prima di porre la propria domanda. 

« Se credi di essere tanto più figa di me » insinuò alla fine, avvolgendosi distrattamente i capelli sull'indice. « Come mai sei così gelosa del tuo ragazzo? »

Beh, non è ovvio? Insomma, perché... cioè... ma che razza di domanda è questa?

Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, senza che mi venisse in mente nessun brillante modo per chiudere la disputa con una schiacciante vittoria. Indi per cui decisi che la strategia migliore per chiamarmene fuori fosse negare tutto fino alla morte.

« Io non sono gelosa » obiettai, storcendo il naso.

Che poi è anche vero: non sono mica tanto gelosa.

Conoscevo ragazze molto più gelose di me. E il fatto che al momento non mi venisse in mente nessun nome non era un buon argomento con cui confutare la mia tesi. 

Tessa mi lanciò un'occhiata così penetrante che per un attimo temetti che mi avesse letto nel pensiero. Mi ritrassi di qualche centimetro, mentre lei sussurrava: « Ah no? Ne sei proprio sicura? Scorpius dice che ultimamente sei diventata asfissiante ».

« Scorpius dice cosa? » rantolai.

« Che sei asfissiante » ripeté Tessa, scandendo ogni sillaba con palese soddisfazione. Poi fece un gesto vago, come a voler scacciare una mosca, e si sistemò gli occhiali sul naso con noncuranza. « Beh, comunque lo capisco. Per dirla tutta non so come abbia fatto a sopportarti così a lungo ».

Se non altro nella sfortuna, se avessi avuto un arresto respiratorio nel bel mezzo dell'infermeria, avrei avuto buone possibilità di sopravvivere. Pregai almeno che mi rimanesse abbastanza fiato per pronunciare un'Avada Kedavra.

« A-aspetta un secondo » gracchiai. « Scorpius parla con te del nostro rapporto? »

Tessa inarcò un sopracciglio.

« Perché, con chi dovrebbe parlarne? »

Non lo so, con la Piovra Gigante, con Nick Quasi-Senza-Testa, con un Dissennatore, con chi gli pare. Ma non con te!

L'idea che la mia vita sentimentale venisse discussa nei minimi dettagli in presenza di quella befana, che con ogni probabilità si permetteva pure di commentare e criticare i miei comportamenti, era poco meno raccapricciante della prospettiva che mia madre si rivolgesse a Ferguson come consulente circa i miei dolori mestruali, il tutto mentre Ferguson progettava di sedurla e portarsela a letto.

« E comunque, Weasley, io e Scorpius siamo solo amici » aggiunse Tessa, riscuotendomi dalla contemplazione delle orrende immagini mentali che mi si erano formate nella mente. « Non ho la minima intenzione di rubartelo, quindi smettila di renderti ridicola. Sinceramente, hai una vaga idea di quanto lo metti in imbarazzo quando ti comporti così? »

« Io non... » cominciai, ma Tessa mi interruppe brutalmente: 

« Sappiamo entrambe che lo fai. E, per inciso, se fossi convinta di essere alla sua altezza non avresti così tanta paura che lui torni da me ».

Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, conscia di non poterle rispondere a dovere data la limitatezza linguistica degli insulti in Inglese, o in Francese, o in Slovacco, o in qualsiasi altra lingua mai inventata da essere umano. Alla fine, dopo aver ponderato attentamente la possibilità di attentare alla sua vita strangolandola con le lenzuola, decisi di optare per l'approccio clinico psichiatrico, che se non altro appariva più professionale.

« Tu hai dei seri problemi mentali, te l'hanno mai detto? » sibilai, guardandola dall'alto in basso con tutta la supponenza di cui la mia assidua frequentazione dei Serpeverde mi aveva resa capace. « Sei l'ultima persona di cui sono gelosa. E, per inciso, Scorpius non ha la minima intenzione di tornare da te ».

Se mi ero aspettata che Tessa arrossisse di rabbia e rispondesse per le rime – e, d'accordo, mi ero anche già preparata la prossima battuta – rimasi sinceramente spiazzata quando la sentii dire: « No, hai ragione ». 

Ho ragione? Davvero?

