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Autore: RomanticaLuna    24/05/2013    1 recensioni
La famiglia Malfoy, rispettata da generazioni e temuta, ha la "sfortuna" di accrescere con un nuovo componente "diverso". Una nuova avventura tra maghetti, una ripresa della vecchia storia dei Malandrini, una FF di amicizia, amore e divertimento. =)
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Lucius/Narcissa, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Hogwarts!
Finalmente il primo settembre era arrivato ed i fratelli Malfoy erano elettrizzati al pensiero che nel giro di poche ore l'epsresso di King's Cross sarebbe partito in direzione di Hogwarts.
Daphne aveva congedato i suoi amici babbani dicendo che il padre l’aveva iscritta in un collegio femminile per tenerla d’occhio, mentre aveva dato appuntamento a quelli che avrebbe rivisto a scuola alla stazione di King’s Cross per quella stessa mattina.
Draco urlava di sbrigarsi dal piano di sotto, mentre i figli cercavano di trascinare i loro bauli pesantissimi.
Vestita con una corta gonna azzurra ed una canottiera aderente e lilla, Daphne scese le scale per chiedere aiuto al padre che, appena la vide, la spedì a cambiarsi.
“Non devi andare in discoteca, vai in una scuola, ti entra in quella zucca vuota? Fila a metterti qualcosa di decente, sei una Malfoy, non una zoccola da quattro soldi” urlò a squarciagola, strattonandola per un braccio.
“Ma che belle parole, papà, poi ti stupisci se io non uso il galateo!” rise lei mentre correva in camera.
Uscì con un vestito estivo blu mare, lungo fino alle ginocchia che le fasciava il corpo ancora da bambina. I biondi boccoli erano trattenuti da due lunghe trecce. Guardandola, Draco pensò che somigliasse ad una bambola di porcellana.
“Bene, filate in macchina. Dimenticato niente?” chiese loro mentre chiudeva la porta di casa.
“La mia borsa!” urlò Daphne, ma Scorpius la trattenne, assicurandole che ci aveva pensato lui.
“E questa non lasciarla in giro!” le sussurrò per non farla riprendere dal padre, allungandole la bacchetta magica presa qualche giorno prima nel negozio di Olivander. Legno di Vite e Nucleo di corde di cuore di drago, lunga 9 centimetri e mezzo e molto flessibile. Da quando l’aveva preso tra le mani aveva amato quell’oggetto.
“Mi insegnerai qualcosa tu, vero?” chiese emozionata al fratello.
“Certo, se te lo meriterai” sorrise in modo malizioso e la strinse a sé.
Arrivarono alla stazione leggermente in ritardo, i treni babbani sbuffavano pronti a partire e, di li a pochi secondi, anche l’espresso rosso fiammante diretto verso Hogwarts avrebbe iniziato la sua corsa.
Con la borsa che le sbatteva sulle gambe Daphne corse a più non posso e, senza nemmeno pensarci, si diresse verso quella barriera che da tre anni ormai attraversava per accompagnare il fratello. Era strano sapere che, per la prima volta, sarebbe potuta salire sul treno invece di doversi accontentare di salutare con la mano.
Contro ogni sua previsione, non ottenne l’effetto sperato: andò a sbattere contro un solido muro di mattoni rossi, venendo sbalzata all’indietro a causa della forza e dalla velocità.
“Signorina, ma che voleva fare?” le chiese un capostazione.
“Oh, mi scusi tanto, correvo con la testa fra le nuvole e non ho visto il muro. Ma non mi sono fatta niente, non si preoccupi!” lo rassicurò la ragazzina, alzandosi ed ondeggiando faticosamente verso il padre che la sostenne.
“Incosciente!” le bisbigliò, facendola sedere su una panchina della stazione. Si guardò un attimo intorno e le fece sgonfiare il bernoccolo che andava a formarsi sulla fronte, le sistemò le dita sanguinanti e cicatrizzò il taglio sul ginocchio.
“Non avevo visto il controllore!” si rimise in piedi e si guardò intorno. Il grosso orologio segnava le 11 “e ora?”
“Vi porto io e spiegherò la situazione alla preside”. Draco sbuffò. Gli mancavano soltanto dei figli ritardatari in quella giornata così piena di lavoro. Li avrebbe accompagnati ad Hogwarts e sarebbe tornato di tutta fretta in clinica, dove la signorina Smith si era messa in lista per un intervento al seno.
“Papà, ma se anche io volessi rifarmi il seno dovrei pagarti?” chiese Daphne mentre camminavano verso la macchina, trascinando i carrelli pesanti. Draco arrossì di colpo, girandosi piano verso la figlia e biascicando qualche parola incomprensibile.
“Co-co-cosa?” riuscì a balbettare alla fine.
“Sei diventato una gallina? Ho chiesto…”
