[Micol]
In
Algeria, quei
maledetti ci hanno drogato e portato in Algeria, come diavolo ci sono
riusciti?
Fortunatamente vicino al rifugio c’era ancora il piccolo
aereo privato con il
quale ci hanno portato qui.
-
Lo sai guidare? – mi
chiede lui ancora con il fiatone.
-
Ci posso riuscire! Non
sarà tanto diverso da un elicottero… - lui mi
guarda perplesso – non fare
quella faccia, non abbiamo un altro modo per tornare in Italia, non ci
possiamo
permettere nemmeno un barcone per gli immigrati…
Alcuni
spari interrompono
la nostra conversazione e mentre io cerco di mettere in moto
l’aereo, lui cerca
di coprirci le spalle.
-
Dove atterriamo? – mi
chiede una volta che siamo in volo.
-
C’è una piccola pista privata
in Toscana, voglio provare ad arrivare lì…
-
Provare?
-
Non rompere e apri le
cartine… - gli dico mettendolo, subito a tacere.
Arriviamo
chissà come in
Italia, e atterriamo, dove mi aspettavo, da qui le nostre strade si
dividono e
iniziano le quarantotto ore di tregua che ci siamo promessi!
[Riccardo]
Mi sono
svegliato e lei non c’era. L’ho cercata a casa
sua, in biblioteca, alla sinagoga e non l’ho trovata da
nessuna parte (sì, lo
so, non sarei dovuto uscire, ma è stato più forte
di me).
Per la prima
volta nella mia vita ho proprio dimenticato
gli impegni presi, mettendomi in pericolo e sinceramente non me
n’è importato
un fico secco. Perché Micol è sparita ed io non
so dov’è.
Ho passato il
tempo a casa sua, a fare e disfare
qualsiasi cosa a vacante. Quando ho terminato, le energie mi sono messo
a
fissare il telefono imbambolato nella speranza che mi chiamasse lei o
almeno un
Firas indispettito che mi annuncia un’altra missione di
Micol, indispettito poiché
costretto da una persuasiva Micol a tenermi aggiornato in caso di
assenze ‘di
servizio’.
Purtroppo
nessuno ha chiamato.
Sto impazzendo
lentamente: non posso chiamare Firas (non
so dove trovarlo e gli agenti di sorveglianza non sono stati
d’aiuto), non
posso andare da mia madre alla casa protetta (e se Micol tornasse
qui?), non
posso neanche andare alla polizia e per dire cosa?!? Ehm, scusate, sono
Riccardo Seri, morto resuscitato, e la mia attuale fidanzata,
nonché super
agente del Mossad, è sparita?!?!? È la volta
buona che mi spediscono al centro d’igiene
mentale.
Non mi rimane
altro che fissare prima la porta e poi il
telefono per tornare a guardare la porta e poi il telefono e continuo
così fino
al crepuscolo.
[Firas]
-
Cosa??????????????????
Come avete fatto a farvelo scappare?!?!?!?
Sono fuori di
me, quel
dannatissimo docente universitario, nonché partner della mia
agente sotto
copertura, è sparito da sotto gli occhi degli agenti di
sorveglianza, così, nel
nulla!
- Sono contento
di
vedere che abbiamo speso bene i soldi del vostro addestramento.
Complimenti,
davvero – dico gelido a due imbarazzatissimi, giovani e
alquanto inesperti
agenti del Mossad, che passeranno alla storia per i due che si sono
fatti
infinocchiare da un professorino imberbe.
Ora, oltre al
resto,
devo preoccuparmi di recuperare anche il giovanotto. Dove diavolo
sarà andato a
cacciarsi?!?!
Quanto vorrei
che
Micol fosse qui con me al momento, i due hanno una fastidiosissima
intesa e una
complicità ancor più snervante (ok, forse sono un
po’ geloso, ma Micol è come
una figlia per me), lei saprebbe dove trovarlo, ma, ahimè,
anche lei non si trova.
La mia preoccupazione al riguardo è minima, so bene che
quando si perde dentro
ad un’indagine come questa perde anche il contatto con la
realtà.
Mando a cercarlo
nel
suo studio all’università, a casa sua, a casa
della madre, nei soliti posti che
frequenta il professorino e niente.
Durante le due
ore
passate a cercare quell’imbecille, mi vengono anche a dire
che Anna Rita ha
chiesto di Micol e del figlio insistentemente, ma io non ho risposte da
darle.
Cerco Micol al
cellulare, più e più volte, e non risponde,
evocando così in me un bruttissimo
presentimento. Prima di fare qualsiasi altra cosa, andrò a
casa di Micol per
verificare che quella pazza impulsiva non sia semplicemente stramazzata
sul
letto per l’eccessiva stanchezza, dimenticandosi di avvertire
chicchessia.