Sbattei le palpebre, certa che di lì a poco il mondo avrebbe cominciato a girare al contrario e la McGranitt avrebbe proclamato una settimana di vacanze extra per tutti, mentre Hohmann distribuiva cioccolatini agli studenti e Ferguson mi dichiarava eterno amore.

Tessa scrollò le spalle. 

« Il sesso tra noi due non è mai stato un granché. Suppongo che mancasse la scintilla... siamo sempre stati meglio come amici... »

Poi probabilmente James avrebbe cancellato tutti gli allenamenti di Quidditch mattutini e lui e Al sarebbero diventati migliori amici, mentre Calvin...

Aspetta un secondo. Ha detto...

« Il... il sesso?! » strepitai, affogando nella mia stessa saliva.

Tessa mi lanciò il tipo di occhiata compassionevole che la gente di solito rivolgeva ai malati incurabili dell'Ala Malattie Infettive del San Mungo.

« Sì, il sesso » ripeté, inarcando entrambe le sopracciglia dietro gli occhiali. « Perché? Non l'avete fatto, voi due? »

« C-certo che lo abbiamo fatto... » mentii. « Chiaro... tre volte a settimana... »

« Mi fa piacere per voi » concluse lei, per nulla scalfita dalla mia dichiarazione. « Bene, ora credo che dovresti andare. L'orario per le visite è finito da un po' ».

Ovviamente non andai all'appuntamento con Scorpius in Sala Grande.

 

***

 

La pergamena intonsa pareva fissarmi con una certa insistenza, mentre aspettavo invano che l'ispirazione mi suggerisse cosa scrivere. Di cose da dire nei avrei avute tante, forse troppe per un foglio così piccolo: Tessa, Scorpius, il sesso, la visita in infermeria e quella sensazione di malessere che mi aveva attanagliato le viscere per tutta la settimana al solo pensiero che Scorpius avesse davvero fatto quelle cose con Tessa e che non me l'avesse detto... Non sapevo nemmeno da dove cominciare. E forse il problema era proprio quello.

Intinsi la penna nel calamaio e feci colare alcune gocce sull'angolo superiore del foglio, mordicchiandomi le labbra. Non ne avevo parlato con nessuno, in quei giorni, e ora mi sembrava così ingiusto che l'unica valvola di sfogo per quello che sentivo dentro fosse una maledetta pergamena bianca.

La verità era che mi mancava avere qualcuno con cui appostarmi in un angolo del castello e parlare per ore intere, dei miei problemi o delle ultime notizie di cronaca, senza nemmeno accorgermi che il tempo scorreva e il coprifuoco era passato da un pezzo. Mi mancava avere un amico solo per me, un amico con cui essere egoista, da non condividere con nessuno. Mi mancava Jason.

Da quando aveva dato i suoi MAGO, l'estate prima, lo avevo visto solo una volta. A Natale ci eravamo scambiati dei regali via gufo e ci eravamo tenuti in contatto per lettera, ma non era la stessa cosa, non era come vederlo a scuola ogni giorno mentre tentava di sedersi al tavolo dei Serpeverde per fare l'alternativo o quando marinavamo assieme le lezioni per fare una passeggiata al limitare della Foresta Proibita. Eravamo stati migliori amici per cinque anni, ma, ora che lui era in Russia con i suoi nuovi amici e io ero confinata in Scozia, non faceva molta differenza che fossimo stati amici per tutto quel tempo.

Le amicizie a distanza vanno a farsi friggere, sempre e comunque.

Anche nel sentirmela scivolare tra le dita come fumo, quando ancora non era troppo tardi per rimediare e forse avrebbe potuto tornare tutto come era una volta, mi rendevo conto che la nostra amicizia era giunta al capolinea. Continuavamo a scriverci, certo: lui mi descriveva la Russia, io gli raccontavo di Scorpius e del nuovo professore di Difesa, ma la nostra non era nulla più di una corrispondenza garbata, uno scambio d'informazioni a cui dedicavamo entrambi dieci minuti scarsi alla settimana, su pergamene sempre più piccole, lettere sempre più corte e piatte. E non era nemmeno lontanamente abbastanza.