“Ho sentito cosa hai chiesto. Ma non capisco perché mi fai una domanda simile” la interruppe lui, prima che gente indiscreta sentisse le fantasticherie di sua figlia.
“Così, pura curiosità” alzò le spalle, le guance leggermente rosse e gli occhi fuggitivi alla muta espressione di rimprovero del padre.
Scorpius scoppiò a ridere, riuscendo a smorzare l’atmosfera di imbarazzo che si era creata.
Tornarono alla villa, dove Draco disse loro di lasciare i bagagli e tenerlo ben stretto. Si smaterializzarono fino ai cancelli di Hogwarts.
“Aspettatemi qui, torno tra poco” disse prima di scomparire nuovamente.
“Non mi piace questa cosa…fa venire la nausea” si lamentò Daphne, appoggiandosi al cancello della scuola “Bello!” disse poi studiando gli antichi ghirigori metallici, carezzandoli con le dita e compiacendosi.
Le era sempre piaciuta l’arte, tutti i tipi di arte. Dall’architettura al semplice disegno, dalla letteratura complessa ed antica alle favole della buona notte, dalla musica per cui pagavi il biglietto a quella degli uccellini la mattina.
Draco ricomparve con i bauli dei figli e con un incantesimo li fece levitare, prese per mano Daphne per non perderla e si incamminò verso il castello. Temeva che la ragazzina si incantasse nello sconfinato spazio di Hogwarts, persa nei suoi pensieri e nella sua curiosità.
“Tienila d’occhio e non farle perdere nemmeno una lezione” sussurrò al primogenito, fuori dal portone del castello.
Bussò ed un custode giovane, alto e grosso aprì.
“Oh, buon giorno” disse con tono basso ed allegro, facendo spazio alla famiglia Malfoy per entrare nella scuola.
“Cercavo la preside, la professoressa McGranitt” esclamò Draco, lasciando i bauli al custode che li accatastò vicino al muro.
“Certo, mi segua” ammiccò il grosso giovane, il sorriso a trentadue denti e le grosse mani che si agitavano di fronte a lui, per mostrare la strada. Daphne si guardava in giro, curiosa, studiando i quadri e le armature, gli arazzi e le clessidre colorate, i vetri ed i fantasmi.
“E aumenta il passo” Draco le strattonò il braccio “passerai qui i tuoi prossimi giorni, avrai tempo per ammirare il panorama”.
La ragazzina lo accontentò, correndo per le scale e per i corridoi, cercando di tenere il passo del padre.
Un fantasma la oltrepassò e sentì un freddo glaciale imprigionarle cuore e polmoni, tanto che per un po’ non riuscì a respirare.
“Ti ci abituerai” sussurrò Scorpius dietro di lei.
“Professoressa McGranitt, quanto tempo” si inchinò Draco Malfoy, baciando galantemente la mano alla sua vecchia professoressa.
“Oh si, dall’anno scorso, quando siamo stati vicini ad espellere Scorpius” ricordò e lanciò un’occhiata fulminea verso il ragazzo “Cosa ci fa qui?” .
“Ho portato i ragazzi!" sorrise "Li affido alle sue cure" la mano già sulla maniglia ed un piede pronto a scattare fuori dalla porta. "Scusi la fretta ma ho degli affari in sospeso!” disse spingendo in avanti Daphne e catapultandosi fuori.
“Malfoy…” cercò di urlare la McGranitt, senza ottenere nessuna risposta in cambio. L’uomo, benché affaticato dai 15 anni accumulati dopo il matrimonio, era ancora agile e scattante e si trovava già all’entrata del castello.
“Bene, sospetto che dobbiate aver perso il treno, per averlo fatto scomodare”. Ciuffi di capelli grigi spuntavano dal cappello a punta della donna e profonde rughe le solcavano il viso e le creavano pesanti borse sotto gli occhi.
“Già!” annuì Daphne, sedutasi su una delle morbide poltroncine di velluto rosso senza preoccuparsi di avere l’autorizzazione.
La professoressa la guardò, stupita da quella figura esile che non riusciva a ricondurre a Malfoy. Troppo poco aggrazziata, troppo curiosa...troppo vera.
Daphne studiava con curiosità ogni oggetto, toccava i libri e, occasionalmente, creava piccole scintille che colpivano i mobili più antichi, i volumi rilegati in pelle. Sembrava divertita da tutto in quella stanza.
“Signor Malfoy porti pure sua sorella a fare un giro della scuola. Non potete certo rimanere fermi in questo ufficio fino a questa sera. Fuori di qui, forza. Fino all’arrivo degli altri siete liberi di girare nel parco. Ovviamente, nessuna magia” disse accompagnandoli verso la porta, che richiuse subito dietro ai due Malfoy.
Cominciò a ripulire i mobili dalla cenere creata dalle fiammelle create dalla ragazzina e sorrise pensando al cambiamento che aveva visto in Scorpius: da ragazzino attaccabrighe a fratello maggiore protettivo e attento. Si chiese se quell'anno il comportamento dell'alunno sarebbe migliorato.

