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Autore: scandros    10/12/2007    4 recensioni
Siamo nell’Inghilterra di fine ‘800 nel periodo in cui la colonizzazione delle Indie continua ad accrescere il regno Britannico di ricchezze e lustri. Alla corte della regina, intrighi e amori giovanili sembravano prendere il sopravvento sulla scena politica internazionale. Il conte Gatsby dovrà vedersela con le proposte di matrimonio che inaspettate giungeranno alle figlie Patricia, da parte del conte Benjamin Priceton e a Jennifer da parte dell’arcigno e arrivista barone Rumsfield. Se la prima sogna di vivere il suo grande amore travolta dalla passione e dal sentimento vissuto nel suo più profondo significato, la seconda desidererebbe solo potersi rifugiare nel più sincero e corrisposto sentimento che nutre nei confronti di Philip Callaghan, decaduto marchese di Halfshire. Il ritorno in città di Julian Gatsby farà battere il cuore a Amily Sullivan, la cui madre invece vorrebbe maritarla al timido e solitario duca Huttinton, segretamente invaghito della indomabile Patricia, sorella del suo migliore amico Julian. Mentre ville e castelli si decorano di dame e cavalieri nelle loro mise sfavillanti al suono di melodiose danze, inaspettato un cavaliere di nome Piuma Scarlatta si aggira nelle segrete e negli abbaini in cerca della verità.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ORCHIDEA SELVAGGIA

ORCHIDEA SELVAGGIA

 

 

 

La via della ragione  

Capitolo 12

 

Come Benjamin fosse riuscito a convincerlo dell’insano pensiero e del piano, davvero non lo sapeva. Cavalcava già da un bel po’, quando decise di fermarsi in cima ad una collina per una breve e rigenerante sosta.

Il vento gelido di un febbraio giunto quasi alla fine era davvero sferzante ma lui pareva non accorgersene. Sentiva quelle folate taglienti sul volto e tra i capelli, ma come una maschera di cera, il suo viso non mutò espressione.

Come doveva comportarsi? Le nuvole all’orizzonte sembravano l’immagine esatta dei suoi pensieri: cumuliformi che si abbracciavano l’uno all’altro nel tentativo superbo e quasi malefico di divenire un unico grande nembo. E così parevano le scene che vorticavano nella mente e negli occhi.

Patricia: la sua bella damigella sarebbe stata, di lì a poche ore al centro di uno scandalo se solo lui, Oliver Huttinton, non avesse accondisceso al piano di Benjamin Priceton.

Doveva prender parte al ballo, cercare di parlare privatamente con la minore delle figlie del Conte Gatsby e spiegarle le intenzioni di Benjamin. Ma come avrebbe potuto fare?

Avrebbe dovuto davvero presentarsi sotto le false spoglie del cugino occultando il suo volto con una maschera?

E se qualcuno avesse scoperto il trucco e quindi l’ardire? Cosa sarebbe accaduto?

Benjamin pareva aver pensato davvero a tutto: Oliver avrebbe dovuto fingersi lui, parlare a Patricia palesandole l’intenzione di non sposarla, indi rivelarle i suoi sentimenti, parlare col Conte Gatsby e con il Conte Priceton. In questa maniera, parlando lui in vece del cugino, i colpi sarebbero stati attutiti differentemente e avrebbero cercato insieme una giustificazione ad un inatteso cambio di fidanzamento. L’unico sconfitto, in tal caso, sarebbe stato il Conte Priceton il quale sperava arditamente di ammogliare il figlio per far tacere delle dicerie sempre più veritiere.

Respirò profondamente, col cuore in gola, sapendo che l’impresa cui andava incontro, era decisamente ben più ardua delle altre già affrontate poiché implicava tanto la ragione quanto il sentimento.

Lui così impavido tra le alte onde dei mari esotici, come avrebbe potuto rivelare il grande sentimento che nutriva per lei?