Non era più come una volta, e lui non era più il mio migliore amico Jason, da cui mi sarei catapultata senza pensarci due volte per raccontargli di quello che mi aveva detto Tessa e chiedergli un consiglio su cosa fare.

Così alla sua ultima lettera risposi che andava tutto bene e gli raccontai un aneddoto sulla squadra di Quidditch di Corvonero. Non dissi nulla di Pix, di Tessa e del sesso, né del fatto che Scorpius mi aveva mentito spudoratamente. Non gli parlai nemmeno di Al, di Harry e Draco e della storia degli aerei Babbani. Di tutte le cose importanti che avrei potuto dire, scelsi di scrivere solo quelle futili, e conclusi la lettera dopo dieci righe con una firma frettolosa. La arrotolai senza rileggerla, per non dover più vedere quel testo striminzito su una pagina troppo grande e troppo vuota, e me la ficcai in tasca stropicciandola.

La scuola era deserta mentre percorrevo corridoi e rampe di scale, diretta alla guferia: era venerdì sera ed erano tutti andati in Sala Grande per godersi la cena, in attesa del fine settimana. Avrei dovuto essere con loro, ma avevo scoperto di non avere la minima voglia di sedermi accanto a Hugo e James e parlare di Quidditch per tutta la sera, così me n'ero tornata nella torre di Grifondoro con l'intenzione di rispondere all'ultima lettera di Jason. Avevo pensato di sfogarmi un po' e raccontargli la storia di Tessa e Scorpius dall'inizio, ma poi mi erano venute fuori quelle dieci righe sfigate e non ero più riuscita ad andare avanti.

Salii la stretta scala a chiocciola della guferia ed entrai nel solaio, popolato di trespoli e resti organici di ogni sorta, tra cui parecchie carcasse di topi e altri animaletti che preferii non identificare. Ciò che di organico non mi sarei mai aspettata di trovare, invece, era un ragazzo biondo che sedeva sul pavimento in un angolo del solaio e leggeva una lettera dall'aria parecchio strapazzata.

« Calvin! » esclamai, stupita.

« Ehi, Rose » mi salutò lui, con un sorriso un po' più mesto del solito. « Come va? »

« Bene » mentii. « Tu? »

« Bene ».

Se fosse stato una qualsiasi altra persona – una persona che non aveva una perenne paralisi facciale a forma di sorriso, magari –, gli avrei creduto senza esitazioni, ma trattandosi di Calvin ebbi la netta impressione che anche la sua fosse una bugia.

Perché avrebbe dovuto starsene rintanato in un angolo della guferia invece di cenare con gli altri, dopotutto? D'accordo, i suoi compagni di dormitorio facevano di tutto per evitarlo (il che era più che comprensibile, vista l'espressione da stupratore professionista con cui Calvin guardava ogni essere di sesso maschile che gli si parasse davanti), ma ci aveva messo meno di ventiquattr'ore per diventare il migliore amico di tutte le mie compagne di dormitorio. Persino Carly, che generalmente snobbava chiunque fosse più interessato ai vestiti che al Quidditch, a prescindere dal sesso, lo trovava simpaticissimo. Probabilmente anch'io gli sarei corsa dietro come un'imbecille, se in sei mesi di fantasie erotiche non avessi imparato a diffidare di lui.

Ora che ci penso, in effetti, le mie compagne di Casa lo stanno perseguitando un po' troppo...

Il giorno precedente, a colazione, Laura Bones gli si era seduta in braccio sbattendo le ciglia con fare civettuolo e lo aveva baciato sulla guancia, strusciandosi tutta su di lui, sotto lo sguardo assassino della sua migliore amica Marissa Rees. Per non parlare del litigio feroce che c'era stato tra Amanda Welch e Marissa, dopo che si erano rubate il posto a sedere vicino a Calvin durante l'ora di Incantesimi, o delle infinite discussioni sulla sessualità di Calvin, a cui – apparentemente – nessuna delle mie compagne accordava il permesso di essere meno che bisessuale.

« Insomma, non può mica essere proprio gay » aveva sostenuto Laura, con aria sicura. « I ragazzi sono solo invidiosi, e poi lo sapete che danno del gay a tutti i nuovi arrivati, per tradizione. Al massimo sarà un po' bisessuale, via. Insomma, magari gli piacciono i bei culi, e allora? Gli piaceranno anche le tette, no? A proposito, trovate anche voi che mi siano cresciute, durante l'estate? La quarta mi va quasi bene, adesso ».

