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Autore: Ca7    24/05/2013    1 recensioni
<< Non so a quanti di voi sia capitato di incontrare una persona e sentire sin da subito una certa sintonia. Beh, a me è accaduto con Jennifer. Quando l’ho conosciuta, ho come avuto la sensazione che avremmo legato facilmente, non so spiegarvelo bene. La nostra amicizia è cresciuta con il passare del tempo, è diventata un’amicizia importante, ma la cosa che mi ha stupito è stata quella di realizzare quanto lei fosse diventata una presenza fondamentale nella mia vita. E quando tieni tanto a una persona, speri che abbia solo il meglio. >>
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Oscar Wilde scrisse: “Le sensazioni sono i dettagli che compongono la storia della nostra vita.”




 


 
Arrivò San Valentino e Jennifer era quasi pronta per andare a cena fuori con Madison. Quando la moglie, il giorno prima, le disse di aver prenotato un tavolo in un ristorante, si stupì che avesse scelto di concedersi del tempo da passare insieme. Ormai erano talmente rari, anzi rarissimi, i momenti trascorsi assieme come coppia, che si abituò alla sensazione di vivere intrappolata in un matrimonio che la soffocava ogni giorno di più. Mentre s’infilava le scarpe - seduta sopra il letto - il telefono di casa iniziò a squillare, così allungò una mano sul materasso e rispose, reggendo l’apparecchio tra il collo e la spalla.
<< Pronto?>>
<< Jennifer, sono io.>>, la voce di Madison uscì dall’apparecchio.
<< Okay, sono pronta. Sto scendendo.>>
<< No, aspetta tesoro. Non sono sotto casa.>>
<< Ah! Ma sei comunque per strada?>>
<< Sì, sono per strada ma non per venire a prenderti. Non ti arrabbiare, ma dobbiamo disdire la cena.>>
<< Scusami? Avevi promesso che almeno per questa sera ti saresti liberata da ogni impegno.>>
<< Lo so e mi dispiace, ma è appena atterrato da Los Angeles, Patrick Porter. Devo giocare d’anticipo per convincerlo a organizzare la sua sfilata a “Fashionable”. Sto andando in aeroporto per poi portarlo a cena fuori. E’ importante, cerca di capire.>>
<< Già, come sempre.>>
<< Giuro che mi farò perdonare. Se mi aspetterai, quando sarò a casa, cucinerò per te.>>
<< Sì… chissà a che ora rientrerai.>>, Jennifer sbuffò chiudendo gli occhi per un secondo. << Senti, lascia stare. Concludi questo fondamentale affare.>>, riagganciò.
Sconsolata prese il suo cellulare, scrisse un sms per sfogarsi e lo inviò a Dustin: intavolarono una breve discussione. Poi si tolse via i vestiti, s’infilò direttamente il pigiama, andò in cucina e dal freezer tirò fuori un barattolo di gelato al cioccolato. Sollevò il coperchio, prese un cucchiaio e si diresse verso il salotto, con il solo scopo di consolarsi mangiando il gelato guardando un film.
Intorno alle 22:00 circa, sentì suonare il campanello. Controvoglia si alzò e andò ad aprire la porta.
<< Oh! Ciao.>>, disse sorpresa mentre con una manica si asciugava il volto bagnato.
Prima di risponderle Micky la guardò con aria interrogativa.
<< Ti prego, non dirmi che stai guardando Ghost proprio oggi.>>
<< Sì.>>, la guardò di sottecchi, << Come mai qui? Non dovresti essere in ospedale?>>
<< Beh, avevo un intervento ed è andato tutto bene. Tre delle mie pazienti hanno già partorito e per l’ultima ci vorranno almeno altre quattro ore; non è ancora del tutto dilatata.>>, rispose Micky entrando in casa. << E poiché qualcuno ha saputo che la tua serata è saltata… ho pensato che era il caso di rimediare.>>
Jennifer la guardò intensamente negli occhi provando a cercare una spiegazione razionale al fatto che Micky riuscisse sempre a trovare il modo di sorprenderla in qualunque situazione si trovasse.
<< Perché quello che dovrebbe fare Madison, lo fai tu?>>
<< Cioè?>>, chiese Micky curiosa.
<< Come puoi notare lei non mette da parte il suo lavoro per me...>>
<< Mentre io, sì?>>, rispose di rimando.
<< Beh, avresti potuto e dovuto restare in ospedale, invece sei qui.>>
<< Pensavi che non avrei mantenuto la promessa, adesso che sei sposata?>>
Anni addietro Micky le aveva promesso che (fidanzate di turno permettendo) non le avrebbe fatto trascorrere un solo San Valentino da sola.
<< Ti sono grata del fatto che mantieni la promessa, però detto sinceramente non sei costretta a farlo, considerando che odi San Valentino.>>
<< Mettiamola così: adoro vederti entusiasta. E poi, io non odio San Valentino… penso solo che sia l’ennesimo inno al consumismo e mentre tutti credono di esaltare “l’amore” in questo giorno, credo che facciano l’esatto contrario. J.J., io ti amo ogni giorno da quattro anni, pensi sul serio che oggi il mio sentimento possa essere maggiore solo perché qualcuno ha proclamato il 14 febbraio “la festa degli innamorati”? Fosse così, sarebbe riduttivo e patetico. Se tu fossi la mia ragazza o mia moglie, non perderei occasione per dimostrarti quanto sia bello averti accanto come compagna di vita.>>
Jennifer rimase impietrita; le venne la pelle d’oca.
<< Comunque, è il caso che tu vada a cambiarti.>>, riprese Micky.
<< Dove andiamo?>>
<< Ti porto a cena fuori.>>