“E’ splendido qui, ancora più bello di casa nostra!” urlò felice Daphne, una volta arrivata in giardino, lontana dai fantasmi e dai professori che stavano arrivando in quel momento.
Scorpius la portò al campo di Quidditch.
“Guarda, qui si gioca a Quidditch. I nonni me l’hanno insegnato quando avevo due anni!” esclamò entusiasta, mettendosi al centro dell’attenzione.
“Stupendo! Che ruolo hai?” Daphne fissava ingorda gli anelli e l’erba bicolore e sperò di poter volare presto attorno al campo, alla ricerca di un boccino o intenta a colpire una palla con la mazza.
“Cercatore, come papà!” disse fiero di sé.
“Bel ruolo! Io voglio essere un Battitore! Secondo te ce la farò?” guardava il cielo, gli occhi sognanti e vispi.
“Prima impara a volare” controbatté Scorpius, acido.
“So già volare!”
Il fratello le inviò un’occhiata interrogativa che non aveva bisogno di parole.
“Ho usato la vecchia scopa di papà e mi sono fatta aiutare da Pixi!”
Poi sgranò gli occhi, capendo di aver detto troppo. Per la sua fastidiosa abitudine a non pensare prima di parlare aveva messo nei guai l’elfo domestico più simpatico della villa.
“Non dirlo a papà” aggiunse guardando il fratello.
Fu questione di una manciata di secondi, il tempo per permettere che l'idea prendesse entrambi, poi cominciarono a correre verso lo sgabuzzino delle scope.
Lo trovarono chiuso e, sbuffando, cambiarono piano.
"Fa niente, troviamo qualcos'altro da fare!"
"Non conosci un incantesimo per aprire le porte chiuse a chiave?" si lagnò lei. Lui ci pensò un attimo, poi scosse la testa. 
"Lo conosco, ma rischieremmo di finire nei guai prima ancora che la scuola sia iniziata. Ricordi cosa ha detto la McGranitt? Niente magie"
"E da quello che ho sentito poco fa tu sei il classico studente modello che segue tutte le regole" lo prese in giro.
Scorpius ci pensò qualche minuto poi, ghignando, afferrò la sua bacchetta si mise in posizione per duellare.
"Forza allora, ti insegno a combattere” si mise di fronte a lei e le mostrò le mosse che avrebbe dovuto compiere "Allora, alza la bacchetta, si brava, agitala così e pronuncia Expelliarmus” le spiegò, dandole una dimostrazione pratica. La bacchetta di Daphne, già in bilico tra le sue dita, cadde a terra, lontana da lei.