Legai la mia lettera alla zampa di un allocco color carbone e rimasi ad osservarlo mentre si allontanava nel cielo blu della sera, diretto all'angolo opposto d'Europa. Ogni tanto mi metteva i brividi pensare a quanti chilometri di pianure, monti e terre straniere ci separavano. Quante migliaia di chilometri.

« Sicura che va tutto bene? »

La voce di Calvin mi riscosse bruscamente dai miei pensieri. Sobbalzai e risposi: « Mhh? Oh... sì, certo, tutto bene... »

Faceva freddo, là dentro: le grandi finestre che si aprivano verso il cielo, otto piani più in alto del terreno, lasciavano entrare il vento che soffiava tra gli alberi della Foresta Proibita e increspava la superficie del Lago Nero. Mi strinsi le braccia attorno al busto, cominciando a rimpiangere di non aver indossato il mantello.

« Fa freddo, eh? » commentai, tanto per dire qualcosa.

Calvin annuì.

« Già ».

Poi, all'improvviso, aggiunse: « Dove abita il tuo amico? »

Sbattei le ciglia un paio di volte, spiazzata da quella domanda.

« I-in Russia, perché? »

Calvin si strinse nelle spalle e rispose: « Ho visto che hai preso un gufo per la corrispondenza intercontinentale. La mia sta in America ».

Sorrise, mentre lo diceva, ma questa volta non ebbi alcun dubbio: il suo era un sorriso mesto, il sorriso di chi ride perché piangere non avrebbe senso. Senza nemmeno pensarci ripulii un angolo di pavimento dalle cacche di gufo e mi sedetti al suo fianco, sporcandomi ugualmente.

« Ti manca? » chiesi.

Calvin fece cenno di sì con la testa e strinse più forte la lettera nelle mani. Da quella distanza notai che i suoi occhi erano più lucidi del solito.

« Mi piace qui » disse Calvin. « Insomma, Chiara mi ucciderebbe se non mi piacesse. Lei adora il Regno Unito... » In risposta alla mia espressione perplessa, spiegò: « Si chiama Chiara. È mezzo italiana. Ed è... è semplicemente la persona più fantastica che conosca. Probabilmente è anche l'unica femmina che non mi spaventi a morte... »

Nonostante Calvin fosse palesemente sull'orlo di una crisi di pianto, non riuscii in alcun modo ad evitare di scoppiare a ridere.

« A-aspetta... » balbettai. « Tu hai paura delle femmine? »

Calvin mi guardò come se avessi appena urlato a squarciagola una bestemmia particolarmente oscena.

« Scherzi? Le femmine sono perverse e ninfomani e... e pensano solo a sposarsi e fare tanti figli... »

Detta da uno che aveva passato gli ultimi sei mesi a mimare materiale pornografico nella mia testa, dovevo ammettere che la frase suonava piuttosto bizzarra. Mi morsi le labbra, ma non riuscii a smettere di ridacchiare.

« Scusa... »

Calvin sorrise, e questa volta fu uno dei suoi soliti sorrisi ebeti e sinceri.

« No, tranquilla. Ridono tutti quando lo dico... A proposito, ti sembrerebbe strano se ti dicessi che mi pare di conoscerti da un sacco di tempo? »

Se non altro da quel momento in poi fui troppo impegnata a soffocarmi con la mia saliva per continuare a ridere. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto riuscii finalmente a biascicare: « C-conoscermi? No, per niente... »

« Ottimo » rispose Calvin. « È buffo, ma ho sempre immaginato che la mia coscienza fosse una ragazza con i capelli rossi. La cosa più strana è che si chiamava Rose, proprio come te. Curioso, no? »

« Già... che coincidenza... » commentai debolmente.

Basta: pretendo di essere portata d'urgenza al San Mungo. Adesso.

Calvin ripiegò la lettera con cura, lisciando la carta come se stesse accarezzando un orsetto di pezza, e se la ripose in tasca. Restammo in silenzio per un po', mentre il cielo fuori dalle finestre si tingeva dei colori del tramonto. Poi, senza un motivo apparente, mi chiese:

« L'hai mai visto il film di Hercules? »

Annuii, perplessa.