[Riccardo]
Mentre
sonnecchiavo, ho sentito una chiave girare nella
toppa. Sono tornato di colpo vigile, mentre un piccolo raggio di
speranza
faceva capolino in me, ma sono rimasto deluso.
Non è
Micol. È Firas.
Lui mi vede, di
colpo socchiude gli occhi ed esclama:-
Dannato imbecille! Mi hai fatto perdere tempo e denaro. Sei stato qui
tutto il
tempo?-
Annuisco
brevemente.
[Firas]
Non
ci credo, è
scappato dalla casa protetta per venire qua, chissà
perché poi.
-
Voglio parlare con
Micol, va di là in camera e dille di rendersi presentabile
– gli dico in malo
modo, è evidente che si sono ritrovati qui per
‘giocare al dottore’, ma il
terrore che si fa strada nei suoi occhi è più
esplicativo di ogni altra cosa.
-
Lei non è qui. Non è
da nessuna parte. Non l’avete mandata in missione?
La
consapevolezza che
Micol è sparita mi attanaglia le viscere, nel terrore che
lui l’abbia presa,
lui lo Scheletro Danzante.
Ad
aggravare
maggiormente la situazione ci si mette anche lui, il professorino, che
comincia
ad andare fuori di testa, accusandoci di essere un branco
d’incapaci manigoldi
(già, ha detto proprio manigoldi, qualunque cosa voglia dire
lo scoprirò, non
appena avrò cinque minuti e la possibilità di
mettere le mani su un dizionario d’italiano).
Riccardo
Seri e la sua
scena madre da pazzo scatenato mi stanno facendo perdere
lucidità e ora come
ora, l’unica cosa che può essere d’aiuto
alla mia piccola libellula è che io
resti lucido.
Sono
costretto a
strattonare un professorino ormai in preda ad un’allucinante
crisi isterica, ma
non si calma tanto che sono costretto a dargli un ceffone che lo
scaraventa a
terra, dove rimane senza fiato a guardarmi con occhi sgranati.
-
Datti una calmata,
Micol è importante per me forse più di quanto lo
sia per te, ma ho bisogno di
mantenere il controllo di me stesso, se vogliamo avere una speranza di
trovarla
viva.
-
Scusami, mi sono
comportato da idiota.
-
Non chiedere mai
scusa. È un segno di debolezza.
-
O di forza – mi dice
lui, rimanendo a terra.
Mentre
mi scervello a
trovare una soluzione, cominciamo a parlare e intravedo in lui
l’uomo che ha
fatto innamorare Micol, perché lei lo ama, è
chiaro.
-
Firas, la troverete,
vero? Voi siete del Mossad, potete farcela.
-
Non siamo mica
onnipotenti, però la troveremo, costi quello che costi
– gli prometto, mentre
ricomincio a interrogarlo sull’ultima giornata di Micol.
Quantunque sia uno
scienziato, costui è un uomo attento ai dettagli e i
dettagli sono la cosa più
importante adesso, perché sono ciò che
contraddistinguono lo Scheletro da tutto
il resto ed io DEVO sapere se c’è di mezzo lui.
Dopo
un tempo infinito
passato a parlare e a riflettere, a riflettere e a parlare, mi chiede:
- Che
cosa farò io se lei muore? –
[Micol]
-
Tranquillo, tanto io
non muoio, Ric. -
Sobbalzano,
è evidente
non mi hanno sentito entrare. Vedo i loro occhi dilatarsi dallo stupore
prima e
dalla gioia poi.
Li
abbraccio,
godendomi questo momento, che però finisce troppo presto.
-
Ric, devo fare
rapporto a Firas.
-
E fallo, io non ho
intenzione di perderti di vista.
Firas
scuote la testa.
– Allora, cosa diavolo hai combinato questa volta?
-
Io non ho fatto
niente, - rispondo mettendo il muso – sono stata
rapita…
Inutile
dire quanto i
due non mi lascino nemmeno il tempo di spiegare.
-
Lo Scheletro ti ha
rapito? – chiede Firas infuriato, coadiuvato da quel cretino
di Riccardo – Che
ti ha fatto quella bestia?
-
Non è stato lo
Scheletro, anzi, hanno rapito anche lui, ci hanno portato via insieme.
-
Spiegati! – Grida
Firas tirando un pugno sul tavolo – dove diavolo sei stata?
-
In Algeria, ci hanno
drogato e portato in Algeria.
-
Chi?
Alzo
il sopracciglio,
scettica, come ha dire mi hai davvero
fatto questa domanda?
-
La Confraternita.