“Ok, ci sono” disse la ragazzina, riprendendola. Fece come le aveva detto il fratello, senza alcun esito. Riprovò parecchie volte, sempre più scoraggiata e si stava arrendendo quando una scintilla schizzò fuori dalla bacchetta.
“Vedi, sorellina, mai arrendersi! Un po’ di pazienza e viene tutto!” esclamò entusiasta il ragazzo “Riproviamo” .
"Dovresti insegnarmi anche a difendermi però" si passò un dito sul braccio lasciato scoperto dal vestito e lo trovò macchiato da una gocciolina di sangue. Lui ci pensò prima di annuire e spiegarle il nuovo incantesimo.

Nel giro di un'ora Daphne imparò a parare qualche colpo ed a lanciare l'incantesimo di disarmo, oltre ad avere imparato un'incantesimo offensivo che aveva utilizzato contro il muro che si bruciò, lentamente, fino a formare un piccolo buco.
Quando il cielo diventò buio sentirono il treno sbuffare non troppo lontano e le voci dei ragazzi si dispersero nell’ampio parco scolastico. Scorpius si infilò di fretta la divisa scolastica ed obbligà Daphne a fare altrettanto, prima dell'arrivo degli altri studenti.
“Vieni, andiamo” disse Scorpius entusiasta e, prendendo per mano la sorella, la trasportò verso il cancello, mischiandosi con la folla e ritrovando i suoi amici.
“Ragazzi!” urlò loro, battendo pugni e stingendo le mani, raccontando le avventure estive e dimenticandosi momentaneamente di Daphne. La ragazzina, dal canto suo, aveva già ritrovato i suoi amici di Londra e si stava allontanand con loro, scortati dal custode che aveva visto all’entrata del castello.