« Sì, i miei nonni Babbani hanno tutte la videocassette che guardava mia mamma quando era bambina ».

Calvin sospirò e posò il capo contro il muro, chiudendo gli occhi. Il sorriso malinconico era tornato a farsi spazio sulle sue labbra e nella luce rossastra del sole sembrava ancora più triste.

« È il mio classico Disney preferito. A parte che a quattordici anni avevo una cotta stratosferica per Hercules... Ma mi faceva pensare che c'è un posto per tutti, da qualche parte nel mondo. Mi faceva pensare che tutti trovano la strada giusta, alla fine ».

Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, senza sapere cosa dire. Già il semplice fatto di starmene lì con Calvin a parlare di qualcosa che non fossero perversioni sessuali aveva dell'incredibile, ma non avrei mai pensato che... 

Insomma, per Merlino, è Calvin! Da quando Calvin ha una psicologia?

Era stupido e non aveva il minimo senso che lui fosse lì, seduto accanto a me, e non dentro la mia testa. Eppure c'era, e per la prima volta mi resi conto che quel ragazzo non era il modello pervertito delle mie immagini mentali: era qualcosa di più complesso, di più sfuggente. Era una persona vera. Una persona che forse, dietro a tutti quei sorrisi ebeti, aveva una storia da raccontare. Una storia triste, magari: la storia di un ragazzo Purosangue che se n'era andato di casa appena aveva compiuto diciassette anni e che era costretto a lavorare con i Babbani per pagarsi l'istruzione.

Era così ovvio...

Gli posai una mano sulla spalla, sentendomi incredibilmente idiota per tutto quello che avevo – o, meglio, non avevo – pensato di lui fino a quel momento.

« È tanto difficile? » chiesi.

« Essere gay, intendi? » rispose Calvin.

Per un paio di secondi rimase in silenzio, come se ci stesse pensando, poi scosse la testa.

« No, non è difficile. È come essere etero: ti innamori e basta. Non ci vuole una laurea ».

« E... e tu? » Esitai per qualche istante di troppo, chiedendomi se forse non avrei fatto meglio a starmene zitta e basta. Alla fine, con la netta impressione di essere inopportuna, sussurrai: « Ti sei mai innamorato? »

Calvin scrollò le spalle, come a dire che ormai era acqua passata.

« Forse, non lo so. Era etero, comunque ».

Sentii il suo braccio tremare leggermente sotto le dita e, prima di riuscire a darmi un contegno, feci scivolare la mia mano sopra la sua.

« I tuoi genitori.... come l'hanno presa? » chiesi.

Per fortuna a quella domanda non seguirono scoppi di pianto isterico né Calvin si mise a rotolare tra le cacche di gufo battendo i pugni e urlando che la sua famiglia non lo aveva mai voluto e che lo odiavano tutti. Il che, bisognava dirlo, non era per nulla scontato: Lorcan Scamandro, dopo aver baciato il suo primo ragazzo al quinto anno, aveva coinvolto mezza scuola in una scenata isterica pazzesca che andava dal suo essere “così schifosamente sbagliato, perché la vita mi odia così tanto?” al fatto che il tizio in questione “baciava da schifo e non si era nemmeno lavato i denti, ma si può?”.

Pfui... almeno questo. Ho già dato anche troppo, per quanto riguarda le checche isteriche...

Calvin mi rivolse un sorriso rassicurante, come se fossi io quella depressa (il che poi era anche vero, ma per motivi che esulavano completamente dal suo orientamento sessuale), e rispose: « L'hanno presa bene. All'inizio non volevano accettarlo e mi hanno mandato in una clinica psichiatrica. Ma poi se ne sono fatti una ragione ed è andata meglio. Alla fine hanno smesso di parlarmi del tutto ».

Oh, per fort... aspetta, che cosa?

Strabuzzai gli occhi e rimasi a fissarlo a bocca aperta, chiedendomi da quando venir disconosciuto dalla propria famiglia corrispondesse a un “l'hanno presa bene”. Eppure Calvin sembrava così tranquillo mentre lo diceva, come se fosse un dettaglio di scarsa importanza, come se andasse davvero tutto bene. 