Quella sera Central Park era affollato: in mezzo a fidanzati e coppie sposate, loro due. Qualsiasi cosa fossero, in quel momento era superfluo. Jennifer sentiva di essere felice e non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte; di questo era certa. Distesero un telo sul prato e una volta sedute, Micky uscì da una busta di carta i contenitori take-away del ristorante cinese nel quale si erano fermate durante il tragitto.
<< Spaghetti di soia misto mare e l’immancabile biscotto della fortuna, per te>>, lo porse a Jennifer, << E spaghetti di soia misto carne e biscotto della fortuna, per me. Pollo all’ananas e alle mandorle.>>, questi ultimi due li poggiò sul telo.
<< Non hai idea quanto mi sia mancato mangiare cinese.>>, affermò Jennifer mentre apriva il suo biscotto della fortuna.
<< Che cosa dice?>>
<< Dunque…>, si schiarì la voce, << In qualsiasi direzione vai, vacci con tutto il cuore.>>
<< Non fa una piega.>>
<< Leggi il tuo.>>
<< Allora, il mio dice: bacia la donna vicino a te.>>, spalancò un ampio sorriso.
<< Non è vero. Non ti credo.>>
<< Giuro, sta’ scritto proprio così.>>
Jennifer afferrò il biglietto e costatò che quanto aveva letto la ragazza, corrispondeva.
<< Tu hai imbrogliato. Hai detto alla cameriera di scriverlo, vero?>>
Micky scoppiò a ridere e alzò le mani in segno di arresa. Poi le prese un braccio, lo girò e delicatamente pose le sue labbra tra la fine del palmo della mano e il polso.
<< Che fai?>>
<< C’è scritto che devo baciarti, ma non dove.>>, le strizzò l’occhio.
Mangiarono e quando terminarono l’attenzione di Jennifer fu catturata da un cuore di cartapesta illuminato al suo interno da una piccola candela (aveva la stessa struttura di una mongolfiera), che si stava innalzando verso il cielo.
<< Guarda lassù Micky!>>
A poco a poco ne spuntarono altri e il cielo si riempì.
<< E’ bellissimo!>>, continuò Jennifer.
Micky spostò il suo sguardo sulla donna che le stava seduta accanto. Osservò il volto sereno, le labbra distese in un dolce sorriso e l’espressione entusiasta dei suoi occhi.
<< Sai, dovresti proprio guardarti in questo momento.>>
<< Perché?>>
<< Perché sei felice e non ti vedevo così da parecchio.>>
Jennifer la guardò lasciandosi catturare dall’azzurro profondo dei suoi occhi. Sentiva il cuore batterle più forte del solito ed ebbe l’impulso di avvicinarsi ancor di più e baciarla, ma una serie di beep alternati rovinò il momento. Tirò fuori dalla sua borsa il cellulare che segnalava l’arrivo di un sms sul display, lesse il contenuto e rispose.
<< Madison sta per raggiungerci. A quanto pare l’affare è andato in porto e vuole festeggiare.>>, disse con un pizzico di rammarico.
<< Capisco!>>, Micky s’irrigidì e corrugò la fronte.
<< Scusa. Non volevo che la nostra serata finisse…>>
<< Non fa niente. E’ tua moglie, d’altronde.>>

Madison giunse poco dopo, con una bottiglia di champagne in mano. Jennifer e Micky si alzarono.
<< Ce l’ho fatta!>>, disse baciando Jennifer sulle labbra.
<< Ne ero certa.>>, Jennifer le sorrise, nonostante aleggiasse aria d’imbarazzo sulle loro teste.
<< A casa festeggiamo.>>, continuò Madison mettendo un braccio intorno ai fianchi della moglie.
<< Beh, congratulazioni.>>, le disse Micky guardandosi attorno.
<< Grazie! E grazie anche per aver tenuto compagnia a Jennifer.>>
Micky strinse le spalle e fece un mesto sorriso.
<< E’ meglio se andiamo, Madison.>>, disse Jennifer lanciando un’occhiata fugace verso Micky.
<< Okay! Ciao Micky.>>
Micky ricambiò il saluto con un lieve cenno del capo. Poi si apprestò a raccogliere la roba da terra e mentre l’immagine delle due donne che si allontanavo lentamente si offuscava, qualcosa riuscì a farle vedere l’insieme con più chiarezza. Fu come se la luce abbagliante di un faro la colpì, costringendola ad aprire gli occhi. In quell’attimo realizzò di essere l’altra. Lei era l’amante, quella che scaldava il letto di Jennifer. Nient’altro. Le sue certezze si sbriciolarono all’istante. Capirlo, non fu per niente consolatorio, ma probabilmente questa consapevolezza si sarebbe rivelata liberatoria: una decisione andava presa. Serviva un taglio netto, nel bene o nel male, per non correre il rischio di essere travolta dall’agonia di una storia messa in bilico dalla paura e dall’incertezza.
Il segnale acustico del suo cercapersone la distolse da quei pensieri. Il pronto soccorso chiedeva della sua presenza. Così s’incamminò verso la sua macchina.
  
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