 

 

******

 

 

 

-         Sei l’unico fiore sui cui petali si adagerebbe un raggio di sole! (*) – esclamò dolcemente non distogliendo lo sguardo da quello incredulo di lei.

Le prime luci del giorno che attraversavano silenti le vetrate, la rugiada lievemente dipinta sulle verdi fronde della serra, restituivano un’immagine di lei eterea, quasi impalpabile. Le ombre ne confondevano i lineamenti che lui ben conosceva e che avrebbe potuto riconoscere anche nella cupa oscurità. La vide smuovere leggermente le labbra, nel tentativo, evidentemente difficile, di proferire parola.

Adagio incedette di qualche passo fino a poterne riconoscere perfettamente la sagoma femminile. Un fremito lo scosse in tutto il corpo allorquando vide gli occhi di lei annebbiarsi e fiotti di lacrime rigarle il volto in un’afflizione priva di gemito. Le labbra tremavano ancora nell’incertezza che il volto che le pupille rimiravano, fosse proprio quello da tempo dipinto nel cuore e nella mente.

Lui non riusciva a non guardarla, a non perdersi in quelle iridi così malinconiche e ricolme di un amore fin troppo esasperato e avvinto.

Non attese alcun cenno: semplicemente, le si avvicinò di un altro passo e la tirò a se in un abbraccio in cui lei si perse completamente.

Fu in quell’attimo, che le lacrime silenziose proruppero in singulti disperati e inconsolabili. Stretta tra le braccia di colui che amava, Jennifer pianse di sconforto e scoramento per l’ingiusto destino che li vedeva separati, l’uno in miseria e fuggiasco, l’altra presto sposa ad un uomo meschino.

-         Amore mio, travolgente e inconsolabile. Quale fato ha voluto che ci separassimo? –

-         Philip, aiutami. Portami via, ti prego! – gli chiese in tono implorante. La richiesta di soccorso era talmente esplicita che il Marchese Callaghan comprese in quel momento tutta la sfiducia e lo smarrimento che pochi istanti prima aveva visto dipinti nei suoi occhi.

-         Jenny, cosa accade? Che ti hanno fatto, mio ritrovato amore? – le domandò lambendole la fronte con un casto bacio.

-         Andrò in sposa al Barone Rumsfield! – replicò tutto d’un fiato.

Le braccia di Philip Callaghan si sciolsero dall’abbraccio come il nodo allentato di una corda. Ricaddero pesanti lungo i fianchi mentre uno sguardo attonito recitava perfettamente lo stato d’animo d’incredulità e di drammaticità.

-         Come può essere? – le chiese mentre il pallore prendeva colore sul volto già smunto e segnato dalla sofferenza.

-         Il Barone mi ha chiesta in sposa. Ma io non voglio! Ti prego amore mio, ti supplico, portami via! – implorò lanciandosi sul suo petto e cercando una presa sul saio che lo copriva malamente.

Non aveva parole da farle udire. La sua perdizione era esplicita nell’assenza di verbo, in un’espressione che lei non ricordava appartenergli. Gli occhi parevano vacui e vagare nel vuoto, persi chissà dove.

-         Philip, ti prego, aiutami Philip! – esclamò ancora con la voce impastata dalle lacrime.

Fu allora che lui parve riaversi tornando a guardare l’amata.

Era così bella e pura, dolcissimo fiore che solo lui aveva osato baciare e il cui profumo lo inebriava ogni volta. Ed era ad un passo da lui, dal suo cuore, da quell’amore disperato che potevano serbare e nutrire solo nelle ombre fuggiasche.

Jennifer chiesta in moglie dal Barone Rumsfield.

Il Barone Rumsfield.

Dove passava lui, non respirava più nessuno. Con abili stratagemmi fonti di sapiente stratega, lo aveva ridotto in miseria impossessandosi anche delle sue miniere nelle Indie Orientali. Dopo averlo reso fuggitivo alla legge e randagio perso tra le brughiere, il Barone aveva quindi deciso di togliergli anche quanto per lui era più importante: Jennifer Gatsby.