« Non devi dispiacerti per me » disse Calvin. « Comunque avevo degli amici... beh, solo Chiara » rettificò subito dopo. « Però lei c'era sempre. Credo che sia diventata mia amica perché quando sono arrivato a scuola tutti i miei compagni mi prendevano in giro. Sai, lei è di un anno più grande e ci era già abituata: prendevano in giro parecchio anche lei – è una Nata Babbana e ha degli interessi un po' strambi – solo che invece di andare a nascondersi lei li trasformava in rospi. Lo faceva così spesso che è diventata la prima della classe in Trasfigurazione ».

Il sorriso ebete era tornato ad occupare saldamente il proprio posto sulle sue labbra, e cominciai a chiedermi se – in fondo – non fosse solo una maschera molto ben costruita.

« È veramente forte, Chiara » continuò Calvin. « Sono sicuro che ti piacerebbe, se la conoscessi: lei non ha mai nessun tipo di pregiudizi, fa centinaia di cose diverse e... d'accordo, è anche matta da legare. È stata lei che mi ha fatto conoscere il mondo dei Babbani, sai? I miei genitori metterebbero a ferro e fuoco tutto quello che non è Purosangue, ma a me piacciono: sono molto meno ossessionati di noi maghi, per certe cose. Chiara dice sempre che è tutta colpa sua se mi piacciono i maschi, che non mi avrebbe dovuto far leggere i suoi Manga. Credo che alla fine ci sarei arrivato comunque, ma lei mi ha aiutato davvero tanto a capire e accettare quello che sono. Mi diceva sempre di fregarmene degli altri e di non cambiare una virgola di quello che sono, per nessun motivo. E la cosa più meravigliosa è che lei lo fa davvero; fregarsene degli altri, intendo. Fa parte del coro della scuola, ha fondato un club di teatro, parla inglese con l'accento italiano o britannico a giorni alterni e tutti la prendono in giro, ma non gliene importa niente. Il peso forma non lo ha mai visto nemmeno con il binocolo, però non ha mai pensato, nemmeno per un secondo, di mettersi a dieta, quando invece un sacco di ragazze magre come Asticelli non fanno altro che parlare di peso e di calorie. E dovresti assaggiare quello che cucina, tra parentesi: è veramente italiana ».

Scoppiai a ridere. Così, senza motivo, perché Calvin stava gesticolando in modo assolutamente comico mentre mi descriveva la sua amica e perché Chiara sembrava davvero matta da legare.

« Tu non ti prendi molto sul serio, vero? » commentai.

Calvin abbandonò il sorriso ebete per rivolgermi uno sguardo perplesso.

« In che senso? »

Nel senso che mi stai dicendo che hai una sola amica e che hai passato la vita a farti bullizzare dai tuoi compagni di scuola e dalla tua famiglia, e lo fai come se mi stessi raccontando una barzelletta?

Evitai di farglielo notare ad alta voce, però: in fondo Calvin sembrava stare bene, perché avrei dovuto costringerlo a deprimersi? Così mi limitai a dire: « Ora capisco perché ti manca così tanto ».

Calvin annuì, il sorriso ebete di nuovo saldamente disegnato sul contorno delle sue labbra.

« Mi manca tantissimo. È stata lei a suggerirmi di venire in Inghilterra, sai? E mi ha anche prestato un bel po' di soldi » aggiunse. « Invece il tuo amico? »

« Si chiama Jason, ed è una storia molto lunga... » cominciai, e poi gli raccontai tutto.

Gli raccontai di come Jason era stato il mio unico vero amico nei miei primi mesi a Hogwarts, di come non mi aveva giudicata in base al mio cognome o alla buona fama di mia madre, di come c'era sempre stato per me e di come ora non c'era più.

Calvin ascoltò tutto senza lamentarsi, e non fece una piega nemmeno quando l'orologio della scuola batté le dieci e mezza.

« Beh, questo è quanto » conclusi, con uno sbadiglio. « Annoiato? »

« Un pochino » ammise Calvin, con aria colpevole. « Speravo che alla fine della storia te lo scopassi ».