Ora sedetevi, state calmi, che vi racconto tutto, ma vi prego prima
devo bere
qualcosa…
Li
lascio lì, metre mi
scolo una bottiglia d’acqua, nella mia cucina, e riordino le
idee.
-
Siete calmi? –
chiedo loro una volta tornata nel soggiorno e loro annuiscono, vedo che
trattengono
a stento, l’uno l’ansia, l’altro la
rabbia, decido di accontentarmi e mi siedo
di fronte ad entrambi.
-
Mi hanno drogato,
non chiedetemi come, non ne ho idea, quello che è sicuro
è che quei maledetti
sanno giocare con la chimica, non ho avuto percezione del viaggio, mi
sono
svegliata in una cella. – Firas mi guarda in maniera
eloquente, ed io rispondo
alla sua muta domanda – sì, hanno drogato anche
lui, solo che lui si è
svegliato molto prima di me, credo che il consumo di droghe abituale
che fa lo renda
meno sensibile… insomma, quando mi sono svegliata, con
Charlie…
-
Charlie?? – mi
chiedono in coro.
-
Sì, mi ha detto di
chiamarsi così, so che non è il suo vero nome, ma
quando tenti una difficile
fuga da una simpatica prigione algerina, urlare scheletro poteva essere
scomodo…
Arrivo
con non poche
interruzioni alla fine del resoconto, e mi lascio andare sulla poltrona
e
chiudo gli occhi. L’adrenalina dell’azione comincia
a scemare e la stanchezza e
i lividi si fanno sentire prepotentemente.
-
C’è solo una cosa
che non capisco, - dice Firas a mezza voce – come hanno
capito che sei un
agente del Mossad?
-
Non lo sanno,
secondo noi non lo sapevano.
E
torno con la mente
alla conversazione avuta in aereo, con lo scheletro...
-
Avevo capito che non mi avresti fatto saltare la
copertura? Hai detto loro anche che Riccardo è vivo?
–gli chiedo infuriata
mentre mantengo questo coso per aria.
-
No! Sono un assassino, ma la mia parola ha un valore.
Credono che Sofia sia una mia vittima, ed io me la prendo con piacere,
voglio
dire hai fatto un ottimo lavoro, non ho detto loro chi sei.
-
Perché diavolo mi hanno presa allora?
-
Devi arrivarci da sola mia cara…
-
Lo sai?
-
Mi sono fatto un’idea…
-
Che condividerai?
-
Posso solo dirti che le persone che stai proteggendo
c’entrano
qualcosa…
-
Le persone che stai
proteggendo c'entrano qualcosa? Che cos’è?!? la
sibilla?!? – mi chiede Ric
palesemente irritato, mentre Firas centra il punto.
-
Sì, ma la vera
domanda è, chi sanno che stai proteggendo?
-
Esatto, sanno solo
che io sto accanto ad Anna. – dico fissando il mio capo,
notando come la nostra
complicità sia rimasta tale, mentre Ric non la prende bene.
-
Mia madre… cosa
c’entra lei con tutta questa storia?!
-
Non lo so, ahava
sheli, ma qualcosa c’entra… - gli dico guardandolo
dolcemente, sperando si
calmi - devo chiederti una cosa seria…
-
Perché questo era
uno scherzo?
-
Nulla è più uno
scherzo ormai, ti chiedo, ti sottoporresti a una seduta
d’ipnosi condotta da
Firas?
Lanciata
la bomba,
lascio i due in salotto, dicendo che devo dormire un po’. Se
conosco il mio capo,
ci penserà lui ad aiutarmi a convincerlo.
[Firas]
Anche
la mia Shapirit
crede che Riccardo sia più coinvolto di quanto lui sappia,
ora dobbiamo solo
convincere quest’uomo di scienza a credere nelle
possibilità dell’ipnosi.
-
Sai cosa significa
ahava sheli? – gli chiedo a bruciapelo, allontanandolo dai
suoi pensieri, lui
scuote la testa in segno di diniego.
-
Mio amato. – lui mi
guarda stupito ed io so di aver fatto centro.
-
Forza, Romeo
torniamo al rifugio, Micol ci raggiungerà quando si
sveglierà.
-
ma … non…
-
Non tirare la corda,
forza. – dico mentro gli indico la porta
dell’appartamento.
Siamo tornate, e con noi questa storia, ci stiamo avvicinando molto velocemente alla fine.
L'ipnosi potrà essere la soluzione che chiarirà le cose? Quante cose davvero conosce Riccardo?
Vi abbiamo abbastanza incuriosito?
Sempre grazie a chi ci legge continuando a seguirci.
Vi ricordo il link al nostro
gruppo... per spoiler, foto, e noi due autrici... Otherwise-good's Corner