Ma, non era forse più giusto che Jennifer potesse godere dei privilegi dell’aristocrazia inglese e non degli stenti di un nobile decaduto?

Quel pensiero gli balenò come un raggio nella fitta nebbia.

Cosa poteva offrirle adesso che non aveva più nulla? E la sua famiglia, avrebbe acconsentito alla loro unione? E se avessero deciso di suffragare la folle idea di una fuga, dove avrebbero  potuto andare?

Jennifer parve accorgersi delle titubanze dell’amato e si staccò da lui quasi incredula della mancanza di attenzione e costernazione verso quanto lei aveva proferito.

-         Philip, ma tu…-

-         Jenny! – esclamò abbassando lo sguardo e prendendo le mani di lei tra le sue.

La giovane contessa levò l’espressione esterrefatta sul volto emaciato dell’uomo che le stava frontale.

La barba incolta, i capelli arruffati e lunghi, il volto smunto dalle sofferenze: nonostante l’aspetto poco decoroso e che sicuramente non si confaceva ad un nobiluomo, lei riusciva a trovarlo splendido e affascinante.

Quanto la spaventava, era l’espressione nei suoi occhi e le parole che ancora attendevano sulle labbra, di esser pronunziate.

-         Jennifer, io, non ho nulla da offrirti! – sibilò, ma quel sussurro flebile le giunse come un violento fendente al cuore. Era la premessa di qualcosa che le doleva in petto e che non le permetteva di respirare.

-         Non dire altro Philip, ti prego, non proferire verbo che non sia d’amore…- chiese scoraggiata e sconfortata. Tutta la sua afflizione era dipinta in quel volto che tanto lui adorava e che era fonte di sorsi di vita nei giorni più angusti.

-         Amore mio…io…non so se sia giusto che io sia qui. Non ho nulla da offrire a colei che amo più della mia stessa vita e forse sarebbe più giusto e sensato se…

-         BASTA! – urlò staccandosi da lui e portando le mani alle orecchie. Scosse il capo in segno di diniego. Non voleva ascoltare altro che non fossero rime baciate a decantare il sentimento che li animava.

-         Ti prego Jenny ascoltami. –

-         No Philip. Se non vuoi portarmi via con te…allora vai via…non farmi soffrire ancora per un amore fin troppo disperato. –

-         Non comprendi Jenny! Quello che vorrei di più al mondo, di più della mia stessa vita, sarebbe addormentarmi ogni notte tra le tue braccia e risvegliarmi accanto a te, mentre il sole del mattino ti bacia per destarti. Ma non posso farlo perché non ho più nulla da offrirti. Non posso farlo perché colui che ti ha chiesta in sposa mi ha spogliato di tutti i beni che avevo e mi da la caccia come fossi il peggiore dei fuggiaschi e per la legge del Regno io sono un disertore, un uomo che ha perso tutto e deve pagare a caro prezzo il suo debito verso lo stato. Non sono nessuno Jenny. Sono solo qualcuno da acciuffare vilmente e sbattere in qualche angusta prigione donde venirne alla luce solo per essere condannato. E’ questo che vuoi, Jenny? Affliggerti della mia stessa sofferenza? Scappare insieme a me e vivere di cenci e stenti? –

-         Potremmo chiedere aiuto a mio padre. Lui ci aiuterà. Gli spiegheremo tutto. Ti nasconderà qui fino a che tutto non sarà chiarito e tu potrai finalmente tornare libero di respirare. –

-         Non è così semplice Jenny. Il Barone è più abile di quanto tu possa pensare. Sta circuendo i nobili che hanno acquistato cave nelle Indie Orientali. Ha trovato una squadra di fedeli pronti a vendersi l’anima per lui. Esattamente come ha tolto a me le miniere, lo farà con tuo padre e con altri nobili. Quando il suo potere sarà diventato tale, chiederà alla Regina di essere nominato Governatore delle Indie in maniera tale da colonizzarle personalmente. Tu non sai quali ambiziosi piani abbia già macchinato. Tuo padre presto cadrà nella morsa del Barone, esattamente come è accaduto con me. Ed io non posso permettere che anche tu patisca quello che affligge me. –

-         E quindi dovrei accettare la sua proposta unicamente perché tu non puoi dimostrare la tua innocenza? – chiese cadendo sul pavimento freddo. L’ampia gonna si gonfiò al soffice cadere e ne raccolse la figura gemente.