Arrossii violentemente, mentre nella mia testa faceva la comparsa il solito, vecchio Calvin vestito da pornostar.

« Nemmeno tu ti sei scopato la tua migliore amica » gli feci notare.

Calvin scoppiò a ridere.

« Io me la sarei sposata, se fossi etero » replicò. « Chiara è la persona più bella che conosca. E intendo bella sul serio: dentro, fuori, dappertutto, non come il sedere di tuo cugino ».

Ma che cavolo...?!

D'accordo, non mi ero ancora del tutto abituata a quelle uscite di Calvin: d'altronde ti coglieva di sorpresa, nel mezzo di un discorso assolutamente innocuo, quando meno te l'aspettavi.

« Che cosa c'entra il sedere di mio cugino, adesso? » rantolai.

« Tuo cugino fa molto il prezioso con il suo sedere » si accigliò Calvin.

« Oh, beh... »

Ma prima che potessi pensare a qualcosa di vagamente più intelligente da dire, Calvin era di nuovo saltato di palo in frasca.

« Pensi davvero che le amicizie a distanza siano destinate a finire? » chiese.

Quella conversazione ormai mi aveva confusa troppo perché potessi sentirmi spiazzata, perciò mi limitai a scrollare le spalle e risposi: « No, non a finire. Solo... non è più come prima ».

« No, non è più come prima » concordò Calvin. « Pensi che lo tornerà mai? »

« Non lo so » risposi sinceramente. « E comunque io e Jason non avremmo mai potuto fare sesso » ci tenni a precisare. « È gay anche lui. O bisessuale, forse, non l'ho mai capito. Sì, probabilmente bisessuale... ha avuto un paio ragazze, a scuola. Al momento però sta con un maschio ».

Le mie parole furono seguite dal silenzio, e per un po' restammo a guardare il cielo stellato, mentre i gufi tutt'attorno a noi ci fissavano con i grandi occhi gialli carichi di disapprovazione. In lontananza, a sinistra, si scorgeva una luce accesa nella torre di Astronomia, dove qualcuno stava puntando un telescopio verso il cielo. Forse uno studente che faceva i compiti dell'ultimo minuto, o qualche secchione fissato con gli oroscopi.

« Cos'è che stai combinando con mio cugino, comunque? » indagai.

Non mi risultava che Albus fosse gay, tanto per dirne una. Anche se, certo, era un personaggio assai bizzarro nell'insieme e la scena dello zio Harry che si soffocava con il porridge, dopo che Al aveva dichiarato di essersi fatto il fidanzatino all'asilo, sarebbe rimasta nella storia.

Calvin si strinse nelle spalle.

« Secondo te posso provarci con lui? »

« Se non ti sbrana... » risposi.

In effetti non sentivo un particolare obbligo morale nei confronti di mio cugino, dopo che lui aveva ordito oscuri complotti matrimoniali alle mie spalle per gli ultimi cinque anni. In più l'immagine di Calvin che gli faceva profferte sessuali davanti a tutta la Sala Grande era semplicemente troppo allettante per preoccuparmi del fatto che Al, oltre a sembrare piuttosto etero, ce l'aveva a morte con lui. Repressi un sorrisetto, tentando di figurarmi l'espressione omicida che si sarebbe dipinta sul volto di Al se, dopo avergli fatto esplodere la pozione, Calvin avesse avuto l'ardire di provarci con lui.

Oh, sì, è anche ora che Al cominci a preoccuparsi della propria vita sentimentale.

« Con il tuo ragazzo, invece, va tutto bene? » chiese Calvin, distogliendomi dalla gloriosa immagine di Albus che fuggiva nel parco della scuola, inseguito da un branco di modelli di biancheria intima.

« Oh, sì, a meraviglia » risposi, sarcastica. « A parte l'insignificante dettaglio che l'anno scorso ha fatto sesso con Tessa MacMillan e non mi ha detto nulla ».

Calvin mi lanciò uno sguardo curioso e si sistemò in una posizione più comoda.

« Stavate già assieme l'anno scorso? »

« No, ma Tessa è una stronza » brontolai. « Di tutta la gente che si poteva scopare... »

« Con me è stata piuttosto gentile, l'altro giorno » obiettò Calvin, accigliandosi un po'.