****

Prima che Scorpius riuscisse a ritrovare sua sorella era già seduto alla tavolata dei Serpeverde e lei era in fila per lo Smistamento. Parlava animatamente con un suo coetaneo che aveva intravisto qualche volta passare fuori i cancelli del Manor, ma con cui non aveva mai scambiato parola. A lui non importava che lei fosse una Malfoy ed agli altri non avevano detto nulla, perchè secondo loro, non doveva essere il cognome a decidere chi potesse essere loro amico.
Daphne continuò a discutere con loro fino al momento dell'inizio dello smistamento. Ad uno ad uno i suoi amici e gli altri ragazzi salirono i gradini e vennero smistati verso i tavoli delle rispettive Case.
Daphne guardò la giovane donna che leggeva i nomi, la vicepreside Hannah Abbott. Teneva i capelli biondi legati in una coda alta ed indossava un vestito nero molto attillato che fasciavano alla perfezione le sue curve sinuose. Gli occhiali sottili rimanevano in bilico sul naso mentre scorreva i nomi dei nuovi arrivati e Daphne si chiese come facessero a non scivolare a terra.
“Lee, Kevin” urlò la professoressa. Il ragazzo che stava di fronte a lei salì i gradini, lentamente. Quado arrivò in cima strizzò l’occhio a Daphne che sorrise maliziosamente.
“Grifondoro” urlò il cappello. Daphne guardò l’amico dirigersi verso la tavolata in fondo alla sala, dalla parte opposta dei Serpeverde. Sperava tanto di venire smistata insieme a lui, ma allo stesso tempo temeva di ferire Scorpius e suo padre con quella scelta.
“Black, Ingrid” continuò la voce acuta della donna bionda. Una ragazzina alta e schelettrica si sedette sullo sgabello, la gonna corta lasciava intravedere le cosce bianche come il latte. Il cappello ci impiegò un po’ di tempo prima di smistarla in Serpeverde. Con un sorriso malizioso, si diresse verso l’altro lato della stanza, chiedendo a Scorpius di potersi accomodare accanto a lui. Si ricordava dei Black, i nonni le avevano detto che erano loro lontani cugini e comparivano in molte vecchie le foto di famiglia.
“Malcolm, Bryan” disse la vicepreside ed un giovane moro con gli occhi azzurri, un po’ goffo ma sicuro di sé salì gli scalini. Venne smistato in Grifondoro e gongolò felice verso l’ultimo tavolo.
“Malfoy, Daphne” continuò la lista. Sentiva il cuore battere forte nel petto e gli occhi di tutti puntati su di lei.
“Mmm” sentì rimbombare nella sua testa “Malfoy. Generazioni e generazioni di Serpeverde, i Malfoy. Eppure tu sei diversa”. Daphne rivisse la situazione in cui era Scorpius a dirle quella frase, sulla casetta sull’albero.
“Ragazzina, non chiudere la mente. Devo smistarti!” continuò il cappello parlante.
“Oh, scusa”  notò sguardi curiosi provenire dalla Sala Grande al completo.
“Bene, ragazzina, continuiamo. Qui ci sono le virtù per appartenere ad ogni Casa. Sei intelligente, curiosa e sveglia, perfetto per i Corvonero, sei buona e leale, virtù dei Tassorosso, sei decisa e coraggiosa, come una Grifondoro e poi sei astuta ed ambiziosa come una Serpeverde” disse ancora il cappello che le copriva completamente gli occhi “Potresti continuare la generazione di famiglia”
Fu il momento di un attimo, un piccolo e singolo pensiero passò nella mente di Daphne: no.
"Beh, se proprio non vuoi credo sia meglio…Grifondoro!” l’ultima parola la urlò, tanto che quasi le scoppiarono i timpani.
Daphne guardò un attimo verso il fratello che, dopo essersi passato una mano sulla faccia, le sorrise per rassicurarla.
Saltellò verso il tavolo dei Grifondoro e si sedette vicino ad un ragazzo alto e moro, gli occhi neri luccicavano mentre le stringeva la mano compiaciuto e si presentava.
“Quindi sei una mia lontana parente…peccato, una storia stroncata sul nascere” disse in tono divertito, facendo ridere anche lei ed eliminando le sue ultime preoccupazioni “Il mio nome è Paul, Paul Black”

*****

Caro e dolce papino, sono una Grifondoro!
Mi spiace di avertelo detto così, magari ti prenderò alla sprovvista (o magari no), ma non sapevo come annunciartelo. So che mi considerate la pecora nera della famiglia e con questa notizia vi avrò deluso un’altra volta. Però posso già dirti che penso di aver trovato degli amici e mi diverto con loro. Vorrei presentarteli, ma so che non ti piacerebbero, quindi li tengo per me! Giuro che imparerò più cose possibili e mi impegnerò nella scuola, senza perdere nessuna lezione. Scorpius mi ha già insegnato un incantesimo di disarmo ed uno per parare i colpi e spero di entrare presto nella squadra di Quidditch.
Ti lascio sbollire la rabbia e spero che mi riaccoglierai in casa durante le vacanze.
Un bacio,
Daphne.

 

*****
Scusate, ma non ho molto tempo per scrivere ultimamente!=) Spero vi piaccia...un bacio

  
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