-         Jenny! – esclamò Philip col volto contratto dal dolore. Si chinò accanto alla giovane donna e levò una mano sul suo capo, accarezzandone i morbidi capelli.

Rimase così, a rimirarla nella drammaticità di quell’espressione, dell’attimo in cui la stava lasciando perché impotente di fronte ad un destino avverso.

I raggi del sole sembravano fasci dipinti da pittori impressionisti: ne lambivano i contorni quasi a volerle conferire un’aura d’estasi, e lui non aveva parole da sussurrare a quella fanciulla tanto amata.

- Amore mio, cuore della mia vita…potrai mai perdonarmi per averti procurato si tanta sofferenza? – le chiese intrecciando le dita a quelle di Jenny.

- Stai con me Philip…resta con me, in tutti i miei giorni, in quelli cupi, in quelli radiosi…in quelli passeggeri in cui dovremo celarci ai volti della gente. Solo tu puoi salvarmi Philip, noi siamo nati per stare insieme. Tutto oramai è meno di nulla, tu sei stato il mio passato, tu sei il mio presente, resta per essere il mio futuro. Cammina al mio fianco Philip, non mi abbandonare. – lo supplicò con il volto oramai avvinto da una maschera di dolore.

Philip la tirò a se e poi le prese il volto tra le mani.

-         Jennifer Gatsby, mai nessuna donna avrà il mio sguardo. A nessuna lambirò le labbra. Nessuna si beerà delle mie carezze. Solo tu e nessun’altra, angelo del mio cuore. – sibilò sfiorandole le labbra con un dolcissimo bacio.

Rimasero così, appassionati nel più semplice e puro contatto d’amore, a respirare quel sentimento che consapevolmente nutrivano vicendevolmente.

-         Addio amore mio. Quando avrò compiuto la mia missione, tornerò da te. Tu…per sempre! – esclamò poi levandosi e dileguandosi in un batter d’occhio.

Jenny rimase immobile, nello stupore di quell’attimo, della promessa, del bacio che si erano scambiati, forse l’ultimo, dell’afflizione di una relazione che non avevano potuto palesare agli sguardi della gente, di cui non avevano potuto che godere nel silenzio e nelle ombre.

 

 

 

******

 

Hanna  e Thomas uscirono dalla stanza con volto stanco ma soddisfatto.

-         Allora? – chiese impaziente Benjamin appena vide l’amico.

-         Sta bene. E’ una donna forte e si sta riprendendo con invidiabile velocità. Qualche giorno di riposo e il calore domestico la restituiranno piena di vita e giovamento. –

-         Le avete chiesto cosa è accaduto? – domandò ai coniugi Becker.

-         Ha detto che si è persa nel bosco e poi è stata presa in trappola da due uomini che avrebbero voluto abusare di lei. Fin quando, fortunatamente, non siete giunti tu ed Oliver a salvarla. Le ho detto che sei qui. Vuole vederti. – concluse Thomas quasi esasperato dalla presenza invadente di Benjamin Priceton.

Ma il giovane Lord sembrava il dipinto del giubilo all’udir quelle parole.

Lo sguardo intrigante ma pur sempre spaurito della bella fanciulla gli era entrato negli occhi e nel cuore e per nessuna ragione, desiderava perdere l’occasione di incontrarla.

Senza attendere oltre, bussò alla porta che li divideva, e attese che la flebile voce di lei assentisse che si valicasse l’uscio.