Oh, certo, probabilmente non vede l'ora di scoparsi anche te, visto l'interesse che nutre nei confronti dei biondi...

Alzai gli occhi al cielo e mi schiarii la gola con un colpetto di tosse piuttosto eloquente.

« Tutte le ragazze sono gentili con te, Calvin. Non fa testo ».

« Tu però non mi tratti come le altre ragazze » osservò lui, scrutandomi con gli occhioni verdi colmi di curiosità. « Dico bene? »

Scossi la testa e sbuffai: « Io ho il ragazzo, Calvin ».

« Un ragazzo che fa sesso con Tessa MacMillan e non te lo dice? »

« E poi tu sei gay » conclusi con una smorfia. « Ma grazie tante per avermelo ricordato ».

Misi il broncio e rimasi seduta al suo fianco senza aggiungere altro. L'orologio del castello batté undici cupi rintocchi nella notte e poi tacque di nuovo.

Mi ritrovai a pensare a Jason e a tutti i miei amici: avrei perso di vista anche loro allo stesso modo, una volta finita la scuola? Avremmo preso tutti strade diverse e ci saremmo gradualmente dimenticati delle avventure passate in sette anni tra le mura di Hogwarts, oppure la nostra amicizia sarebbe sopravvissuta agli anni? Ci saremmo ancora trovati per bere una Burrobirra a Hogsmeade, con Mort che fumava e progettava spedizioni clandestine di manufatti illegali, Marshall e Lily che spuntavano dal nulla con le labbra arrossate, Al che pianificava matrimoni altrui e Scorpius che tentava di leggere un romanzo Babbano sotto il tavolo quando credeva che nessuno lo stesse guardando? Oppure Marshall e Lily si sarebbero lasciati, Marshall sarebbe diventato un uomo d'affari Purosangue come suo padre e avrebbe interrotto l'amicizia con Mort, che forse avrebbe messo la testa a posto e sarebbe diventato un impiegato, mentre io e Scorpius ci saremmo lasciati e lui si sarebbe fidanzato con una ragazza Purosangue e ci saremmo rivisti solo per Pasqua e per Natale, quando saremmo andati a trovare i nostri genitori? Magari con il tempo ci saremmo considerati come fratelli e avremmo avuto un buon rapporto, oppure avremmo smesso del tutto di parlarci. E io, io cos'avrei fatto una volta uscita da Hogwarts? Sarei stata in grado di essere adulta, di trovare un lavoro e una casa e di farmi un nuovo giro di amicizie? Colleghi, gente noiosa, con famiglie noiose, che non aveva mai fatto scorribande nella Foresta Proibita e non aveva mai venduto manufatti illegali nei bagni femminili della scuola.

Immaginare un futuro del genere, così grigio e adulto, mi metteva addosso una tristezza tale che avrei potuto trovarmi in compagnia di una banda di Dissennatori e me ne sarei a stento accorta. Speravo davvero che le amicizie che avevo costruito in quegli anni di scuola fossero abbastanza salde da resistere alla versione noiosa e adulta di me stessa...

All'improvviso Calvin balzò in piedi, facendomi cadere a musata tra le cacche di gufo.

« Ouch! Che cosa...?! »

« Ehi, Rose, ho appena avuto un'idea! » proruppe, mentre mi ripulivo la faccia imprecando tra i denti.

Inarcai un sopracciglio, troppo irritata dalla cacca che mi ritrovai sul naso per concedergli un'esternazione d'interesse maggiore di quella. Calvin, per nulla toccato dalla mia mancanza di entusiasmo, mi tese la mano ed esclamò: « Potrei essere io il tuo nuovo migliore amico gay! E tu potresti essere la mia migliore amica femmina. Che te ne pare? »

Osservai la sua mano tesa, inarcando un sopracciglio.

« L'ultima volta che mi hanno chiesto di diventare migliori amici avevo otto anni » commentai.

Calvin mi rivolse uno dei suoi soliti sorrisi indegnamente sensuali.

« Quindi? »

« Sì, credo che potrebbe funzionare » conclusi, e gli strinsi la mano. 

   
 
Leggi le 29 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: RoseScorpius