Lui, così libertino ed egocentrico, istrione dei salotti mondani, si trovava all’improvviso a vestire i panni di un giovane timido ed impettito, insicuro sul verbo da utilizzare verso una giovane che non doveva compromettere perché lo aveva inconsapevolmente sedotto laddove nessuna era riuscita: nell’anima.

Non riusciva a non pensare a lei, agli occhi velati da cristalli di ghiaccio, dove l’infinito sembrava perso oltre un orizzonte che lui bramava di raggiungere.

E nell’attimo in cui lei era così prossima al suo sguardo, un nodo gli serrava la parola e un fremito lo percorse fino a fargli tremare anche le mani.

Con un gesto più usuale che consenziente, abbassò la maniglia ed aprì la porta verso l’interno della stanza.

Il tepore dei tizzoni scoppiettanti era tale che lo investì nel suo dolce profumo e lo avvolsero come in un tiepido e morbido manto.

La sinuosa figura era nel letto, con la schiena e il capo adagiati su soffici guanciali rivestiti di federe abilmente ricamante e i capelli scuri riversi d’un lato, lasciando scoperto il collo dall’altra parte.

Lei lo rimirava, mentre il sole mite del mattino filtrava appena dalle tende semichiuse e le lingue di fuoco danzavano sui muri dipingendo figure conturbanti.

Le parve più alto e prestante del giorno precedente, quando nel bosco l’aveva difesa e salvata dai due bravi.

I capelli scuri di lui parevano intinti nella pece e l’andamento cavalleresco e non baldanzoso ne contraddistinguevano la chiara appartenenza al ceto aristocratico.

Erano ad un passo l’uno dall’altra, due perfetti sconosciuti, con gli sguardi che si cercavano, carezzavano disperatamente in un’alchimia che li vedeva appassionati in uno strano gioco di ruoli. Come in una favola dai sapori antichi, lui, il bel principe, era corso a salvare la donzella in pericolo.

Ma quello che leggevano nei rispettivi occhi, così profondi ed infiniti, era qualcosa che forse, avevano già sibilato in un non lontano passato.

Il presente pareva averli restituiti l’uno all’altra e il futuro, così incerto, li avrebbe forse visti protagonisti di una scena alquanto insolita ma che avrebbero sicuramente brandito appassionatamente.

 

 

(*) La citazione mi è stata dedicata! Era talmente bella che non potevo esimermi dall’usarla. Thanks a lot my DArling!

Scuse infinite a tutti coloro che hanno atteso trepidanti l’aggiornamento. Chiedo sinceramente venia. Il capitolo era pronto da circa due mesi ma varie problematiche hanno procrastinato la pubblicazione.

Inoltre, colgo l’occasione per scusarmi con tutti coloro di cui stavo seguendo le storie e di cui ho sospeso le letture e indi anche le recensioni. Non è cattiva volontà, la mia, credetemi, semplicemente mancanza di tempo e varie problematiche che mi riempiono costantemente la giornata. Spero di avere qualche giorno di tempo, durante il ponte natalizio, per scaricare i vostri aggiornamenti e cercare di mettere al passo con le letture.

Il prossimo chappy sarà sicuramente pubblicato prima di Natale: sarà il mio regalo per tutti voi, e descriverà in pieno una scena d’amore, quindi sarà interamente o quasi (ancora non lo so) dedicato ad una delle coppie più chiacchierate di questa fanfic. Parlerà d’amore, del sentimento più vero, nato da un’alchimia, da uno sguardo, da una sinfonia di emozioni che due persone vorranno e sapranno condividere.

 

Ringraziamenti a tutti coloro che mi seguono con affetto e un abbraccio speciale a DA, Sery e  Ale K. Senza di voi, lo sapete, non saprei come andare avanti! Scopri di avere delle persone accanto, quando ne senti davvero il bisogno e quando queste persone, si dedicano a te senza chiederti nulla in cambio, nonostante, alcune di loro necessitino di aiuto, più di te. Baci immensi. Ale

 

  
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